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“LA PANTERA E L’ORSO” | DOTT.SSA ALESSANDRA DELLA QUERCIA

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Carissimi lettori di Anankenews, mi fa piacere condividere con voi una mia favola che è stata selezionata e inserita nell’Antologia del Concorso Letterario Nazionale “Favole e Fiabe 2022” promosso da Historica Edizioni.

LA PANTERA E L’ORSO

Vagava, solitaria e altera, per la selvaggia foresta una splendida pantera, dal folto manto nero lucido e dagli occhi penetranti e conturbanti. Era soprannominata da tutti “la maliarda” poiché ogni creatura, animale e non, che si imbatteva in lei ne rimaneva folgorata e stregata. La pantera, dal canto suo, avvertiva un sottile piacere nel ricevere continui apprezzamenti per il suo aspetto così magnetico e affascinante. Era ben conscia, infatti, dell’enorme potere seduttivo che possedeva: con il suo corpo sinuoso, le sue movenze feline ed il suo sguardo incantatore avrebbe potuto conquistare chiunque, se solo avesse voluto. La sua interiorità, però, non ne giovava affatto: si sentiva imprigionata da quell’avvenenza così pronunciata, ne era schiava e si sentiva, a poco a poco, spegnere dentro. Lei, apparentemente sicura e vincente, si percepiva in realtà fragile e sconfitta, temendo di essere attenzionata meramente per ciò che si vedeva esternamente e non per la sua essenza speciale ed unica. Già, perché la pantera era tutto tranne che banale e sciocca, nutriva costantemente la sua anima di idee profonde e maturava visioni originali, degne di essere conosciute ed ascoltate accuratamente. L’aver convissuto a lungo con la solitudine le aveva fatto acquisire, inoltre, un’arguzia sopraffina, che si combinava armoniosamente con una saggezza fuori dal comune. Difatti, da ottima osservatrice quale era, riusciva a captare con infallibile acume ogni sorta di dettaglio e di sensazione, arricchendo ogni giorno il suo prezioso bagaglio esistenziale di costruttive e granitiche consapevolezze. Chi la ammirava, però, era abbagliato in primis dalla sua fisicità prorompente e dall’indiscutibile appeal che emanava con strabiliante naturalezza. Accadeva assai di rado che qualcuno andasse oltre, avventurandosi nei meandri della sua mente e del suo cuore. Tutto questo provocava un tremendo disagio nella pantera, a cui non bastava assolutamente essere considerata in maniera superficiale ed anelava ad essere capita ed accolta per come era davvero. Più scorreva il tempo e più aumentava vorticosamente in lei quell’insano senso di inutilità e scoramento, che la faceva precipitare in abissi di inaudito tormento. Non si capacitava della dozzinalità dei molti che si approcciavano a lei soltanto per la sua immagine, infischiandosene totalmente del resto. Era persino arrivata al punto di convincersi di essere lei quella sbagliata, si addossava ogni colpa e si sentiva come uscita difettata dalla fabbrica. Continuava, quindi, a vagabondare raminga nella foresta, cercando disperatamente un pertugio ove trovare pace e ristoro, lontana da quel mondo così ingiusto e deludente, da cui sognava di fuggire a qualsiasi costo. A stento, tratteneva le sue lacrime che, copiose, le bagnavano il bel volto, da tutti desiderato ma da nessuno accarezzato. Dopo tanto peregrinare, giunse un dì nei pressi di una maestosa grotta, circondata da imponenti e lussureggianti piante secolari, che parevano quasi proteggerla e ripararla dalle intemperie. Fece per rifugiarsi al suo interno quando, con suo grande stupore, incontrò un orso che riposava in un angolo, assorto e quasi asettico. Non appena scorse la pantera ebbe, però, come uno scossone emotivo e ne rimase immediatamente estasiato. Non ne aveva mai vista una del genere e, d’improvviso, uscì dal suo solito torpore e aguzzò lo sguardo per avere la certezza di non stare sognando. Lei era dinanzi a lui, in tutta la sua magnificenza, ma lui stranamente rimaneva in religioso silenzio, limitandosi a scrutarla attentamente, senza proferire verbo. La pantera restò sulle sue sorprendendosi dall’atteggiamento dell’orso, che si differenziava nettamente da tutte le altre creature in cui era incappata in passato. Si ritagliò, dunque, un suo confortevole spazio all’interno della caverna, in cui rincasava ogni qualvolta terminava i suoi giri giornalieri dopo essersi immersa nella natura ed essersi procacciata il cibo necessario alla sua sopravvivenza. L’orso rimaneva sempre nel suo nascondiglio ma, giorno dopo giorno, allentava le distanze e si faceva più vicino alla tana della pantera, fino a che un dì, senza alcun preavviso, decise di aspettarla proprio lì. Appena le comparve di fronte, cominciò, come un fiume in piena, a confessarle l’amore che avvertiva crescere fortemente in lui spiegandole che, sin dal primo istante in cui gli era apparsa, il suo cuore era andato in tilt, provando delle sensazioni potenti e travolgenti. La pantera, presa completamente alla sprovvista dalla sua accorata rivelazione, domandò il perché avesse atteso così tanto prima di dichiararsi. L’orso le rispose candidamente che prima di approcciarsi a lei l’aveva studiata a fondo per capire se valesse la pena intraprendere una conoscenza e poi, nel momento esatto in cui aveva scoperto che, oltre ad un’esteriorità attraente, c’era anche una sostanza rilevante aveva trovato il coraggio di osare e di aprirsi a lei. La pantera si interrogava, incuriosita, su come fosse riuscito a cogliere le sue peculiarità più nascoste, semplicemente rimanendo quasi immobile ad ammirarla tutte le volte che passava nei dintorni. Con serena pacatezza e senza scomporsi, l’orso le spiegò che non occorrono lunghi discorsi per acclarare il valore di qualcuno, già parlano abbondantemente gli occhi, i gesti e gli atteggiamenti. Dall’intensità dei suoi sguardi, dal suo essere solitaria e riservata e dalla delicatezza dei suoi movimenti trapelavano, per lui, universi variegati che meritavano di essere esplorati. La pantera, per la prima volta, si sentiva compresa nell’intimo e amata per ciò che era. L’orso, dal canto suo, era riuscito a sciogliere la sua dura corazza con un impeto inaspettato: i più lo ritenevano ermetico e rude, incapace di slanci e di frasi struggenti, ma celava in realtà un’anima strabordante di pathos e calore. La pantera era riuscita a leggere da subito l’uragano di umanità che racchiudeva in sé, ne rimase piacevolmente colpita e comprese ben presto che, tra due anime oltre le convenzioni, le pulsazioni vibrano all’unisono ed è sufficiente respirarsi per intendersi e conquistarsi.

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