INTERVISTA A LINA RANALLI, AUTRICE DEL LIBRO “PEPPINO E LA PERFEZIONE DEL MELOGRANO”-DOTT.SSA ALESSANDRA DELLA QUERCIA
Incontro Lina Ranalli e l’aria, all’improvviso, s’inebria di suggestive sensazioni.
Redazione-È un onore per me divulgare la sua toccante opera “Peppino e la perfezione del melograno”, frutto di un incredibile percorso che l’autrice ha compiuto dentro se stessa per riuscire ad esprimere al massimo la sua essenza.
Dai suoi occhi vibranti e dalle sue frasi intrise di palpabile emozione si evince perfettamente l’innata delicatezza con cui ha composto il suo libro. È un fiume in piena quando me ne parla, il suo volto si vela di pura commozione: segno che ci ha messo tutta l’anima quando l’ha realizzato. Si percepisce chiaramente il legame speciale con il fratello Peppino e l’immenso affetto che ha sempre nutrito per lui e per gli altri componenti della loro famiglia.
Il suo scrivere s’è rivelato “catartico”: l’ha aiutata a cogliere il reale significato della vita e a liberarsi da pesanti tormenti che l’attanagliavano e bloccavano la naturale espressione della sua personalità. L’accettazione e la metabolizzazione della sofferenza l’hanno resa una donna migliore: fortemente motivata e capace di relazionarsi al prossimo con un’umanità ammirevole.
È stata la definitiva consacrazione della sua “rinascita” e della conquista più gratificante che potesse ottenere: l’apertura del suo cuore, come lei stessa ama dire.
La voglia di intervistarla nasce dal mio desiderio di esaltare gli esempi positivi della società: Lina ci dimostra concretamente come un travaglio esistenziale possa essere brillantemente superato e sconfitto, grazie ad una consapevolezza acquisita e un tenace lavoro su se stessi.
In un mondo sempre più effimero e omologato c’è bisogno di ascoltare gente vera, che ha qualcosa di sensato da raccontare.
Bene, si comincia!
Da dove nasce questo tuo appassionante libro?
Gli scritti che Peppino aveva lasciato in gioventù erano custoditi nella casa dei nostri genitori. Li tenevo con cura e ogni tanto gli ridavo un’occhiata fugace e mai troppo approfondita perché avvertivo un senso di angoscia, dato che trattavano un suo periodo di forte disagio. Quando, l’anno scorso, ho concluso il corso di “Costellazioni Familiari” nella straordinaria scuola “Liberi di essere” di Teramo, la direttrice Maria Teresa Di Francesco m’ha spronata a fare una tesi, ripartendo proprio dagli scritti di mio fratello. Ti confido che è stato veramente faticoso per me rileggerli tutti e trovarmi a ripercorrere con la mente certi momenti, che erano ancora incredibilmente vivi nella mia memoria. È stata un’esperienza ardua, a lungo ero combattuta sul divulgare o meno frammenti così intimi e personali, ma ha vinto la mia voglia di ridare a mio fratello ciò che lui ha dato a me, perché lui m’ha “salvata”, ha preso su di sé la sofferenza che gravava sulla nostra famiglia.
Deduco che la figura di tuo fratello sia sempre stata cruciale nella tua esistenza. Ti va di parlarmi del tuo rapporto con lui?
Di base c’è sempre stato un rapporto colmo di amore tra me e lui, lo si può notare pure sfogliando le pagine del mio libro, in cui sono presenti diversi scatti che ci ritraggono assieme da bambini. Quando, poi, da ragazzo s’è ammalato è stata dura relazionarmi a lui, perché pareva quasi una persona diversa. Ho avuto difficoltà e, al contempo, paura nell’approccio, perché nei suoi momenti di tormento poteva anche essere aggressivo. Lui, però, è una persona veramente buona, non avrebbe fatto del male ad una mosca. Purtroppo, era il suo disagio a fargli assumere comportamenti del genere. Adesso abbiamo un rapporto bellissimo, da fratello e sorella che si vogliono un bene infinito. So interpretarlo molto di più rispetto a prima: da quando son cresciuta, è migliorato anche il nostro legame.
Hai avuto modo di testare la tecnica delle “Costellazioni Familiari”. Mi spieghi cosa sono esattamente?
Sono una tecnica, a mio avviso efficacissima, che permette di agire sulla famiglia, ossia di “mettere in scena” le problematiche provenienti dalla situazione familiare. Tutto questo non perché le famiglie o i genitori siano cattivi, bensì perché il vissuto è una miscela di incontri che non sempre si combinano. Accade, purtroppo, di frequente che sussistano delle disarmonie o degli irretimenti che, se non risolti, possono portare un componente della famiglia a vivere una vita non sua. Le Costellazioni Familiari agiscono proprio per captare le informazioni necessarie per capire cosa sia realmente successo e per sciogliere pesanti blocchi interiori.
La tua casa editrice è “Artemia Nova Editrice”. Come ti sei trovata? La consiglieresti?
Benissimo, la consiglierei senza alcun dubbio! È stata un’illuminante scoperta, una realtà fatta di professionisti di qualità. Con Teresa Orsini s’è instaurata sin dai primi istanti una bella sintonia. Quando le ho proposto di trasformare la mia tesi in un libro, lei ha immediatamente accolto l’idea con entusiasmo. Mi è sempre stata vicina, è una figura preziosa per me. La ringrazio di vero cuore.
Tuo fratello amava scrivere poesie, qual è quella che t’ha maggiormente colpita e perché?
Ce ne sono tante che mi son piaciute, ma una di quelle che m’ha più colpita è la seguente:
7 luglio 1978
Un cane che abbaia …. Un cinguettio di uccelli…
Un canto di grilli, un trattore che ara …
ecco com’è la mia giovinezza.
Che n’è della mia giovinezza,
ladri ridatemi la mia giovinezza!
Malfattori ridatemi la mia giovinezza,
sì la mia giovinezza è nel buio
vive tra le ombre selvagge e buio
come è triste sta sera ripensare agli anni passati
li voglio vivere
e far rivivere la mia giovinezza
dargli luce e splendore vivere a
questo mondo dove l’indifferenza
della gente è mortale
dove il respiro è non c’è ma
è così …
(tratto dagli scritti dei quaderni di Peppino Ranalli)
È molto significativa la frase “ladri ridatemi la mia giovinezza” perché quando l’ha composta era ben conscio del brutale fatto che stesse perdendo la sua gioventù, senza avere alcuna possibilità di recuperarla. Sono versi amari, che mi hanno fatto molto male. Lui purtroppo “sposta fuori” il suo focus, non comprendendo che il suo disagio viene da dentro.
L’immagine della copertina del tuo libro è particolare, cosa rappresenta?
È un melograno in bianco e nero, una foto d’epoca. Ho voluto far vedere le profonde radici che simboleggiano il “radicamento”, l’attaccamento di Peppino per la sua famiglia, le sue origini e la sua natura. Tuttavia, ha preferito andarsene, “volare” in una sua dimensione del tutto personale e da qui lo “sradicamento” e la pianta che si eleva, estraniandosi dalla realtà contingente.
Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con la tua opera?
Vorrei che tutti facessero tesoro di quel bene meraviglioso che è la vita, che può avere momenti bui, ma rimane sempre vita, e non è mai sprecata. Ci vuole molta determinazione per vivere il dolore, occorre viverselo fino in fondo, ma da esso bisogna estrapolare la bellezza di ogni singolo istante che ci è stato donato.
E devo dire che è riuscita benissimo nel suo intento.
Ringrazio Lina che, con la sensibilità che contraddistingue le creature nobili, ha voluto condividere con me parte del suo struggente vissuto e la saluto caramente dedicandole questo mio pensiero:
“Lina,
una volta avevi paura che germogliasse la tua essenza interiore, che era rimasta prigioniera nell’aridità di una sofferenza radicata e mai accettata. Ora con la tua nuova consapevolezza, matura e determinata, hai innaffiato l’anima con la sorgente più pura che possa esistere: il tuo immenso cuore. E da quel seme intriso di antico tormento son sbocciati incantevoli fiori: bianchi e candidi come il tuo spirito di eterna e profonda fanciulla.”
“Peppino e la perfezione del melograno”: un libro assolutamente consigliato a chi ama leggere storie autentiche che traboccano di sentimento e che regalano folgoranti spunti di riflessione.
Intervista a cura della dott.ssa Alessandra Della Quercia
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