CARLO ROVELLI : “ BASTA ARMI,RISCHIAMO UN ALTRO NOVECENTO” – DI VALTER MARCONE
Redazione- “ Che cos’è il tempo? Che cos’è lo spazio ?“ è il titolo di un libro pubblicato da Carlo Rovelli nel 2004. Simone Notargiacomo su Il giornale di filosofia nel recensire il libro scrive : “ Carlo Rovelli è un fisico giovane (neanche cinquantenne) ma già di fama internazionale, vincitore del prestigioso premio Internazionale Xanthopoulos per lo sviluppo della teoria della Gravitazione Quantistica a loop e attualmente professore Ordinario di Fisica Teorica presso l’Università del Mediterraneo di Marsiglia, in Francia. Ma ciò non basta. A questa elevatissima competenza in campo scientifico, infatti, si accompagna una non minore formazione “umanistico-letteraria”, come il lettore potrà notare già dopo la lettura delle prime pagine dell’opera. E Carlo Rovelli non solo non la nega, ma anzi ne va fiero e la sottolinea a più riprese, ricordando l’importanza della cultura offertagli dal Liceo Classico, la passione, coltivata sin da bambino, per la lettura in genere, l’amore per gli studi filosofici (“Mi ero iscritto a Fisica, e non a Filosofia, più che altro perché nella mia ingenua sfiducia verso le istituzioni ritenevo i problemi filosofici troppo seri e importanti, per volerli discutere a scuola”). Tale formazione traspare anche dal suo stile di scrittura, in cui – nei racconti di vita personale come nei momenti in cui si affrontano argomenti più tecnici, relativi alla propria ricerca scientifica – la chiarezza e la scorrevolezza sono perfettamente armonizzate con un modo coinvolgente e appassionante di trattare i diversi temi. “
E continua Notargiacomo : “ Una delle caratteristiche più interessanti del testo è il parallelismo, continuamente riproposto dall’autore, tra le proprie esperienze di vita e i propri studi, con una critica più o meno implicita al paradigma che vorrebbe la scienza e lo scienziato per loro natura completamente separati dal mondo “normale”, abitanti di una specie di iperuranio che ha poco o niente a che fare con la realtà quotidiana. Leggendo il libro, invece, ci si ritrova immediatamente immersi in un mondo affascinante, in cui l’autore riesce a spiegarci quanto sia stato forte, per lui, il legame tra la sua esperienza di vita, sin dall’infanzia, e la sua attuale professione: si incontrano i sogni – di un bambino e di un adolescente degli anni ’70 – di rivoluzione e trasformazione del mondo che lo circonda e che lo scontenta, e nel quale si sente un estraneo; si legge delle esperienze fatte, ai tempi dell’università, per cercare di porre le condizioni per un cambiamento di tale situazione e delle delusioni che ne conseguono; infine, dell’incontro con la ricerca scientifica, in cui si ritrovano, in ambito differente, gli stessi aspetti cercati nella vita, cioè rivoluzioni – stavolta concettuali – che cambiano la visione del mondo. “
Queste due lunghe citazioni mi danno l’opportunità di introdurre un tema importante che attiene più che all’attività professionale di fisico e insegnate di Rovelli quanto proprio ai suoi principi di vita .
Si tratta delle sue posizioni in tema di guerra e di guerra in Ucraina .
“Quel grido di pace da Verona” è il titolo dell’articolo di Carlo Rovelli uscito il 9 gennaio 2023 sul Corriere della Sera (pag. 26). A proposito di questo articolo Pancho Pardi su Micro Mega dice in conclusione dopo aver riferito alcune opinioni espresse durante la manifestazione pacifista di Roma e ricordate da Rovelli : “Abbiamo capito: anche Rovelli fa parte della lunga schiera di chi pensa che per evitare tutti gli orrori della guerra aperta e imposta da Putin l’Ucraina avrebbe dovuto arrendersi il primo giorno. Quante rovine e quanti lutti sarebbero stati evitati se l’Ucraina avesse messo il collo sotto il tallone della Russia putiniana! Questo afflato corale si misura con l’esile voce della madre di Elias Canetti che si leva da un libro del figlio: chi comincia una guerra è giusto che la perda. “
Carlo Rovelli dunque putiniano ? Una domanda inutile perchè a questo punto della guerra in Ucraina è sicuramente legittimo farsi delle domande. Dico solo “farsi domande” in un percorso che molte volte , in questo anno e più di guerra, ha posto chi si faceva domande in una posizione imbarazzante rispetto alla cieca fiducia in quello che stava facendo l’Occidente. Dentro una narrazione che vuole vedere l’interesse degli Stati Uniti in questa guerra come egemonico rispetto agli interessi dell’Europa. Probabilmente senza tener conto che considerato il contesto : una guerra alle porte dell’Europa dopo settanta anni di pace, due nazioni in guerra Russia e Ucraina che hanno molto da spartire con la storia dell’intera Europa , l’interesse dell’Europa e proprio quello appunto di affermare e riaffermare la sovranità degli stati e la condanna di invasioni dentro un moto di idee e dibattiti che appunto tende a difendere questa posizione anche con l’ aiuto in armi all’Ucraina. Dal che desumendo che sono gli interessi degli Stati Uniti che coincidono con quelli dell’Europa. Senza tener conto dell’azione cinese che tende a sfilare l’egemonia in Europa agli Stati Uniti d’America e ad accreditarsi come mediatore, il che significa affermare e riaffermare anche una certa potenza militare. E di fronte ad una Turchia il cui presidente Erdogan si prepara alla rielezione che ha tentato in ogni modo ogni mediazione, che è riuscita per esempio a portare avanti lo sblocco delle derrate alimentari insieme all’Onu che oggi viaggiano via mare dall’Ucraina ai paesi che ne hanno bisogno. Una Turchia che si appresta al voto e che l’Occidente si auguri rimanga stabile nella sua forma di governo perchè potrebbe rappresentare in caso contrario un ulteriore problema nello scacchiere medio orientale e in generale nelle relazioni geopolitiche tra i blocchi regionali .
Torno a Carlo Rovelli che ospite giovedì 9 marzo 2023 del programma di La7, PiazzaPulita, ha ribadito il proprio pensiero sul conflitto in Ucraina. Secondo questo scienziato e umanista le decisioni riguardanti la guerra vengono di fatto non da Mosca e Kiev: “Penso che in questo momento le decisioni che contano sono prese a Washington e Pechino sulla pelle dei poveri soldati ucraini e russi, sono prese da americani e cinesi. In Ucraina c’è una catastrofe e una quantità di dolore spaventosa, ma il problema vero non è dove sta il Donbass, il problema vero è fra l’occidente e il resto del mondo, si giocano a quel livello le cose. Questa è una guerra in cui sono coinvolti degli uomini che ammazzano e si sparano l’un l’altro, con dietro governanti che li mandano a sparare e costruiscono armi per sparare, in questo momento le armi vengono dalla Russia in gran parte, forse anche da Cina, Iran, ma anche da Germania, Italia, Stati Uniti… è una guerra mondiale di fatto ma per sfortuna degli ucraini e per fortuna nostra, contenuta”. Secondo Carlo Rovelli la Russia ha anche una parte di ragione nel conflitto in corso: “Una banda di cattivi di Kiev stava massacrando il Donbass e nella sua grande generosità la Russia ha deciso di salvare questi cittadini dal massacro. Questa è la versione russa ed in questo c’è sempre qualcosa di vero: di orrori ce ne sono quanti ne vogliamo e quanti ne cerchiamo. Ma poi c’è il diritto internazionale”. “Quando Bush padre fece guerra all’Iraq era approvata dalle nazioni unite e la stragrande maggioranza del mondo ha partecipato. Il mondo intero ha detto sì. Quell’idea di legalità internazionale su cui abbiamo sperato che il mondo reggesse è stata tirata giù a violenza dagli Usa. La Russia ha fatto un orrore, sta ammazzando gente per nulla ma si è inserita nella frattura delle guerre in Iraq, Afghanistan… erano tutte guerre in illegali”.
Ecco alcune parti di una riflessione di Carlo Rovelli: “L’ipocrisia dei valori occidentali. Li difenderò quando li metteremo in pratica veramente” (da Kulturam, quotidaino on-line 3 luglio 2022)
“L’illusione che tutto possa essere pulito e onesto nel mondo l’ho persa da tempo. Ma l’esplosione dell’ipocrisia dell’Occidente in questo ultimo anno è senza pari.
D’un tratto, l’Occidente, tutti insieme in coro, ha cominciato a cantarsi come il detentore dei valori, il baluardo della libertà, il protettore dei popoli deboli, il garante della legalità, il guardiano della sacralità della vita umana, l’unica speranza per un mondo di pace e giustizia.
Questo canto a quanto l’Occidente sia buono e giusto e quanto gli stati autocratici siano cattivi è un coro in unisono ripetuto all’infinito da ogni articolo di giornale, ogni commentatore televisivo, ogni editoriale.
La cattiveria feroce di Putin è additata, ostentata, ripetuta, declamata, all’infinito. Ogni bomba che cade sull’Ucraina ci ripete quanto la Russia sia il male e noi il bene.
Io sarei felice di unirmi al coro, se ogni volta che condanniamo il fatto – del tutto condannabile – che una potenza militare abbia attaccato con futili pretesti un paese sovrano, mi aggiungerei al coro se ogni volta l’Occidente aggiungesse “E io Occidente quindi mi impegno a non fare mai più nulla di simile in futuro, come ho fatto in Afghanistan, in Irak, in Libia, a Grenada, a Cuba, e in tantissimi altri paesi. Lo abbiamo fatto ma ora che lo fanno i Russi ci rendiamo conto di quanto sia doloroso, non lo faremo più.”
Sarei felice di unirmi al coro, se ogni volta che condanniamo il fatto —del tutto condannabile— che i confini delle nazioni non sono rispettati, e la Russia ha riconosciuto l’indipendenza del Donbas, mi aggiungerei al coro se l’Occidente aggiungesse “E io Occidente quindi mi impegno a non fare mai più nulla di simile in futuro, come ho fatto quando ho subito riconosciuto l’indipendenza della Slovenia e della Croazia, cambiando i confini dell’Europa, innescando una sanguinosissima guerra civile, e strappando terre alla Yugoslavia.”
Sarei felice di unirmi al coro, se ogni volta che condanniamo il fatto —del tutto condannabile— che Mosca bombarda Kiev, ammazzando civili innocenti, adducendo come motivo che Kiev bombardava il Donbas, mi aggiungerei al coro se l’Occidente aggiungesse “E io Occidente quindi mi impegno a non fare mai più nulla di simile in futuro, come ho fatto quando ho bombardato Belgrado, uccidendo cinquemila persone, donne e bambini innocenti, adducendo come motivo che Belgrado bombardava il Kossovo”.”
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Il Pentagono pubblica regolarmente liste di esseri umani uccisi in ogni parte del mondo dai suoi droni. Riconosce pubblicamente che molti innocenti vengono uccisi per sbaglio. Il New York Times arriva all’orrore di scrivere un lungo articolo per denunciare il fatto che i poveri soldati americani che guidano questi droni da remoto non hanno abbastanza supporti psicologico per sopportare il duro lavoro e lo stress di dover spesso ammazzare innocenti!
Lo scandalo, per il paludato organo di stampa dei padroni del mondo, non è che siano ammazzati innocenti, è che i soldati che ammazzano non hanno adeguato supporto psicologico!
Neppure l’impero Assiro ricordato nell’antichità per la sua violenza era mai arrivato a una simile arroganza e disprezzo per il resto dell’ umanità! Ma i nostri giornalisti ignorano felicemente che ogni settimana nel mondo qualcuno viene ucciso da droni americani, e ricordano piuttosto indignatissimi di una persona uccisa dai russi a Londra…. Come sono orrendi i Russi! E via via così…
La Russia si è permessa di commettere anch’essa qualcosa degli orrori che l’Occidente continua a commettere. L’Irak e l’Afghanistan non avevano fatto male a nessuno: l’Occidente li ha invasi e ha fatto molte centinaia di migliaia di morti, nelle due guerre. E si permette di fare l’anima candida con la Russia?
Che lo faccia promettendo di non invadere più nessun paese, di non infilarsi più in nessuna guerra, di non voler dominare il mondo con la violenza. Allora mi unirò anch’io al coro di condanna dei cattivi Russi.
Abbiamo sentito l’assurdo. Gli Americani invocare la corte internazionale di giustizia, che hanno sempre ostacolato e a cui non hanno aderito. Invocare la legalità internazionale, quando tutte le loro ultime guerre sono state condannate dalle Nazioni Unite e hanno fatto di tutto per esautorarle, compreso non pagare la loro parte.
Amo l’America. Ci ho vissuto dieci anni. La conosco. La ammiro. Ne conosco gli splendori e gli orrori. La brillantezza delle sue università, la vitalità della sua economia, la miseria infame dei ghetti neri e dei ghetti bianchi, le sue carceri dove tengono quasi un americano ogni cento, la violenza per noi europei inconcepibile delle sue strade.”
(…)
Il mondo, nella sua vasta maggioranza, vorrebbe che i problemi comuni dell’umanità, il riscaldamento climatico, le pandemie, la povertà, fossero affrontati in comune, con decisioni prese in comune. Vorrebbe che le Nazioni Unite contassero dii più.
È l’Occidente che blocca questa collaborazione, perché si sente in diritto di comandare, perché ha le armi dalla sua, la violenza dalla sua.
Ora l’Occidente si sente inquieto perché la Cina sta diventando ricca, per questo la stuzzica, la provoca, la accusa di ogni cosa accusabile (e ce ne sono: scagli la prima pietra chi è senza colpe). L’Occidente cerca lo scontro con la Cina.
Vorrebbe umiliarla militarmente prima che cresca troppo e questo diventi impossibile. La classe dominante occidentale ci sta portando verso la terza guerra mondiale. I problemi dell’Ukraina si potrebbero risolvere come alla fine l’Occidente ha voluto risolvere la Yugoslavia: una guerra civile che si trascina da tempo, con interventi militari esterni, che ha portato a una separazione in parti diverse.
Ma l’Occidente non vuole una soluzione, vuole fare male alla Russia. Non fa che ripeterlo.
Alla televisione sfilano le facce felici delle riunioni dei leaders occidentali, felici delle loro portaerei, le loro bombe atomiche, le loro armi innumerevoli, trilioni di dollari di armi, con cui si potrebbero risolvere i problemi del mondo, e invece sono usati per rafforzare un predomino violento sul mondo.
E tutto questo colorato delle belle parole: democrazia, libertà, rispetto delle nazioni, pace, rispetto della legalità internazionale, rispetto della legge. Dietro, come zombi, i giornalisti e gli editorialisti a ripetere. Sepolcri imbiancati. Su una scia di sangue di milioni di morti straziati dalle nostre bombe negli ultimi decenni. Da Hiroshima a Kabul, e continueranno.” (1)
In una intervista a marzo del 2022 a Dire agenzia di stampa internazionale che si tiene a poche ore dal bombardamento russo della regione di Leopoli , a pochi chilometri dal confine con la Polonia, dopo la conferma americana dell’invio all’esercito di Ucraina di armi ancora più sofisticate e letali, Rovelli alla domanda : “Le guerre sono tutte terribili e odiose, indipendentemente dai motivi per le quali vengono fatte” risponde va così : “È sempre meglio evitarle”. Ma adesso, che si bombarda da settimane, cosa dobbiamo fare? “Stiamo commettendo un errore grave, sia a breve che a lungo termine, del quale ci pentiremo” continuava il professore. “Nell’immediato, l’unico risultato del fornire armi all’Ucraina sarà quello di far soffrire di più gli ucraini, provocando più morti sia tra loro che tra i russi; in prospettiva, rifiutandoci di accettare compromessi e di prendere atto che non siamo i padroni del mondo e che non possiamo decidere tutto, rischiamo di avere un altro secolo di sofferenze e devastazioni, proprio come il Novecento”.E continuava ancora : “Vladimir Putin è un presidente democraticamente eletto, seppure molto autocratico, come ce ne sono anche in Paesi schierati dalla nostra parte” . Convinto che anche per questo lo spazio dei compromessi possibili con Mosca sia enorme. “Ci sono ragioni da entrambe le parti” diceva il professore: “Il problema della situazione della minoranza russa in Ucraina è reale, come è reale il problema per la Russia di avere armi della Nato ai suoi confini; e poi non si capisce perché per l’Occidente sia necessario fare esercitazioni militari nel mar Nero sotto il naso dei russi”.
Ma Kiev neutrale sarebbe una cosa buona o un regalo a Putin? “Per anni Paesi come la Svezia o l’Austria non sono stati né di qua né di là rinunciando alle armi” risponde Rovelli.
“L’Occidente dovrebbe accettare questa logica, anche perché nel Donbass è dal 2014 che c’è una guerra civile; il punto sta nel saper rinunciare a una logica di dominio totale”. Ma la posizione dell’Onu, con 141 Paesi che hanno approvato una risoluzione di condanna dell’”aggressione” russa? “Quando ci sono emozioni forti come adesso, un fatto naturalmente comprensibile, si rischia di cadere in un pensiero unico sbagliato” commenta Rovelli. “Se si va a vedere il voto alle Nazioni Unite si scopre che la metà della popolazione mondiale, più di tre miliardi di persone, quel documento non l’ha appoggiato; e attenzione, si sono astenute anche democrazie, come l’India, per la quale l’assioma Putin dittatore cattivo e Nato forza del bene non vale affatto”. (2)
Fin qui dunque l’opinione del professore Rovelli. In uno scenario che nel marzo 2023 , ad un anno dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina vede entrare in scena la Cina e in particolare il leader riconfermato per il terzo mandato consecutivo Xi Jnping che a metà marzo si è recato a Mosca per una visita di tre giorni. Dopo il documento sulle proposte di pace presentato qualche settimana fa la visita a Mosca vuole , in un momento in cui i rapporti sono sbilanciati a favore della Cina e dopo la rielezione all’unanimità del leader cinese , reimpostare i rapporti sino-russa per una futura collaborazione.
C’è in termini geopolitici una crescita dell’influenza cinese in Asia , Africa e America Latina . Una crescita ai danni di Washington .
Scrive Antonio Li Gobbi su Analisi difesa.it : “ Cina e Russia sono due potenze con mentalità imperiale, una mentalità che sopravvive anche alla perdita geografica dell’impero. Due potenze che non si sono mai amate (d’altronde gli imperi possono essere alleati per interesse, mai per amore) ma che sono complementari per molti aspetti e che, senza pestarsi troppo i piedi l’un l’altra, hanno di fatto acquisito il controllo di gran parte del continente africano.
Ciò che oggi sembra unirli è più che altro un comune nemico. Un nemico a livello sia geopolitico sia ideologico: gli USA e la “missione” tutta statunitense di esportare i così detti “valori occidentali”. Anche se non vi fossero tutti gli altri interessi economici e geopolitici che oggi legano Pechino e Mosca, manterrebbe pur sempre validità il vecchio detto “il nemico del mio nemico è mio amico”.In questo quadro, è chiaro che ove la Cina riuscisse a imporsi come credibile negoziatore nell’ambito della crisi ucraina gli USA lo percepirebbero come una “invasione di campo” da parte del loro principale competitor mondiale e una loro sconfitta politica”
Ma l’obiettivo della Cina , in tema di affermazione del potere , è un obiettivo di accreditamento. Ovvero di essere riconosciuta anche come potenza militare oltre che economica. E i rapporti con Mosca giovano a questo desiderio perchè la Russia viene ritenuta una potenza militare.
Continua Li Gobbi : “ …dovrebbe far riflettere la dichiarazione di Blinken che ove la proposta di Xi Jinping prevedesse un “cessate il fuoco”, senza un preventivo ritiro russo dai territori occupati, “gli USA non sarebbero disposti ad accettarla”. Tale affermazione conferma chiaramente almeno due cose. In primis, che le decisioni in merito a ciò che sia o meno accettabile per gli ucraini debbano essere assunte non a Kiev, bensì a Washington, da gente al sicuro e al caldo, che non ha i propri figli o i propri mariti in trincea e sotto le bombe. È un fatto noto a tutti e anche noi lo avevamo scritto in tempi non sospetti . Peraltro, occorre rilevare come questa lettura contrasti con la narrativa “politically correct” che quello in atto sia “esclusivamente” un conflitto tra Russia e Ucraina e che gli USA si limitino a fornire un aiuto disinteressato all’aggredito senza tentare di condizionarne le scelte. Si tratta, però, di un aspetto formale e non in realtà sostanziale, perché si limita a confermare che, per quanto sul campo muoiano solo russi e ucraini, a livello strategico il conflitto è tra la Russia e gli USA (e i loro alleati) e che tale conflitto si inserisce in una competizione geopolitica ben più ampia tra USA e Cina, competizione il cui baricentro probabilmente non è sulle rive del Dnepr ma nelle acque ben più perigliose dell’Indo Pacifico.”
Questo sviluppo della situazione pone una domanda importante , anzi ne pone molte che , a questo punto del conflitto, come dicevo è lecito farsi . Una domanda però per chiudere questa riflessione devo formularla così : e se Carlo Rovelli avesse ragione nel dire fin dall’inizio che la vera guerra si combatte appunto non in Ucraina ma tra Cina e Stati Uniti d’America ? Sembra l’uovo di Colombo ma forse nessuno vuole vederlo. O ci sono altre voci che affrontano questo tema nel mondo del pacifismo ? Ne abbiamo parlato su queste pagine e continueremo a parlarne per una migliore conoscenza dei problemi e forse per una loro soluzione ammesso che ognuno di noi può fare la sua parte pur insignificante, come in questo caso di fronte a problemi così ampi e ardui, possa essere .
(1)(https://www.legambientepisa.it/guerra-e-ipocrisia-una-riflessione-di-carlo-rovelli/)
(2)https://www.dire.it/13-03-2022/715093-ucraina-carlo-rovelli-basta-armi-rischiamo-un-altro-novecento/