IL DISTURBO E IL NASCONDINO: LA METAFORA DELL’ESISTENZA-DOTT.SSA ANTONELLA FORTUNA
Redazione-Nelle connessioni con il concetto della territorializzazione, indicante il “territorio psicologico” con valenze effettive che suggerisce come le esperienze di “non-sano” siano reazioni del tutto “sane” per mondi “del tutto personali” o “dell’aumentata profondità” di certe percezioni personali,il corpo inteso come “macchina”, tiene in atto la fenomenologia di queste situazioni attraverso la malattia.
Mi riferisco alla schizoanalisi, di Guattari ovvero una sorta di analisi del funzionamento delle istituzioni viste alla luce dei rapporti di potere che esse sviluppano con individui e società.
L’Anti-Edipo, ha come compito quello di tornare sull’errore che costituisce, secondo l’ autore, il desiderio concepito come mancanza, dunque non è la follia a dover essere ricondotta all’ordine, ma al contrario è il mondo moderno che si deve basare sulla singolarita’ del folle
L’uomo costituirebbe il risultato della repressione sociale, cioè del modo in cui le forze attive dell’inconscio si sono strutturate nelle forme storiche dell’uomo e del mondo
Individuo e la struttura si ritrovano a fronteggiarsi in un rapporto speculare infinito, è sul fondo di questa registrazione repressiva si fondano i nostri sistemi di rappresentazione
In tal senso la malattia non verrebbe interpretata come disturbo e mancanza ma come deturbo e modo diverso di essere.
Una vivenza, peculiare di una storia, che si genera dalle figure di attaccamento, prosegue con gli incontri di vita, continua con la propria ownership che cerca affermazione nel mondo.
Secondo Recalcati le figure genitoriali hanno un compito evolutivo: IL PADRE è necessario per un processo di individuazione e la MADRE per comprendere l’appartenenza
Laddove mancanti, inadeguate, asfittiche o abbandoniche costituirebbero l’incipit del deturbo, la peculiarita’ del proprio essere nel mondo.
E’ come la metafora della vita nel gioco del nascondino.
”quando gioco a vivere, mi cerco un posto adatto a me che mi assomigli e mi accolga e…faccio in modo che gli altri mi
possano…cercare…”