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” QUANTO DURA L’ETERNITA’ ? ” – DI VALTER MARCONE

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Redazione-  Quanto dura l’eternità? Alzi la mano chi sa dircelo. Quell’eternità che si indica con l’articolo determinativo singolare femminile “la”. Quella eternità che il Dizionario di Ottorino Pianigiani (Milano, Sonzogno, 1937) definisce come derivazione di “ eterno”,aeternus,contratto di Ae-VITERNUS da aeVUM ,età, durata infinita e suffisso TERNUS, che si applica in modo analogo a Aeternus,sempiternus. Che non ha principio né mezzo né fine. Che dura per sempre . Immortale. Non caduco e iperbolicamente che dura troppo ,noioso.

Dall’eternità , quella che noi intendiamo come il salto tra un tempo misurato e misurabile a quello che non ha principio, né mezzo, né fine, nessuno è mai venuto a raccontarcene la durata. Ce lo hanno raccontato in vario modo inventando sicuramente a secondo delle sensibilità, della storia, del contesto di ciascun narratore . Narrazioni a volte emozionanti e che allo stesso tempo , a volte , lasciano il tempo che trovano ; oppure legate a studi e profonde esperienze come quelle che per esempio racconta Oliver Sacks in Musicofilia , (Milano, Adelphi , 2008 )a pag. 23 quando riferisce dell’esperienza di Tony Cicoria che investito da un fulmine in una cabina telefonica fa un breve viaggio nell’al di là prima di essere riportato nell’al di qua di questo mondo dall’intervento di un medico presente sulla scena della traumatica vicenda. In questo caso è solo una velocissima “andata e ritorno” di cui si trovano molti esempi nella letteratura che si occupa di questo tema.

Eppure detta in un altro modo ,ovvero indicata con un articolo indeterminativo come “ una” ossia “un’eternità” probabilmente è possibile misurarla. Perchè ha un inizio e una fine. Così per esempio in caso di una scossa di terremoto diciamo “ è durata un’eternità” oppure “ è stato noioso come un’eternità” riferito ad un oratore che ha parlato forse per mezz’ora. Ritorna in ballo il problema della misura quando diciamo per esempio “ è durato una eternità, non finiva mai”. Ma proprio quel “ non finiva mai” riapre i giochi e la riflessione.

Ora normalmente il concetto di eternità noi lo intendiamo come una infinita estensione di tempo , senza successioni temporali . Per eccellenza è Dio l’eternità “ comprensibile” altrimenti quel concetto di infinita estensione del tempo sarebbe inconcepibile. Così scrive Sant’ Agostino ne “ Le Confessioni “: Se qualche spirito leggero, vagolando fra le immagini del passato, si stupisce che tu, Dio che tutto puoi e tutto crei e tutto tieni, autore del cielo e della terra, ti sia astenuto da tanto operare, prima di una tale creazione, per innumerevoli secoli, si desti e osservi che il suo stupore è infondato. Come potevano passare innumerevoli secoli, se non li avessi creati tu, autore e iniziatore di tutti i secoli? Come sarebbe esistito un tempo non iniziato da te? e come sarebbe trascorso, se non fosse mai esistito? Tu dunque sei l’iniziatore di ogni tempo, e se ci fu un tempo prima che tu creassi il cielo e la terra non si può dire che ti astenevi dall’operare. Anche quel tempo era opera tua, e non poterono trascorrere tempi prima che tu avessi creato un tempo. Se poi prima del cielo e della terra non esisteva tempo, perché chiedere cosa facevi allora? Non esisteva un allora dove non esisteva un tempo ( 1)

“Le Confessioni” del vescovo di Ippona, S. Agostino raccontano la sua conversione,un’opera scritta alla fine del IV secolo . Agostino racconta la sua vita collegando appunto le vicende che lo portarono a convertirsi, a diventare un uomo nuovo, nella prima parte di quest’opera, mentre riflette sulla creazione del mondo nella seconda parte. Qui nel capitolo XI si occupa del tempo, della sua definizione e lo mette in relazione alla creazione. La visione del tempo di Agostino è complessa e articolata partendo proprio dall’insidiosa domanda “ che faceva Dio prima di creare il mondo “. E’ il racconto della Genesi che guida la sua visione che in vario modo egli esplicita a cominciare dal paragrafo 14 dell’undicesimo capitolo : “14. 17. Non ci fu dunque un tempo, durante il quale avresti fatto nulla, poiché il tempo stesso l’hai fatto tu; e non vi è un tempo eterno con te, poiché tu sei stabile, mentre un tempo che fosse stabile non sarebbe tempo. Cos’è il tempo? Chi saprebbe spiegarlo in forma piana e breve? Chi saprebbe formarsene anche solo il concetto nella mente, per poi esprimerlo a parole? Eppure, quale parola più familiare e nota del tempo ritorna nelle nostre conversazioni? Quando siamo noi a parlarne, certo intendiamo, e intendiamo anche quando ne udiamo parlare altri. Cos’è dunque il tempo? Se nessuno m’interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi m’interroga, non lo so. Questo però posso dire con fiducia di sapere: senza nulla che passi, non esisterebbe un tempo passato; senza nulla che venga, non esisterebbe un tempo futuro; senza nulla che esista, non esisterebbe un tempo presente. Due, dunque, di questi tempi, il passato e il futuro, come esistono, dal momento che il primo non è più, il secondo non è ancora? E quanto al presente, se fosse sempre presente, senza tradursi in passato, non sarebbe più tempo, ma eternità. Se dunque il presente, per essere tempo, deve tradursi in passato, come possiamo dire anche di esso che esiste, se la ragione per cui esiste è che non esisterà? Quindi non possiamo parlare con verità di esistenza del tempo, se non in quanto tende a non esistere. “(2)

In qualche modo si occupa anche di eternità parlando di tempi brevi e tempi lunghi :parliamo di tempi lunghi e tempi brevi riferendosi soltanto al passato o al futuro. Un tempo passato si chiama lungo se è, ad esempio, di cento anni prima; e così uno futuro è lungo se è di cento anni dopo; breve poi è il passato quando è, supponi, di dieci giorni prima, e breve il futuro di dieci giorni dopo. Ma come può essere lungo o breve ciò che non è? Il passato non è più, il futuro non è ancora. Dunque non dovremmo dire di un tempo che è lungo, ma dovremmo dire del passato che fu lungo, del futuro che sarà lungo. Signore mio, luce mia, la tua verità non deriderà l’uomo anche qui? Perché, questo tempo passato, che fu lungo, lo fu quando era già passato, o quando era ancora presente? Poteva essere lungo solo nel momento in cui era una cosa che potesse essere lunga. Una volta passato, non era più, e dunque non poteva nemmeno essere lungo, perché non era affatto. Quindi non dovremmo dire del tempo passato che fu lungo: poiché non troveremo nulla, che sia stato lungo, dal momento che non è, in quanto è passato. Diciamo invece che fu lungo quel tempo presente, perché mentre era presente, era lungo. Allora non era già passato, così da non essere; era una cosa, che poteva essere lunga. Appena passato, invece, cessò all’istante di essere lungo, poiché cessò di essere.”(3)

Molti hanno parlato del tempo , della sua durata, della possibilità di misurarlo. Ho preso ad esempio Le Confessioni di S. Agostino perchè nelle sue pagine si trova un’analisi approfondita su una serie di questioni che riguardano questo tema.

Ma se per S. Agostino Dio è l’inizio del tempo per Seneca è qualcosa di cui non riusciamo a comprendere fino il fondo il valore perchè lo sciupiamo non vivendolo fino in fondo. Lo regaliamo, ce lo lasciamo sfuggire di mano, lo sprechiamo . In “Lettere a Lucilio” egli infatti scrive : “Comportati così,Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto raccoglilo e fanne tesoro. Convinciti che è proprio così, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa più vergognosa è perdere tempo per negligenza. Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutto quanto nell’agire diversamente dal dovuto.

Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che capisce di morire ogni giorno? Ecco il nostro errore: vediamo la morte di fronte a noi e invece gran parte di essa è alle nostre spalle; appartiene alla morte la vita passata. Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi: metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente.” (4)

Concezioni diverse del tempo che nel corso dei secoli sono state espresse,come accennavo , da una serie di letterati, filosofi ,poeti , scienziati Come per esempio il Carpe diem di Orazio che racconta un tempo con una caratteristica fondamentale, quella della caducità , del trascorrere inesorabile del tempo . Così la vita diventa breve e l’uomo va incontro alla morte senza poter fare nulla per contrastare appunto la fine della sua esistenza che consiste appunto nella morte. L’uomo può sottrarsi a tutto questo solo afferrando l’attimo “ fuggente”.

Un tempo raccontato in vario modo anche per esempio in diverse opere nella letteratura italiana. Per Poliziano e Lorenzo il Magnifico il tempo diventa una rosa , che in un attimo sfiorisce per evidenziare la fuggevolezza temporale. Nell’Ottocento tale fugacità si ritrova sommamente nelle opere di Giacomo Leopardi come in “A me la vita è male” (Canto notturno di un pastore errante dell’Asia) “Il sabato del villaggio”, che fa parte della raccolta “Canti pisano –recanatesi” “Passero solitario” .(5)

Il tempo dunque che nasconde l’eternità , questo concetto che riusciamo a comprendere anche adottando un trucco , quello di elencarne i sinonimi e i contrari , costituendo così una mappa lessicale ma anche concettuale entro la quale appunto si muove il concetto di eternità.

Così trascrivo “perennità, immortalità,, vita eterna, continuità, perpetuità, infinito , tempo lunghissimo-interminabile. “ e al contrario “provvisorietà,caducità,fugacità,brevità,precarietà,istante ,momento”. Anche se troppo lungo qui sarebbe commentare quello che i singoli vocaboli vogliono dire .

L’eternità anche come sguardo dal futuro ,perchè il futuro è un tempo che si può occupare anche in termini pratici nel presente pensandolo sempre come futuro. E’ per esempio il tema delle statue e dei monumenti di cui parla il rettore dell’Università per stranieri di Siena Tomaso Moro che scrive anche per il Venerdì di Repubblica Tomaso Montanari (6) nel suo libro “Le statue giuste” ,Laterza, 2024 .Molti uomini famosi del passato forse hanno pensato all’occupazione del futuro compiendo gesta leggendarie che hanno travalicato il tempo giungendo fino a noi che siamo il loro futuro. Ho hanno lasciato monumenti e documenti nel senso inteso per esempio da Jacques Le Goff .(7 )Ad altri ancora per quei loro gesti e per quei monumenti e documenti che hanno lasciato sono state erette delle statue .Qualcuno di quegli uomini ne aveva coscienza, qualcun altro no ,qualcun altro lo ha fatto deliberatamente e ha sperato che accadesse ,dichiarandolo a volte apertamente. E’ la storia degli imperatori romani e non solo romani ,dei condottieri medievali,, degli artisti rinascimentali e poi di un esercito di uomini e donne che si sono dedicati alla scienza, alla letteratura, all’industria alla crescita di una società libera e giusta.

Abbiamo parlato di eternità ma in concreto stiamo parlando di “ tempo” . Un tempo della cui nozione possiamo fare a meno ? Forse possiamo ipotizzare che cos’è il tempo leggendo per esempio alcune riga di Antonio Vecchia : “ La strada che avrebbe portato ad una definizione del tempo completa e coerente si ottenne osservando che tutti gli oggetti si deteriorano con l’uso. Le automobili si guastano, le scarpe che portiamo ai piedi si consumano e non riacquisteranno più l’aspetto originale. Anche le montagne lentamente si sbriciolano e i frammenti rotolano a valle per non ritornare più da dove sono partiti. Il profumo che esce dalla boccetta invade l’ambiente e non rientrerà in nessun caso nel contenitore da cui è uscito. Infine lo stesso corpo umano degenera e tutto ciò, a quanto pare, si realizza spontaneamente. “ (8)

Ma si può andare oltre. Dopo aver esaminato in qualche modo alcuni aspetti del tempo possiamo porci una domanda : “ possiamo fare a meno del tempo “ . Sembra di sì .Non è sicuramente andata così. Ma il tentativo di raccontarla in questo modo è veramente allettante Il tempo scompare. Semplicemente non esiste più. Non è più un elemento di riferimento . Lo hanno deciso gli scienziati . Nella teoria quantistica non esiste più. Viene subito da pensare : non esiste, ovvero viene cancellato dagli scienziati perchè nell’elaborazione sviluppo e comprensione di quella teoria è scomodo; perchè non sanno che cosa farne ingombrante com’è e soprattutto è un ostacolo . Si sono dunque decisi a farne a meno. Chissà se ne possiamo fare a meno anche noi . Sarebbe bello vivere senza tempo. Anche se probabilmente occorrerebbe trovare qualche altro riferimento per misurare le rughe, la decadenza fisica o l’impegno lavorativo o la partenza e l’arrivo di treni ed aerei.

E allora il tempo non esiste. Finora ne abbiamo parlato a vanvera. Dobbiamo cancellare tutto quello che è stato detto sul tempo e che abbiamo riferito in precedenza. Intere biblioteche. Una affermazione liberatoria, una conquista,un dato di fatto ,uno scostamento “ipodastico” ovvero fattuale della realtà. Il solito modo per fare quattro chiacchiere da bar. Un modo per avanzare fantasie su mondi possibili . Ed ecco che torna la nostra ” eternità” .Senza tempo che diventa l’eternità che parte proprio dal tempo per diventare “ il nulla” che aspetta tutti noi .

Caro lettore non credere a quello che sto scrivendo. E’ un gioco. Un modo di dire e di non dire su un tema appassionante. Un tema che coinvolge tutto noi stessi perchè siamo abituati al tempo. La nostra vita è fatta di tempo che passa velocemente o non passa mai. Che accelera o rallenta. Che ci aiuta o che ci ostacola. Che sta in riferimento al nostro corpo come una equazione. Che determina stati d’animo ed emozioni. Che ci fa nascere , vivere e …morire.

Messa così però parlare del tempo è confessare anche un’abissale ignoranza. Proprio sulla teoria quantistica che non si sa che cosa sia. A momenti non lo sanno nemmeno gli stessi scienziati. Va bene dirà il lettore e allora? Ricordo che non è un’ignoranza socratica : “ io so di non sapere” che è una bellissima affermazione che costeggia l’universo del sapere e ne fa un mistero, L’ignoranza dunque. “Io so di non sapere” significa poi che io so ma sono cosciente del fatto che quello che so non serve a niente. E’ un granello infinitesimale una goccia nel mare. Ecco perchè è probabile che nella teoria quantistica togliere di mezzo il tempo è possibile perchè finora noi non abbiamo saputo che cosa fosse la teoria quantistica e quello che sapevamo era appunto un granello infinitesimale.

Che ne sappiamo noi del tempo malgrado per secoli ci siamo esercitati a parlarne , della teoria quantistica e di tutto quello che potrebbe riempire appunto il mare se siamo stati abituati a travasare il mare con un secchiello . A versare l’acqua da quel secchiello sulla sabbia che appunto subito scompare. Vi sembra poco riuscire a capire questo processo. E allora abbiamo capito che non lo capiremo mai. Scherzo. Forse . Andare a piccoli passi anche se a tentoni.

E allora la notizia è : non è un film, tornare indietro nel tempo si può. Lo dicono gli scienziati che sono riusciti a realizzare il sogno della fisica. Ma, attenzione, non riguarda gli uomini: è successo con una particella atomica, un elettrone.

I fisici hanno rimesso in discussione l’origine del tempo che non sarebbe avvenuta nel momento del big bang. Ciò sarebbe conseguenza del fatto che l’espansione dell’Universo invece che rallentare, come si era sempre pensato, sta accelerando la sua corsa. Vi sono delle osservazioni molto chiare e precise che mettono in evidenza questo fenomeno.

Per Isaac Newton, che aveva inserito il tempo nelle sue equazioni del moto, come per Aristotele, spazio e tempo erano due entità assolute: lo spazio era il vuoto, entro il quale gli oggetti potevano muoversi ed esibirsi; mentre il tempo scorreva uniformemente senza relazione con alcunché di esterno. Albert Einstein, agli inizi del ventesimo secolo, dimostrò che il tempo non era un’entità fisica fissa e immutabile come si era sempre pensato, ma qualcosa che veniva influenzata dalla materia e dall’energia che la stirava e la distorceva. La conseguenza di questa scoperta era che non esisteva un tempo assoluto.

Per comprendere a fondo l’universo secondo la fisica quantistica sembra che si possa fare a meno della nozione di tempo. L’immagine che emerge oggi nel mondo fisico quantistico come affermano scienziati quantistici come Carlo Rovelli è quella di una magia indipendente e anarchica non sorretta da un tempo “oggettivo”e “assoluto”.

Simone Notargiacomo su Il Giornale di filosofia nel recensire il libro di Carlo Rovelli Che cos’è il tempo? Che cos’è lo spazio?. Editore Di Renzo, 2004 ,afferma : “All’interno di questo interessantissimo parallelismo vita/studi, filo conduttore della trattazione, altro merito di Rovelli è di riuscire anche ad affrontare con abilità argomenti tecnici a prima vista più ostici per il lettore. In alcune pagine molto belle, infatti, si affrontano le trasformazioni storiche dei concetti di tempo e di spazio (da cui il titolo), fino a giungere alle ipotesi formulate da teorie fisiche contemporanee, ovviamente soffermandosi in particolare sulla teoria della Gravitazione Quantistica a loop, di cui Rovelli si occupa. “

Facciano dunque a meno del tempo. Forse . Per il momento rimaniamo in quest’aura per così dire dorata . Ma il tema e complesso e importante. Prometto di riparlarne in una prossima riflessione .

(1 )S. Agostino, Le Confessioni, XI, 13, 15.

(2)https://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm

(3)S. Agostino, Le Confessioni, XI 15-18.

(4)Seneca Lettere a Lucilio Milano Oscar Monndadori 2018 “Scritte durante gli ultimi anni di vita, le «Lettere morali a Lucilio» costituiscono la più geniale opera di Seneca sotto il profilo del pensiero filosofico e la più significativa della sua personalità. Seguace del pensiero stoico, senza però assumerne le posizioni estreme, il grande erudito latino raccomanda in queste epistole la supremazia della ragione e il sacrificio dell’individuo a vantaggio della collettività, rivelandosi psicologo sensibile e raffinato, che conosce l’arte della persuasione e si rende conto di come il dialogo sia la forma letteraria più consona per raggiungere il perfezionamento morale. “

(5 )https://media.scuolazoo.com/public/cms/2010/05/lo-scorrere-del-tempo.pdf

(6 )storico dell’arte, è rettore dell’Università per Stranieri di Siena. Si è sempre occupato della storia dell’arte del XVII secolo, cercando di rispondere alle domande poste dalle opere con tutti gli strumenti della disciplina: dalla filologia attributiva alla ricerca documentaria, dalla critica delle fonti testuali all’analisi dei significati, a una interpretazione storico-sociale. Per Einaudi ha scritto la postfazione ai due volumi de Le vite de’ pittori scultori e architetti moderni di Giovan Pietro Bellori (2009), A cosa serve Michelangelo? (2011), Il Barocco (2012), Costituzione incompiuta (2013, con Alice Leone, Paolo Maddalena e Salvatore Settis), Privati del patrimonio (2015), La libertà di Bernini (2016), con Vincenzo Trione, Contro le mostre (2017), Velázquez e il ritratto barocco (2018), L’ora d’arte (2019), La seconda ora d’arte (2021), Chiese chiuse (2021), Il nostro volto. Cento ritratti italiani in immagini e versi (con Franco Marcoaldi, 2021) e Se amore guarda. Un’educazione sentimentale al patrimonio culturale (2023).

(7 )Jacques LE GOFF, Documento/Monumento, Enciclopedia Einaudi, Torino 1978, vol.

V, pp. 38-43.Mariagrazia Rossi Recensione Documento/Monumento di J. Le Goff, in

J. Le Goff, Storia e memoria, Einaudi, Torino, 1986,pp. 443-455 HUMANITIES – Anno X, Numero 19, Giugno 2021 209 pp. 443-455.

Abstract …” Ogni generazione scrive e legge la storia del passato. Gli accadimenti sono sempre gli stessi ma è il modo, il rapporto con la società che cambia, l’utente, la cultura alla quale ci rivolgiamo con tecniche comunicative diverse. Le Goff incentra il suo discorso su alcuni elementi di fondamentaleimportanza nell’approccio allo studio della storia. Primo fra tutti il nesso tra

memoria e identità. La storia è memoria raccontata, memoria del passato, perfetta visione di ciò che è e di ciò che è stato: il modo in cui l’uomo interagisce con il suo presente per conoscere il suo passato. Infatti, come afferma Benedetto Croce: “ogni storia ha la sua implicita motivazione”, cioè bisogna cercare di capire lo stimolo che ci viene dal presente, dalle testimonianze, dalle fonti. La storia è identità, è proprietà acquista e attribuita, è immagine di ciò che è stato. Da qui un disperato tentativo da parte dello storico di raccontare la verità; perché ciò che è stato deve essere prodotto così come è stato. La storia, come sosteneva Leopold von Ranke “ha un suo svilupparsi in direzione del passato a ritroso”, quindi un continuo legarsi al passato…”

(8)https://www.cosediscienza.it/tempo

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