” LA STORIA DI SAN GIUSTO, MARTIRE DELLA CITTA’ DI TERGESTE (TRIESTE) ” DI RENATO LEBAN (PRIMA PARTE)
Era una bella giornata di luglio del 303 dopo Cristo e sulle rive della citta` di Tergeste e i
giovani andavano al mare come ogni anno. Giusto era uno di loro e stava in compagnia
dei suoi amici Zenone e Servolo, che a loro volta erano accompagnati da Eufemia e Tecla.
Stavano ridendo e scherzando quando videro alcuni soldati Romani a cavallo lanciarsi in
mezzo alla gente e avventarsi in malo modo su di un giovane, portandolo via di peso.
Tutto si svolse nel giro di pochi istanti. Lo sventurato non ebbe il tempo materiale di
raccogliere le sue cose, che gia’ era stato legato e trascinato a forza dietro ai loro cavalli.
L’accaduto scosse l’animo di tutti i presenti. Alla sera in citta` non si parlo`d’altro. Da
quando erano stati emessi gli editti contro i cristiani, ognuno guardava con sospetto e
timore le persone che gli erano accanto. L’impero fu scosso da violente razzie nelle
chiese cristiane e gli incendi si propagarono ovunque vi fossero dei libri che riportavano
gli insegnamenti del Nazzareno. La piccola comunita` cristiana di Tergeste si riuni`di
nascosto nella casa del presbitero Sebastiano. Era una casa accogliente, fatta con delle
belle pietre provenienti dalla cava di Aurisina. Non era grande, ma era in una posizione
che assicurava una certa tranquillita`, poiche` si trovava ai piedi del colle capitolino. Sul
colle c’era il tempio della triade Capitolina: Giove, Giunone e Minerva.
La prima ad arrivare alla casa del presbitero fu Eufemia, la quale saluto` Sebastiano e gli
diede il pane che aveva preparato per la loro riunione. Lui la ringrazio` e appoggio` il
pane sulla tavola. Non ebbe il tempo d’iniziare una conversazione che qualcuno busso`.
Entrarono Servolo e Zenone, il primo con dei pesci e l’altro con delle ciotole d’argilla
fatte a mano da lui stesso.
-“Ecco qui un piccolo regalo utile per noi tutti .”-
-“Grazie Zenone, sono belle e sopratutto saranno utili”- e cosi`dicendo Sebastiano le
mostro` ad Eufemia.
La porta si riapri` ed apparve sorridente una bella ragazza. Era Tecla, l’amica di Eufemia,
una ragazza di ventidue anni, bionda, con dei bellissimi occhi azzurri.
-“Ciao a tutti!”-
-“Salve”- risposero in coro.
-“Qualcuno ha avvertito Giusto del nostro incontro?”-
-“L’ho avvertito io”- disse Servolo
-“Verra` con Giacinto, essi abitanofuori dalle mura della citta` e percio` arriveranno fra
poco.”-
Sebastiano li invito` a prendere posto attorno al tavolo e disse: -“Preghiamo affinche` essi
possano arrivare qui incolumi.”-
-“Amen”- risposero in coro gli invitati.
Un rumore di zoccoli crebbe all’improvviso e si moltiplico` all’istante vicino alla loro
porta. Tutti trattennero il fiato. Fu un momento lungo come un’eternita`, ma poi diminui’
velocemente, cosi` come era arrivato.
Fu la simpatica Eufemia ad interrompere il silenzio che si era creato, chiedendo a Zenone
di distribuire le ciotole e a Servolo di aiutare la timida Tecla a pulire i pesci. Quando il
presbitero decise di andare a prendere l’acqua dal pozzo nel cortile della piazzetta, vide
arrivare Giusto con il suo amico Giacinto.
Stavano parlando fra loro ed era evidente che erano di buon umore, poiche` Giacinto si
mise a ridere.
– “Carissimi fratelli, siate i benvenuti”- disse Sebastiano tutto contento e cosi’ facendo li
abbraccio` entrambi.
-“Vi prego, entrate, vi stavamo aspettando.”-
Quando entrarono, Servolo li saluto` con un allegro: -“Ave o Giusto, re dei Giacinti, i
servi tuoi salutano.” –
-“Hei, pescatore…tira in barca la tua rete, non voglio servitori.”-
-“ Ciao Giusto, come stai ?”- chiese Tecla.
-“Bene, io sto sempre bene quando sono in vostra compagnia.”-
Eufemia si mise a distribuire il pane che aveva portato. Zenone li saluto` e mise davanti
a loro le ciotole pronte per la cena.
Giusto noto` le ciotole nuove e chiese :-“Le hai fatte tu, Zenone?”-
-“Si, le ho fatte per noi.”-
-“Sono molto belle, sei bravo, amico mio!”-
-“Grazie.”-
-“Su, su, muovetevi. Di complimenti lo stomaco non si e` mai riempito, e voi andate a
lavarvi le mani”- disse Eufemia.
Sebastiano la guardo` e ridendo disse: -“Gia`ti vedo a mettere sull’attenti tutto uno
squadrone di marmocchi.”-
Tecla si giro` e disse: -“Il pesce sara` pronto fra pochi minuti.”-
-“Va bene”- disse Giacinto mentre offriva un po` di vino a Servolo.
-“E` buono questo, da dove viene?”-
– “Dalla vigna di mio padre.”-
-“Ottimo direi,”- aggiunse Sebastiano.
-“E alle nostre belle fanciulle non offrite nulla?”- chiese divertito Giusto.
-“Oh, non vorrei che il nostro presbitero dovesse sentirsi obbligato ad accompagnarle a
casa.”- disse ironicamente Servolo.
-“No, per certo”- disse Giusto, -“Per quello ci siamo gia` noi.”-
E tutti risero e si accomodarono attorno al tavolo.
-“Tecla, vieni anche tu”- la invito`Sebastiano.
-“Eccomi, arrivo.”-
-“Signore ti ringraziamo per questa opportunita` che abbiamo di essere uniti e ti
ringraziamo per questo cibo che c`e` sulla nostra tavola. Amen.”-
-“Amen”- risposero in coro a Sebastiano.
-“Tecla, per favore aiutami”- la invito`Eufemia , -“andiamo a friggere il pesce.”-
Sebastiano si fece serio in volto e disse: -“Per favore ascoltatemi, ora che non ci sono le
ragazze, voglio dirvi che sono seriamente preoccupato per quello che e`accaduto oggi a
Tergeste, e ancora di piu` per quello che sta succedendo in tutto l’impero. Dopo gli editti
dell’imperatore contro i cristiani, noi tutti siamo in serio pericolo.”-
-“Hai ragione”- intervenne Zenone. -“L’ imperatore Diocleziano ha emesso ben tre editti
contro di noi”- continuo`Servolo, ma e` stato Cesare Galerio a spingerlo. E`lui il vero
fanatico, e` lui che lo ha convinto a credere che siamo noi i nemici dell’impero, ed e`
sempre lui che ha convinto Massimiano, il nostro co-imperatore, a sostenere la sua
causa.”-
Giacinto ascolto` e poi aggiunse: -“E purtroppo il governatore d’Aquileia Eunomio, non
ha avuto il coraggio di opporsi alla volonta` di Massimiano e cosi` ha finito lui stesso per
diventare una vittima, comportandosi come un cane da guardia dell’imperatore.”-
-“Infatti, che cosa ha fatto Eunomio?”- chiese Servolo.
-“Senza voler sembrare il piu intelligente, ne deduco che ha cercato di ripararsi la
schiena.”- concluse Giusto sorridendo.
-“Hai uno strano modo di esprimerti”- disse Sebastiano, -“ma in due parole hai espresso
chiaramente cio`che e` accaduto.
-“Spaventato dalle minaccie personali che lo stesso Massimiano gli aveva rivolto,
Eunomio ha delegato ogni compito di lotta contro i cristiani nelle mani e alla crudelta`del
magistrato Manazio, ed ecco che cosa si puo` vedere ora nelle strade di Tergeste e in tutto
l’impero: la follia, la crudelta`, e la mancanza totale del rispetto della vita altrui.”-
aggiunse Servolo.
-“Le ragazze stanno ritornando con il pesce, e` meglio che sospendiamo qui la nostra
conversazione: non vorrei far crescere in loro il timore per le cose che sono accadute.”-
incalzo’ Sebastiano.
-“Hai perfettamente ragione, Sebastiano.”- concluse Giusto, -“Parliamo d’altro.”-
La frittura era pronta. Tecla ed Eufemia rientrarono nella stanza portando con se` un
vassoio pieno di pesci che insapori`l’aria stessa con il loro apettitoso profumo.