” DELINQUENTI PER SENSO DI COLPA ” DI VALTER MARCONE
Redazione- Scriveva Repubblica il 17 novembre 2022 : “Incubo serial killer a Roma. Tre omicidi sono stati consumati nel centrale quartiere Prati. Si tratta di tre prostitute” Donne che vivevano in almeno due luoghi , un palazzo di via Riboty e in una abitazione in Via Durazzo. Nel primo appartamento due donne , nel secondo una sola donna. Una sequenza che ha fatto pensare immediatamente ad un serial killer”.
Sembrava l’opera di un serial killer tanto da suscitare vera preoccupazione tra i residenti della zona dove si erano verificati i delitti. Un serial killer in grado di dare ancora la morte chissà ancora per quanto tempo con una sequela di vittime come spesso è accaduto prima di essere arrestato. Con l’aggiunta che in qualche caso i serial la fanno franca , non vengono mai trovati e quelle morti restano nel mistero .
In realtà in brevissimo tempo grazie alle immagini delle telecamere di controllo della zona e una testimonianza si arrivava a capo del problema. Infatti Open on line scriveva appena due giorni dopo il 19 novembre 2022 : “C’è un video che ritrae un sospettato nella vicenda delle 3 escort uccise nel quartiere Prati a Roma . L’uomo sarebbe stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza tra via Durazzo e via Riboty.” Un uomo nella scena dei delitti . E dal video all’identità dell’uomo e alla sua confessione il passo è stato breve .
Il serial killer che ha ucciso le tre prostitute a Prati era stato il guardaspalle del boss Michele Senese e aveva avuto affari in comune con Massimo Carminati per questioni di riciclaggio e con Fabrizio Piscitelli detto Diabolik. Giandavide De Pau di 51 anni, residente a Primavalle .Il suo nome figura nell’operazione Orchidea e nell’ultimo blitz anticrimine messo a segno dai carabinieri nel 2020 al Tuscolano. Probabilmente però queste vicende della sua vita appaiono come un contorno, come uno scenario però molto lontano. Quello che conta è questa sequenza di omicidi .
Una notizia inquietante ma secondaria rispetto invece ad un dettaglio che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice delle indagini preliminari, che ha convalidato il fermo del 51enne come chiesto dalla Procura di Roma. De Pau non ricorda nulla del primo omicidio in Via Durazzo ma filma con due video la scena del delitto in Via Riboty.
Come scrive Today.it : “ I due video, uno della durata di 14 minuti e l’altro di 42 minuti, sono stati registrati lo scorso giovedì alle ore 10.23 e alle 10.38 e ”documentano in maniera incontrovertibile e raccapricciante l’omicidio delle due donne cinesi commesso da Giandavide De Pau dopo aver consumato con le stesse rapporti sessuali ed aver preteso di rimanere solo con le due donne, mandando via altri clienti” si legge nell’ordinanza. (…)”.
Il suo avvocato Alessandro De Federicis ha dichiarato che il profilo psichiatrico del suo assistito sarà esaminato anche dalla Procura. L’uomo era libero perché “non aveva titoli per essere detenuto” e “neanche gli psichiatri che lo avevano visitato si erano accorti della sua pericolosità”.
Il penalista ha aggiunto che Giandavide De Pau non avrebbe “contezza” né “memoria” dei tre violenti omicidi avvenuti a Roma . Durante il loro colloquio sarebbe apparso “assente“.(1)
“Non ha “ contezza” né memoria dei tre omicidi”. Ho lungamente riferito su questa vicenda usando fonti di stampa che ben descrivono le azioni perchè il punto della mia riflessione sta proprio in questo “non avere contezza e memoria di quello che si fa.” Sotto l’effetto di sostanze è evidente l’assenza di memoria ed è appunto il primo livello di considerazioni. Ma quando chi agisce senza aver preso sostanze e allo stesso tempo non si ricorda o non si riesce a dare una giustificazione per quello che ha fatto si infrange un caposaldo delle leggi dell’investigazione : il movente . E si annichilisce un altro principio della ricerca psicologica : il senso di colpa.
Sigmund Freud nel 1916 occupandosi e studiando i “criminali per senso di colpa” elaborò un saggio dal titolo “Alcuni tipi di carattere tratti dal lavoro psicoanalitico”, contenente lo scritto “I delinquenti per senso di colpa”.
A proposito del senso di colpa come inteso da Freud si può dire che la psicoanalisi ha operato un ribaltamento in tema di senso di colpa. Infatti il senso di colpa normalmente interviene dopo avere commesso un fatto. In questi casi Freud dimostra come invece esso talvolta preceda l’azione e sia connesso al tema della proibizione.
“Nel parlare della loro gioventù, in particolare degli anni precedenti la pubertà, persone spesso in seguito divenute rispettabilissime hanno riferito in analisi azioni illecite commesse in quel periodo della loro vita. Il lavoro psicoanalitico ha dato il sorprendente risultato che tali azioni venivano compiute soprattutto perché proibite e perché la loro esecuzione portava un sollievo psichico a chi le commetteva. Il paziente soffriva di un opprimente senso di colpa di origine sconosciuta, e solo dopo che aveva commesso un misfatto, tale peso risultava mitigato. Perlomeno, il senso di colpa veniva attribuito a qualcosa. Sarebbe giusto chiamare queste persone delinquenti per senso di colpa. La preesistenza del sentimento di colpa si era dimostrata attraverso una serie di altre manifestazioni ed effetti. Il risultato costante del lavoro psicoanalitico indicava che questo oscuro senso di colpa proveniva dal complesso edipico ed era una reazione ai due grandi propositi criminosi di uccidere il padre e avere rapporti sessuali con la madre.”(Freud, S, Opere di Sigmund Freud Vol 8, Introduzione alla psicoanalisi e altri scritti 1915-1917, p. 651-652, Torino, Bollati Boringhieri, 2002. )
E’ vero quello che dice Freud? E in quanti fatti criminosi e principalmente omicidi si può applicare. E in questo caso è questa la spiegazione del fatto che i protagonisti di certi fatti delittuosi non sanno dare una spiegazione dei loro comportamenti perchè hanno già consumato il senso di colpa. Hanno ucciso, violentato, traumatizzato perchè si sentivano già in colpa per una loro inadeguatezza a vivere una vita “ normale “.
Certo compiere crimini , ovvero “delinquere” per un sotteso senso di colpa non è una giustificazione. I comportamenti messi in atto all’interno di questo quadro di riferimento sono comunque riprovevoli e quindi non evitano l’imputabilità e la punizione per colpevolezza .
Dicevo prima che la scienza delle investigazioni ci insegna che per ogni delitto c’è un movente . Ci deve essere e c’è sicuramente . Il problema dell’investigatore è trovarlo.
Faccio riferimento al movente perchè in molti episodi di cronaca che raccontano omicidi efferati i protagonisti non sanno dare una spiegazione. Ovvero non riescono ad esprimere un motivo del loro comportamento .
Infatti scrivono Sabina Curti – Vincent Rubio – Marco Dotti in “ Interpretare il senso di colpa tra psicoanalisi, criminologia e sociologia. “ :” Muovendo da uno scritto di Sigmund Freud del 1916, contenuto nel saggio “Alcuni tipi di carattere tratti dal lavoro psicoanalitico”, dal titolo “I delinquenti per senso di colpa”, è possibile mettere in evidenza quanto e come il senso di colpa abbia a che fare con la percezione/rappresentazione da una parte e con il soggetto/la responsabilità dall’altra. La psicoanalisi se ne è occupata per prima e ha operato un rovesciamento importante sul tema del senso di colpa: mentre noi siamo abituati a pensare che subentri successivamente al comportamento, Freud dimostra come in molti casi esso preceda l’azione” (2)
L’ipotesi freudiana che anche in questo caso ho illustrata attraverso l’apporto di commentatori preziosi in realtà nel tempo ha trovato buona compagnia. Mi riferisco alle tesi di Alfred Adler , allievo di Freud che riteneva certi comportamenti tra i quali anche il delinquere un aspetto della autoaffermazione e della volontà di potenza che aiutano la persona a superare sentimenti di inferiorità. (3)
E penso anche a Karl Mannheim, il quale sostiene che “un complesso di inferiorità può indurre a compiere un delitto, nel tentativo di attirare l’attenzione su di sé, in senso compensatorio rispetto al sottostante senso di inferiorità.
Al contrario invece , ma fa parte sempre della stessa dinamica ,alcuni autori in presenza della piena confessione dei serial killer ritengono che questa dia un certo piacere masochistico (4)
Quindi parliamo di comportamenti inspiegabili ,per senso di colpa ovvero per il fatto di sentirsi colpevoli per l’inadeguatezza ad un certo contesto ambientale ma anche per altre ragioni legate profondamente alla psicologia delle persone .
Diventano inspiegabili o meglio nemmeno i protagonisti sanno o saprebbero spiegare i comportamenti come quelli per esempio di Filippo Giuseppe Ferlazzo il 32enne che ha aggredito e ucciso il nigeriano Alika Ogorchukwu, 39enne, in corso Umberto I, nel centro di Civitanova Marche, usando il bastone che l’uomo usava per camminare e schiacciandolo con il proprio corpo. Finito l’uomo a mani nude gli ha sottratto il cellulare.(5) Una ferocia spropositata dettata da chissà quale impulso e un comportamento incomprensibile ,per esempio, quello di sottrarre il cellulare. Detto per inciso sono certo che questa ricostruzione mutuata dalle fonti di informazioni potrebbe essere assolutamente superficiale e lacunosa perchè sicuramente l’accaduto dovrà essere esaminato con estrema attenzione e probabilmente ci vorranno anni per capire il perchè di un simile comportamento .
E sono anche un esempio di mancanza di memoria e contezza i due minuti di filmato visibile su whatsapp, “inoltrato molte volte” in poche ore, che raccontano quello che è accaduto alle otto del mattino a Treviglio. Quando Erzembergher, vicina di casa della coppia, ha deciso di sparare contro Casati, ferendolo a morte all’addome. Dopo aver sparato, Silvana Erzembergher, 71 anni, si ferma e guarda quel che ha fatto: a terra ci sono Luigi Casati in posizione prona e la moglie Monica Leoni, ferita, che lo accarezza sulla schiena e trattiene il loro cagnolino.(6)
E ancora decine e decine di fatti come questi che le cronache ci raccontano ogni giorno e di cui alla fine riusciamo a sapere tutto. E’ vero i protagonisti spesso non sono in grado di dare una spiegazione ai loro comportamenti. Ci pensano gli autori delle ricostruzioni, gli investigatori, i dibattiti nei talk show , le riviste specializzate e programmi televisivi dedicati. Per ogni fatto sicuramente esiste un fascicolo con una documentazione prodotta da esperti e professionisti. Da quei fascicoli traspaiono a volte notizie e informazioni. Che in alcuni casi arrivano sui social o sui mezzi di informazione come veri e propri bombardamenti, in altri casi invece rimangono nell’ombra senza che si riesca a capire il perchè.
E comunque quello che voglio dire è che in molti casi sappiamo tutto delle vittime e degli aggressori , siamo venuti a conoscenza ,per così dire , anche a che cosa pensavano e perchè lo hanno fatto. Ne restano comunque moltissimi senza spiegazione apparente o immediata. Molti che hanno bisogno di indagine , ricerca e studio approfonditi. Tra quelli di cui non sappiamo nulla c’è per esempio il caso dell’imprenditrice che vistasi sottratta la borsetta in un ristorante prende il suv , insegue il ladro, lo raggiunge e lo schiaccia contro un muro per ben quattro volte almeno come dicono le fonti di informazione . Di questo caso se ne è appropriato la propaganda politica e lo usa misconoscendo il peso della tragedia umana che ha coinvolto due persone . Sarebbe però interessante, e forse è ancora troppo presto per comporre il quadro definitivo che sembra già esaustivo ma non lo è, capire il motivo del gesto. Ma probabilmente non lo sapremo mai perchè la propaganda politica alzerà una cortina di “ fumo” che impedirà di capire i motivi del comportamento che al di là di ogni altra considerazione è un aspetto importante della vicenda .Capire il motivo è un servizio che si rende alla ragione ma anche alla persona che lo ha compiuto proprio in considerazione della tragedia umana che l’ha” investita “. Capire dunque il perchè.
Lo stesso “perchè” che chiedeva Sharon Verzeni la donna uccisa a Terno d’Isola mentre faceva una passeggiata .Uccisa alle spalle da un uomo , ripreso dalle telecamere in bicicletta. Durante la confessione Moussa Sangare, nato a Milano da genitori del Mali , cittadino italiano , residente a Suisio ha detto “Le ho chiesto scusa “ Lei ripeteva “ Perchè, perchè”. “Un senso che non so spiegarmi che mi costringeva a fare del male “ . Fino a seppellire il coltello per conservarlo come “ricordo” .
Ecco dunque la natura irrazionale del male che prorompe inesorabilmente nei casi di omicidi in ambito familiare , nel 2024 già 88 su 186 in totale . Omicidi che fotografano il nostro paese e la sua storia . Come fa Roberto Casalini in “ Sangue italiano “ Neri Pozza che esamina e ricostruisce fatti e avvenimenti criminosi nel tempo . In questa cronologia la famiglia occupa un posto di primo piano . Affetti , omertà e rancori sembrano le motivazioni di certi crimini familiari .
Con una particolarità . Omicidi commessi usando nella maggior parte dei casi ,come avviene in molti paesi europei un coltello. L’Europa non è l’America ,paese in cui esiste una libera circolazione delle armi da fuoco ammessa dalle leggi che in qualche modo favoriscono così gli interessi delle lobby dei produttori. Per diversa consuetudine e per l’esistenza di leggi restrittive sulla detenzione e porto di arma da fuoco in Europa tali armi non sono alla portata di tutti. Le armi a disposizione sono dunque coltelli che non soggiaciono ad una legislazione particolare tranne la loro detenzione e trasporto in luogo pubblico .
Giovani con il coltello in tasca che giustificano dicendo che serve da difesa , giovani che commettono reati proprio usando quest’arma . Lo certifica nel nostro paese un report del 2024 sulla “ criminalità minorile e gang giovanili “ del Dipartimento pubblica sicurezza e Direzione centrale della Polizia criminale del Ministero dell’Interno che ha messo in luce un aumento del 2% delle lesioni da armi da taglio . Il coltello , quello della sceneggiata napoletana che ad un tratto delle storie raccontate sul palcoscenico compariva come convitato di pietra serve oggi ai ragazzini per regolare rapporti andati a male ,durate le risse , rese dei conti scatenate da post sui social, complimenti non graditi fatti addirittura ad un ex fidanzata . Uno scenario che in alcuni paesi europei è diventato veramente preoccupante tanto che sono comparse in luogo pubblico cassette di pronto soccorso con lacci emostatici , sigillanti per ferite ( a Liverpool sono scatole rosse appese ai muri).In Italia non siamo a questo punto e il decreto Cutro ha tentato di mettere riparo inasprendo le pene per gli adolescenti che portano fuori casa le cosiddette “armi bianche “. Con un effetto, bisogna dirlo di amplificazione e quindi con la “punizione “ che sta mettendo per esempio i carceri minorili per il sovraffollamento in condizioni di disagio e di vanificare quello che era un intervento importante e produttivo. Una punizione che ha sostituito ogni altro tipo di intervento necessario per combattere veramente certi fenomeni ed aiutare gli adolescenti.
La natura irrazionale del male dicevo nei delitti .E in particolare di quelli commessi da minori che uccidono i genitori e i fratelli e non riescono a dare una spiegazione del loro gesto. L’ultimo in ordine di tempo la strage di Paderno Dugnano dove un diciassettenne ha ucciso madre, padre e un fratellino . Il numero di questi omicidi , anzi di queste stragi, si allunga sinistramente nel tempo . Alcuni sono arrivati alle cronache e sono conosciuti, altri come sempre accade sono rimasti nei fascicoli degli investigatori e dei Tribunali per i minorenni.
13 novembre 1975 a Vercelli: Doretta Graneris, appena 18enne, uccide a colpi di pistola la madre, il padre, il fratello di 13 anni e i nonni materni.Il 4 agosto 1989 a Parma è invece Ferdinando Carretta a uccidere con un’arma da fuoco il padre Giuseppe, la madre Marta e il fratello Nicola portando i cadaveri in una discarica.
Delitti di cui non ricordiamo molto. Mentre tutti ricordano per esempio Pietro Maso che il 17 aprile 1991 massacra i genitori Antonio e Rosa nella loro abitazione di Montecchia di Crosara (Verona) con un tubo di ferro e una pentola. Nel 1991. Sono coinvolti anche degli amici. Sette anni dopo, il 7 gennaio 1998, a Cadrezzate (Varese), è Elia Del Grande ad uccidere con colpi di fucile il padre, la madre e il fratello per impossessarsi dei soldi di famiglia
E poi l’omicidio di Erika e Omar . E’ il 21 febbraio 2001, quando a Novi Ligure (Alessandria) Erika De Nardo, 16 anni, ammazza insieme al fidanzato Omar la madre Susy con 40 coltellate e il fratellino Gianluca di 11 anni, che avevano anche tentato di annegare e di avvelenare con un topicida.
E ancora una lunghissima lista di storie vere, casi, ricostruzioni di adolescenti alle prese con il crimine. Ma c’è una natura più sottile del male che porta gli adolescenti a delinquere. Ne riferisce Mauro Grimoldi uno psicologo che opera in Lombardia in un articolo a firma di Stefano De Matteis su Il Sole 24 Ore di domenica 15 settembre 2024 . Concludendo che il problema non è superare il limite perchè per fortuna sono molti ma non tutti gli adolescenti che superano il limite. Sono per così dire la punta di un iceberg che sotto la superficie vede migliaia di altri adolescenti condividere lo stesso disagio , una devastazione , che non trova punti di riferimento nella famiglia e che sui social si abbandona a pratiche di affermazione soggettiva. Per fortuna quegli adolescenti non superano il limite ma restano in una specie di limbo.
Ed è quello che tentano di spiegare due saggi , l’uno di Nicola Gardini e l’altro di Massimo Ammaniti di cui si può leggere la recensione a firma di Sara Boffito su Il Sole 24 Ore di domenica 15 settembre 2024.
Nicola Gardini in sostanza afferma che il rimedio a questa alienazione degli adolescenti è proprio “studiare “ . Il saggio pubblicato da Garzanti ha come titolo : “Studiare per amore – Gioie e ragioni di un infinito incanto” e porta la parola “studiare” fuori dalle aule scolastiche. Questo significa proporre lo studio come un’abitudine di vita non più circoscritto alle aule scolastiche ma capace di ridare uno sguardo positivo per le possibilità che offre il mondo . Studiare deve diventare una passione e quindi un farmaco per curare appunto la propensione a comportamenti che sprofondano nella irrazionalità del male .
Massimo Ammaniti “I paradossi degli adolescenti “ , Cortina editore mentre mette in evidenza le particolarità dell’età adolescenziale tra cui i punti di rottura nei rapporti con genitori e ambiente che spesso non riescono a capire riconosce che gli adolescenti di oggi vivono per se stessi, per l’approvazione del gruppo . Sono sicuramente più liberi, viziati ma il malessere che li invade ha bisogno di un’attenzione particolare perchè spesso indefinibile. Dice Ammaniti : “L’adolescente è come una biglia che corre lungo un crinale di montagna: non possiamo sapere da quale parte cadrà” . La loro realizzazione in una direzione o in un’altra dipende sì da loro,ma in parte anche da noi. E dunque un monito agli adulti : “ Non c’è altra strada se non quella di accettare questi contrasti e attendere che col tempo siano loro stessi a scioglierli”.
.
(1)https://www.today.it/cronaca/omicidio-escort-roma-de-pau-video.html
(2)https://www.exagere.it/interpretare-il-senso-di-colpa-tra-psicoanalisi-criminologia-e-sociologia/
(3)Adolf Adler (1870 – 1937), allievo di Freud, secondo il quale i concetti legati a sentimenti quali “senso di inferiorità”, “autoaffermazione”, “sforzo di valere” e “sforzo verso il potere”, sorgono nei primi anni di vita, fase in cui educazione e fattori ambientali hanno inevitabili ripercussioni sull’età adulta. Secondo l’autore, infatti, è dal naturale senso di inferiorità proprio del bambino, che si originano in lui sforzi diretti alla sua autoaffermazione, cosicché egli cercherà di trovare delle compensazioni al senso di inferiorità e alle incomprensioni-ostacoli che intralciano il suo sforzo di valere, talvolta sfociando però in compensazioni (o supercompensazioni) di matrice patologica. L’acutizzarsi di un senso di inferiorità nel bambino è fonte di ansia di incapacità di far fronte alla sua vita adulta, cosicché potrebbe non accontentarsi più di semplice compensazione, ma voglia invece sforzarsi per arrivare più in alto (ipercompensazione), finché la volontà di superiorità e di potere diventano ad un certo punto morbosi e patologici. “A questi bambini le ordinarie circostanze della vita non bastano. In corrispondenza al loro scopo fissato in alto, prendono la rincorsa per movimenti grandiosi e teatrali. Con furia singolare, con impulsi che superano di molto in vigore la misura ordinaria, senza riguardo al loro ambiente, cercano di assicurarsi una posizione personale. In tal modo danno nell’occhio, diventano invadenti e disturbatori della vita altrui e si sentono quindi naturalmente obbligati ad atteggiamenti di difesa”.
Freud, Adler, Jung, Psicoanalisi e filosofia, a cura di A. Crescini, La Scuola, Brescia, 1983, pagg. 118-132
https://www.iusinitinere.it/il-delinquente-per-senso-di-colpa-43481