PIU’ GIOCHI PIU’ PERDI: DAL VIZIO ALLA DIPENDENZA PATOLOGICA
L’acronimo è Gap e sta per Gioco d’azzardo Patologico.
Redazione-Identificato come disturbo psichiatrico, conosciuto anche con il termine di ludopatia, è una forma di dipendenza, in quanto il giocatore patologico, in assenza dell’eccitazione derivante dalla puntata, sviluppa i sintomi tipici dell’astinenza, quali irritabilità, ansietà, insonnia, sudorazione, tremori e un intenso desiderio simile a quello provato dai tossicodipendenti.
Dagli ultimi dati forniti dalle Asl dislocate sul territorio nazionale emerge che il gioco d’azzardo coinvolge, sempre di più, gli adolescenti, che, come gli adulti, si trovano in situazioni problematiche o di rischio.
I giocatori adolescenti a rischio in Italia rappresentano l’11% del campione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Si riscontrano, inoltre, alcuni comportamenti associati al Gap, come: il fumo quotidiano, l’avere assunto cannabis più volte nella vita, l’avere fatto uso di droghe sconosciute o di avere usato almeno una sostanza illegale nella vita e i furti di piccole somme di denaro.
I disturbi da gioco d’azzardo sono altamente collegati, infatti, ad altri disturbi psichiatrici.
Secondo lo studio NESARC (National Epidemiologic Survey on Alcohol and Related Conditions, il più grande studio di epidemiologia psichiatrica), l’associazione più tipica è quella con l’ abuso di sostanze (rischio 6 volte maggiore di soffrire di alcolismo rispetto alla popolazione non- gambler). Fortemente associati sono anche i disturbi dell’umore: depressione maggiore e disturbo distimico (3 volte più presenti tra i gamblers ) ed episodi maniacali (8 volte più presenti rispetto ai non- gamblers).
Spesso associati, prevedibilmente, anche i disturbi d’ansia (molto comuni già nella popolazione generale, come sintomo aspecifico di malessere psichico).
Le tipologie di personalità risultano essere quelle più attratte dal rischio, più orientate all’impulsività e più tipicamente portate a sottovalutare le conseguenze a lungo termine delle proprie azioni, in una concezione del tempo vissuto come un eterno presente.
Le associazioni epidemiologiche rilevano infatti che il rischio di avere un disturbo di personalità in associazione al gioco d’azzardo patologico è 8 volte maggiore rispetto ai non giocatori.
Il gioco d’azzardo problematico è caratterizzato da comportamenti impulsivi come rincorrere indefinitamente la vincita dopo una serie di sconfitte e l’incapacità a fermarsi, sottovalutando rischi e conseguenze dannose a lungo termine.
Comprensibilmente risultano associati a questi comportamenti deficit di capacità d’inibizione, deficit di memoria , di pianificazione, di flessibilità cognitiva e di valutazione dello scorrere del tempo, che sul piano neuroradiologico si manifestano in una diminuita attivazione dell’area ventromediale e ventrolaterale della corteccia prefrontale in alcuni giocatori problematici.
Gli studi su questi aspetti sono però solo orientativi e possono essere influenzati da fattori confondenti, come gli altri aspetti psichiatrici tipicamente compresenti.
Infatti, anche sul piano neurobiologico, prove crescenti dimostrano un coinvolgimento di molteplici sistemi neurotrasmettitoriali (dopaminergico, serotoninergico, noradrenergico, oppioidergico) nella fisiopatologia dei disturbi da gioco d’azzardo.
L’alterazione nel sistema dopaminergico (areamesolimbica,ventrotegmentale e nucleo accumbens) potrebbe veicolare la ricerca incessante di gratificazione (reward) dopo vincite e sconfitte.
Fattori ambientali
Fattori ambientali possono contribuire allo sviluppo di questi disturbi. La disponibilità di situazioni e strutture adibite al gioco facilmente accessibili e l’esposizione precoce, già dalla preadolescenza, ad ambienti di gioco d’azzardo sono importanti fattori favorenti.
Per quanto riguarda invece la storia personale possono essere associati fattori di rischio comuni ad altre problematiche psichiatriche rilevanti, come esperienze traumatiche, maltrattamenti e abusi durante l’infanzia.
Solo il 10% degli individui con disturbo da gioco d’azzardo ricercano trattamento specialistico, come per altri disturbi dell’area “dipendenza”.
Esistono, e sono sempre più comuni, gruppi di psicoterapia e gruppi di auto-aiuto per il disturbo da gioco d’azzardo. Il primo gruppo Gamblers Anonymous (GA) è stato fondato nel 1957 a Los Angeles.
Questo gruppo riprende, modificato, il modello dei 12 passi degli Alcolisti Anonimi. Alcuni dati provenienti da studi di correlazione suggeriscono che i pazienti che frequentano il gruppo “GA” tendono a raggiungere risultati migliori di quelli che non frequentano il gruppo, anche nel caso in cui sia associato un trattamento specialistico professionale.
Conclusioni
Per affrontare il disturbo da gioco d’azzardo patologico non è possibile prescindere dalla valutazione complessiva della persona, considerata l’elevata frequenza di altre problematiche psichiatriche precedenti e concomitanti.
Un approccio terapeutico di tipo più flessibile, meno irrigidito sul “setting”, e che punti anche a obiettivi intermedi, prima del raggiungimento della totale astensione, sembrerebbe favorire, almeno inizialmente, la ricerca di cure da parte dei pazienti gamblers e diminuire i tassi di drop-out.
La sfida terapeutica è sempre più ardua, considerata la recente pubblicità, sempre più pressante, di siti per il gioco d’azzardo online, che forniscono rischiose occasioni direttamente dal PC, Tablet e Telefonini.
Dr.ssa Rosa Demarinis
Psicologa/ psicoterapeuta