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CAMMINARE INSIEME PER ANNUNCIARE IL VANGELO (SETTIMA PARTE)

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Redazione- La consultazione del popolo di Dio  è uno dei punti fondamentali  del percorso che il Sinodo e il  documento preparatorio indica. Una consultazione che è sostanza ma anche metodo. E proprio il sinodo, la sinodalità diventa un metodo , un cantiere e una esperienza per capire come continuare a muoversi. Qual’è la strada ancora da percorrere ?

I punti 25 e 26 del documento preparatorio  indicano proprio questa strada ossia attraverso una serie di domande  istituiscono un percorso.

  1. Illuminato dalla Parola e fondato nella Tradizione, il cammino sinodale si radica nella vita concreta del Popolo di Dio. Presenta infatti una peculiarità che è anche una straordinaria risorsa: il suo oggetto – la sinodalità – è anche il suo metodo. In altre parole, costituisce una sorta di cantiere o di esperienza pilota, che permette di cominciare a raccogliere fin da subito i frutti del dinamismo che la progressiva conversione sinodale immette nella comunità cristiana. D’altro canto non può che rinviare alle esperienze di sinodalità vissuta, a diversi livelli e con differenti gradi di intensità: i loro punti di forza e i loro successi, così come i loro limiti e le loro difficoltà, offrono elementi preziosi al discernimento sulla direzione in cui continuare a muoversi. Certamente si fa qui riferimento alle esperienze attivate dal presente cammino sinodale, ma anche a tutte quelle in cui già si sperimentano forme di “camminare insieme” nella vita ordinaria anche quando nemmeno si conosce o si usa il termine sinodalità.
  2. L’interrogativo fondamentale che guida questa consultazione del Popolo di Dio, come già ricordato in apertura, è il seguente:

Una Chiesa sinodale, annunciando il Vangelo, “cammina insieme”: come questo “camminare insieme” si realizza oggi nella vostra Chiesa particolare? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere nel nostro “camminare insieme”?

Per rispondere siete invitati a:

  1. a) chiedervi quali esperienze della vostra Chiesa particolare l’interrogativo fondamentale richiama alla vostra mente;
  2. b) rileggere più in profondità queste esperienze: quali gioie hanno provocato? Quali difficoltà e ostacoli hanno incontrato? Quali ferite hanno fatto emergere? Quali intuizioni hanno suscitato?
  3. cogliere i frutti da condividere: dove in queste esperienze risuona la voce dello Spirito? Che cosa ci sta chiedendo? Quali sono i punti da confermare, le prospettive di cambiamento, i passi da compiere? Dove registriamo un consenso? Quali cammini si aprono per la nostra Chiesa particolare?

 

La  domanda di fondo è come nelle chiese locali  questo camminare insieme  si realizza.

 

Kurt KochCardinale presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiana scrive su L’Osservatore romano del  18 gennaio 2021 : “ La parola lo indica già: “sinodo” è composto dai termini greci hodos (via) e syn (con) ed esprime il camminare insieme su una via. In senso cristiano, la parola denota il cammino comune delle persone che credono in Gesù Cristo, il quale si è rivelato come “via”, e più precisamente come «via, verità e vita» (Giovanni, 14, 6). La religione cristiana era quindi originariamente chiamata “via” e i cristiani, che seguivano Cristo quale Via, erano chiamati «appartenenti a questa Via» (Atti, 9, 2). In questo senso, Giovanni Crisostomo spiegò che “chiesa” era un nome «che indica una via comune», e che chiesa e sinodo sono «sinonimi» (Explicatio in Ps, 149). La parola “sinodalità” è dunque tanto antica e fondamentale quanto la parola “chiesa”. “

E continua  il cardinale  Kurt Kpch : “alcuni anni fa, la Commissione Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese ha pubblicato lo studio La Chiesa sulla via di una visione comune, che propone una visione multilaterale ed ecumenica della natura, dello scopo e della missione della Chiesa. In questo studio si legge la seguente dichiarazione ecclesiologica comune dal punto di vista ecumenico: «Sotto la guida dello Spirito Santo, tutta la Chiesa è sinodale/conciliare, a tutti i livelli della vita ecclesiale: locale, regionale e universale. Nella qualità della sinodalità o della conciliarità si riflette il mistero della vita trinitaria di Dio, e le strutture della Chiesa esprimono questa qualità al fine di realizzare la vita della comunità come comunità» (n. 53). Questo punto di vista è condiviso anche dalla Commissione teologica internazionale nel suo documento La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa. Nel testo si afferma con gioia che il dialogo ecumenico è avanzato a tal punto da poter riconoscere nella sinodalità «una dimensione rivelativa della natura della Chiesa», convergendo verso la «nozione della Chiesa come koinonia, che si realizza in ogni Chiesa locale e nella sua relazione con le altre Chiese, attraverso specifiche strutture e processi sinodali» (n. 116).”

In altre parole : “per Papa Francesco è prioritario approfondire l’idea di sinodalità come struttura fondamentale ed essenziale della Chiesa cattolica: «Essere Chiesa è essere comunità che cammina insieme. Non basta avere un sinodo, bisogna essere sinodo. La Chiesa ha bisogno di una intensa condivisione interna: dialogo vivo tra i Pastori e tra i Pastori e i fedeli» (Discorso ai presuli della Chiesa greco-cattolica ucraina, 5 luglio 2019). Da ciò emerge anche inequivocabilmente che la sinodalità non si contrappone alla struttura gerarchica della Chiesa, ma che piuttosto sinodalità e gerarchia si esigono e si promuovono a vicenda. La sinodalità, come dimensione costitutiva della Chiesa, ci offre dunque «la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso ministero gerarchico», nel senso che «coloro che esercitano l’autorità si chiamano ministri: perché, secondo il significato originario della parola, sono i più piccoli tra tutti» (Discorso per il 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, 17 ottobre 2015). Per Papa Francesco, questo vale anche e soprattutto per lo stesso primato petrino, che può trovare la sua espressione più chiara in una Chiesa sinodale: «Il Papa non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come Battezzato tra i Battezzati e dentro il Collegio episcopale come Vescovo tra i Vescovi, chiamato al contempo — come Successore dell’apostolo Pietro — a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiese» (ibidem) “-

Abbiamo già esaminato  ,attraverso una rassegna stampa ,i propositi,le indicazioni e le dichiarazioni di molte Diocesi in merito appunto alle modalità della consultazione.  In ogni Diocesi  è nato un gruppo di lavoro che in questi mesi sta raccogliendo  le indicazioni, i suggerimenti e le risposte alle domande  formulate dai gruppi parrocchiali  delle Diocesi medesime .

Possiamo quindi continuare tranquillamente l’esame del documento preparatorio che con i paragrafi 27 e 28  introduce  ulteriori elementi di analisi e  di riflessione ovvero i piani in cui si articola la sinodalità riferita anche alla vita interna della Chiesa .

 

  1. Nella preghiera, riflessione e condivisione suscitata dall’interrogativo fondamentale, è opportuno tenere presenti tre piani su cui si articola la sinodalità come «dimensione costitutiva della Chiesa»
  • il piano dello stile con cui la Chiesa vive e opera ordinariamente, che ne esprime la natura di Popolo di Dio che cammina insieme e si raduna in assemblea convocato dal Signore Gesù nella forza dello Spirito Santo per annunciare il Vangelo. Questo stile si realizza attraverso «l’ascolto comunitario della Parola e la celebrazione dell’Eucaristia, la fraternità della comunione e la corresponsabilità e partecipazione di tutto il Popolo di Dio, ai suoi vari livelli e nella distinzione dei diversi ministeri e ruoli, alla sua vita e alla sua missione»21;
  • il piano delle strutture e dei processi ecclesiali, determinati anche dal punto di vista teologico e canonico, in cui la natura sinodale della Chiesa si esprime in modo istituzionale a livello locale, regionale e universale;
  • il piano dei processi ed eventi sinodali in cui la Chiesa è convocata dall’autorità competente, secondo specifiche procedure determinate dalla disciplina ecclesiastica.

Pur distinti da un punto di vista logico, questi tre piani rimandano l’uno all’altro e devono essere tenuti insieme in modo coerente, altrimenti si trasmette una controtestimonianza e si mina la credibilità della Chiesa. Infatti, se non si incarna in strutture e processi, lo stile della sinodalità facilmente degrada dal piano delle intenzioni e dei desideri a quello della retorica, mentre processi ed eventi, se non sono animati da uno stile adeguato, risultano vuote formalità.

 

  1. Inoltre, nella rilettura delle esperienze, occorre tenere presente che “camminare insieme” può essere inteso secondo due diverse prospettive, fortemente interconnesse. La prima guarda alla vita interna delle Chiese particolari, ai rapporti tra i soggetti che le costituiscono (in primo luogo quelli tra i Fedeli e i loro Pastori, anche attraverso gli organismi di partecipazione previsti dalla disciplina canonica, compreso il sinodo diocesano) e alle comunità in cui si articolano (in particolare le parrocchie). Considera poi i rapporti dei Vescovi tra di loro e con il Vescovo di Roma, anche attraverso gli organismi intermedi di sinodalità (Sinodi dei Vescovi delle Chiese patriarcali e arcivescovili maggiori, Consigli dei Gerarchi e Assemblee dei Gerarchi delle Chiese sui iuris, Conferenze Episcopali, con le loro espressioni nazionali, internazionali e continentali). Si allarga quindi al modo in cui ciascuna Chiesa particolare integra al proprio

interno il contributo delle diverse forme di vita monastica, religiosa e consacrata, di associazioni e movimenti laicali, di istituzioni ecclesiali ed ecclesiastiche di vario genere (scuole, ospedali, università, fondazioni, enti di carità e assistenza, ecc.). Infine, questa prospettiva abbraccia anche le relazioni e le iniziative comuni con i fratelli e le sorelle delle altre Confessioni cristiane, con i quali condividiamo il dono dello stesso Battesimo.”

 

il Documento della Commissione Teologica Internazionale, dedicato a La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, pubblicato il 2 marzo 2018, afferma: «La sinodalità, in contesto ecclesiologico, indica lo specifico “modus vivendi et operandi” della Chiesa Popolo di Dio che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice». Per operare al servizio del rinnovamento della comunità ecclesiale, allora, occorre attivare un “processo sinodale”, un cammino in cui tutta la Chiesa si trovi impegnata secondo i tre aspetti inseparabili della sinodalità: la comunione, la partecipazione e la missione (cf. Papa Francesco, Discorso Ai fedeli della Diocesi di Roma, 18 settembre 2021). Risulta perciò quanto mai opportuno approfondire il tema della sinodalità nella ricchezza e molteplicità dei suoi aspetti, per cogliere la forma in cui potrebbe essere recepito nella nostra Chiesa locale e nella comunione fra le Chiese che sono in Italia.

Ma una Chiesa sinodale, annunciando il Vangelo, “cammina insieme”: come questo “camminare insieme” si realizza oggi nelle Chiese particolari? Quali passi lo Spirito  invita a compiere per crescere nel  “camminare insieme”?

“Ogni Chiesa particolare, che si separasse volontariamente dalla Chiesa universale, perderebbe il suo riferimento al disegno di Dio, si impoverirebbe nella sua dimensione ecclesiale. D’altra parte, la Chiesa ‘toto orbe diffusa’ diventerebbe un’astrazione se non prendesse corpo e vita precisamente attraverso le Chiese particolari”. Nel suo intervento all’Assemblea generale straordinaria della Cei, tenutosi a Roma  nel mese di novembre  con la partecipazione di oltre 210 vescovi, il card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha spiegato così la “mutua interiorità” di Chiesa universale e Chiese particolari, altra novità del Sinodo che ne ha ispirato il processo e le tappe. “La consultazione del popolo di Dio, per quanto qualificata come preparatoria, appartiene al processo sinodale”, ha precisato il cardinale a proposito del ruolo del “sensus fidei” nel processo sinodale. “La logica della mutua interiorità tra Chiesa universale e Chiese particolari esige che la forma ordinaria della consultazione sia quella del popolo di Dio nelle Chiese particolari”, ha spiegato Grech: “lì tutti sono chiamati a dare il loro contributo, secondo la propria vocazione, carisma, funzione, stato di vita. Soprattutto se si tratta del tema della Chiesa sinodale! Che camminare insieme sarebbe, che ascolto di tutti sarebbe, se poi alcuni si estraniano dal processo di ascolto della Chiesa in cui vivono per dare un contributo distinto?. Ciò che riguarda la vita della Chiesa deve passare per il canale delle Chiese particolari”. Quanto alle modalità della consultazione, “abbiamo anche scelto di non moltiplicare le domande, ma di concentrare tutto in un solo interrogativo fondamentale, formulato all’inizio del Documento (n. 2) e ripreso nel capitolo IV, dove sono proposte le piste per la consultazione del popolo di Dio”. Al n. 26, infatti, si dice testualmente: “L’interrogativo fondamentale, che guida questa consultazione del Popolo di Dio, come già ricordato in apertura, è il seguente: Una Chiesa sinodale, annunciando il Vangelo, cammina insieme; come questo camminare insieme si realizza nella vostra Chiesa particolare? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere nel nostro camminare insieme?”.

Si domanda  la Conferenza Episcopale italiana nella sua  75ª Assemblea generale straordinaria  (Roma, 22-25 novembre 2021)  : “Come si realizza oggi nella mia Chiesa locale o nella realtà ecclesiale a me affidata quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è propria? Come si realizza oggi nella nostra collegialità episcopale quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata?». Sono le due domande ispirate dall’interrogativo fondamentale del Sinodo universale che hanno fatto da sfondo ai lavori della 75ª Assemblea generale straordinaria della Conferenza episcopale italiana, svoltasi a Roma (presso l’Ergife Palace Hotel) dal 22 al 25 novembre 2021. Sotto la guida del cardinale presidente Gualtiero Bassetti, l’assise è stata aperta da un incontro riservato con papa Francesco.

D’altra parte da questa assemblea non è emerso molto di diverso appunto da questo  interrogarsi  sul camminare insieme  La conferenza si  è svolta a porte chiuse e nei «gruppi sinodali», nei quali i vescovi hanno avuto un intenso scambio. Anche l’incontro con il papa è stato protetto dalla riservatezza. Tuttavia dall’indice dei temi che ne emerge si capisce che il processo di riflessione sullo stato attuale della Chiesa in Italia e l’utilità dell’incamminarsi nel «Percorso sinodale» siano due elementi che stanno procedendo. Così – si legge nel documento finale  – l’accordo è totale sulla necessità di favorire «l’ascolto attento di tutti battezzati», di «aprire il cuore e l’orecchio a quanti (…) sono rimasti ai margini della vita ecclesiale», di colmare «la distanza che separa il Vangelo dalla vita», di «riorganizzare la speranza, in una società che corre veloce lasciando spesso indietro i più deboli, che subisce il fascino mutevole delle mode, che parla linguaggi nuovi e fa dell’individuo il suo centro». E «la sfida affidataci dal papa (…) di aprire la consultazione di questo primo tratto del Cammino sinodale anche al di fuori» dei perimetri consueti è raccolta. Certo, far «spazio alla creatività di ciascuno» potrebbe sconcertare. Tuttavia questo cammino «non parte da zero», ma s’innesta nel Concilio e nella creatività anche recente delle Chiese locali. Si è parlato poi di COVID, migranti, cure palliative e protezione dei minori, ai quali i vescovi italiani offrono «ascolto, sostegno e vicinanza».

A margine dei lavori assembleari si è riunito il Consiglio permanente, che ha approvato il messaggio della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo per la 33ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei (17 gennaio 2022); ha riconosciuto a livello nazionale l’Associazione italiana dei professori di storia della Chiesa quale associazione privata di fedeli, approvandone lo statuto; ha ricevuto un aggiornamento sul lavoro seguito alla pubblicazione delle tre istruzioni della Congregazione per l’educazione cattolica sull’affiliazione, l’aggregazione e l’incorporazione degli istituti di studi superiori (8 dicembre 2020). Ha infine provveduto ad alcune nomine.  ( 1 )

Nel documento finale si  richiama  l’attenzione sulla necessità di :”  abbandonare ogni autoreferenzialità, favorendo il coinvolgimento dei laici e l’ascolto attento di tutti i battezzati, specialmente di coloro che non frequentano o hanno sopito il fuoco del battesimo. Riprendendo l’invito finale contenuto nell’Introduzione del cardinale presidente, i vescovi hanno evidenziato l’importanza di aprire il cuore e l’orecchio a quanti, per diversi motivi, sono rimasti ai margini della vita ecclesiale. Di fronte alle ferite che le persone portano sulla loro pelle, la Chiesa è chiamata a mostrare il suo volto misericordioso. Ma per fare questo è necessario mettersi in cammino, condividere le fatiche del viaggio, fare silenzio per dare voce a ciò che il «popolo di Dio» ha da dire.

     Quello attuale, è stato ribadito, è il tempo del coraggio e della profezia, fondamentali per colmare quella distanza che separa il Vangelo dalla vita e per riorganizzare la speranza, in una società che corre veloce lasciando spesso indietro i più deboli, che subisce il fascino mutevole delle mode, che parla linguaggi nuovi e fa dell’individuo il suo centro. La sfida affidataci dal papa, hanno ricordato i vescovi, è quella di un ascolto diffuso, di aprire cioè la consultazione di questo primo tratto del Cammino sinodale anche al di fuori; certo, non tutti parteciperanno, ma tutti devono sentirsi invitati. Se ciascun operatore pastorale, obbedendo alla creatività dello Spirito, si farà moderatore di un gruppo sinodale sul territorio, nei diversi ambienti in cui le persone vivono, s’incontrano, si curano, studiano e lavorano, sarà davvero un’esperienza ampia di sinodalità. “

E continua il documento finale dell’assemblea : “ Il Cammino sinodale – è l’auspicio dei Presuli – deve diventare occasione propizia per una conversione personale e comunitaria, conditio sine qua non per ridare linfa all’annuncio e vigore a un tessuto ecclesiale e sociale sfibrato e vecchio. Si tratta di impostare un nuovo tipo di ascolto, inventando qualcosa di originale, che prima normalmente non esisteva o esisteva sporadicamente, dando spazio alla creatività di ciascuno, attivando percorsi che puntino alla comunione: con il povero, con lo straniero, con chi è disorientato, con chi cova rabbia, con chi non crede o ha perso la fede, con chi ha fede solo nella scienza, con chi si sente lontano, con chi professa un’altra religione o appartiene ad un’altra tradizione cristiana. Allo stesso modo, in linea con quanto affermato dal Cardinale Presidente, i Pastori hanno convenuto sull’esigenza di non trascurare l’ascolto dei presbitèri, degli organismi di partecipazione, dei gruppi degli operatori pastorali (catechisti, ministri, operatori della carità, animatori liturgici, associazioni e movimenti). Se da una parte facili entusiasmi o delusioni passate possono ostacolare il cammino, dall’altra è di sostegno la memoria grata. Il Cammino sinodale delle Chiese in Italia, è stato evidenziato, non parte da zero, ma è un percorso di completamento della ricezione dell’ecclesiologia del Concilio Vaticano II: la riflessione degli ultimi decenni e i documenti conciliari costituiscono un faro che continua ad illuminare i primi passi compiuti e quelli che si faranno. In queste ultime settimane, hanno raccontato i Vescovi, si è sprigionata dalle Chiese locali un’eccezionale ricchezza di iniziative e spunti per il Cammino sinodale. Ne sono testimonianza i siti diocesani. L’avvio di questo percorso è stato per tutti un’esperienza di Chiesa in cammino. Già dall’Assemblea del maggio scorso, ma ancora di più dall’inizio dell’autunno, i Vescovi – è stato sottolineato – sono partiti insieme, nella concordia, cioè nella condivisione del cuore, in una specie di sinfonia che, nella diversità di toni e strumenti, sta creando una bella armonia. Molti operatori pastorali stanno cogliendo l’importanza di questo evento sinodale. Le perplessità ci possono anche essere, ma sono utili e necessarie per muoversi nel modo migliore e tenere alta la guardia sulla qualità del Cammino sinodale. Nel momento di riflessione per l’inizio del percorso sinodale, lo scorso 9 ottobre, Papa Francesco – ricordando le parole di padre Congar – ha auspicato “non un’altra Chiesa, ma

una Chiesa diversa”. E questa è la sfida: una Chiesa più evangelica,( 2 ) meglio innestata nella vita della gente.

( 1 )https://ilregno.it/documenti/2021/21/in-ascolto-del-popolo-di-dio-conferenza-episcopale-italiana

(2)    )https://www.chiesacattolica.it/75a-assemblea-generale-straordinaria-il-comunicato-finale/

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