IL VALORE SOCIALE DELLA BIBLIOTECA PUBBLICA NEL TERZO MILLENNIO: NON SOLO LIBRI
Redazione-La biblioteca pubblica è riconosciuta a livello internazionale a partire dal Manifesto UNESCO sulle Biblioteche pubbliche del 1995, quale “via di accesso locale alla conoscenza” indispensabile per l’apprendimento permanente, l’indipendenza nelle decisioni, lo sviluppo culturale dell’individuo e dei gruppi sociali. Un’istituzione che favorisce una cittadinanza informata, consapevole, in grado di partecipare alla vita democratica del proprio paese. I suoi servizi, che in linea di principio devono essere gratuiti, si rivolgono a ogni essere umano, senza distinzioni etniche, religiose, di genere, di età o di condizione sociale. L’IFLA (International Federation of Library Associations and Institutions) e l’AIB (Associazione Italiana Biblioteche) sostengono questi principi, promuovendo la libertà intellettuale, così come definita nella Dichiarazione Universale dei diritti umani delle Nazioni Unite. Nelle loro linee guida dichiarano che tutti gli esseri umani hanno il diritto fondamentale di esprimere pubblicamente le proprie opinioni, l’attività intellettuale e il pensiero creativo . A partire dal primo capitolo accenno la storia millenaria della biblioteca e di come la sua azione sia stata caratterizzata da una progressiva apertura nei confronti di quelle fasce più deboli rimaste escluse dalla fruizione della sua conoscenza. La legislazione bibliotecaria di competenza dello Stato è tutt’ora disomogenea in quanto ancora oggi manca una legge quadro istituzionale di riferimento che definisca in modo organico una politica bibliotecaria nazionale coordinata ed efficiente. Nella Regione Marche la politica d’intervento nel settore delle Biblioteche e degli Archivi ha avuto sempre come finalità l’organizzazione di un sistema bibliotecario regionale in grado di assolvere alle principali funzioni di servizi informativi al pubblico, di promozione della lettura, di apertura al sociale, di tutela e conservazione del ricco patrimonio bibliografico e documentale marchigiano (Legge regionale 9 febbraio del 2010, n.4 ex L.R. 39/87). Ma, quali sono le risposte della biblioteca in questo tempo di crisi economica, politica e sociale? Essa può attrezzarsi con vari accorgimenti: -ampliando l’accesso alle informazioni anche attraverso le nuove tecnologie online; – sviluppando nuovi servizi a sostegno degli individui (per esempio aiutandoli a cercare lavoro o nella riqualificazione professionale ); -Formazione permanente, alla legalità, interculturalità, pari opportunità; – proponendo azioni partecipative che rendano la biblioteca uno spazio in cui sia possibile sperimentare, o meglio, contribuire a creare una società diversa e migliore. David Lankes definisce il bibliotecario un facilitatore della conoscenza che insieme agli utenti traccia percorsi di miglioramento della società con un cambio di prospettiva, dallo sviluppo della collezione alla creazione del sapere. Ne scaturisce un bibliotecario coadiutore della conoscenza, inteso come modello dinamico proteso alle relazioni sociali che, da intermediario dell’accesso all’informazione, passa alla funzione di facilitatore nella creazione della cultura. “Il bibliotecario è un mestiere di cura, una cura rivolta non solo al trattamento dei documenti, ma sopratutto ai destinatari dei servizi forniti e a se stessi per una continua formazione”. Nel secondo capitolo affronto il tema della biblioteca come rete di relazioni che è capace di trasformare la negatività di un momento in una risorsa per una migliore comunicazione, collaborazione, sostegno tra cittadini, professionisti, istituzioni.
La rete va intesa come costruttiva collaborazione tra soggetti formali e informali e tra questi e il sistema mediale che al suo interno contiene una miriade di informazioni in modo, a volte, disomogeneo e complesso. I vari strumenti di ricerca delle informazioni nella rete virtuale non rendono conto della totalità dei contenuti informativi presenti sulla rete stessa. Essi ne tracciano semmai mappe parziali, locali e frammentate. Al contrario lo spazio informativo di una biblioteca è uno spazio completamente strutturato e organizzato, che trova una rappresentazione rigorosa nei vari tipi di cataloghi di cui essa è dotata. La biblioteca sociale è quella biblioteca, che sostenuta dagli stessi cittadini e da operatori attenti, si impegna costantemente ad investire in capitale umano, nell’istruzione, nella cultura, nelle infrastrutture per nuove comunicazioni, alimentando una gestione sostenibile e responsabile delle stesse, nella realizzazione di una governance critica e partecipata. Nel terzo capitolo approfondisco questa specifica capacità della biblioteca di filtrare il cambiamento nella ricerca della conoscenza, evidenziando che la cultura del cambiamento è una forma mentis che ci permette di unire la cultura umanistica con quella tecnica per trovare il migliore utilizzo delle tecnologie senza che esse invadano gli ambiti della creatività e dello sviluppo personale, in una dimensione ragionata. La disciplina che studia la migliore organizzazione e il funzionamento più appropriato di una biblioteca nelle sue diverse articolazioni è la biblioteconomia sociale, la cui elaborazione sistematica con criteri quali-quantitativi di analisi degli indicatori e dei risultati ha avuto una significativa evoluzione in seguito alle trasformazioni avvenute nell’ambito delle tecnologie connesse al campo dell’informazione. Per la biblioteconomia diventa essenziale aprirsi all’interdisciplinarità che significa per le amministrazioni e i bibliotecari essere in grado di parlare con quelle altre professionalità che per motivi diversi incrociano gli stessi interessi: dagli informatici agli architetti, psicologi, sociologi e i cittadini stessi. In un momento di grande criticità come quello che stiamo vivendo, in cui le fonti di finanziamento sono sempre di meno, in modo particolare, per la cultura, la biblioteca deve essere in grado di ricercare i fondi da sola con l’aiuto della comunità di appartenenza in una sorta di Welfare Community.
Questa espressione racchiude in sé il concetto secondo cui i bisogni sociali vengono soddisfatti non solo dallo Stato, Regioni, Comuni, ma dalla comunità stessa attraverso lo sviluppo di forti legami sociali. Creare cioè una rete sociale in grado di supportare le particolari necessità della collettività richiamando anche gli aspetti delle tecniche di fundraising che si concretizzano dal semplice apporto volontario, piccole elargizioni, donazioni, fino all’analisi di mercato con contributi delle imprese, fondazioni, lasciti, attività di sponsorizzazione….Nel quarto capitolo approfondisco la questione dell’interculturalità nelle biblioteche e quindi la capacità delle stesse di essere porta di accesso locale, una piazza, come dice Antonella Agnoli. dove la comunità si è inserita e creata, ma nello stesso tempo è anche la finestra sul mondo dove si possono incontrare le culture degli altri popoli, avvicinarle alle nostre abitudini per una cultura diversa e migliore. Nel paragrafo ‘Percorsi di integrazione degli immigrati e politiche attive del lavoro’ introduco una breve parentesi in cui porto la mia esperienza come tirocinante Assistente Sociale con il progetto “La via dell’integrazione” all’Hotel House di Porto Recanati. Affronto anche il problema del terremoto e di come questa struggente calamità accomuni tutti gli uomini di ogni razza, ceto sociale e età…Anche in mezzo al dolore delle perdite e allo shock della fuga, un’abitante di Amatrice ha avuto un moto di disgusto alle parole di infondato odio diffuse tramite internet, facebook sugli immigrati ospitati presso gli alberghi.. Ha scritto che “nessun amatriciano caccerebbe un rifugiato dal suo alloggio perché non ci sono “noi” e “loro”, perché l’orrore, che sia causato da un terremoto o da una guerra, accomuna tutti gli esseri umani”.
A questo proposito si è attivata la biblioteca di San Benedetto del Tronto che il 23 novembre scorso si è prodigata per la consegna nella scuola di San Benedetto del Tronto, che ospita i piccoli studenti dei comuni distrutti dal sisma, di 2 mila libri che prenderanno posto negli scaffali della nuova biblioteca di Arquata del Tronto. Arrivano direttamente dal Salone internazionale del Libro di Torino e si affiancano a tante altre iniziative messe in campo in questi mesi da tante altre biblioteche. “Un libro per ri-costruire”, promosso dalla città di Torino insieme alla Protezione civile: chi acquistava un libro ai Portici poteva donarlo per creare la biblioteca di Arquata del Tronto. Nell’ultimo paragrafo “Disabilità e intercultura” ho affronto anche la questione delle ‘diverse abilità’ e di come queste possano diventare complesse quando riguardano in particolare i bambini stranieri diversamente abili. Ma i bambini sono comunque straordinari, hanno dei talenti nascosti e se ci lasciamo guidare da loro, sapranno insegnarci il modo più giusto per comunicare ed integrarci e la biblioteca del terzo millennio sembra suggerirci proprio questa necessità costante di cambiare e di adattarci alle situazioni. “… Il simbolo del 3° millennio … dovrebbe … essere quello di una costellazione, una società basata sul rispetto del valore del pluralismo culturale. L’immagine della costellazione è appropriata. Richiama alla mente la luce di tante singole stelle: raggruppate insieme formano una meravigliosa costellazione ma mantengono nondimeno, ognuna individualmente, una bellezza impareggiabile.
Lo splendore del cielo di notte sta proprio nella combinazione della loro diversità”
afferma Umberto Eco nel DuemilaUno n. 69.