ELIMINARE LE ARMI NUCLEARI | ITALIA RIPENSACI
Redazione- A 75 anni (2020 )dai bombardamenti atomici che distrussero le due città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. l’umanità vive ancora sotto l’incubo al quale spesso non si pensa nella nostra quotidianità che è appunto la minaccia di una distruzione totale. La fine di un “mondo” che il cinema, la fiction, i romanzi di fantascienza ma anche gli analisti hanno provato ad immaginare e a prospettare .Una prospettiva da brivido perché pone sul piano razionale della riflessione un elemento fondamentale : la stupidità dell’uomo che dopo aver percorso intere ere geologiche , dopo aver raggiunto quel progresso tecnologico a cui assistiamo, dopo aver affermato appunto ragione e libertà, si farebbe trascinare alla distruzione totale dalla sua natura. Ecco appunto dalla sua natura umana che ha molti pregi ma difetti fondamentali :l’ingiustizia e la diseguaglianza che sono sempre state all’origine dei conflitti e quando parlo di conflitto voglio intendere guerra .
Alessandro Prato su Dialoghi mediterranei esamina uno scritto di Rousseau e dice a proposito proprio di ingiustizia e diseguaglianza: “Il Discours sur l’origine de l’inegalité parmi les hommes (1755) è stato scritto da Rousseau per criticare le forme e le modalità politiche non solo della società feudale, ma anche di quella borghese nascente, basata sulla proprietà privata, la divisione del lavoro e lo sfruttamento delle classi egemoniche a danno di quelle subalterne. La società moderna in cui sono presenti l’ingiustizia e la diseguaglianza, si contrappone allo stato di natura che per Rousseau è un’ipotesi, un principio ideale, «uno stato che non esiste più, che forse non è affatto esistito e probabilmente non esisterà mai, e sul quale tuttavia è necessario avere delle idee giuste per giudicare bene intorno al nostro stato presente» (Rousseau 1755: 29).” ( 1)
Guerra .Molti tipi di guerra tanto che “C’è stato chi, come Papa Francesco, ha affermato che siamo all’inizio della terza guerra mondiale. Saremo in grado di disinnescarla? Molto dipende dalla nostra natura più profonda. Come sappiamo, gli ingredienti comprendono armi di ultima generazione, estremismi religiosi, terrorismo, scricchiolii degli edifici finanziari, politici e sociali costruiti dall’umanità, o almeno da quella parte che sta consumando tutte le risorse del pianeta. Prima di queste ultime guerre contemporanee possiamo elencare un numero infinito di altri conflitti umani, portati a termine con materiali che rendevano sempre più efficace la nostra violenza organizzata: l’uranio e il plutonio erano stati preceduti dallo zolfo della polvere da sparo e, in tempi più remoti, dal ferro, dal bronzo, da altri metalli utili per forgiare spade e armi sempre più efficaci. Prima ancora, all’alba dell’umanità, usavamo la pietra per creare asce acheuleane, le armi di un milione e mezzo di anni fa. (2)
Scrive Bertrand Lahutte psicoanalista, membro dell’École de la Cause freudienne e dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi in “ I costi della guerra”, Rosemberg e Sellier editore, pag270-281 . “La guerra ha anche dei costi. L’uso plurale, “i costi della guerra” non sfugge al senso comune, al discorso corrente sul fenomeno, che riguarda tanto gli stati belligeranti, quanto ciascuno di noi per via della legittima preoccupazione in relazione agli scontri marziali… La nostra immediata attualità non cessa di ricordarcelo. Qualunque cosa dicano i commentatori dei nostri mezzi di informazione, per esempio sull’apertura delle ostilità fra due paesi lontani (o sull’invio delle nostre forze armate in un teatro estero di operazioni militari), oppure sulla commemorazione di conflitti passati, la questione dei costi umani della guerra ha un impatto diretto sull’opinione pubblica. Contrariamente alle generazioni che ci hanno preceduto, non siamo più particolarmente sensibili alla questione della difesa specifica del nostro territorio; questa ha anche un’eco particolare nei paesi stranieri. La necessità che diventa virtù, il richiamo al sacrificio patriottico o la paura diretta per la sopravvivenza, non ci parlano più allo stesso modo. Ma almeno possiamo pensarle. Invece, le possibili perdite umane restano sempre ugualmente insopportabili. Il loro annuncio sui media, anche quando si tratta di “proporzioni infime” rispetto alle perdite subite nelle guerre anteriori, provoca un effetto generale di “sentirsi chiamati in causa”, ben al di là della singolarità del dramma individuale delle famiglie in lutto. Questa per noi rappresenta una prima indicazione, se ci autorizziamo a fare una lettura differente da un’interpretazione sociale, morale o politica. In effetti l’orrore dell’esposizione pubblica, mediatica, delle perdite umane, rappresenta un insopportabile che occorre commentare.” (3)
Ma un costo così grande come la distruzione totale dell’umanità e dello stesso pianeta a causa di un conflitto atomico sarebbe un prezzo troppo troppo alto. Anzi spropositato ,folle, ingiustificabile in ogni senso . Una stupidaggine insomma.
Da allora, da quelle tragiche albe di 75 anni fa ,fortunatamente nessun’altra arma nucleare è stata usata in
un’azione di guerra . Ma malgrado ciò nessuno potrà dirsi al sicuro da tale minaccia fintanto che le armi nucleari continueranno ad esistere negli arsenali.
Il 26 settembre di ogni anno si celebra la “Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari”, occasione per diffondere consapevolezza sulla necessità e l’urgenza di un disarmo globale e permanente. Ad oggi la strada è ancora lunga per raggiungere questo obiettivo.
I dati sullo stato degli arsenali nucleari ad inizio 2021 sono allarmanti. Le testate sono 13.080 così suddivise:
Stati Uniti 5.500 (di cui 1.800 dispiegate e pronte all’utilizzo)
Russia 6.255 (di cui 1.625 dispiegate e pronte all’utilizzo)
Regno Unito 225 (di cui 120 dispiegate e pronte all’utilizzo)
Francia 290 (di cui 280 dispiegate e pronte all’utilizzo)
Cina 350 (nessuna dispiegata e pronta all’utilizzo)
India 156 (nessuna dispiegata e pronta all’utilizzo)
Pakistan 165 (nessuna dispiegata e pronta all’utilizzo)
Israele 90 (nessuna dispiegata e pronta all’utilizzo)
Corea del Nord 50 (di cui 0 dispiegate e pronte all’utilizzo – la stima è delle testate che avrebbero potuto essere realizzate con gol materiale fissile a disposizione)
Gli Stati Uniti dispiegano in Europa circa 150 testate nell’ambito del programma di “Nuclear sharing” con Italia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Turchia. Circa 20 testate rimangono dispiegate in ciascuna delle basi di Ghedi ed Aviano.
D’altra parta la situazione relativa all’universalizzazione del Trattato per la messa al bando delle armi nucleari (TPWN) vede la firma complessiva di 86 Stati, 55 dei quali lo hanno ratificato facendolo entrare in vigore. In Europa è stato ratificato solamente da Austria, Vaticano, Irlanda, Malta e San Marino.
Appena due giorni dopo la celebrazione della Giornata Internazionale per la totale eliminazione delle armi nucleari che si è celebrata il 26 settembre 2021 il CN dell’Arci ha sentito il bisogno di rilanciare la campagna “Italia, ripensaci” verso un’auspicato cambio di linea del Governo italiano, anche attraverso la sensibilizzazione dei Deputati e Senatori, che si inserisce nel quadro delle azioni verso i parlamentari di tutto il mondo della International Campaing to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), per rilanciare il “Parliamentary Pledge” a sostegno del Trattato di proibizione delle armi nucleari.
Promossa dalla Rete Italiana Pace e Disarmo e da Senzatomica, la Campagna “Italia, ripensaci” è nata a ottobre 2016, in occasione del voto nel Primo Comitato dell’Assemblea Generale dell’ONU sulla risoluzione che chiedeva all’Assemblea Generale di approvare una conferenza di Stati per adottare uno strumento giuridicamente vincolante che prevedesse la messa al bando e lo smantellamento delle armi nucleari. L’Italia votò contro.
Era il 27 ottobre 2016. C’era tempo per ripensarci, visto che la risoluzione L41 avrebbe poi dovuto essere convalidata dal voto in Assemblea Generale, come avvenne il 23 dicembre successivo. In quell’occasione l’Italia votò a favore, in effetti, insieme alla maggioranza degli Stati; ma successivamente ammise di averlo fatto per errore. In pratica, non cambiava niente: la maggioranza era schiacciante, con o senza il voto dell’Italia. 113 a favore, 35 contrari, 13 astenuti.
Ma l’Italia (cioè, il Governo italiano e i diplomatici che lo rappresentavano), nonostante le ripetute richieste da parte della società civile, non ha partecipato alle conferenze in cui gli Stati hanno dibattuto sui grandi temi del disarmo globale per raggiungere, alla fine, una posizione comune e condivisa. ( )Con i due appuntamenti della conferenza degli Stati, a marzo e a giugno-luglio 2017, la Campagna “Italia, ripensaci” si è inquadrata nelle attività internazionali coordinate da ICAN e si è guadagnata molte adesioni e molta attenzione anche sui media. L’adozione del testo del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari, il 7 Luglio 2017, e la successiva attribuzione del Premio Nobel per la Pace a ICAN, hanno fatto convergere l’attenzione sulle campagne internazionali. Dalla fine della Guerra Fredda non si è mai parlato così tanto di disarmo nucleare in Italia! (4)
Il Trattato TPNW (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons) votato all’ONU nel luglio del 2017 è entrato in vigore senza la firma dell’Italia . Un mese di mobilitazione della campagna “Italia, ripensaci” per chiedere che il nostro paese non sia spettatore passivo. Dice l’appello per la firma :
.”…. Insieme agli Hibakusha – i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki – crediamo fermamente che l’unico modo per evitare l’uso futuro di queste armi sia di metterle al bando e smantellarle tutte, attuando un sistema internazionale fondato su strumenti di verifica e controllo internazionali”.
Nel Parlamento italiano, durante la precedente legislatura, oltre 240 eletti avevano aderito al Parliamentary Pledge di ICAN.
Per rilanciare questo grande sostegno la richiesta che il CN dell’Arci formula ai parlamentari eletti è quella di esplicitare l’adesione a questo testo, nel quale si legge:
“Nel nostro ruolo di Parlamentari, ci impegniamo a promuovere la firma e la ratifica di questo Trattato di rilevanza storica da parte dei nostri rispettivi Paesi, poiché consideriamo l’abolizione delle armi nucleari un obiettivo di primaria importanza per il bene dell’umanità e un passo essenziale per garantire la sicurezza e il benessere di tutti i popoli del mondo”.
A livello internazionale, molti Parlamenti e organizzazioni di Parlamentari (tra cui il Parlamento Europeo, l’Unione Inter-Parlamentare, l’Assemblea Parlamentare dell’OCSE) hanno già approvato risoluzioni a sostegno del Trattato di Proibizione delle armi nucleari (TPNW) che, adottato dall’ONU nel luglio 2017, entrerà in vigore dopo la ratifica di 50 Stati.
Il Trattato è una norma internazionale che vieta qualsiasi tipo di assistenza alla produzione o alla fabbricazione di armi nucleari – compreso il finanziamento delle società coinvolte.
La campagna per la totale eliminazione delle armi nucleari è rilanciata in Italia da Rete Disarmo (di cui Arci fa parte) e Senzatomica come parte della mobilitazione “Italia, ripensaci”, che intende spingere Governo e Parlamento a modificare la posizione del nostro Paese, attualmente contraria, rispetto al Trattato TPNW.
Una posizione che peraltro non rispecchia il pensiero della maggioranza degli italiani: il più recente sondaggio (aprile 2019) condotto nel nostro Paese dalla campagna ICAN mostra infatti come ben il 70% dei nostri concittadini si sia detto favorevole all’adesione al Trattato ONU (con solo il 16% contrario), mentre il 60% ritiene che si dovrebbero espellere dal nostro territorio le testate nucleari statunitensi attualmente presenti nelle basi di Ghedi ed Aviano (solamente il 21% concorda con il loro mantenimento in Italia).
Il CN dell’Arci sostiene fortemente queste motivazioni e chiede l’individuazione di una modalità per portare l’Italia sulla strada della ratifica del Trattato TPNW. Una richiesta cui fa eco anche l’importante lettera inviata dai tre sindacati confederali CGIL-CISL-UIL al Presidente del Consiglio Conte e allo stesso Di Maio sottolineando come “l’impegno per l’eliminazione della minaccia nucleare è coerente con la nostra storia democratica” e come il “TPNW completa il quadro del diritto internazionale che impegna gli Stati a ottenere un mondo privo di armi nucleari”; così come è altamente significativa la mozione di adesione alla Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari votata all’unanimità dalla Conferenza dei Rettori delle Università italiane nella quale si “auspica la rapida entrata in vigore del Trattato, anche grazie alla ratifica dell’Italia”.
Una importante serie di sforzi che, ci auguriamo, abbiano successo quantomeno nell’aprire un dibattito onesto e profondo sul pericolo delle armi nucleari e sul ruolo positivo che l’Italia potrebbe avere nel metterle fuori dalla storia.
Ancora una volta ripetiamo: “Italia, ripensaci”.
Il CN chiede quindi alla Presidenza nazionale dell’Arci che intraprenda tutte le più opportune
iniziative che contribuiscano a raggiungere i risultati sopra descritti.
Italia ripensaci è una iniziativa dell’Arci perchè il 21 gennaio di quest’anno è stato firmato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Tpnw) che però ha visto l’assenza del’Italia..«Da oggi, per la prima volta, i governi avranno a disposizione uno strumento legale efficace per realizzare il disarmo nucleare nei propri Paesi.
Un passo storico che non sarebbe stato possibile senza l’impegno dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo” o “marginali”, tra cui proprio quelli che hanno subito negli anni i test nucleari sul proprio territorio – come le Isole Fiji, le Isole Marshall, Nauru, ma anche Kazakistan o Algeria – e che ora dicono basta».ha detto Francesco Vignarca, coordinatore campagne per la Rete italiana pace e disarmo, commentando per l’agenzia Dire l’entrata in vigore del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Tpnw) appunto il 21 gennaio di quest’anno .L’accordo è nato da un’azione della società civile guidata dalla International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Ican), che nel 2017 si è aggiudicata il Premio Nobel per la pace, della quale Rete pace e disarmo è partner. Le Nazioni Unite si sono fatte promotrici del documento, sottoscritto finora da 86 Paesi e ratificato da 51. A differenza dei trattati precedenti, spiega Vignarca, «il Tpnw non solo blocca la proliferazione delle armi atomiche, ma proibisce anche il possesso, lo sviluppo, i test, il trasporto nonché la minaccia di usare questo tipo di arma». Per l’esperto, è indicativo che la Chiesa cattolica «abbia modificato la dottrina, chiarendo che possedere l’atomica costituisce peccato quanto impiegarla» Altra novità rispetto al passato, continua Vignarca, è la priorità attribuita alla vita umana. «È stato riconosciuto che l’arma atomica non solo uccide, ma annienta intere città, come hanno dimostrato i casi di Hiroshima e Nagasaki» sottolinea il coordinatore. «I Paesi che vogliono proporsi come un faro di civiltà non possono fondare il loro sistema di sicurezza su un’arma che attua il genocidio. Altrimenti tra noi e i gruppi armati come l’Isis non c’è più differenza». ( 5)
Nel 1955 il filosofo-matematico Bertrand Russell e lo scienziato Albert Einstein si fecero promotori
di una importante dichiarazione in favore del disarmo nucleare e della scelta pacifista per l’umanità,
sottoscritta da scienziati e intellettuali di prestigio come .Max Born (Premio Nobel per la fisica)
Percy W. Bridgman (Premio Nobel per la fisica) Leopold Infeld (Professore di fisica teorica) Frédéric Joliot-Curie (Premio Nobel per la chimica) Herman J. Muller (Premio Nobel per la fisiologia e medicina)
Linus Pauling (Premio Nobel per la chimica) Cecil F. Powell (Premio Nobel per la fisica ) Józef Rotblat
(Professore di fisica) Hideki Yukawa (Premio Nobel per la fisica )
Il documento appello affronta vari temi tra i quali questo che sembra importantissimo : “ La gente comune, così come molti uomini al potere, ancora non ha ben compreso quali potrebbero essere le conseguenze di una guerra combattuta con armi nucleari. Si ragiona ancora in termini di città distrutte. Si sa, per esempio, che le nuove bombe sono più potenti delle precedenti e che se una bomba atomica è riuscita a distruggere Hiroshima, una bomba all’idrogeno potrebbe distruggere grandi città come Londra, New York e Mosca.
È fuor di dubbio che in una guerra con bombe all’idrogeno verrebbero distrutte grandi città. Ma questa non sarebbe che una delle tante catastrofi che ci troveremmo a fronteggiare, e nemmeno la peggiore. Se le popolazioni di Londra, New York e Mosca venissero sterminate, nel giro di alcuni
secoli il mondo potrebbe comunque riuscire a riprendersi dal colpo. Tuttavia ora sappiamo, soprattutto dopo l’esperimento di Bikini, che le bombe atomiche possono portare gradatamente alla distruzione di zone molto più vaste di quanto si fosse creduto.
Fonti autorevoli hanno dichiarato che oggi è possibile costruire una bomba 2500 volte più potente di quella che distrusse Hiroshima. Se fatta esplodere a terra o in mare, tale bomba disperde nell’atmosfera particelle radioattive che poi ridiscendono gradualmente sulla superficie sotto forma di pioggia o pulviscolo letale. È stato questo pulviscolo a contaminare i pescatori giapponesi e il loro pescato. Nessuno sa con esattezza quanto si possono diffondere le particelle radioattive, ma tutti gli esperti sono concordi nell’affermare che una guerra con bombe all’idrogeno avrebbe un’alta probabilità di portare alla distruzione della razza umana. Si teme che l’impiego di molte bombe all’idrogeno possa portare alla morte universale – morte che sarebbe immediata solo per una minoranza, mentre alla maggior parte degli uomini toccherebbe una lenta agonia dovuta a malattie e disfacimento.
In più occasioni eminenti uomini di scienza ed esperti di strategia militare hanno lanciato l’allarme.
Nessuno di loro afferma che il peggio avverrà per certo. Ciò che dicono è che il peggio può accadere e che nessuno può escluderlo. Non ci risulta, per ora, che le opinioni degli esperti in questo campo dipendano in alcuna misura dal loro orientamento politico e dai loro preconcetti. Dipendono, a quanto emerso dalle nostre ricerche, dalla misura delle loro competenze. E abbiamo riscontrato che i più esperti sono anche i più pessimisti.
Questo dunque è il problema che vi poniamo, un problema grave, terrificante, da cui non si può sfuggire: metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra? (6)
La domanda pressante rimane comunque sempre la stessa : l’umanità saprà rinunciare alla guerra? Dice Gino Strada nel discorso di accettazione del premio nobel alternativo : “Ho potuto vedere le atrocità della guerra ed il suo impatto devastante coi miei stessi occhi. Ho trascorso gli ultimi trent’anni della mia vita in Paesi dilaniati dalla guerra, operando pazienti in Ruanda, Perù, Etiopia, Somalia, Cambogia, Iraq, Afghanistan e in Sudan. In questi e in altri Paesi, EMERGENCY – l’organizzazione umanitaria che ho fondato 23 anni fa – si impegna a fornire assistenza medico-chirurgica gratuita e di alta qualità alle vittime della guerra – guerra i cui effetti non si limitano ai rifugiati e ai feriti, ma hanno gravi ripercussioni sul futuro di intere generazioni.
Molti dei conflitti che ad oggi affliggono tali Paesi, riducendo le loro popolazioni a una vita di fame e miseria, sono spesso non dichiarati o deliberatamente taciuti. I massacri però continuano ad aumentare, tanto che ormai è diventato difficile ricordarli tutti. Per la maggior parte di noi, tali eventi appaiono così lontani ed estranei alla vita quotidiana: è facile ascoltare i notiziari, senza però rendersi conto che per ogni bomba, per ogni colpo di mortaio, ci sono persone che lottano per sopravvivere. Il novanta per cento delle vittime delle guerre dei nostri tempi sono rappresentate da civili, persone proprio come noi, con le stesse necessità, le stesse speranze e gli stessi desideri, per sé e per i propri cari: il desiderio di poter vivere in un mondo sicuro, di stare insieme, di essere protetti.”
Dunque ingiustizia e diseguaglianza le cause di guerra . Lo dice bene Gino Strada concludendo il suo discorso di accettazione del premio nobel alternativo : “Secondo stime recenti, ‘otto persone nel mondo possiedono la stessa ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale, ovvero 3,6 miliardi di persone. Nel frattempo, ogni giorno, una persona su nove va a letto affamata’. E ci sorprendiamo ancora del fatto che sempre più persone decidano di intraprendere viaggi pericolosi in cerca di un futuro migliore. Lo scorso anno, oltre 60 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case in cerca di protezione e sicurezza.Inseguivano il sogno di vivere in pace, ma noi ci siamo mostrati sordi di fronte alle loro speranze.” ( 7)
E la guerra è causa di altri problemi come migrazioni, fame, distruzione dei tessuti urbani, disastri ambientali. Eliminare le armi nucleari è dunque una precauzione e una garanzia non tanto perchè siano eliminate anche le guerre ma almeno sia evitato un loro esito totalmente distruttivo quanto probabile
avendo a disposizione armi che mai avrebbero dovuto fare la loro comparsa sulla “ faccia della Terra”.
(2) La guerra fa parte della natura dell’uomo di Patrizia Tiberi Vipraio e Claudio Tuniz – 06/03/2016
Fonte: Il Corriere della sera
(3)https://books.openedition.org/res/3891?lang=it3) I costi della guerra Bertrand Lahutte
(4 )https://retepacedisarmo.org/disarmo-nucleare/italia-ripensaci/
(6 )https://www.greenreport.it/wp-content/uploads/2015/07/Manifesto_Russell-Einstein_Unipi.pdf