” CHI SALVO’ LE STRADE DI LONDRA DALLA CRISI DEL LETAME DI CAVALLO ? ” DI VALTER MARCONE
Redazione- Chi salvò le strade di Londra dalla crisi del letame di cavallo? L’automobile. Chi salverà le strade di Londra dalle automobili ? Un cavallo di Troia rappresentato sicuramente dagli alberi come afferma Stefano Mancuso che ritiene possibile piantare 100 miliardi di alberi nelle aree periurbane del nostro Pianeta.
Ormai siamo ad un punto di frizione e molti equilibri rischiano di incrinarsi . Soprattutto la cosiddetta civiltà dell’automobile , per quello che ha rappresentato per le nostre generazioni, rischia di diventare un boomerang in termini proprio di progresso. Quel progresso di cui è stata l’emblema indiscussa. In un contesto dunque che ci sollecita a rivedere tutto quello che la civiltà dell’automobile è stato per le nostre generazioni. La possibilità di usare un veicolo come l’automobile ,insieme a treni, navi, aerei , hanno reso il mondo più piccolo , alla portata di tutti . Per non parlare di quello che è stato ed è la televisione e internet in tema di conoscenza di quello che accade nel mondo . Non va dimenticato che quando non c’era nemmeno la radio erano solo i quotidiani a garantire una certa informazione su quello che accadeva. Quotidiani che per questo avevano varie edizioni giornaliere per cui c’erano i giornali del mattino, pomeriggio e i giornali della sera e le edizioni straordinarie annunciate dagli strilloni a pieni polmoni..
Certo non possiamo negare che la storia dell’auto così come l’abbiamo vissuta non sia stata una bella storia. Avvincente e affascinante perchè è la storia di un mondo e di una società che tenta di emanciparsi, di scrollarsi di dosso molti handicap e ci riesce. Grazie quindi all’aiuto dell’automobile che al suo primo apparire rendeva giustizia a quelli che furono gli sforzi e le aspettative di quanti lavorarono al motore a scoppio.
Di motori nella storia dell’uomo ne sono stati inventati , di vario genere ,alimentati da energie diverse in grado di far fronte a varie esigenze. Chiamo motore quei meccanismi in grado di far muovere o far funzionare strutture dinamiche come orologi, mulini ed altri ingranaggi . Usando per così dire “ combustibili” come il vento , l’acqua, la forza animale,il vapore e da ultimo in modo massiccio le fonti fossili . Ma il motore a scoppio ha rappresentato la vetta in cima alla quale sembrava non si potesse andare oltre, cosa sconfessata dai moderni motori che stanno cominciando ad usare energie diverse da quelle fossili , quelle che vengono definite rinnovabili. Fino al motore fantascientifico e totalmente avveniristico a curvatura di Alcubierre che ha sostenuto, pienamente condiviso dalla Nasa che ne sta facendo sperimentazione, che sarebbe teoricamente possibile muoversi nello spazio ad una velocità addirittura superiore a quella della luce.
Il motore a scoppio dunque è un motore in grado di trasformare l’energia termica generata dalla combustione di una miscela di carburanti e aria in energia meccanica e, di conseguenza, far funzionare un veicolo. Una idea semplice si dirà che però è apparsa nel mondo dell’evoluzione tecnica degli strumenti e manufatti a disposizione dell’uomo proprio alla fine della giornata dove per giornata si intende, secondo il classico esempio, il percorso dell’intera evoluzione umana .
Un percorso che probabilmente per quanto riguarda l’automobile come la conosciamo è arrivato al capolinea. Per una serie di motivi. Innanzitutto il legame tra i cambiamenti climatici e gli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti, come le ondate di calore, le forti precipitazioni e i periodi di siccità. Poi per la difficoltà e il costo del combustibile e soprattutto perchè contribuisce all’incremento della temperatura globale . Posto che la risoluzione dell’ultima conferenza delle Nazioni unite sul clima tenutasi a Dubai dal 5 al 13 dicembre 2023 si è conclusa con un accordo approvato nella seduta plenaria, con l’obiettivo di mantenere l’impegno di limitare l’incremento della temperatura globale entro 1,5 °C. .
Tra le invenzioni della giornata evolutiva appunto c’è il motore a scoppio e di conseguenza l’automobile sembra essere la più importante, utile, efficiente ma anche la più temibile stando ai problemi di cambiamento climatico e di riscaldamento del pianeta che desta allarme in questi giorni . O non è così. Infatti ci si può e ci si deve domandare quanto pesa il diffuso uso dell’automobile almeno nei paesi sviluppati sull’inquinamento atmosferico e su tutti gli altri problemi per i quali addirittura sono state convocate conferenze a livello mondiale con le difficoltà che conosciamo in ordine alla possibilità di raggiungere un accordo operativo per contrastare certe tendenze .
Anche se l’apporto dell’automobile al problema del riscaldamento globale può essere ritenuto minimo: le emissioni di CO2 dei trasporti, rappresentano circa il 24 percento di quelle totali immesse a livello globale. Il dato del 2018 indica circa 8 miliardi di tonnellate su quasi 37 miliardi complessivi.
Intanto l’Europa ha deciso : i motori a scoppio non potranno più equipaggiare le automobili nuove vendute in Europa dal 2035 . Una decisione epocale in grado di cambiare molte abitudini senza contare il contraccolpo che provocherà in un settore industriale importante e ancora vitale
Una trasformazione segnata anche dalle vicende della geopolitica attuali che vede nuovamente una guerra di dazi tra alcuni paesi in prima fila Stati Uniti d’America, Cina ed Europa . In un contesto in cui è difficile prevedere gli sviluppi . Un contesto problematico in cui torna ad affacciarsi una sorta di guerra fredda . A cominciare dai rapporti tra Usa e Cina che vanno sbilanciandosi e che vedono l’intraprendenza della Cina sempre più spinta sia sul piano tecnologico che su quello culturale e politico,vedi in quest’ultimo caso le mire su Taiwan. . Nel tentativo di un sorpasso per esempio in termini tecnologici avendo il Comitato Centrale del partito, la cui sessione si è tenuta recentemente, posto come obiettivo la ricerca non di braccia ma di menti capaci di utilizzare sofisticati strumenti tecnici, Tanto che si parla per esempio di un motore di fabbricazione cinese a vele solari capace di raggiungere appunto la velocità della luce. Oppure si parla di una occupazione del suolo lunare per estrazione di minerali ma anche come stazione di lancio per raggiungere mete più avanzate nel sistema solare . Di fronte ad un paese come gli Stati Uniti d’America in cui ci si domanda da qualche tempo la strada da intraprendere nel momento in cui questo grande paese sta cambiando il proprio ruolo nel mondo. Una risposta non facile e certamente non facilitata dalle vicende politiche e dalla campagna elettorale che potrebbe riservare delle sorprese in quanto potrebbe vedere una schiacciante vittoria di un Donald Trump in pieno assetto di guerra. Per non contare proprio gli scenari di guerra alle porte dell’Europa che nella sua politica non è riuscita a trovare un punto di incontro con un Putin che sembra coagulare attorno alle sue idee un gruppo di paesi che non si riconoscono nelle politiche est ovest tra cui colossi sotto ogni punto di vista come l’India.
Dunque, per riprendere il nostro discorso, il motore a scoppio e l’automobile : comunque una bella storia . Era l’anno 1894 .l’Ottocento aveva regalato un mondo nuovo di invenzioni e tecnologie tanto da fare un balzo strepitoso nel modo di vivere, Negli anni fra il 1870 e il 1900 avevano fatto la loro prima comparsa una serie di invenzioni e strumenti: la lampadina e l’ascensore elettrico, il motore a scoppio e i pneumatici, il telefono e il grammofono, la macchina per scrivere e la bicicletta, il tram elettrico e l’automobile La rivoluzione industriale del secolo precedente dopo le tre importanti invenzioni della macchina a vapore di Watt (1778), del telaio meccanico (1785) e di Rocket, la locomotiva a vapore (1829). sembrava impallidire .
Un nuovo modo di pensare e di vivere. Un salto temporale ma soprattutto di qualità tra la prima e la seconda rivoluzione industriale tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento (1895 ca. e il 1914). Un ‘epoca di cambiamenti in cui assume un ruolo importante una nascente borghesia che si afferma con la sua cultura e il suo modo di fare. In un contesto , quello europeo in cui aumenta la popolazione, migliorano le condizioni di vita . E’ la “Belle Époque” di Touluse Lautrec dei fratelli Lumiere ,dei Grandi Magazzini .
Ma con qualche difficoltà. Nelle grandi città invase da cumuli di letame di cavallo . Fino ad allora questi escrementi avevano alimentato una certa economia tanto che proprio il letame era ritenuto un bene economico. Che per la legge della domanda e dell’offerta quando divenne largamente disponibile vide calare il suo valore ma soprattutto rappresentò ben presto un problema. Proprio per le difficoltà di smaltimento . Certo si poteva trasportare fuori città ma per il trasporto dovevano essere impiegati i cavalli che a loro volta producevano letame. Insomma un circolo vizioso che diventava irrisolvibile . Per Londra con una popolazione di 4 milioni di abitanti ,le strade erano tappezzate da 2.7 milioni di tonnellate l’anno di letame che in alcuni punti della città si alzava di livello . Il Times gridava all’allarme scrivendo che le strade della a città sarebbero state seppellite almeno sotto un metro di letame. Una città popolata da trecentomila carrozze e quindi da un numero molto superiore di cavalli che producevano 7.500 tonnellate di letame al giorno.
Lo stesso destino lo subivano città come New York con 150 mila cavalli e Brooklyn ,quest’ultima con discariche in cui le montagne di letame superavano i venti metri di altezza.
Una mucca produce circa 30 kg di letame al giorno, un cavallo 5 e un maiale 2, un salmone in buona salute riesce a farne un solo kg all’anno mentre l’elefante ne può rilasciare da 6 a 30 chili più volte in un solo giorno. (1)
Ma inaspettatamente il problema trovò una soluzione. Sembrava qualcosa che veniva da un altro pianeta .Un veicolo a motore che non produceva escrementi come i cavalli che permetteva di sostituire proprio i cavalli e liberava le strade da tonnellate di sterco. Certo era un calice avvelenato perchè anche l’automobile lasciava escrementi invisibili in termini di inquinamento dell’aria e del suolo. Una condizione ma anche un pericolo per la salute che un secolo dopo avvelena di nuovo le città. Chi salverà allora le città dalle automobili.
Il 29 gennaio del 1886 Karl Benz aveva presentato il primo brevetto di un’invenzione che aveva chiamato automobile . L’ingegnere tedesco Nikolaus August Otto perfezionò poi quella macchina inventando il primo motore a combustione interna a quattro tempi .
Nel 1925 circolavano in Italia 84.826 autovetture, per un totale di 117.555 veicoli. Nel 2021 i veicoli sulle strade del Regno Unito sono aumentati dello 0,4% a 40.506.971 unità ma la proprietà di auto è scesa dello -0,2% arrivando a 35.023.652 unità, la prima diminuzione annuale consecutiva della proprietà di auto in oltre un secolo di rilevamenti. E Londra a distanza di un secolo si ritrova con lo stesso problema del letame. Ovvero è sopposta, come molte altre città del nostro pianeta da un inquinamento dovuto proprio a quell’automobile che l’aveva salvata dal letame di cavallo .
Ma le città come Londra o New York o Milano saranno salvate dalle automobili dagli alberi come afferma Stefano Mancuso che recentemente ha pubblicato un libro dedicato alle città Fitopolis ed. Laterza : “ “È chiaro che le piante sono la soluzione concreta al problema del riscaldamento globale per la loro capacità di assorbire anidride carbonica; significa che abbiamo in mano una soluzione straordinaria, bisogna soltanto far capire quanto lo è. Siamo ossessionati dalla tecnologia e invece il futuro sarà fatto di tecnologie basate sulla vita, perché ad oggi un euro investito in alberi è mille volte più redditizio di qualsiasi altra spesa. A volte penso che se chiamassimo gli alberi “colonnine ad alta efficienza per assorbimento di anidride carbonica” avremmo subito molti più soldi da usare per i rimboschimenti”. (2)
Un’idea che Stefano Mancuso porta avanti da tempo ormai . L’agenzia Adnkronos l’8 novembre 2023 scrive il seguente comunicato : “È un progetto che mette insieme la protezione dell’ambiente, la sostenibilità urbana e la tecnologia. Una delle operazioni fondamentali che dovremmo fare per dare alle nostre città la possibilità di essere resistenti nei prossimi anni a tutto ciò che comporta il riscaldamento globale è coprirle di alberi”. Lo ha detto Stefano Mancuso, accademico, professore universitario e divulgatore, ideatore insieme a Marco Girelli, CEO Omnicom Media Group, del progetto non profit ‘Prospettiva Terra’, il network di aziende, realtà no profit, comunità scientifica e istituzioni, che hanno deciso di supportare anche economicamente progetti di ricerca scientifica, innovazione e comunicazione volti ad affrontare il problema del riscaldamento globale. Il progetto è stato presentato con una conferenza stampa mercoledì 8 novembre a Milano. “L’iniziativa è nata da un incontro fortuito con Marco Girelli – ha raccontato Mancuso – e dall’esigenza di fare qualcosa che potesse, nel pratico, mostrare che si possono fare delle cose per l’ambiente mettendo insieme una serie di aziende contente di cooperare”. Il primo intervento di Prospettiva Terra si inserisce all’interno di BAM -Biblioteca degli Alberi di Milano, Botanical & Cultural Partner di questa prima iniziativa e prevede l’installazione di 300 sensori IoT – Internet of Things, sviluppati da Stefano Mancuso e PNAT – Technology & Design Partner, spin-off dell’Università di Firenze premiato da UNECE, UNIDO e Commissione Europea – che permetteranno nei prossimi 18 mesi di raccogliere una serie di informazioni sulle piante, dal loro stato di salute ai benefici che producono per la collettività, fino alla stima del loro assorbimento di CO2 all’interno della città. “Gli alberi raffreddano l’ambiente, deimpermeabilizzano i suoli, permettono un deflusso dell’acqua in maniera più omogenea, danno una serie infinita di vantaggi che però spesso non vengono percepiti dalle persone. Per questo abbiamo pensato a dei sensori che si mettono sugli alberi e ne misurano i benefici, in tempo reale. Ora per ora mostrano cosa sta fornendo quell’albero alla cittadinanza in termini di risparmio energetico, di fissazione dell’anidride carbonica, di rimozione di inquinanti eccetera”. “Questa cosa – aggiunge- è tanto più significativa per una città come Milano che purtroppo ha una qualità dell’aria pessima, in alcuni periodi dell’anno. In questo senso, qualunque iniziativa o attività si muova verso la forestazione della città dovrebbe essere benvenuta – ha illustrato il professore – I sensori che stiamo posizionando sugli alberi di BAM hanno anche un sensore di stabilità, una parte fondamentale del progetto per studiare dei sistemi che permettono di monitorare in tempo reale la stabilità degli alberi”. “Andiamo incontro a un futuro in cui gli eventi climatici saranno sempre più violenti, conoscere in anticipo lo stato della stabilità degli alberi diventa fondamentale perché altrimenti rischiamo che invece di essere i nostri alleati nella lotta al riscaldamento globale e al cambiamento climatico, vengano percepiti come degli ostacoli capaci di creare potenziali danni. Una parte fondamentale di questo progetto è proprio quella di prevenire, grazie a queste tecnologie, la caduta degli alberi” ha concluso Mancuso.”
Nel libro Fitopolis, la città vivente Mancuso descrive come le piante ci possano salvare dai cambiamenti climatici e cosa possiamo imparare da loro. Mille miliardi di alberi. Sono quelli che – secondo i calcoli del professor Stefano Mancuso – l’umanità dovrebbe piantare subito per rallentare l’accelerazione esponenziale del riscaldamento globale e “guadagnare” 50 anni.
Mille miliardi di alberi salveranno Londra, Milano, New York. Brookòyn dall’inquinamente dell auto e dal riscaldamento globale.Mille miliardi di … alberi.
(1 )https://www.ilpost.it/2021/11/19/automobili-cavalli-letame/
https://nautil.us/did-cars-rescue-our-cities-from-horses-238349/