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” L’ATTESA DEL MESSIA NELLA BIBBIA ” – DOTT.RE MARCO CALZOLI

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Redazione-  Il salmo 72 parla del re Salomone, il quale viene reso un simbolo del Messia — Egli governerà — Il suo nome durerà in eterno — Tutte le nazioni lo chiameranno beato — Tutta la terra sarà ripiena della gloria del Signore. Così canta questo salmo:

“1 O Dio, da’ i tuoi giudizi al re, e la tua rettitudine al figlio del re;

2 ed egli giudicherà il tuo popolo con rettitudine, e i tuoi miseri con equità.

3 I monti produrranno pace al popolo, e i colli pure, mediante la rettitudine.

4 Egli farà giustizia ai miseri del popolo, salverà i figli del bisognoso, e fiaccherà l’oppressore.

5 Ti temeranno finché durerà il sole, finché durerà la luna, in ogni età!

6 Egli scenderà come pioggia sul prato falciato, come un acquazzone che adacqua la terra.

7 Ai suoi giorni il retto fiorirà, e vi sarà abbondanza di pace finché non vi sarà più luna.

8 Egli governerà da un mare all’altro, e dal fiume fino alle estremità della terra.

9 Davanti a lui si inchineranno gli abitanti del deserto e i suoi nemici leccheranno la polvere.

10 I re di Tarsis e le isole gli pagheranno il tributo, i re di Sceba e di Seba gli offriranno doni;

11 e tutti i re gli si prostreranno dinanzi, tutte le nazioni lo serviranno.

12 Poiché egli libererà il bisognoso che grida, e il misero che non ha chi lo aiuti.

13 Egli avrà compassione dell’infelice e del bisognoso, e salverà l’anima dei poveri.

14 Egli redimerà la loro anima dall’oppressione e dalla violenza, e il loro sangue sarà prezioso ai suoi occhi.

15 Egli vivrà; e a lui sarà dato dell’oro di Sceba, e la gente pregherà per lui tutto il giorno, lo benedirà continuamente.

16 Vi sarà abbondanza di grano nel paese, sulla sommità dei monti. Ondeggeranno le spighe come fanno gli alberi del Libano, e gli abitanti delle città fioriranno come l’erba della terra.

17 Il suo nome durerà in eterno, il suo nome sarà perpetuato finché durerà il sole; e gli uomini si benediranno a vicenda in lui; tutte le nazioni lo chiameranno beato.

18 Sia benedetto l’Eterno Dio, il Dio d’Israele, l’unico che fa meraviglie!

19 Sia benedetto in eterno il suo nome glorioso, e tutta la terra sia ripiena della sua gloria! Amen! Amen!

20 Qui finiscono le preghiere di Davide, figlio di Isai”.

Si tratta di una composizione molto intensa e spirituale, uno dei gioielli della letteratura salmica, il quale sigilla il secondo libro dei cinque tomi del salterio. Si chiede a Dio che il re abbia giustizia nel suo governo. Il salmo presenta l’antica aspirazione di un re giusto, che però viene sempre frustrata dalla storia: nei Libri dei Re i sovrani di Israele e di Giuda sono personaggi che si preoccupano soprattutto del potere, confermando una costante quasi universale della storia. Ma già nella sua formulazione il salmo brilla di una luce nuova, una speranza per il futuro: esso diviene prefigurazione del Giusto per eccellenza, il Messia, che dovrà liberare Israele e condurlo alla Pace definitiva. Secondo Rashì, un commentatore ebreo del Medioevo, il salmo intero deve essere inteso unicamente per il Messia.

In Isaia capitoli 7-12 (sezione definita Libro dell’Emmanuel) avviene qualcosa di analogo. Isaia parla di un personaggio di quel tempo ma che viene trasfigurato in chiave messianica. Leggiamo Isaia 7, 10-17:

“10 Il Signore parlò ancora ad Acaz: 11 «Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto». 12 Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». 13 Allora Isaia disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? 14 Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. 15 Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene. 16 Poiché prima ancora che il bimbo impari a rigettare il male e a scegliere il bene, sarà abbandonato il paese di cui temi i due re. 17 Il Signore manderà su di te, sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni quali non vennero da quando Efraim si staccò da Giuda: manderà il re di Assiria»”.

Giuda (o regno di Gerusalemme) era in conflitto con Samaria (o regno di Israele o regno di Efraim, che era la tribù principale). Samaria decide di stabilire una alleanza politico-militare con la Siria per tentare di fronteggiare l’irrompere pressante dell’Assiria, ma il re di Giuda; Acaz, non vuole essere ammesso all’alleanza per non sfidare l’Assiria, allora i due alleati (Samaria e Siria) per coprirsi le spalle iniziano a macchinare contro Acaz prima di marciare contro l’Assiria. Isaia, un profeta ma anche aristocratico, si fa avanti al re Acaz, che si era messo sotto la protezione del regno di Assiria, il quale quindi ha avuto una ragione in più per affacciarsi su quell’orizzonte politico. Siamo nel 734 a.C. Isaia disse al re di combattere da solo resistendo ai due “tizzoni fumiganti” ma Acaz non si fida e chiede l’intervento dell’Assiria, che Dio per bocca di Isaia non gradisce.

La vergine quindi partorirà un figlio, l’Emmanuel, che sarà un segno. Cosa significa? Innanzitutto la traduzione non è corretta: Isaia usa il sostantivo ebraico almah, giovane donna, mentre vergine è in ebraico betullah. Isaia non dice nemmeno “regina” o “una donna”, ma una fanciulla. Tutto ruota attorno al nome del bambino, che significa in ebraico Dio-con-noi, Emmanuel. Isaia vuol dire che Dio manifesterà la sua volontà, cioè la sua vicinanza nella storia, mandando un altro re, che adempirà la volontà divina. Probabilmente Isaia si riferisce al figlio di Acaz, il re Ezechia, che sarà uno dei pochi sovrani giusti di Israele.

Il bambino mangerà panna e miele. In tutte le culture il cibo è un elemento con forti valenze simboliche. Forse qui Isaia ha lasciato volutamente una ambiguità: “panna e miele” può essere anche una variante di “latte e miele”, e nella la Terra Promessa scorrevano latte e miele. Quindi Isaia forse vuole intendere che questo nuovo re sarà assai glorioso. Altri intendono il riferimento a panna e miele come a una cagliata che era usata dai nomadi, quindi sarebbe un cibo povero, pertanto un riferimento al fatto che questo nuovo re dividerà la storia, creerà due sensazioni, di gioia e di paura.

Il passaggio dal re umano al Messia è ancor più evidente in Isaia 11, 1-10:

“1 Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,

un virgulto germoglierà dalle sue radici.

2 Su di lui si poserà lo spirito del Signore,

spirito di sapienza e di intelligenza,

spirito di consiglio e di fortezza,

spirito di conoscenza e di timore del Signore.

3 Si compiacerà del timore del Signore.

Non giudicherà secondo le apparenze

e non prenderà decisioni per sentito dire;

4 ma giudicherà con giustizia i miseri

e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese.

La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento;

con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio.

5 Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia,

cintura dei suoi fianchi la fedeltà.

6 Il lupo dimorerà insieme con l’agnello,

la pantera si sdraierà accanto al capretto;

il vitello e il leoncello pascoleranno insieme

e un fanciullo li guiderà.

7 La vacca e l’orsa pascoleranno insieme;

si sdraieranno insieme i loro piccoli.

Il leone si ciberà di paglia, come il bue.

8 Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide;

il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.

9 Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno

in tutto il mio santo monte,

perché la saggezza del Signore riempirà il paese

come le acque ricoprono il mare.

10 In quel giorno

la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli,

le genti la cercheranno con ansia,

la sua dimora sarà gloriosa”.

Si tratta di una pagina stupenda, non per nulla Isaia è stato definito il Dante della letteratura biblica. Il tronco di Iesse getta un germoglio, su cui passa il vento. Il tronco è l’albero genealogico di Iesse, il padre di Davide, e il Messia doveva essere di discendenza davidica. Il vento è in ebraico ruach, che indica anche lo Spirito di Dio. Pensiamo a quando Gesù parla con Nicodemo (Giovanni 3): “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”. In greco abbiamo pneuma, che nella Bibbia traduce ruach: tanto ruach quanto pneuma significano sia “vento” sia “spirito”. La pericope di Isaia vuol dire che Dio susciterà un discendente di Davide, che sarà il Messia. Egli avrà un grande potere, le sue sentenze saranno immediatamente efficaci. Avrà tutti i doni del Signore (versetto 2).

Qui compaiono sei doni dati dall’azione di Dio: sapienza, intelligenza, consiglio, fortezza, spirito di conoscenza e timore del Signore. La tradizione li porterà a 7 perché questo numero è un simbolo di perfezione. Ma se leggiamo bene il testo di Isaia è già adombrata la perfezione: infatti compare 4 volte la parola “spirito”, e il 4 è il numero della perfezione cosmica, richiama i quattro assi del mondo.

Seguono sette coppie di animali antitetici: sono il simbolo dell’inimicizia che dura nell’interno della natura stessa. Ma con l’avvento del Messia gli animali saranno in Pace. È insomma il paradiso terrestre di Genesi 2, ma non è posto nel ricordo del passato bensì nella speranza del futuro. Qui abbiamo uno stilema tipico dell’autore semitico. Dire che una cosa è all’inizio e allo stesso tempo alla fine, è un modo semitico per esaltare la volontà di Dio, Signore del tempo e della storia. L’Eden è collocato dalla Genesi all’inizio dei tempi ma Isaia lo pone alla fine con l’avvento del Messia: Isaia quindi vuole dirci che la realtà dipende da Dio, allora la Pace messianica (Shalom), nella quale si realizza il paradiso sulla terra, è un dono di Dio.

Passiamo al secondo autore del libro di Isaia, definito Secondo Isaia. È il Quarto Carme del Servo sofferente:

“52, 13

Ecco, il mio servo avrà successo,

sarà onorato, esaltato e molto innalzato.

14

Come molti si stupirono di lui

– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto

e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –

15

così si meraviglieranno di lui molte genti;

i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,

poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato

e comprenderanno ciò che mai avevano udito.

53, 1 Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?

A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?

2

E’ cresciuto come un virgulto davanti a lui

e come una radice in terra arida.

Non ha apparenza né bellezza

per attirare i nostri sguardi,

non splendore per provare in lui diletto.

3

Disprezzato e reietto dagli uomini,

uomo dei dolori che ben conosce il patire,

come uno davanti al quale ci si copre la faccia,

era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

4

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,

si è addossato i nostri dolori

e noi lo giudicavamo castigato,

percosso da Dio e umiliato.

5

Egli è stato trafitto per i nostri delitti,

schiacciato per le nostre iniquità.

Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;

per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

6

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,

ognuno di noi seguiva la sua strada;

il Signore fece ricadere su di lui

l’iniquità di noi tutti.

7

Maltrattato, si lasciò umiliare

e non aprì la sua bocca;

era come agnello condotto al macello,

come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,

e non aprì la sua bocca.

8

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;

chi si affligge per la sua sorte?

Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,

per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte.

9

Gli si diede sepoltura con gli empi,

con il ricco fu il suo tumulo,

sebbene non avesse commesso violenza

né vi fosse inganno nella sua bocca.

10

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.

Quando offrirà se stesso in espiazione,

vedrà una discendenza, vivrà a lungo,

si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.

11

Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce

e si sazierà della sua conoscenza;

il giusto mio servo giustificherà molti,

egli si addosserà la loro iniquità.

12

Perciò io gli darò in premio le moltitudini,

dei potenti egli farà bottino,

perché ha consegnato se stesso alla morte

ed è stato annoverato fra gli empi,

mentre egli portava il peccato di molti

e intercedeva per i peccatori”.

Di chi sta parlando Isaia? Il Nuovo Testamento interpreterà questo brano in riferimento a Cristo, il Messia sofferente morto in croce per la salvezza del mondo. In questo brano il Servo sofferente ha la fisionomia degli ‘anawim, i “poveri” che sono anche i giusti, il vero popolo di Dio, quello che gli è fedele. Il termine ebraico evoca quindi altresì i “poveri” che si consacrano a Dio perché non hanno alcun appoggio sul potere umano. Curiosamente la radice ebraica del termine ‘anawim significa “essere curvo”: i “poveri” sono sempre schiacciati da qualcun altro, oltre al fatto che si curvano per essere riverenti nei confronti di Dio.

Analizziamo brevemente questo famoso brano di Isaia. 52, 13-15. All’inizio parla Dio stesso. In apertura compaiono quattro verbi sinonimici per indicare la gloria (avrà successo, sarà onorato, esaltato e molto innalzato). Ma subito dopo la gloria lascia il posto alla sofferenza: il Servo è umiliato. Questa tesi era inaccettabile per l’Antico Testamento, solcato da una idea teologica di fondo per la quale il male e il dolore sono conseguenza del peccato. Tutto il libro di Giobbe è una protesta alla tesi retribuzionistica dell’Antico Testamento, per cui il dolore sarebbe la retribuzione giusta a una colpa commessa. Giobbe fa invece intravedere tutto il mistero del male, che non si comprende in base a tesi teologiche già confezionate. Invece qui in Isaia la sofferenza è un segno non di condanna ma di elezione.

53, 1-11. Abbiamo tutta l’assemblea che canta. Il coro intona un elogio funebre e il Servo viene presentato secondo questa modalità: nascita, dolore, morte e gloria futura. È un canto assai suggestivo anche letterariamente, in ebraico è tutto dominato dal suono o/u, fonemi cupi, quasi a creare una melopea di lamento orientale. Questo canto non è facile a tradursi in italiano per via dello stile solenne; sicuramente non è scritto dal Secondo Isaia, ci sono ben 46 vocaboli non presenti nella sezione del Secondo Isaia. I simboli sono suggestivi: la nascita è vista come lo spuntare di un virgulto nel deserto (il Servo quindi è un dono divino); il dolore fa coprire la faccia, come quando si vede un corpo maciullato, ma c’è di più perché nel mondo ebraico la ferita rende impuri coloro che la toccano; c’è una immagine suggestiva, quella dell’agnello senza un gregge che se ne va, mentre l’agnello di solito compare per essere sacrificato; il tema del silenzio, il Servo non apre la sua bocca, al contrario di Giobbe e di Geremia; la sua tomba è tra i ricchi nel senso che viene giudicato un “ricco”, cioè un peccatore, il Servo quindi fa la fine degli iniqui. Però i peccati che attanagliano il Servo non sono i suoi bensì quelli del popolo di Israele, che il Servo redime.

Versetto 12. L’immagine finale è quella del trionfo militare: il suo premio saranno le moltitudini che ha salvato per via del proprio sacrificio.

Marco Calzoli è nato a Todi (Pg) il 26.06.1983. Ha conseguito la laurea in Lettere, indirizzo classico, all’Università degli Studi di Perugia nel 2006. Conosce molte lingue antiche e moderne, tra le quali lingue classiche, sanscrito, ittita, lingue semitiche, egiziano antico, cinese. Cultore della psicologia e delle neuroscienze, è esperto in criminologia con formazione accreditata. Ideatore di un interessante approccio psicologico denominato Dimensione Depressiva (sperimentato per opera di un Istituto di psicologia applicata dell’Umbria nel 2011). Ha conseguito il Master in Scienze Integrative Applicate (Edizione 2020) presso Real Way of Life – Association for Integrative Sciences. Ha conseguito il Diploma Superiore biennale di Filosofia Orientale e Interculturale presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa – Istituto di Scienze dell’Uomo nel 2022. Ha dato alle stampe con varie Case Editrici 50 libri di poesie, di filosofia, di psicologia, di scienze umane, di antropologia. Ha pubblicato anche molti articoli. Da anni è collaboratore culturale di riviste cartacee, riviste digitali, importanti siti web

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