” IL SEGRETO DELLA STATUA SCOMPARSA ” DI RENATO F. LEBAN | DEDICATA ALL’AMICO PIERRE VEYRUNES
Scritta a Trieste ed Aviano nel Marzo 1994
Era uno dei tanti monotoni giorni di lavoro, ma il luogo era particolare poichè eravamo alla prefetturà di Parigi.
Per chi non fosse mai stato a Parigi, la prefettura è situata in “Rue de la Citè” che è giusto in
faccia alla piazza di Notre Dame, al chilometro zero.
Il nostro amico Pierre stava portando dei documenti dalla sua scrivania alla scrivania di Elisabeth; facendo ciò che era abituale per lui, cioè passare davanti alla finestra, da dove si poteva vedere la facciata della cattedrale di Notre Dame.
L‟avrà vista migliaia di volte e la sua mole gli era cosi familiare che l‟avrebbe potuta disegnare a memoria, ma c‟era qualcosa di diverso… di strano. Si, ma cosa?
Elisabeth allungò la mano per ricevere le cartelle da Pierre, ma lui continuava a guardare verso la cattedrale: – “E allora…? Chi c‟è là fuori? Vuoi dircelo o dobbiamo aprire un‟inchiesta?”
– “Come? Ah scusami…ma c‟è qualche cosa di strano.
Ed Elisabeth: -“ Ah ho capito, c‟è la solita turista procace che mette in bella mostra ciò che
madre natura le ha fornito.
– “No, no, non importa…‟ disse Pierre, “Eccoti qui le carte; basta ristampare la prima pagina e
controllare i dati aggiuntivi; ah non dimenticare di aggiungervi i timbri necessari”.
Pierre guardò l‟orologio e vide che fra qualche minuto avrebbero finito il loro turno di lavoro.
In quel momento entrò nella stanza Bob, il loro capo, un uomo di circa quarant‟anni, ben portati e dall‟aspetto sportivo. Aveva un pacco di cartelle sotto il braccio e appena entrato cominciò a distribuirle.
– “Eccoti qui Elisabeth, qualche cosa che ti aiuterà finalmente a trovare un fidanzato”. naturalmente Bob scherzava ma Elisabeth rispose: – “Ma va al diavolo, povero illuso!” Bob non raccolse sorrise e passò a distribuire l‟altro materiale ad Alain, a Jean Paul e poi una lista che non finiva più a Pierre dicendogli:
– “Tu, per favore, ricordati di prepararmi il percorso che dovrà fare il presidente in occasione della visita del ministro degli esteri della Finlandia. ricordati che e‟ molto importante e riservato. Dominique disse: – “Caso mai posso aiutarlo io, va bene?”, “Va bene” rispose Bob, ma lo voglio al più presto sulla mia scrivania. “OK capo” disse Jean Paul, ma se a lei non dispiace, ora è venuto il tempo di andare a casa. Pierre ritornò alla finestra e guardando attentamente, cercava di capire perchè la sua attenzione era stata attratta.
Bob notò la sua strana curiosità e a sua volta gli si mise alle spalle scrutando fuori dalla finestra; stava per chiedergli che cosa c‟era di così importante là fuori da catturare la sua attenzione quand‟ecco che, come chi fosse stato improvvisanente folgorato da un‟idea geniale, Pierre esclamò: -“Ma certo, ma sicuro, che stupido sono stato, dovevo capirolo prima, la statua… si la statua non c‟è più! Ecco che cos‟era, ecco che cosa mancava…e quasi incredibile che non me ne sia accorto prima” e dicendo queste parole, senza aggiungere altro, nè un saluto, nè un cenno, se ne uscì dall‟ufficio, lasciando tutti incuriositi e meravigliati.
Bob guardò ancora al di fuori della finestra e disse: -“E‟ sparita una statua?”
Elisabeth aggiunse saggiamente: -“Penso che potremmo risolvere il problema delle statue anche domani, no? Tanto di là non si muovono, ed io ho tante cose da fare. Tra le altre cose questa sera ho anche degli ospiti a cena, quindi ciao, ragazzi, ci vediamo domani!” “Ciao” dissero Alain Jean Paul e Dominique andandosene, mentre Bob rimase ancora per qualche secondo a guardare fuori dalla finestra. Controllò con attenzione tutta la facciata della cattedrale, non gli sembrava che mancasse nessuna statua, se ne stava per andare quando notò che Pierre stava entrando nella cattedrale di Notre Dame.
Bob penso‟:”Non credevo che Pierre fosse così religioso. Beh, è tardi anche per me ed è meglio e me ne vada a casa prima che mia moglie cominci a preoccuparsi per il mio ritardo. Mise via le poche carte, sistemò le cose sulla sua scrivania, spense le luci e diede come al solito un‟ ultima occhiata all‟ufficio e poi se ne andò.
Quando fu fuori dalla prefettura era oramai buio e faceva freddo. Guardò l‟orologio e vide che
erano già le diciasette e quarantacinque. Penso‟ sospirando: “Fra due giorni sarà Natale, ah come passa il tempo”.
Erano già passati tredici anni da quando aveva conosciuto Pierre e tutti gli altri; ricordava che Pierre aveva ancora una faccia da ragazzino a quel tempo, ed ora era un‟uomo stempiato e lui aveva più rughe di quanto egli stesso ne desiderasse avere.
“Beh, andiamo a casa che è meglio”, disse fra sè e sè.
Nel frattempo Pierre era entrato nella cattedrale e si guardava attorno come se potesse trovare ciò che stava cercando. La chiesa era quasi vuota e le poche luci accese le davano un‟aria di mistero. Una campana suonò come richiamo, ma Pierre era troppo impegnato nella sua strana ricerca, per poter ascoltare quell‟invito. La campana suonò ancora una volta ma l‟interesse di Pierre era concentrato su quella strana domanda che aveva per la mente. Chi mai aveva potuto rimuovere un complesso monunentale così grande senza essere notato, e soprattutto dov’ era stata messa la statua di Carlo Magno e i suoi guerrieri. Qualcosa gli diceva che la soluzione di quel mistero era fra quelle mura, là nella cattedrale.
Un terzo rintocco di campana lo riportò alla realtà, ora doveva uscire dalla chiesa. Era l‟ora di chiusura e fece per ritornare sui suoi passi quando sentì come un brusio di voci provenire dalla parte più interna della Chiesa.
Incuriosito si fermò e cercò di poter capire che cosa stessero dicendo quelle voci. La chiesa era ormai vuota ed ad un tratto si spensero le luci del tutto ed un colpo forte e sordo gli fece capire che aveva avuto inizio un‟altro capitolo della sua avventurosa vita; od in altre parole che era rimasto chiuso nella cattedrale di Notre Dame al chilometro zero nella città di Parigi.
Il cuore suo si fece sentire poichè la nuova situazione lo colse di sorpresa e il buio non era per certo il suo miglior amico, anzi in un‟ambiente così grande diventava un‟incognita e perciò decise che sarebbe stato meglio per lui andare a rifugiarsi in un angolo che conosceva meglio. E così con molta cautela si portò verso il lato destro dell‟altare maggiore, quella che geograficamente è la parte Sud. Si accostò alla parete dove c‟è la statua della Pulzella d‟Orleans. Il silenzio stava diventando totale, profondo come il buio che si diffondeva nelle navate. Nella mente di Pierre stava nascendo la preoccupazione di come avrebbe potuto passare il tempo chiuso nella cattedrale e così cominciò a provare ad usare la memoria.
Quanto era lunga Notre Dame? Cento e trenta metri ne era certo, non aveva dubbi, e si disse:
-“Bravo”. Si ma quanto era larga? –“Uhm…credo circa cinquanta metri, più o meno. Più o meno eh…non sei sicuro…” commento‟ fra se e poi si chiese: -“ma l‟altezza? Si, questa è un buona domanda, quanto era alta la cattedrale?”. L‟altezza era una delle cose piu‟ importanti nelle costruzioni gotiche. L‟aveva studiato, l‟aveva letto da qualche parte, anzi se lo ricordava di aver visto scritto quel dato, ma per qualche mistero inspiegabile o forse solo per l‟eccitazione che albergava dentro di lui, ora non se ne ricordava.
Così provò a guardare verso l‟alto, ma il buio non gli concedeva lo spazio all‟approssimazione. Pensò che forse se avesse fischiettato si sarebbe fatto un pò di compagnia, ma poi pensò che sarebbe stato irriverente per il luogo stesso. E così se ne rimase zitto e tranquillo. Aveva freddo e l‟ancoscia d‟essere tutto solo in quel luogo lo spaventava.
Tornò a giocare con la memoria e pensò al numero di persone che potevano entrare nella chiesa nei momenti più importanti; circa novemila persone. Novemila? Ma sono tante, proprio tante.
Si ricordò anche che al centro della chiesa, là dov‟era l‟altare maggiore Napoleone si era incoronato da sè imperatore e così pensò che era si o no venti o trenta passi dalla storia di Francia.
Con la mano destra cercò un‟approccio e trovò che stava toccando i piedi della statua di
Giovanna d‟Arco, Pulzella d‟ Orleans e così sorrise di se stesso, poichè la storia della Francia era dovunque egli metesse le mani.
Il tempo sembrava non passargli mai, in certi momenti aveva la sensazione di sentire come se qualcuno parlasse sottovoce non lontano da lui, ma non aveva il coraggio di muoversi poichè era buio e non era sicuro di dove sarebbe finito.
Sapeva che se avesse seguito la parete alla sua destra avrebbe trovato un gradino e poi andando ancora in quella direzione avrebbe trovato la porta del tesoro della chiesa dove sono conservate delle importanti reliquie.
Re Luigi che fece le crociate aveva portato dalla terra santa la corona di spine che aveva ornato la fronte del Salvatore. C’era anche un pezzo della Santissima Croce e persino un chiodo che aveva perforato le sue mani. C‟erano nella sala del tesoro tante relique alcune anche un po’ macabre come la mano di Carlo Magno tutta ornata d‟oro.
Già….Carlo Magno. Ecco che gli ritornava alla mente, la causa di quella sua permanenza forzata
nella cattedrale. Se non fosse stato per quella sua stupida curiosità di scoprire dov‟era finita la statua, ora non sarebbe stato lì al buio e al freddo. “Maledetta curiosità” disse a se stesso, ma senza accorgersi in quel buio qualcosa avenne che l‟aiutò.
Infatti una stanchezza, forse anche causata dallo stress e dal fatto che era rimasto in piedi per lungo tempo, lo investì così intensamente che finì per addormentarsi ai piedi del monumento. Tutto ciò naturalmente non prima di aver fatto un‟ultimo sforzo di memoria ed aver finalmente ricordato che l‟altezza della chiesa era di ben trentacinque metri.
Lo sforzo mentale probabilmente gli fù benefico poichè piombò in un profondo sonno ristoratore.
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Fece una fatica incredibile, era come se qualcuno volesse spingerlo con la forza a ritornare in sè. Ma lui voleva dormire, sognare forse, e qui qualcosa riuscì ad entrare nel suo inconscio e pian piano cominciò a risentire quel brusio di voci che lo richiamò ad una realtà che avrebbe oscurato qualsiasi immaginazione.
Pierre era ancora nella cattedrale proprio come l’avevamo lasciato qualche tempo fa, era sempre vicino al monumento della Pulzella d‟Orleans, anzi per essere precisi ora era accovacciato alla base dello stesso, quasi nascosto.
Nell‟addormentarsi era finito con le spalle contro la parete e la faccia appoggiata al lato del monumento, in quella scomoda posizione si sforzò di distinguere i suoni che da prima gli sembravano lontani e confusi, ma ora stavano diventando più chiari e distinti. Aprì lentamente gli occhi e con sorpresa vide la cattedrale illuminata così come non l‟aveva mai vista. Davanti a lui c‟era una moltitudine di gente e tutti guardavano verso il centro della navata. Che strano, pensò:
-“Ma da quanto tempo sono qui e tutta questa gente da dove è venuta?” Non mi ricordo proprio di averli visti prima”. E notò che tutti avevano dei costumi belli, ma per certo non attuali. Anzi guardando sempre da quella posizione scomoda notò che indossavano dei calzari e i loro capelli erano di un taglio diverso da quelli che si usano ora, come quelli, li aveva visti usare solo a teatro.
Provò ad alzarsi, ma poi pensò che forse stavano girando un film, dato che la cattedrale era così intensamente illuminata e quindi avrebbe potuto rovinare la scena, perciò se ne stette lì ad ascoltare.
Una voce si alzò sopra le altre annunciando: “Sua grazia Summus Capellano della corte di
Aquisgrana, il Camerario Adalgiso, il Conestabile Geilone, i maestri Riculfo di Magonza, il
poeta Teodulfo d‟Orleans, Alcuino di York consigliere speciale di sua maestà”.
Incuriosito e un pò divertito per questi tipi di annunci altisonanti, Pierre se ne stette lì ad ascoltare e disse fra sè e sè; dev‟essere qualche ricostruzione storica. Ma più si guardava attorno e più la situazione gli sembrava inconsueta. Non vedeva ne fari, ne tanto meno cavi, ne macchine da ripresa e neppure tutta quella strana gente che di solito lavora in televisione o al cinema.
La stessa voce di prima annunciò: “Sua Eminenza il Vescovo di Metz Drogone, l‟Abbate di San
Quintin Ugo di Charroux, il Prefetto della Marca della Britannia, il nobile cavaliere Roland”.
Non ci credo, non può essere siamo ritornati al Medio Evo. Si alzò appiattendosi contro la parete per non farsi notare.
La stessa voce di prima riprese ad annunciare i convitati che entravano l‟uno dopo l‟altro apparendo dal fondo della chiesa. Il fatto curioso era che il portone principale non era aperto e quindi non si riusciva a capire da dove esattamente tutta quella gente stava entrando.
Ognuno di questi si disperse ai lati. Chi alla destra e chi alla sinistra secondo il suo grado, la sua posizione, la sua nobiltà ed infine secondo il gruppo etnico di appartenenza, in relazione al grado di parentela con la famiglia dell„Imperatore.
La chiesa era stata riempita con ordine e solennità e la moltitudine che vi era li rappresentata stava per rendere omaggio a qualcuno ben più superiore di ognuno di loro.
Alcuni armigeri portarono nella cattedrale, scortati con le armi, i rappresentanti dei popoli
Sassoni gli Abodriti, i Wilzi, i Sorabiti e gli Avari.
Fra loro faceva spicco un grande guerriero carismatico, Vidunchindo il Westfalico, a pochi passi da lui c‟era l‟ex Duca dei Bavari, Tassilone, ora divenuto per ordine di Carlo, un umile Abate e costretto a rinunciare ai suoi beni e ai suoi titoli nobiliari.
Dietro a loro, in catene c‟era il traditore Magano. Nessuno in tutto quel tempo aveva distolto l‟attenzione dal centro della navata e così Pierre, ora ritto su se stesso, potè ammirare con più tranquillità quella scena unica per la sua maestosità e stranezza.
Ogni personaggio sembrava emanare una luce propria capace di trasmettere e fondersi con quella degli altri convitati, una specie di aurea personale. Ed ognuno nella sua propria, dei colori e dei riflessi diversi che fondendosi con quella altrui creavano un effetto armonioso e magico.
Per ultimi entrarano Paolo Varnefrido di Aquileia conosciuto come Paolo Diacono che assieme ad Alcuino di York erano i Sommi Magister dei figli del Re.
Entrarano Carlo e Ludovico rispettivamente re dell‟Austrasia e re dell‟Aquitania. Il loro incedere elegante e fiero non lasciava dubbi sulla loro sicurezza arroganza e ambizione. Le loro corone spiegavano il resto.
Ma in tutto questo affollarsi di personaggi di cui Pierre non sapeva dare una motivazione obbiettiva e quindi realistica, mancavano due capi, quello spirituale e quello temporale.
Il primo fu annunciato ancora una volta dal Summus Capellanus, che disse: “Ogni ginocchio ed
ogni capo qui presente si pieghi ed onori con il giusto rispetto sua Santità il Papa di tutti i credenti, Leone III Sommo Pontefice del Romano impero, capo di tutte le comunità ecclesiali Vicario del nostro Signore Santissimo Gesù il Cristo, riconosciuto come nostro unico e vero Salvatore.
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Dal fondo della cattedrale si sentì salire un canto di voci maschili. Si videro due file di Diaconi avanzare lentamente seguiti da Sacerdoti, poi da Vescovi e quindi maestosi e con sontuose vesti
un collegio di Cardinali in mezzo ai quali da solo apparve una figura minuta che si muoveva lenta, ma sicura. Era Leone III, Sommo Pontefice, capo della cristianità. Nel suo procedere egli portava con sè il bastone pastorale, era d‟oro tempestato di pietre preziose con alla sommità la croce, il simbolo del sacrificio di Cristo.
Con la mano destra egli benediceva i presenti che in segno di riverenza chinavano il loro capo e
s‟inchinavano al suo passare.
Il Sommo Pontefice indossava la tiara, un copricapo formato da tre corone in un corpo unito rappresentanti il cielo, la terra e gli inferi.
Leone III non aveva avuto un Papato facile, anzi, nello stesso anno della sua elezione venne assalito, ferito e quasi mutilato della sua stessa lingua.
Rifiugiatosi presso i Re dei Franchi aveva dovuto difendersi dalle accuse della Curia Romana. Solo con la presenza del Re dei Franchi e di un suo giuramento d‟innocenza egli potè ripristinare il suo papato.
Ora era lui Leone III a dimostrare la sua stima e riconoscenza, era lui che stava per incoronare
Carlo Magno Imperatore.
Quando Leone III arrivò al centro dell‟altare le trombe squillarono, le bandiere vennero alzate i tamburi iniziarono a rullare un passo lento e cadenzato.
in fondo alla cattedrale apparve in tutta la sua maestosità un uomo molto più alto della media con i capelli biondo scuro ed una folta barba dai riflessi rossi.
L‟uomo avanzò sicuro nel mezzo della chiesa seguito da una schiera di cavalieri. Ognuno di loro
portava la spada e i colori della sua casata.
Pierre che era stato tutto questo tempo a guardare si allungò sulle punte dei piedi per poter
meglio vedere la faccia di questo uomo così importante per tutta l‟umanità.
Quasi gli si gelò il sangue nelle vene quando si accorse che casualmente i loro sguardi si erano incrociati. Fu una frazione di secondo, ma Carlo Magno stava proprio guardandolo diritto negli occhi. Immediatamente si fece più piccolo per sparire dal campo visivo del Re e sperò in cuor suo che egli non l‟avesse notato. Per lui furono momenti di paura ed angoscia; essi si rivelarono infondati poichè ogni cosa continuò secondo un cerimoniale antico.
Carlo Magno aveva degli abiti sobri ma di buona fattura, indossava una specie di pantaloni in maglia di ferro, il busto era coperto da una casacca, sulle spalle aveva un mantello di lana di colore porpora, camminava appoggiandosi con la mano destra all‟elsa della spada mentre con la sinistra salutava con dignità il popolo, i nobili ed i prelati.
Arrivato che fu davanti all’altare, egli s‟inginocchiò davanti a Leone III e i suoi cavalieri si disposero ai lati, i figli e le principesse si alzarano, il popolo e i prelati s‟inginocchiarono in segno di riverenza. Leone III, Sommo Pontefice, chiese ad alta voce: -“E‟ quest‟uomo a me dinnanzi riconosciuto quale Re dell‟Alsazia, Re dell’Alamannia, Re della Borgogna, Re dell‟Aquitania, Re della Settmania, Re della Provenza, Re dell‟Assia, Re della Austrasia, Re della Franconia, Re della Frisia, Re della Turingia, Re della Nutrasia…” in quel momento così intenso, così importante e così ripetitivo, Pierre si sentì una stanchezza incredibile venirgli adosso così, come se fosse stata una nebbia improvvisa davanti a sè, e l‟ultima cosa che ricordava era che Carlo Magno, pur essendo in ginocchio davanti a Leone III, il Sommo Pontefice, girò la testa per incrociare un‟altra volta il suo sguardo fermo e indagatore in quello timoroso di Pierre.
Un sacerdote lo toccò alla spalla e disse:-“ Su, giovanotto non è l‟ora di dormire e qui non è pure il posto per farlo”.
Pierre aprì gli occhi nuovamente, si guardò attorno cercando di capire che cosa stava accadendo
e vide che la cattedrale era vuota e che la porta principale era aperta.
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Un pò imbarazzato, ed un pò indolenzito, si alzò e chiese: -“Scusi che ora è?”
-“Sono le sei!” disse il prete
-“Le sei?” richiese Pierre
-“Si sono le sei del mattino” confermò il prete.
– “Mi scusi, ma devo andare”.
Il sacerdote lo guardò scuotendo la testa e disse: -“Povera gioventù sono messi male eh. . .mah?!. Ave o Maria piena di grazia sia benedetto il tuo nome…benedetto sia il tuo frutto…benedetti siano…questi poveretti. E’ incredibile come sono ridotti e questo poi non avrà avuto neppure trenta anni…ma comunque… Ave Maria piena di grazia… sia benedetto il tuo nome e benedetto sia… ma che cavolo ci faceva questo qui dentro, e poi com‟è che non l‟ho visto prima di chiudere? Santa Maria madre di Dio abbi pietà di noi proprio, non ci resta che questa speranza, abbi pietà di noi che noi ci pensiamo già a complicarci la vita.
Pierre, uscì frettolosamente dalla cattedrale. L‟aria era fredda e lo colpì così come se fosse stata
un‟onda anomala.
Il cielo era buio e la piazza era ancora illuminata dalle pallide luci al neon.
Di fronte a lui imponente piu‟ che mai c‟era la Prefettura che ora sembrava più lugubre in quella
penombra.
Si guardò attorno e vide la statua di Carlo Magno al suo solito posto, là, alla sinistra verso la
Senna.
Era grande, maestosa e bella; poggiava su di un grande piedistallo di pietra bianca.
L‟imperatore stava a cavallo tenendo nella mano destra un bastone che sembrava uno scettro
pastorale, mentre davanti a lui due guerrieri sembravano aprirgli le porte dell‟impero.
Pierre sentì un brivido raggelargli la schiena, guardò oltre il flume e vide che il caffè ristorante vicino alla libreria inglese “Shakespeare e Company”, stava aprendo. Senza esitare oltre, si decise ad andare a bere un buon caffè caldo in Rue de la Bugherie.
Mentre era lì che sorseggiava con piacere il suo caffè,cercò di ricordare che cosa era veramente accaduto. Quello che non riusciva a capire non era la strana storia che aveva visto,
poichè era convinto di averla vista, quanto il fatto che s‟era addormentato nel bel mezzo della storia. Guardò nella direzione della statua che ora era al di là del fiume e pensò: -”Io e te, caro Carlo, abbiamo un conto aperto” e sorridendo si girò verso il cameriere il quale gli disse: -“Sarà una giornata lunga, ma stasera sarà bello essere con la propria famiglia. Ha in mente qualche cosa di speciale?”
–“Perchè lei no?” rispose Pierre.
-“ Mi scusi ma non la capisco…? Lei non festeggerà la vigilia del Natale? Non va alla Santa
Messa?” ribattè il cameriere.
-“Io? oh si, si certo….certo. ? Hem…, forse è meglio che vada, buona giornata a lei e ancora
Buon Natale. Grazie” disse Pierre
–“Altrettanto a lei!” rispose gentilemte il cameriere.
Per fortuna qualcuno era già arrivato alla Prefettura e così il portone centrale era aperto. Lui aveva le chiavi del suo ufficio. Salì come al solito, entrò, e la prima cosa che fece fu quella di andare alla finestra. La statua era lì. Non c‟era nulla di anormale, nulla che potesse confermare la sua strana esperienza.
Quando Bob entrò nell‟ufficio trovò Pierre che con il capo appoggiato alle braccia, stava
dormendo sulla scrivania.
-“Hei bello mio …abbiamo fatto le ore piccole?” gli chiese.
Pierre alzò la testa e disse:-“Mi scusi, ma il caldo ed il silenzio hanno collaborato a farmi sonnecchiare”.
-“Sonnecchiare?” chiese Bob “a me sembravi partito proprio”.
In quel momento entrarano Elisabeth e Alain. Alain stava raccontando quello che avrebbe fatto la sera stessa e come voleva sorprendere con i regali i suoi bambini.
Elisabeth sorrise e disse: – “Buon giorno vecchie ciabatte, come state?”
Bob che era permaloso reagì rispondendo: -“A chi vecchia ciabatta?” –“A te mia Cenerentola…”
rispose Elizabeth.
Visto che non riusciva a spuntarla con lei, Bob disse: -“Voglio i rapporti sul mio tavolo al più presto”.
-“Signor sì” disse Dominique entrando. Dietro di lui, c‟era Jean Paul:
-“Buon giorno! Ho portato due dolci per festeggiare il Natale”.
-“Bravissimo” disse Elisabeth togliendogli il pacco dalle mani, e Pierre correndogli dietro
vociando: -“Non far così, lasciagli almeno la carta, alla fine non vogliamo mica mangiarla”. Alain disse: “Hei, Bob ti va‟ se facciamo il caffè?”
-“Va bene, ma poi voglio i rapporti”.
Tutti assieme si misero a cantare: “Perche‟ e‟ un bravo ragazzo, perchè è un bravo ragazzo…perche‟ è un bravo ragazzo…i rapporti li brucera‟ zum! – “Li brucero‟ un corno!” rispose Bob.
-“Mr. Cenerentola non è felice”, disse Elisabeth. “Non chiamarlo cosi‟, oppure avremo una pessima vigilia” . Bob chiamò Pierre e gli chiese: -“hai preparato le carte per il percorso del presidente?” –“ Non ancora”, “le preparo adesso” rispose.
Ma Bob sapeva che non c‟era alcuna premura in ciò, egli era incuriosito dal fatto che ieri Pierre se ne era andato via cosi‟ di fretta e poi era entrato a Notre Dame e così continuò: -“E‟ che ti vedo stanco e un pò assente”.
-“…Beh, si, sono stanco ed anche assente” rispose Pierre,”ma dopo il caffè sarò come nuovo”. -“ Ma come mai?” insistette Bob la cui curiosità si stava facendo sempre piu‟ invadente.
Pierre stava quasi per dirglielo quando Elisabeth disse:-“Che c‟è capo? indaghiamo nella vita privata di un onesto poliziotto?”
-“No…, che c’entra… ma sei tremenda Elisabeth, vedi il male anche dove non c‟è” ribatte‟ Bob.
-“ Ebbene si, confesso!”, disse lei, “Abbiano passato una notte d‟amore…” e ridendo prese al volo dalle mani di Jean Paul il caffè, e lo passò al capo dicendogli: -“Eccoti qua maschiaccio, cosa farei senza di te?” e giratasi verso Pierre aggiunse “Starei meglio” ed ancora diretta a Bob, “Non è che vorresti un dolce vero?”
-“Si perchè no?” ribadi‟ Bob.
In qualche modo la mattinata passò tranquilla fra le solite chiamate e le solite “scartoffie”, così chiamate le montagne di documenti che venivano e andavano attraverso il loro ufficio. Ogni qualvolta che Pierre passava davanti alla finestra sembrava esitare e controllava qualche cosa. Bob lo seguiva con lo sguardo. Non aveva ceduto dalla sua posizione di voler saper qual‟era la statua scomparsa. Si ricordava benissimo l‟esclamazione di Pierre e come se ne era andato, e poi oggi eccolo lì ancora a guardare e riguardare da quella finestra.
“Se dico che devo andarmene prima di loro, potrò controllare Pierre quando uscirà dall‟ufficio…”
con questo pensiero Bob divenne più allegro e se ne andò nell‟altra stanza.
Erano le sedici e trenta e le ombre della sera stavano invadendo la città di Parigi.
Bob disse:-“Credo che dovrò lasciarvi un pò prima, poichè devo andare a fare delle commissioni
che non possono essere rimandate”. Tutti assieme dissero ancora un volta: “Grazie capo”.
-“No, non avete capito, sono io che vado via prima, non voi; voi restate sino alle diciasette o alle
cinque, se preferite”.
Vi fu silenzio e poi un boooohh generale. –“Troppo gentile grazie”.
-“Al lavoro”!! E dicendo ciò Bob era di fronte alla finestra e casualmente l‟occhio finì per notare l‟assenza della mastodontica statua di Carlo Magno. Rimase senza parole, si portò la mano alla bocca e andò a prendere il suo capotto, salutò di corsa e sparì nel corridoio. Tutti si guardarono meravigliati , ma un sorriso colettivo spuntò sulle loro labbra e Alain disse: -“ Vedrete, sarà un Buon Natale”.
Pierre aveva comperato i regali per le due sorelle, per i cognati, per i nipoti, per il papà, la mamma e per il fratello. Aveva tutto pronto a casa sua, non doveva far altro che consegnarli. Ah!, dimenticavo, aveva comperato anche i regali per il suo amico italiano, un tipo con la barba, un vero artista, e come tutti gli artisti, un po‟ imprevedibile. Se ne usciva ogni tanto con qualche novità, e perciò egli non era ben accolto dalla madre di Pierre. Ma Pierre aveva un‟altra idea e un‟altra opinione di lui. Passando un‟ultima volta vicino alla scrivania di Elisabeth fu quasi obbligato a fermarsi davanti alla finestra che dava sulla piazza e il cuore gli salì alla gola quando anche lui si accorse che la statua di Carlo Magno era sparita di nuovo! Ebbe appena il tempo di dire buon Natale e prendendo di corsa il suo giacchettone se ne uscì dall‟ufficio come un matto. Arrivato al portone principale si fermò per indossare l‟indumento e si diresse verso la Cattedrale. Ma non era l‟unico ad andare in quella direzione.
Erano le sedici e cinquantatrè e la sera non v‟è dubbio, avrebbe riservato delle sorprese.
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Pierre attraversò di corsa la piazza e dietro di lui, come un segugio, il suo capo, con un giornale davanti al viso per non farsi riconoscere. E ci mancò poco che non finisse sotto un taxi. Incurante delle proteste e degli insulti del tassista, proseguì la sua missione nel “seguire” il suo scopo. Intanto Pierre era arrivato davanti alla porta destra della Cattedrale dove abitualmente si entra. con sua sorpresa la trovo chiusa. Chiusa!? Alla vigilia di Natale? e‟ incredibile…
Lo sfogo fu udito da un signore il quale disse: -“Non è mica una novità che in queste ore del pomeriggio sia chiuso, poichè genericamente la gente è impegnata e non ci viene. Qui è aperta alla sera per le funzioni.
Per un secondo Pierre rimase silenzioso e poi disse: -“Da che parte abita il custode?”.
-“Ma sempre là, alla casa dell‟Esorcista” rispose il passante.
-“Esorcista?” lo appostrofò Pierre.
-“E‟ dal Medio Evo che e‟ li‟”, ripetè l‟uomo. –“Ma lei dove vive?”
-“Mi scusi ma devo andare” taglio corto Pierre.
Intanto Bob che era rimasto a pochi passi da lui si era diretto alla casa dell‟Esorcista, e trovato il
cancelletto aperto entrò nel giardino.
La casa dell‟Esorcista è confinante alle mura della cattedrale, verso lato sud. Da quella parte, prima delle sale del tesoro, c‟è una porta che abitualmente non viene usata ed è anche l‟ultima ad essere chiusa ed è proprio quella che ha permesso prima a Bob e poi a Pierre di entrare nella cattedrale. Naturalmente entrambi si nascosero l‟uno non sapendo che cosa sarebbe accaduto all‟altro. Quest‟ultimo sperando di rivedere ciò che aveva visto la prima notte.
Il custode passò accanto ad entrambi, che fermi e ben celati, riuscirono così nel loro intento di rimanere chiusi nella chiesa.
Bob si era portato al lato nord, dietro il colonnato per poter tenere sotto controllo Pierre, che era rimasto accanto alla statua della Pulzella d‟Orleans. Non tanto per una scelta strategica, ma perchè ben sapeva che nel buio non sarebbe stato capace di orientarsi.
Il custode se ne usci e nella cattedrale risuonò il colpo dell‟ultima porta.
Pierre si sedette, poichè era convinto che avrebbe dovuto attendere. E così si calò lentamente appoggiandosi al muro. Bob che era privo di un‟esperienza, dell‟ambiente e della situazione, rimase per qualque minuto immobile e poi cercò di sedersi, ma inciampò in una delle tante sedie. Il rumore che ne seguì, fece un effetto dirompente nel cuore di Pierre che si spaventò al punto di chiedere a viva voce chi fosse là.
Bob spaventato a sua volta, si lasciò sfuggire un‟imprecazione! –“Bob sei tu?”. chiese Pierre
-“ Certo che sono io” rispose Bob.
-“Che fai qui?”
-“Ti ho seguito”.
-“Perchè?”.
-“ Perchè ho capito che cosa stai cercando”.
-“E con ciò?”
-“Non è solo un affare privato”.
-“Ah no?”
-“No!‟
Un rumore estraneo attirò l‟attenzione di entrambi.
Il rumore si ripetè, era come un rullare cadenzato di tamburi in lontananza.
-“Vengono!”, disse Pierre.
-“Chi?” chiese Bob, un po‟ spaventato.
-“Vengono!” ripetè Pierre, ed il rullio si fece più presente. Era là in mezzo a loro.
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Un lampo improvviso illuminò l‟interno della cattedrale, le figure di coloro che Pierre stava aspettando erano già lì presenti, come ospiti silenziosi, fantasmi d‟altri tempi, ancora lì, come sudditi riverenti.
-“Bob vieni qui”, disse Pierre.
-“Non posso!”, rispose Bob, la cui voce fu letteralmente inghiottita dall‟intonare del „Te Deum‟. La cattedrale si illuminò lentamente, ma progressivamente, di una luce intensa ed irreale. Tutto apparve come se nulla fosse accaduto dal momento in cui Pierre si era addormentato…
Il coro delle voci maschili si fermò solo al momento in cui sua Santità, Leone lll Pontefice Massimo, si alzò e venne davanti a Carlo Magno. Il Pontefice lo guardò negli occhi azzurri ed accennò ad un sorriso, poi alzando la mano destra, per attirare l‟attenzione di tutti disse: -“Noi, in qualità di Sommo Pontefice, di Vicario di Gesù Cristo ed in nome di Dio Nostro Padre, per volontà Sua e per autorità divina, proclamiamo quanto segue: “Da oggi voi, Carlo Magno, Re dei Franchi e Re dei Longobardi, sarete chiamato quale difensore del Romano Impero e Imperatore dei Romani”.
-“Ed ora, Signori del Collegio dei Cardinali e voi Decano, accostatevi a me e porgetemi la corona affinchè io possa imporla sul suo capo”.
Prendendo la corona dale mani del Decano dei Cardinali, sua Santità Leone lll l‟alzò verso il
cielo e ripetè la formula dell‟incoronazione: -“Noi, con l‟autorità concessaci dal Sommo Sacerdozio, in nome di Dio e per conto dei popoli qui rappresentati, incoroniamo voi, Carlo Magno, Imperatore dei Romani.”
Dalla folla si inalzarono acclamazioni di giubilio quali: “A Carlo Magno l‟augusto, incoronato da Dio, grande e pacifico imperatore dei Romani, lunga vita e vittoria”, “gloria!”, “evviva Carlo!”. L‟imperatre alzò il capo, sorrise al Sommo Pontefice e quindi si alzò dalla posizione genuflessa, guardò i suoi figli e poi guardò i nobili, i cavalieri, i conti, i vassalli e poi guardò ancora fra la folla e fu a questo punto che per la terza volta gli occhi azzurri dell‟imperatore incontrarono lo sguardo di Pierre, che timidamente abbozzò un sorriso e chinò il capo in segno di riverenza. L‟imperatore guardò uno per uno tutti i presenti e quando Bob vide che egli stava girando lo sguardo nella sua direzione, si chinò in fretta per non incrociare il suo sguardo. L‟imperatore stette ritto al centro dell‟altare e tutti, compresi Bob e Pierre, s‟inginocchiarono in segno di rispetto.
Le trombe squillarono e i tamburi rullarono, le bandiere e i vessilli delle casate vennero sollevati e poi, ad un unico comando presentate all‟imperatore che da quel momento era a tutti gli effetti l‟imperatore dei Romani e dei Longobardi.
Con un gesto ampio invitò i presenti ad una posizione più confortevole, quindi iniziò a parlare:
-“ E‟ questo un momento speciale per Noi che siamo stati chiamati a guidare uno dei regni più estesi della terra. Questo è un periodo unico per tutti Noi, perchè in questo giorno particolare Noi festeggeremo l‟inizio di una nuova era, di un nuovo secolo, e di una nuova storia. L‟anno ottocento sarà ricordato nella Storia del mondo proprio per questa giornata e per questo grande momento. Sarà ricordato per il Nostro impegno e per la Nostra incoronazione ad Imperatore. Ma Noi non vogliamo essere ricordati per la Nostra ambizione o per la Nostra intolleranza. Il motivo per cui Noi vogliamo essere ricordati è per ciò che Noi c‟impegneremo a costruire, a insegnare ed a condividere. Questo sarà il Nostro impegno. Noi combatteremo e lo faremo con ogni arma a Nostra disposizione. La Nostra meta non sarà la soppressione del Nostro nemico, bensì sarà l‟impegno nell‟aiutarlo a divenire uno di Noi, con la volontà e il desiderio di convertirlo alla Nostra fede, alla Nostra civiltà ed alla Nostra cultura. Da questo giorno in poi, si dovrà sapere in tutto il regno che Noi, l‟imperatore Carlo Magno, dedicheremo tutto il Nostro tempo a combattere le ingiustizie e l‟infedeltà alla Chiesa di Roma. Noi favoriremo la ricerca, lo studio e le applicazioni; Noi apriremo nuovi luoghi di culto, abbazie, conventi e scuole. Noi favoriremo quegli stati e quei regni che si dimostreranno aperti al Nostro intento. Noi combatteremmo quei popoli che insisteranno nel loro paganesimo. Aiuteremmo il clero e il clero sarà il Nostro miglior alleato. Noi proteggeremo sua Santità, il Sommo Pontefice, da qualsiasi complotto, sia esso stesso in Roma, nella sua curia o in qualunque altro luogo dell‟Impero. Noi saremo i primi a dare l‟esempio di stima e fiducia, ma saremo altresì fermi e decisi nel combattere i Nostri nemici sino al compimento delle Nostre mete.
In questo giorno di Natale…, ora Noi festeggeremo ed onoreremo la nascita del figlio di Dio, Gesù detto il Cristo e nel farlo, Noi vogliamo ricordarci che la sua nascita Ci ha portato dei grandi doni e grandi miracoli. Ma la cosa che Ci colpisce di più in qualità d‟Imperatore è che in tutta la sua esperienza umana Egli ha agito con umiltà, fede e obbedienza in rispetto a quei principi d‟amore dell‟eterno unico Nostro Dio.
Ma perchè il figlio di Dio, così potente ha scelto di nascere come un bambino indifeso e povero?
Ciò è avvenuto affinchè Noi stessi potessimo pensare, meditare e quindi imparare dal suo stesso
esempio. Cristo è la vita. E‟ il dono di Suo padre, a tutti Noi. E‟ l‟esempio d‟amore che si genera
nell‟attimo stesso della Sua nascita. Egli è un bambino, fragile e indifeso, uguale ai Nostri figli, sia esso nato da Principe, da Conte o da un umile Vassallo, egli è il figlio di Dio! E‟ il simbolo della vita, ed è la vita stessa, che Noi dovremo amare e rispettare. Con il suo sacrificio Egli Ci ha donato un‟altra vita, quella eterna.
Ora, in questo momento di festa, di ringraziamento, di fede verso l‟Eterno, Noi l‟ Imperatore, in segno di umilta‟ e riconoscenza verso il Figlio di Dio, Noi l‟imperatore prendiamo la corona dal Nostro capo, e la presentiamo a Lui, quale simbolo di questo Impero. La presentiamo ai Nostri sudditi in adempienza degli insegnamenti di Gesù il Cristo e lo riconosciamo quale figlio di Dio Nostro unico Salvatore.
A quel punto la folla gridò: “Viva Carlo Magno Imperatore!”.
Bob guardò nella direzione di Pierre nella speranza di poter vedere che cosa egli stesse facendo e allo stesso tempo per avere una conferma o un segno che tutto ciò che lui stava vedendo in quel momento non fosse stato il frutto di un‟allucinazione o di una sua fantasia. Ma le gesta d‟esultazione da parte dei sudditi dell‟Imperatore gl‟impedirono di vedere che cosa stava succedendo dall‟altra parte della navata. L‟Imperatore con la corona fra le mani si diresse vicino al crocefisso e s‟inchinò per tre volte. In quel momento le trombe squillarono i tamburi ritornarono a rullare le bandiere ed i vessilli furono alzati e sua Santità, Leone lll disse:
-“Abbiano inizio le funzioni del Santo Natale”.
Si sentì una campana, prima quasi in sordina, poi l‟aggiungersi di altre che festose annuciavano la festività.
Un nuovo rumore dal fondo pervenne all‟orecchio attento di Pierre, che voltandosi verso l‟entrata principale notò che si stava aprendo la porta sinistra prima e quella di destra poi ed infine quella centrale e mentre ciò stava accadendo si vedevano andare via con ordine ed in silenzio i strani convitati.
Così come l‟aria entrava fresca nella cattedrale, così via via sparivano dalla visione i soldati, i Nobili, i Principi, gli Abati, i Vassalli, le donne e gli uomini della corte. Pierre si girò verso Bob che era finalmente visibile e nuovamente solo. Poi si girò velocemente verso l‟altare maggiore dove erano rimasti seduti per lungo tempo i Cardinali e sua Santità, il Pontefice Massimo, e fu giusto in tempo per veder svanire come in un sogno le loro figure. L‟unico ad essere ancor ben visibile era Carlo Magno, che in quel momento rimetteva sul suo capo la corona imperiale.
Un secondo, ed anche la sua figura scomparve, Bob e Pierre si ritrovarono soli ed al buio nella cattedrale. Fu solo un breve istante poichè un colpo secco d‟interruttore bastò a riportare la luce elettrica e la voce del custode che invitava i fedeli ad entrare.
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L‟organo iniziò a suonare.
Dopo qualche minuto Bob si spostò velocemente in direzione di Pierre e senza aspettare un secondo di più disse:
-“Dimmi che non sono un visionario e che ciò che ho visto non era una fantasia o un‟allucinazione”.
Pierre penso‟ bene che era venuto il momento di far pagare quella curiosità al suo capo e quindi
giocò le carte a sua disposizone e così rispose:
-“Scusa, di che cosa stai parlando?”…..
-“ Sto parlando di Carlo Magno!”, ribattè Bob.
-“Di chi?”… chiese Pierre.
-“ Di Carlo Magno!”, confermò Bob.
-“ Sei sicuro?”, chiese Pierre.
-“Sì, che lo sono, così come sono sicuro della sua incoronazione!” disse Bob.
-“La sua incoronazione?” chiese Pierre, facendo finta di meravigliarsi.
Bob guardò la faccia stupita di Pierre, il quale evidentemente stava divertendosi a far la scena di chi non ne sapeva nulla.
-“Ma dai non dirmi adesso che tu non ne sai nulla?” continuo Bob.
-“Ma di che cosa?”…. continuò Pierre.
-“Insomma non hai visto nulla?” chiese Bob.
-“Ma visto, che cosa, Bob?” chiese Pierre.
Bob divenne rosso in viso si arrabbiò e alzò la voce dicendo: -“Ma porca vacca!”
Shhht! lo zittì qualcuno dietro a loro.
-“Su, su Bob”…, disse Pierre, “guarda che stanno entrando dei fedeli e forse sarà meglio per noi uscire, se vogliamo poi avere il tempo sufficiente per poter ritornare qui per la gran Messa di mezzanotte”. e sorridendo invitò Bob a seguirlo.
Bob lo seguì, ma aspettava il momento di poter ritornare alla carica sull‟argomento che più gli stava a cuore. E come furono usciti, entrambi guardarono in direzione della statua di Carlo Magno, ma non c‟era. Non c‟era?! Si guardarono entrambi, quasi un pò sbigottiti e Bob disse:
-“Beh, allora non sono solo io il visionario. E Pierre con la tipica espressione di quello che non riusciva a capire che cosa stesse succedendo rispose:-“E‟ vero, non sei l‟unico visionario, ma è evidente che ci deve essere una spiegazione a tutto ciò‟‟. “E‟ chiaro che non l‟abbiamo capito”, fece coro Bob.
A Pierre venne un‟idea e così, senza perdere tempo chiese ad una passante:-“Scusi,lei sa dirmi dov‟è la statua di Carlo Magno?”
-“ Certo”, rispose la donna, “Proprio lì davanti a lei”.
-“Ma ne è sicura?” chiese Pierre.
-“ Non sono mica una stupida”, e se ne andò brontolando.
Bob capì lo scopo della richiesta e la rivolse lui stesso ad un poliziotto in divisa, dicendogli: –
“Scusi, riesce lei a vedere su di quel piedistallo una statua equestre di Carlo Magno?”
-“Certo signore, la vedo benisstmo, e le dirò di più, non mi risulta che si sia mai mossa da qui almeno non da quando io sono in servizio. Ma ce‟ un motivo speciale per cui lei vorebbe avere queste informazioni?”
-“No, no”, disse Bob, sentendosi inquisito. E così parlando con Pierre chiese: -“ma tu la vedi?”.
-“In verità no”, confesso Pierre.
-“Mi pare che forse è il contrario “, rispose Bob. “Forse siamo noi gli unici a vedere la realtà”.
-“Non lo so Bob”, disse Pierre.
-“A questo punto ho troppe domande senza risposta che mi frullano per la mente”.
In quel momento, all‟interno della cattedrale stava iniziando la prima funzione preparatoria per la commemorazione della Natività e come forse ricorderete, le porte della cattedrale erano state aperte.
Pierre e Bob sembravano incapaci di giungere ad una soluzione o spiegazione dei fatti, perciò si preparavano a salutarsi e ritornare alle proprie case più confusi che mai, quando furono atratti da una luce intensa che proveniva dall‟ interno della chiesa.-“La vedi anche tu?” chiese Pierre.
-“Si!….. e ora che cos‟è?”, disse Bob.
-”Mah! a me sembra che sia una luce”, asserì Pierre.
-“Certo che sei spiritoso! lo so bene che è una luce! la vedo anch‟io. Ma da dove ha origine?”
chiese Bob.
-“ Credo che provenga dalla corona”. decreto‟ Pierre.
-“ Dalla corona?” s‟ incuriosì Bob.
-“ Si, e se guardi bene, proviene proprio dalla corona imperiale” affermò Pierre.
-“ Ma dai, non è possibile che una corona emani una luce così intensa”. disse Bob.
-“Ed invece caro Bob è proprio da quella che sta provenendo. Ed è la corona di Carlo Magno!
vuoi venire a controllare?”
-“No, no… ti credo,.. asserì Bob, “ho già avuto anche troppe emozioni per oggi. E poi come sai,
ho moglie e figli che mi stano aspettando a casa”.
-“ma dai…, solo un minuto e poi ce ne andiamo a casa”, cercò di convincerlo Pierre.
-“No, per me basta! Basta così” e dicendo queste parole Bob si allontanò frettolosamente.
Pierre lo richiamò, ma fu come se avesse parlato al vento. Bob se ne era proprio andato via, si era dileguato. “Chissà perchè si era comportato così”, pensò Pierre. “Forse qualcosa doveva averlo spaventato o forse, in vero, era preoccupato per la sua famiglia. Mah, chi lo sa?”.
Ritornò a guardare nella direzione della cattedrale e della luce e notò che la chiesa si stava affollando.
Notre Dame è stata da sempre un centro internazionale, un luogo di culto, dove la gente da ogni parte del mondo ama riunirsi. Anche il suo amico italiano, l‟artista, amava venire qui a pregare assieme ai fedeli. Egli diceva che pur non avendo una gran fede, venire a Notre Dame gli dava la sensazione di essere al centro di un polo universale. Uno di quei pochi punti nel mondo, dove la voce dello spirito dell‟uomo diventava un alito comune con lo spirito di Dio.
Pierre si avvicinò all‟entrata e vide che la luce intensa stava illuminando una piccola statua del Gesù bambino in braccio a Maria. Era la stessa statua che veniva chiamata Notre Dame, e quindi dava il nome alla stessa chiesa.
Pensò ancora a Bob e cercò di capire il perchè di quel suo repentino cambiamento di umore e
d‟interesse, ma non riusciva a concentrarsi di più.
Attorno alla statua di Notre Dame ed in modo particolare rivolti verso il bambino Gesù, c‟erano diversi bambini. In quel momento una voce forte e profonda eccheggiò per tutte le navate e disse: -“Egli è come un bambino, fragile ed indifeso, uno dei Nostri figli, sia esso nato da Principi, Conti o Vassalli. Egli è il simbolo ed il dono della vita. Egli è la vita è il Nostro Salvatore.
Pierre riconobbe sia la voce che le parole di Carlo Magno e guardò con più rispetto e amore quei bambini attorno alla statua della Signora di Notre Dame.
Stava per rientrare nella cattedrale dalla porta centrale quando vide per la prima volta, bello e disteso un grande striscione, sul quale v‟erano scritte le seguenti parole: LA CURIOSITA‟ VI PUO‟UCCIDERE LA FEDE VI PUO‟SALVARE VENITE A CONOSCERE LA VERITA‟. Pierre sorrise, aveva finalmente capito che cosa aveva spinto Bob dal desistere dal entrare una seconda volta nella cattedrale. Guardo‟ ancora verso l‟altare maggiore e non vide più la sorgente di luce provenire dalla corona, non vide più la corona stessa.
Ora la chiesa era ben illuminata, in ogni navata c‟era accesa la sua luce e la statua di Notre Dame sembrava essere oggetto di venerazione. Il bambino nelle sue braccia era contornato da una schiera di bambini, che a loro volta erano accompagnati dai genitori. Pierre si girò verso la piazza, la guardò lentamente, quasi ispezionando ogni angolo e quando arrivò al piedistallo della statua di Carlo Magno esitò qualche istante. Poi lentamente cominciò a salire con lo sguardo, sù, sù piano, piano ed intravide gli zoccoli del cavallo e i piedi dei due guerrieri, i loro busti, le teste,
il corpo del cavallo ed ecco lui,bl‟imperatore Carlo Magno.Tutto era al suo posto come prima, solo che ora l‟imperatore sembrava più lieto, più sereno.
Pierre lo guardo‟ diritto negli occhi e per un‟istante ricordò quell‟ azzurro intenso che aveva incrociato per ben tre volte nella cattedrale. Egli sorrise, fra sè e sè, e decise che era venuto il tempo anche per lui di ritornare a casa. Avrebbe potuto così festeggiare il santo Natale con i suoi. Pensò per qualche secondo a tutta quella strana storia e quell‟esperienza così avventurosa e in cuor suo fu contento di aver avuto l‟opportunità di vedere quello strano mondo così lontano, ma allo stesso tempo così vicino. Pensò a Bob e rise per la sua fuga. Poi guardò ancora una volta quella statua maestosa e, sempre fra se e se, disse: -“Beh! anche questa è fatta…. Buon Natale Imperatore!‟
Fù uno strano rumore quello, ma la statua girò la testa e disse: -“Buon Natale anche a te, vecchio mio.”
Incredulo Pierre si mise a ridere, mentre le campane di tutta la ctttà di Parigi iniziarono a
chiamare a raccolta i fedeli.
Era una splendida notte, una notte fredda, ma era Natale.