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IL VALORE DEL TERRITORIO E L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA | DI VALTER MARCONE

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Redazione- Nel momento in cui torna all’attenzione della politica ma anche dei comuni cittadini il progetto proposito di rinnovare il percorso dell’autonomia regionale, il tema del “territorio” con tutte le sue valenze e implicazioni non può essere relegato ad una semplice appendice di tutte le articolazioni della normativa relativa all’autonomia.

In sostanza voglio dire in sintesi che occorre guardare alle specificità di ogni territorio come un “valore” che concorre sostanzialmente alla definizione identitaria di un luogo, di una porzione geografica del nostro paese.

Il territorio che voglio considerare è quello che ha diverse valenze per esempio in geografia è un artefatto sociale derivato dai processi umani di territorializzazione che indica il rapporto tra
l’ uomo e l’ambiente ; in diritto è lo spazio in cui sono efficaci le norme giuridiche ; luogo psicologico di libero movimento in senso fisico e mentale; lo spazio geografico riguardante zone urbanizzate dove è possibile effettuare la progettazione, la regolamentazione e lo sviluppo
dell’ ambiente costruito che è l’ insieme delle realizzazioni umane (architettura, ambienti abitati, lavorazioni agricole, autostrade e ferrovie) che trasformano l’ ambiente naturale dove il primario
stato viene modificato e rimodellato dall’ uomo adattandolo alla sue esigenze; luogo dove si svolgono le attività umane della collettività il cui fine ultimo è la conquista e il mantenimento
del potere per incidere sulla distribuzione delle risorse materiali e immateriali perseguendo l’ interesse di un soggetto, di individuo o di un gruppo. Un territorio è una porzione che ricade nella giurisdizione, ossia nell’ organizzazione di un’ autorità governativa cioè dello Stato.

Scrive infatti Maria Degiorgi , considerando gli aspetti sopra accennati : “ La parola territorio è una parola cara alla geografia, alla politica, ai cittadini e, più in generale, agli abitanti del mondo. Il territorio non comprende solo la terra, ma anche i mari, le montagne, le aree urbane, suburbane, rurali: tutto ciò che sottostà ad una giurisdizione di una qualche istituzione. Quindi, esso ha a che fare con le politiche. La politica pettina il territorio, ma non è il solo agente a trasformare lo spazio. “ (1)

Pensando al territorio non si può non tener conto di quel processo inesorabile, continuo, la territorializzazione, che in definitiva si compone di alcune azioni che dal punto di vista antropologico sono state a lungo esaminate, descritte e partecipate : il territorio si indica con i gesti che appunto indicano i luoghi; si nomina con quel vocabolario di nomi che mette in evidenza un mondo, dandogli senso, finalità e valori simbolici; si occupa nel senso che si struttura ad immagine di chi lo usa.

Maria De Giorgi scrive ancora a proposito di queste tre azioni : “Nel primo atto, lo spazio non è più spazio, ma territorio una volta che lo si nomina in un tal modo: si battezza quell’avvallamento di terra, quell’interstizio di cava o altro con questo o quel nome, di questa o quella pronuncia. Attraverso il dare un nome alle cose e agli esseri viventi, abbiamo, noi persone di ieri e di oggi, creato un mondo di significati, di storie umane, di narrazioni che hanno un senso per noi, un senso tramandato, conservato, anche trasformato o cancellato, ma rimane un senso opinabile, poiché quell’architettura referenziale è opera nostra. Nel dare nomi, si oggettivizza l’intorno. Il secondo atto, invece, reificare un territorio, vuol dire prendere un territorio e trasformarlo in una diga, un ponte, un’autostrada, un pianerottolo di casa ecc. (…)il terzo atto territorializzante consiste nello spezzettare l’ambiente in piccole parti, diverse tra loro e dotarle di senso. Tradizione della geografia è spezzettare il mondo, farne dei compartimenti, delle regioni, delle zone, con tutte le ambiguità che ne conseguono: quali regoli adottare? Chi le fa? Sono abbastanza oggettive? E cosa vuol dire abbastanza? Senza pensare al come decretare i confini di tali linee tracciate: sono visibili, tangibili, chiari? Quasi mai, dipende. L’atto di strutturazione è, appunto, costituito da strutture di senso, un senso adeguato, altrimenti le strutture si sfaldano. Per avere senso, è necessario avere una funzione, una finalità. “

Domande queste ultime che rimandano immediatamente proprio alla sostanza del tema che sto affrontando. Perchè definire l’autonomia, o meglio proporre e mettere in atto una autonomia che nel caso del nostro paese è appunto l’autonomia regionale , intesa sotto molti aspetti, significa “spezzettare il mondo “ con una operazione che dovrebbe però guardare soprattutto ai luoghi .

C’è per esempio un libro che aiuta ad interpretare il “locale “. “Il territorio nell’anima. Pensiero strategico e politiche territoriali” a cura di Paolo Rizzi del 2021 dell’editore Vita e Pensiero che nella sovraccoperta dice : “ Chi vuole operare o studiare per il locale, per la città, deve sempre ambire a cogliere l’’anima’ del territorio, la sua realtà multidimensionale più profonda, costituita da aspetti materiali, economici e infrastrutturali, urbanistici e pro­duttivi, ma anche e soprattutto da elementi storici, culturali, antropologici. È il cosiddetto ‘spirito del luogo’ che richiama il concetto di genius loci, ovvero i valori di fondo che caratterizzano un dato territorio, la ‘coscienza del luogo’, per citare la famosa definizione dell’economista Giacomo Becattini. Ma il territorio nell’anima significa anche una specifica scelta di campo, una chiara volontà di mettere nel proprio orizzonte valoriale il destino della città e dei suoi abitanti, la convivenza. Scegliere di dedicarsi al bene comune locale, alla vita collettiva più prossima, ed esserne responsabili, nel senso di dare risposte ai bisogni collettivi, con una particolare tensione emotiva che ha a che fare con l’amore. Come Tucidide fa dire a Pericle nel suo famoso discorso per i caduti della guerra del Peloponneso: «Quel che occorre fare è considerare nella realtà, giorno per giorno, la potenza della nostra città, e innamorarsene».Questa doppia valenza di ‘territorio nell’anima’ vale per Enrico Ciciotti, a cui questo libro è dedicato. “

Un approccio interessante a quello che la politica in questi giorni va riprendendo con forza .ll 22 ottobre 2022 ha segnato una data importante . Sono già passati cinque anni dai referendum promossi dalle Regioni Lombardia e Veneto per l’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e per l’attuazione dell’autonomia differenziata. L’obiettivo era quello di ottenere più autonomia nelle materie di cosiddetta “competenza concorrente” ed in tre materie oggi devolute alla competenza esclusiva dello Stato. Da allora, le due Regioni, alle quali si è aggiunta l’Emilia-Romagna, in due legislature hanno ottenuto “solo” tre accordi preliminari, all’epoca del Governo Gentiloni (febbraio 2018). ( 2)

Dopodiché, nei Governi presieduti da Conte, ha visto la luce una bozza di disegno legge volto a fungere da legge quadro per le successive intese Stato-Regioni, ma non ha avuto fortuna. Nessun passo avanti significativo durante il Governo Draghi. Nel mezzo, però, a causa della pandemia il rapporto Stato-Regioni ha attraversato diversi momenti di tensione . Ciò ha generato innumerevoli riflessioni sul tema e tanta giurisprudenza (soprattutto TAR).

Adesso si riparte, con un nuovo Parlamento ed un nuovo Governo. Il tema dell’autonomia differenziata è contenuto nell’accordo quadro di programma sottoscritto dai leader di centrodestra.Il testo prevede di “Attuare il percorso già avviato per il riconoscimento delle Autonomie ai sensi dell’art. 116, comma 3 della Costituzione, garantendo tutti i meccanismi di perequazione previsti dall’art. 119 della Costituzione”. ( 3)

Il tema è delicato, soprattutto perché i programmi tergiversano sul vero nodo della questione, ossia le risorse. Come noto, l’idea delle Regioni promotrici, Veneto in primis, è quella di finanziare le maggiori competenze attraverso la trattenuta di parte delle tasse pagate all’interno del territorio regionale. Il Veneto mirava a trattenere i nove decimi del gettito dell’IRPEF, i nove decimi del gettito dell’IRES e i nove decimi del gettito IVA. La Corte Costituzionale si è pronunciata sul tema, bocciando simil proposte (che erano inserite nei quesiti referendari posti al vaglio della Consulta). Ma è chiaro che si tratta del vero argomento di discussione.

Scriveva Il corriere del mezzogiorno il 28 ottobre 2022 “Il governo Meloni non perde tempo. Anzi, sembra avere fretta di realizzare il nuovo regionalismo di cui si parla ormai da diversi anni. Ieri, il ministro degli Affari Regionali, Roberto Calderoli ha invitato a un tavolo informale alcune regioni italiane per iniziare il confronto su un tema che scotta, «e che non è la priorità del Paese in questo momento», sottolinea il presidente della Puglia, Michele Emiliano che ha, come dire, «aperto la busta» ed è andato a sentire. Un modo, evidentemente, da parte di Calderoli, per tastare il polso dei governatori. Da Emiliano, a margine dell’incontro romano, arriva una dichiarazione perentoria perlomeno sull’aspetto dei tributi, che fa dimenticare il tempo in cui il governatore non era proprio contrario all’autonomia differenziata e, insieme ai governatori del Lazio, Zingaretti, e della Campania, De Luca, propendevano per la legge quadro proposta dal senatore Pd, Francesco Boccia, che puntava, prima di qualsiasi intervento sul regionalismo, ad assicurare i livelli essenziali delle prestazioni in tutti i territori. “ (4)

C’è però chi dice come Art 33 che la discussione sull’autonomia differenziata e i relativi disegno di legge per la sua attuazione è :”Un dibattito ideologico, cioè a razionalità rovesciata, dove le parole – di pura fantasia, come appunto governatore, federalismo, autonomia differenziata – tentano di imporre una realtà che nella Costituzione italiana non esiste, non ha fondamento “,Infatti dice ancora Art 33 : “Dal 2018, quando in articulo mortis il governo Gentiloni avviò un processo di attribuzione di maggiore autonomia alle Regioni che la richiedevano (Emilia Romagna, Lombardia e Veneto), ai sensi dell’art 116 comma 3 della Costituzione, il dibattito pubblico è dominato in modo ricorrente dal tema della cosiddetta “autonomia differenziata”. Un termine “spurio“, inventato, entrato nel lessico politico, come spuri e inventati sono “governatore” della Regione, “federalismo”. “

Ma a che punto sono i lavori della Commissione di studio istituita con decreto del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, in data 3 dicembre 2019 composta da costituzionalisti ed economisti di chiara fama, con compiti di studio, supporto, consulenza ed analisi sui temi dell’autonomia differenziata, ai fini dell’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

Con atto parlamentare presentato da: Ministro per gli affari regionali e le autonomie (Governo Draghi-I) , il 19 gennaio 2022; annunciato nella seduta n. 400 dell’8 febbraio 2022 Assegnato alla 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) l’8 febbraio 2022; (annuncio nella seduta n. 400 dell’8 febbraio 2022) la Commissione ha presentato la “Relazione conclusiva della Commissione insediata presso il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio dei ministri con compiti di studio, supporto e consulenza in materia di autonomia differenziata “

In sostanza le indicazioni della commissione istituita nel 2019 e di quella successiva istituita nel 2021 hanno permesso di arrivare alla decisione che : “il disegno di legge sull’attuazione
dell’autonomia differenziata è stato nuovamente incluso tra i provvedimenti collegati alla manovra di bilancio 2022-2024 (si v. nota di aggiornamento al DEF 2021). La relazione conclusiva dei lavori della Commissione di studio è stata trasmessa dal Governo ai Presidenti di Camera e Senato il 19 gennaio 2022. In ordine allo stato dei lavori e ai tempi per la presentazione alle Camere del disegno di legge in materia di autonomia differenziata, nel corso del question time svolto nella seduta dello scorso 29 giugno 2022, è emerso che il lavoro della Commissione di studio ha fornito agli uffici del Ministero per gli affari regionali e le autonomie analisi e spunti utili a una prima definizione del testo. Successivamente, tale bozza è stata oggetto di interlocuzioni dapprima con le regioni, poi con il Ministero del Sud, con alcuni enti di ricerca, come, per esempio, lo Svimez e nel mese di aprile 2022 il testo è stato oggetto di un’interlocuzione con il MEF che ha richiesto alcune modifiche che sono state integralmente recepite. Quindi, la Ministra ha annunciato che il disegno di legge quadro, oggetto attualmente di ulteriori limature e aperture a modifiche migliorative, potrà essere valutato nel suo complesso in tempi rapidi all’interno del Consiglio dei Ministri. (5)

Naturalmente con la caduta del governo Draghi, lo scioglimento delle Camere, le elezioni del settembre scorso , l’argomento è entrato a far parte del programma del governo Meloni che si è insediato da poco tempo e che ha già avviato, a cura dei nuovi ministri competenti, alcuni incontri e consultazioni per procedere a rinnovare l’iter parlamentare della normativa che porterà all’attuazione concreta dell’autonomia differenziata .

Certo è che il dibattito sull’autonomia differenziata deve assolutamente tenere conto di alcuni aspetti come il pericolo per esempio che assegnando sovranità di spesa alle Regioni in ambiti come istruzione, territorio o ambiente si possono creare forti squilibri tra le aree del Paese e far perdere risorse dove c’è meno efficienza .

Infatti come scrive Avvenire a firma di Roberto Petrini martedì 11 ottobre 2022 : “Il nome della questione non aiuta a capire, ci parla di «autonomia differenziata» e suona anche bene, ma in sostanza vuol dire che funzioni che oggi appartengono allo Stato nazionale, come istruzione, ambiente e territorio, saranno trasferite alle Regioni che ne faranno richiesta insieme alle risorse necessarie. Chi sarà in grado di spendere di meno, cioè di essere più efficiente, avrà anche un gruzzoletto da utilizzare a piacer suo. Può sembrare anche un bel progetto, peccato che il calcolo per distribuire le risorse – vera chiave del sistema di quest’«autonomia differenziata» – rischia di essere la media pro capite nazionale, che come tutte le medie non centrerebbe il problema. Perché Regioni come la Basilicata dove la sanità costa di più per motivi storici e territoriali, dovrebbero accontentarsi della media; mentre Regioni come la Lombardia, dove la maggiore efficienza rispetto al resto d’Italia abbassa il costo medio, incasserebbero di più e ci farebbero anche la cresta. In parole semplici, è questo il meccanismo che rischiamo di introdurre nel nostro Paese. ( 6)

Sul tema dunque la discussione è nuovamente aperta. Sembra essere una delle priorità del programma di governo che , secondo le previsioni e gli auspici ( una intera legislatura ). avrà tutto il tempo di attuare questo sostanziale cambiamento nella vita amministrativa del nostro paese .

(1 https://www.meltingpot.org/2020/12/definire-il-territorio-come-lo-spazio-si-fa-significato/

( 2 )https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2022/10/14/autonomia-differenziata-cosa-fara-il-nuovo-governo/?refresh_ce=1Il Friuli Venezia Giulia [cfr. X], la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto Adige/Südtirol e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge costituzionale.La Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol è costituita dalle Province autonome di Trento e di Bolzano.Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.

(3)• Politica estera incentrata sulla tutela dell’interesse nazionale e la difesa della Patria
• Rispetto delle alleanze internazionali e rafforzamento del ruolo diplomatico
dell’Italia nel contesto geopolitico
• Rispetto degli impegni assunti nell’Alleanza Atlantica, anche in merito
all’adeguamento degli stanziamenti per la difesa, sostegno all’Ucraina di fronte
all’invasione della Federazione Russa e sostegno ad ogni iniziativa diplomatica
volta alla soluzione del conflitto

• Piena adesione al processo di integrazione europea, con la prospettiva di
un’Unione Europea più politica e meno burocratica
• Revisione delle regole del Patto di stabilità e della governance economica al fine
di attuare politiche in grado di assicurare una crescita stabile e duratura e la piena
occupazione
• Tutela degli interessi nazionali nella discussione dei dossier legislativi europei,
anche alla luce dei cambiamenti avvenuti nel contesto internazionale, con
particolare riferimento alla transizione ecologica
• Incentivare il processo di designazione di sedi di enti internazionali sul territorio
italiano
• Centralità dell’Italia nell’area mediterranea
• Piano straordinario europeo per lo sviluppo del continente africano, anche
attraverso politiche di cooperazione internazionale finalizzate alla crescita
socio-economica e alla stabilità politica
• Difesa e promozione delle radici e identità storiche e culturali classiche e
giudaico-cristiane dell’Europa

(4)https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/cronaca/22_ottobre_28/autonomia-differenziata-calderoli-chiama-regioni-emiliano-boccia-riforma-53b95634-5691-11ed-9c36-7bfbaa9dd7b6.shtml

( 5)https://www.camera.it/temiap/documentazione/temi/pdf/1104705.pdf

Il tema del riconoscimento di maggiori forme di autonomia alle Regioni a statuto ordinario, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, si è imposto al centro del dibattito a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna nel 2017. Dopo aver sottoscritto tre accordi preliminari con il Governo a febbraio 2018, su richiesta delle tre regioni, il negoziato è proseguito ampliando il quadro delle materie da trasferire rispetto a quello originariamente previsto. Nel frattempo altre regioni hanno intrapreso il percorso per la richiesta di condizioni particolari di autonomia. Nel corso della XVIII legislatura sulle richieste pervenute e sul percorso di definizione delle intese si è aperto un ampio dibattito. Le questioni oggetto di discussione hanno riguardato, tra le altre, le modalità del coinvolgimento degli enti locali, il ruolo del Parlamento e l’emendabilità in sede parlamentare del disegno di legge rinforzato che contiene le intese, il rispetto del principio di sussidiarietà, nonché la definizione dell’ampiezza delle materie da attribuire.
Sulla base del lavoro svolto da una Commissione di studio e consulenza composta di esperti, il
Ministero per gli affari regionali e le autonomie ha predisposto una bozza di disegno di legge
sull’attuazione dell’autonomia differenziata, oggetto di interlocuzione con le regioni e le altre
amministrazioni interessate. Tuttavia la proposta non è stata presentata in Parlamento entro la scadenza della legislatura.

( 6)https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/autonomia-differenziata-esplosiva-se-toglie-ai-poveri-per-dare-ai-ricchi

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