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IL FAMILY LEARNING SOCIO SANITARIO: UN NUOVO MODELLO DI EDUCAZIONE TERAPEUTICA PER IL PAZIENTE-DOTT.SSA ANTONELLA FORTUNA

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Redazione-Il  Family  Leaming è usato in situazioni sanitarie forti ovvero per pazienti che hanno problemi di SLA, demenze ecc ed è opportuno pensare di applicare il modello in ambito socio-sanitario.La domanda è: che cosa e, quali sono le finalità ed i presupposti epistemologici?

 

Cos’è?

E’ una forma di educazione terapeutica per ii paziente (non è un’educazione alla salute) e neppure(educazione informale). L’educazione per il paziente è un programma di formazione al termine del quale lo stesso potrà esercitare autonomamente le competenze terapeutiche.Questa tecnica nasce negli anni 1920 per i pazienti diabetici che dovevano usare l’insulina e con il farmaco si comprende che oltre all’operatore occorreva la collaborazione attiva del paziente che fosse in grado di autosomministrarsi il farmaco. L’ educazione terapeutica nasce nel 1920 con matrice americana, nell’ambito diabetologico. Negli anni 1970 e 1980 prende piede in Europa, grazie al dottor Sal a Ginevra. Bisogna strutturare un programma dando competenze al personale che coadiuvi il processo, per cui nascono i primi gruppi multi professionali, dove vi sono lo psicologo, pedagogista, l’assistente sociale.. ecc in una logica di programmazione degli interventi.

 

Nel 1988 si identificano le normative dell’educazione terapeutica in cui anche l’entourage(paziente, famiglia, vicini) può intervenire nel processo.Nel 1990 l’applicazione avviene in diversi contesti con varie normative, ad esempio in Francia promulga una legge nazionale che codifica l’ educazione terapeutica come forma obbligatoria per i medici di base che devono essere formati e formare e con le diverse assicurazioni sanitarie e tutor.In Italia la creazione del modello è stata pensata nel coinvolgere tutto I’ entourage, compresa la famiglia ,  coinvolge tutte le risorse, considerando che il sistema italiano a livello Europeo è uno dei più funzionali e strutturati; infatti in Francia, ad esempio, non è applicabile perché la famiglia non viene messa nella relazione pubblica,è una dimensione culturale profondamente radicata che tiene la famiglia fuori.

 

Quale finalità si propone? Livello micro, meso e macro

 

-LIVELLO MICRO:è quello relazionale, deve essere un momenta di incontro ed ascolto (paziente/famiglia/professionista) un momenta di forte comunicazione immediata e relazione vera in cui ci si comunica.

-LIVELLO MESO che si basa sul creare una comunità di buone pratiche formative, tanto piu’ che c’è la crescita delle malattie croniche di vario tipo: affrontare la cronicità in modo professionale.

-LIVELLO MASO: attivare processi di deospedalizzazione fatti con attenzione sul territorio a livello domiciliare in una logica in cui gli attori abbiano un ruolo attivo. La gestione della patologia deve avvenire con gli operatori in un rapporto profondo e produttivo.

 

QUALI  PRESUPPOSTI   EPISTEMOLOGICI?

Bisogna  costruire  il progetto  grazie  all’unione   di diverse  competenze.  Nasce  il gruppo   CRIS in cui vi sono diverse  figure  professionali:   sociologi,   sociologi  del welfare  e della organizzazione   dei sistemi,  pedagogisti,   medici,  psicologi  ecc.E’  un processo  di apprendimento   integrato  e condiviso  tra famiglia,  sistema  sanitario,  paziente  ed è progettato  sui modelli  inglesi  e americani.  11  modello  americano  agisce in ambito  educativo, lavorando  sull’abbandono    scolastico,   ovvero  sul disagio  minorile.  Diversi  sono gli aspetti  di cui tener conto;  bisogna  che vi sia un gruppo  socio sanitario  annesso  di tutor, bisogna  che via sia un setting non sanitario, è necessario un gruppo, un famiglia e fondamentale l’ entourage.

 

5 FASI IMPORTANT!:

1) Creazione di u tavolo tecnico scientifico, con realtà  professionali, territoriali ed ospedaliere. Questo tavolo sceglie i professionisti, il setting e modalita di coinvolgimento.

2)Bisogna individuare il professionista per il gruppo di lavoro, quindi creare un team in cui ci siano

i rappresentati dei pazienti con competenze specifiche per patologia. 11 team decide, progetta i contenuti, condivide le conoscenze e definisce il target dei pazienti.

3)Arruolamento. Bisogna pensare a come raggiungere i pazienti e le famiglie, quindi si possono iscrivere ai momenti formativi un gruppo di 10-15 pazienti con 1 o 2 familiari, attraverso il precetto

dei medici di Medicina generale e specialisti che attestino la malattia.

4)Realizzazione del corso, che si compone di 10 incontri della durata di 2 ore e 30 cadauno, l’ambiente  puo essere informale: scuola, comune o biblioteca con un tutor che coordina.

5)Analisi dei risultati, ovvero la valutazione della cooperazione tra professionisti,  tra famiglie e gli

effetti post incontri sui pazienti.

 

 

 

INCONTRO TRA LE CURE FAMILIARI E LE CURE PROFESSIONALI: COME FAVORIRE LA RESILENZA FAMILIARE

Recuperare ii senso della sofferenza. La famiglia è il legame identitario e di esperienza di una malattia  e va vissuto come una costruzione di senso. Laddove il disagio è forte c’è modifica della biografia personale in cui si contempla un prima e un dopo. L’intervento  deve poter far incontrare i bisogni con le competenze e laddove non si può guarire, si può accompagnare in questa dimensione del nuovo esistere: un nuovo stato del ciclo familiare. L’esperienza può essere uno scambio più che un aggravamento cosicché poi tutti stanno meglio in una cornice di senso in cui avviene la gestione del sintomo, delle attrezzature e degli appuntamenti. Non c’è un apprendimento se prima non c’è una relazione. Non è  semplice  la comprensione   della malattia  e il potenziamento della vita di relazione. Questo modello attua 3 cambiamenti:

  1. A) un nuovo modo di relazionarsi tra professionisti che non si incontrano che non si incontrano solitamente in un incontro più allargato, dove al centro vi e il paziente
  2. B) comprendere che vi sono molti disservizi e spesso la comunicazione della malattia viene fatta in modo
  3. C) deospedalizzazione, in realtà il paziente si ammala in casa e va seguito dal medico di medicina generale per cui deve rimanere sul territorio se ha una malattia cronica non deve per nulla arrivare in ospedale.

 

 

 

LA FIGURA DEL TUTOR

Il tutor e un anello di congiunzione tra paziente, famiglia, professionista ed istituzione. L’arruolamento avviene telefonicamente, bisogna prepararsi uno schema fisso, presentarsi, sapere come e cosa dire, prepararsi eventuali risposte ed eventuali domande. Ricordare al paziente l’appuntamento  il giomo prima, scegliere una location facile, raggiungibile. Il giorno dell’incontro il tutor andrà prima, tutti devono stare sullo stesso piano, l’assetto sara una tavola circolare. Il tutor accoglie ii paziente con la famiglia e saper gestire la crisi, inoltre dovrà contattare i professionisti.I punti di forza sono: tempo per l’ascolto che di solito ii paziente non ha, circolarità della comunicazione, livelli orizzontali di relazione, centralità del paziente, bisogno di parlare della famiglia e il gruppo che poi diventa una squadra.

 

 

 

INFERMIERISTICA DI FAMIGLIA

 

L’infermiere a domicilio deve poter esperire una cultura fondata sulla prevenzione della malattia, la promozione della rete, la partecipazione attiva del paziente e della famiglia al progetto di cura. 11 benessere comunitario e le risorse vanno messe in relazione. Bisogna formare le cure informali perché il paziente e il  soggetto attivo. Siamo promotori di Empowerment, riconoscendo le capacita di azioni e di sapere. I cambiamenti organizzativi devono essere preceduti da cambiamenti culturali,

le fonti sono: la relazione, la reciprocità dello scambio ed un modello sistemico che tenga conto del sistema familiare. Infine e importante il counseling motivazionale mirato a risolvere il problema

utilizzando le risorse.

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