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CONTINUA IL FESTIVAL DELLA SOCIOLOGIA A NARNI | UNA GIORNATA ALL’INSEGNA DI SCIENZA, LETTERATURA E ARTE

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Redazione- L’evento culturale principe della città di Narni è entrato nel vivo, dal punto di vista sociologico, con la lectio di Luigi Pellizzoni, professore ordinario presso l’Università di Pisa che ha aperto la seconda giornata di dibattiti, conversazioni sociologiche, arte. Il suo intervento, dal titolo “Quando inizia il futuro? Sull’orizzonte temporale della tarda modernità” ha trattato di politica del tempo, e delle crescenti politiche predittive ed anticipatorie. La discussione ha portato alla luce l’aspetto paradossale, e poco considerato, della tendenza a rendere immodificabile il futuro sul quale tentano di far luce queste prospettive. “Va capito quindi – dice Pellizzoni – se dentro al lessico della transizione prevale ancora l’idea del cambiamento, e se il futuro è effettivamente aperto”.

Sotto i riflettori del Teatro Manini poi la Scuola Achille Ardigò del Comune di Bologna. Si è parlato di scuola, associazione, cultura e welfare di comunità. In particolare, è stata affrontata la dimensione culturale insita nei percorsi di welfare: “Se ne parla tanto – afferma Roberta Paltrinieri – ma quello del welfare culturale è un concetto che ancora è in via di definizione. Ed è fondamentale il governo culturale, – continua la Paltrinieri – perché il benessere delle persone non passa solo attraverso la dimensione della risposta ai bisogni, ma va concepito in maniera allargata ragionando su quelli che sono i desideri delle persone“.

Nel pomeriggio si sono poi svolti, sempre nell’ambito della manifestazione, una serie di incontri nei quali relatori e pubblico si sono intrecciati, cimentandosi nella discussione partecipativa dei temi più attuali. Si dialoga in un contesto, dal forte valore culturale e costruttivo, nel quale la Sociologia esce dalle aule universitarie e si apre su temi come l’ecologia e la sostenibilità, la salute pubblica, lo smart working. Il Festival si conferma e dà prova della sua resilienza, ponendosi come un elemento di riflessione fondamentale che consente di far fronte alle transizioni e ai cambiamenti sempre più turbolenti che interessano il sistema mondiale.

E ancora spazio ai libri e agli editori, parte integrante del Festival fin dal suo primo concepimento. Hanno partecipato a questa edizione FrancoAngeli, Armando Editore, Mondadori Università, Gambini Editore, Linea Edizioni, Egea ed Oaks Editrice. Alla Casa del Popolo il loro spazio dedicato, nel quale sono stati presentati vari volumi che sposano il tema delle transizioni.

Una giornata piena di cultura e dialogo che il Festival ha offerto agli intervenuti, e non solo, grazie al capillare collegamento streaming. Una giornata sotto l’egida delle scienze sociali, che fanno della suggestiva Città di Narni un luogo ospite e promotore del pensiero costruttivo e partecipativo alla portata di tutti.

Fotografia e Sociologia: binomio vincente a Narni          

Suggestiva mostra fotografica di Matteo Bergami “Pamela. Storia di lotta dentro e fuori il ring”, a cura delle Associazioni ArteM, LuceOmbra e Bolognina Boxe a riprova che il Festival è strettamente legato al mondo dell’arte e della fotografia. Il noto artista bolognese ha inaugurato la mostra dicendo “la fotografia deve essere in grado di creare domande e di rappresentare quello che succede”.

Le foto ritraggono Pamela Malvina Noutcho Sawa, nata in Camerun ma residente in Italia dal 2000, e il suo rapporto con la boxe e la cittadinanza italiana. Ed è qui che parte tutto: la consapevolezza di non possedere la cittadinanza anche sia da un punto di vista personale ma soprattutto sportivo, che va a limitare un eventuale percorso di crescita della carriera. Il non poter fare le gare porta ad un gap che si deve colmare. Questa storia non riguarda solamente Pamela, ma anche tutti quegli altri atleti di seconda generazione che si sentono ormai scoraggiati per via delle lentezze burocratiche,  arrivando quindi addirittura a smettere di gareggiare.

Secondo l’artista, “vi è il bisogno di ripartire dalla consapevolezza del privilegio dello status quo di cui solo alcuni godono, dentro e fuori dal ring perché la cittadinanza non è una questione di merito, ma una questione di diritto”.

La diva espressiva del cinema muto raccontata in un Libro

Il libro “L’ultima diva” (Fazi Editore) un inedito ritratto di musa del cinema muto Francesca Bertini scritto da Flaminia Marinaro. In un epoca in cui stava appena nascendo il cinema, dove si scopriva il concetto di fotogenia, la Bertini diventa la diva tra le dive. Chiamata la “Diva delle tende” perché con la sua immagine afferra e che ondeggia ai drappi è riuscita ad essere fortemente comunicativa in un cinema in cui il parlato non c’era. “Sollevò le braccia, si aggrappò alle tende e ondeggiò, dolente e disperata, incarnava il pathos” legge Carolina Zaccarini.
Il romanzo tratteggia con ritmo incalzante le atmosfere e le suggestioni di un’epoca sfavillante, gli incontri e gli amori con i grandi personaggi del Novecento, da Salvatore di Giacomo a Guglielmo Marconi, e il periodo torbido della guerra. E poi va avanti fin quasi ai giorni nostri. Nel finale l’autrice rivela il suo legame quasi familiare con la diva, “l’amicizia a volte sovverte l’anagrafe”, un’icona fortemente borghese ma con un profondo orientamento antiborghese. Un ritratto vivido e appassionato di una rivoluzionaria, simbolo di un’intera generazione.

Fattoria Sociale: al Festival fra inclusività ed agricoltura biologica

Il Festival mette in pratica gli insegnamenti e le lezioni acquisiti in sette anni di confronto grazie alla collaborazione con la Fattoria Sociale di Spoleto, che quest’anno ha curato il servizio, dalla terra alla tavola, dei vari buffet sociologici che si sono tenuti nell’arco della manifestazione.

La cooperativa agricola, del Presidente Marco Pennacchi, associata a Legacoop Umbria, porta avanti dal 2013 una mission dedicata all’integrazione sociale e lavorativa di persone in situazione di difficoltà, attraverso dei percorsi riabilitativi personalizzati che includono anche la pratica dell’agricoltura biologica. La Fattoria Sociale produce e lavora in autonomia i prodotti che offre, con metodi biologici certificati, completamente esenti da pesticidi e prodotti chimici, a salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità.

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