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” QUANDO A RACCONTARCI SIAMO NOI STESSI ” – DI VALTER MARCONE

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Redazione-  Il campanone del campanile della chiesa della Tomba suonava al vespero “ cavule, pesce e baccalà” ,gli rispondeva il campanone del campanile dell’Annunziata. Il dialogo dei campanoni annunciava il Natale. Poi la vigilia di Natale mangiavamo il “capitone”, una grande anguilla a pezzi arrostita o al forno insieme ad un “cecio ripieno” e un pezzo di scarpone. Due dolci fatti, il primo come un raviolo fritto ripieno di ceci lessati e ridotti in poltiglia, il secondo di cioccolata cacao mosto cotto e noci alla stregua di un mostacciolo , quelli famosi di Scanno. A mezzanotte tutti alla Messa di Natale. IL giorno dopo a pranzo mangiavamo cardo in brodo con sedano e polpettine. Così passava il Natale . In attesa del Capodanno la sera attorno alla stufa economica a legna che era un portento perchè ci dava anche acqua calda da un serbatoio inserito e che prendevamo con un maniero, si giocava a carte. Noi bambini aspettavamo l’ultimo giorno dell’anno per buttare dalla finestra , dopo cena, qualche piatto rotto o qualche altra cosa che ci eravamo conservati per quel momento. Poi veniva la Befana e ci portava qualche caramella, un mandarino e trombette , tamburini di latta, soldatini e qualche altro giocattolo comprato alle bancarelle del mercato di Piazza Garibaldi.

Tornavamo così a scuola in attesa del carnevale e le carnevalate erano veramente pazze : sulla strada, lungo i vicoli , e poi a guardare i carri che ogni parrocchia allestiva che sfilavano per Corso Ovidio. Poi negli anni successivi , ma molto successivi, Ezio Barcone per l’occasione del carnevale organizzava una gara canora, tipo Zecchino d’oro , che si teneva al Teatro Comuna, ma che vincevano il primo posto con la musica di Innamorelli e il secondo posto con quella di Di Ruscio e il maestro Sicoli.

Alla Candelora eravamo andati a prendere la candela benedetta ed era un tesoro perchè ci serviva quando mancava la corrente elettrica e si spegnevano le lampadine. A momenti era più preziosa quella candela che non i soldi per pagare la bolletta dell’Enel. A S. Biago avevamo avuto la gola unta così potevamo mangiare pesce senza rimanere strozzati dalla lisca. Il problema era che di pesce vedevamo solo l’anguilla di Natale. Anche se al mercato di Piazza Garibaldi il mercoledì e il sabato c’erano sempre due o tre bancarelle che vendevano pesce i cui padroni venivano forse da Pescara.

A Pasqua poi , ed era breve il tempo tra Natale e Pasqua, perchè soprattutto c’era di mezzo il carnevale, la Madonna “ correva in piazza” in splendide mattinate di sole e qualche volta anche di pioggia. I confratelli con camice bianco e mozzetta verde della Confraternita di S. Maria di Loreto, traevano a sorte, tra le altre , la quadriglia che faceva questa corsa. Partiva la statua della Madonna della porta della Chiesa di S. Filippo dove era stata portata la sera della vigilia di Pasqua. Accompagnata dalle statue di cartapesta di S. Pietro e S. Giovanni che le avevano recato l’annuncio della resurrezione per tre volte vista l’incredulità di Maria ,fino al Fontanone. Da lì cadeva il manto nero della Madonna che di corsa raggiungeva i tre archi dove l’attendeva la statua del Cristo risorto. Li ho chiamati i tre archi perchè prima di scoprire la struttura dell’acquedotto che parte dalla fontana del Vecchio su corso Ovidio e arriva al limite del sagrato della Chiesa di S. Chiara c’erano delle costruzioni e i tre archi erano un accesso alla piazza ; l’altro era quello dei Cordoni .

Poi la processione per Corso Ovidio e il rientro alla Tomba. Le statue entravano sempre camminando all’indietro.

Poi a pranzo si mangiavano crostate con la ricotta condita con canditi, cannella, uva passa, zucchero e i fiatoni , dolci fatti con il formaggio. Il giorno dopo si faceva “ la scampagnata” perchè erano le campagne dell’Incoronata che si potevano raggiungere a piedi ma anche quelle delle Marane , anche se un poco più distanti , ad ospitare colazioni di tutti i generi o meglio con tutti i generi alimentari, compresi gli avanzi del pranzo di Pasqua . Senza far mancare assolutamente le uova lesse .

Il giorno dopo tornavamo a scuola e all’uscita per pochi anni trovavamo per le vie della Tomba la processione delle anime sante del Purgatorio. Un complesso di statue tra cui una veramente affascinante che rappresentava , sempre in carta pesta, le anime che si ergevano verso la salvezza e la beatitudine anche se non mancava di fondo il fuoco dell’Inferno.

A giugno terminava l’anno scolastico e i mesi estivi ci lasciavano la libertà di correre, fare a sassate, stare fuori la sera fino a tardi ad ascoltare i racconti dei garibaldini , tra cui Giovanni “ Chiavone”, fuori la cantina di Iolette a capo della piazza della Tomba dove bevevano qualche bicchiere di vino. Le ascoltavamo seduti sulle scalette dell’officina di Cuncittillo ,un bravo tornitore e fabbro, all’angolo tra via Capitolina e Via Panfilo Serafini. Tempo dopo, leggendo gli scritti di Panfilo Serafini in una edizione realizzata per gli italiani d’America, nella introduzione del filosofo Benedetto Croce , prestatami dalla nipote, la maestra Maria Schiavo, al cui doposcuola ero andato per tutti gli anni delle elementari ,abbiamo appreso che su quella scalino sedeva l’adolescente Panfilo Serafini che al ritorno dalla campagna studiava alla luce del lampione pubblico che vi si trovava sopra. Come pure ricordiamo Cuncettillo alla cui bottega ho trascorso, per ordine di mio padre, le giornate di una estate , quando frequentavo le scuole medie inferiori e avevo deciso , al termine dell’anno scolastico, di non voler più andare a scuola. A ottobre poi ci sono tornato e ho continuato . In quei giorni vedevo i miei compagni giocare sulla piazza e io con una lima in mano a fare “ aggiustaggio”. Negli anni successivi quando incontravo Cuncittillo , io ormai adolescente e giovane , lui anziano mi diceva sempre : “ Uè ingegnè ma quei progetti quante me li ripurte che senza nun puozze più lavorà” . E invece ha lavorato fino a qualche giorno prima di morire .

A ottobre si tornava a scuola, subito la festa di S. Francesco , il 4 novembre e si aspettava Ognissanti e la festa dei morti e sapevamo che stava per tornare Natale .

Frequentavamo gli ultimi anni della scuola superiore e già dalle medie ci avevano abituato ad andare a Teatro ma solo per alcuni spettacoli che poi si tenevano appunto nelle ore scolastiche. Per quanto riguarda il cinema invece avevamo rimediato da soli . Così ‘mia madre mi dava trenta lire la settimana e a volte per farmeli dare dovevo fare la lagna i giorni prima e andavo alla Sala Antoniana . Una sala cinematografica gestita dai frati della Chiesa di Sant’Antonio attaccata al carcere giudiziario di S. Pasquale che avevano costruito un istituto di istruzione professionale e avevano ricavato anche una sala pubblica. E così i western sono stati il primo amore ma anche le commedie shakespeariane e i melodramma verdiani trasposti su pellicola mi incantavano . C’era anche la sala cinematografica di S. Chiara gestita da Don Benedetto insieme all’Oratorio che aveva la fortuna di avere un campo di calcio. Io lo frequentavo poco, perchè non ho mai giocato al calcio , a differenza di mio fratello e di tutti i cugini Marcone, alcuni dei quali hanno giocato nel Sulmona calcio anche se non so ancora dire in quale serie faceva tornei. E così frequentavo poco anche quella sala cinematografica. A Sulmona c’erano altre due sale : il cinema Pacifico e il cinema Balilla , quest’ultimo detto il pidocchietto dove , come raccontava mio padre, si faceva la “serata nera” . Ovvero sul palco lo spogliarello dal vivo in cui si vedeva una attrice togliersi gli indumenti . Arrivata però agli slip si spegnavano le luci sul palco e in sala tra clamori assordanti e qualche parolaccia si sentivano anche commenti poco edificanti rivolti alla Direzione del cinema . Il Pacifico era il cinema dei “ signori”, si pagava cinquanta lire e cambiava la programmazione durante la settimana . Teneva i film importanti e le novità dal venerdi alla domenica. Le pizze le portava il corriere Ovidio Chiomindo da Roma che sbrigava anche delle pratiche in quella città per chi ne aveva bisogno. Partiva alle tre e mezza della notte sul diretto Pescara Roma e arrivava in quella città alle sette del mattino . Ripartiva alle 14 e arrivava a Sulmona alle 16,30. Due volte la settimana ma non mi ricordo in quali giorni .

Io e mio padre qualche volta lo incrociavamo su quel treno quando mio padre andava a Roma Tiburtina per il suo lavoro di ferroviere dell’ufficio idro . In quella stazione c’era il compartimento e lui sbrigava periodicamente qualche pratica. Lo accompagnavo perchè dopo andava a trovare il suo amico liutaio Giuseppe Carugno, erano stati assieme a bottega di falegname da ragazzi con il maestro Puntillo. Carugno aveva la bottega alle mure vaticane dopo Porta Leone e a fianco c’era l’organizzazione libraria Maraldi. Sono entrato per la prima volta in quella libreria che la ricordo enorme , a due piani, con grandi vetrine sulla strada e con commessi a servire i visitatori, accompagnato da Giuseppe che ha raccomandato al padrone di farmi fare un giro. La volta successiva ne sono uscito con uno scatolone di libri tra i quali opere della Bur , i cartonati Mondadori ; tutto lo scatolone al costo di cinquanta lire , pagate da mio padre. Scatolone messo su un’Ape dal figlio di Carugno e portato alla Stazione mentre noi lo raggiungevamo in autobus. Un colpo di fulmine. Facevo la prima o la seconda media. Passai l’estate di quell’anno seduto sullo scalino della porta di casa a Vico Spezzato a leggere quei libri. Li tenevo riposti in un armadio che stava in soffitta. Una stanza con il camino che era la stanza di “Tatone” ovvero del vecchio di casa ,il nonno nelle famiglie di una volta che vivevano tutte assieme. Ci sono poi tornato da solo in quella libreria da giovane adulto ma non è stato così bello come quando ci sono entrato con Giuseppe e mio padre. Ho solo comprato libri e tra l’altro libri usati . Libri che continuo a comprare nei mercatini dell’usato perchè li preferisco in quanto sono un poco strapazzati , sfogliati, si possono ripiegare e continuare a maltrattare. Loro restano integri, specialmente quelli in brossura che sono fatti per essere letti. Quelli con la copertina cartonata, anche se depongono per l’autorevolezza (?!) dell’autore, si guardino le opere moderne di quello e quell’altro autore ,sono fatti per restare sopra i piani dello scaffale. Sono scomodi, non si possono tenere in tasca , non si possono leggere a letto . Tra i libri da acquistare in libreria preferisco i tascabili perchè appunto sono sfogliabili e leggibili in ogni posizione .

Ho detto che eravamo stati abituati ad andare a Teatro per spettacoli scolastici ma anche come premio per qualche concorso scolastico a cui avevamo partecipato. L’altro premio era una gita scolastica organizzata forse dalla Diocesi per chi svolgeva un tema che non mi ricordo più gli argomenti. Ogni anno svolgevo quel tema e ogni anno andavo alla gita. Da adolescente ero andato con mio padre a vedere alcune opere liriche all’attuale teatro” Maria Caniglia “.Ho conosciuto il loggione e tutti i frequentatori che avevano una vera e propria passione per il melodramma. Conoscevano le opere a memoria e qualche volta mi interrogavano . Io ero a quel tempo un colossale ignorante . La stagione lirica in sostanza consisteva nella rappresentazione di tre o quattro opere liriche tutte insieme ,ovvero in tre quattro giorni successivi ,messe in scena in altri contesti e quindi portate a Sulmona . C’era poi a Sulmona il Teatro Club che ospitava una vera e propria stagione di rappresentazioni teatrali con compagnie scelte dall’organizzazione nazionale. E la Camerata musicale che ospitava concerti di solisti e di orchestre.

Da giovane per poter assistere a questi spettacoli teatrali ho barattato l’ingresso , che avevo gratuitamente attraverso un tesserino stampa, con articoli scritti frequentando la Redazione del Messaggero per la pagina L’Aquila Sulmona. Li ho anche imparato il mestiere con le sfuriate di un redattore centrale che dopo che avevo dettato l’articolo per telefono, lo leggeva, mi chiamava e …

all’inizio stavo con lui per ore a discutere l’articolo . Frase per frase . Poi la vita mi ha fatto fare altre cose ma quel primo amore non si scorda mai.

Poi d’un tratto è cambiato tutto. Siamo diventatiti adolescenti e giovani adulti il mondo che ci circondava cambiava in modo così veloce che qualche volta non ci si raccapezzava.

E’ arrivato il 68 .Avevamo poco più di venti anni e avevamo cominciato a frequentare un Circolo del Cinema della Federazione italiana circoli del cinema. Vedevamo nella sala del Centro Servizi culturali le pizze della Società S. Paolo con un proiettore sedici millimetri. Dopo il film facevamo lunghe chiacchierate perchè l’idea era quella che tutti potessero parlare e che anzi a tutti andava data l’opportunità di esprimere il proprio parere anche attraverso una sapiente conduzione,da parte dell’animatore, che appunto organizzava il dibattito . Poi Fantozzi ci ha detto che per lui quei film che vedevamo erano una “ boiata pazzesca” accolta da un’ esplosione fragorosa di applausi”. Noi comunque portavamo quei film anche in altri circoli della Valle Peligna tra cui Raiano . Da quella esperienza nacque anche l’opportunità personale di fare l’animatore e poi il Direttore di quel Centro servizi culturali gestito dal Movimento di Collaborazione Civica secondo un programma finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno con la consulenza tecnica del servizio SIP/ASE del Formez, il Centro di formazione e studi per il Mezzogiorno . Un”esperienza che ha avuto fine nel 1976 con l’inizio di quello che è stato il mio lavoro per i successivi quarant’anni . Una esperienza vitale di ascolto soprattutto degli adolescenti entrati nel circuito penale ma anche di tutti gli operatori che in quel settore esplicano il loro ruolo e la loro funzione.

Frattanto passavano gli anni Settanta ,Ottanta e Novanta. Gli anni di piombo fine anni Sessanta inizio anni Ottanta. Dal 12 dicembre 1969 e dalla bomba scoppiata alla sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana, a Milano. Più di un decennio di violenza terroristica. Tra le prime vittime ci furono due magistrati: Francesco Coco e Vittorio Occorsio, uccisi nel 1976, il primo dalle Brigate Rosse, a Genova, e il secondo a Roma, da un militante di Ordine Nuovo. Le Brigate Rosse . Compagni con la P2 che sbagliavano ma che rimanevano in un primo momento sempre compagni . Fino all’assassinio di Guido Rossa militante della CGIL il 24 gennaio 1979 che tre mesi prima aveva denunciato e fatto arrestare un fiancheggiatore delle “Brigate Rosse” Francesco Berardi, attivo all’interno dell’azienda Italsider. Cominciò una riflessione ma anche una lotta sulla e alla eversione di sinistra .

Con l’apice del rapimento e l’uccisione del leader della DC, Aldo Moro nel 78 La stagione stragista : Piazza Fontana, bombe e stragi a Gioia Tauro nel 1970 ,Questura di Milano nel 1974 , all’indomani della vittoria progressista nel referendum sul divorzio,strage dell’Italicus, di Piazza della Loggia e nel 1980 ancora strage di Bologna. Organizzazioni paramilitari e comunque eversive : Rosa dei Venti, Nuclei di difesa dello Stato, loggia P2 ecc., e i i collegamenti internazionali come le strutture Gladio o Stay-behind, oltre alla progettazione e la minaccia di colpi di Stato come il piano Solo del 1964, il tentato golpe Borghese del 1970. Fino al biennio stragista del 1992-94 , protagonista la mafia e forse alcuni apparati dello Stato . L’assassinio di Falcone e Borsellino ma anche quello di Pasolini , la morte di Enrico Mattei .

Tutto dentro un mondo in cui il cancelliere tedesco Willy Brandt apriva all’Est europeo, apertura che dieci anni dopo porterà alla caduta del muro di Berlino; gli Stati Uniti si ritiravano dal Vietnam con 58.000 morti , più di 153.000 feriti . Nixon era costretto a dimettersi in America per lo scandalo Watergate, moriva il dittatore Francisco Franco dopo trentacinque anni di dittatura in Spagna . In Italia viene promulgata la legge Basaglia per la chiusura dei manicomi e viene eletto Papa il cardinale polacco Karol Woytila che prenderà il nome di Giovanni Paolo II e il cui pontificato sarà lungo ben ventisette anni. In Iran viene deposto lo scià e si instaura una ferrea repubblica islamica ancora oggi al potere.

E poi gli anni Ottanta . Le Olimpiadi a metà 1981 tenutesi a Mosca e boicottate dagli Stati Uniti e da altri 65 paesi per l’invasione dell’Afghanistan, l’attentato al Papa nel 1982 . E ancora avvenimenti come il disastro del Challenger nel 1987 ,il crollo delle Borse. Gli anni dell’Aids , del disastro di Cernobyl. Il 2 agosto una bomba esplode alla stazione di Bologna causando la morte di 85 persone e provocando oltre 200 feriti; il più grave attentato nella storia repubblicana d’Italia. Dopo il repubblicano Spadolini un socialista, Bettino Craxi, rompendo la tradizione democristiana, diventa Presidente del Consiglio dei ministri Michail Gorbacev sarà l’ultimo segretario del PCUS .Avvierà un processo di trasformazione la glasnost con l’apertura democratica dell’Unione Sovietica e la riforma del PCUS . A Pechino viene repressa nel sangue la pacifica protesta di “piazza Tienamen” che chiede democrazia e libertà. Nelson Mandela viene eletto vice presidente del Congresso Nazionale Africano. Il 2 agosto inizia la Guerra del Golfo (1990-1991).

Negli anni Novanta il progresso tecnologico e la vita moderna modificano radicalmente la società e lo stile di vita degli italiani. La pubblicità mirata e sofisticata e influencer . L’apparenza, ovvero l’apparire ad ogni costo degli anni Ottanta perde valore e quello che viene in evidenza è lo stile personale e il culto dell’essere Tra le icone ed i fenomeni di costume di questi anni restano memorabili il Furby e il Tamagotchi e sulle piazze il Karaoke di Fiorello La caduta del muro di Berlino e la riunificazione della Germania nel 1990, la dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’indipendenza delle repubbliche sovietiche nel 1991, il Trattato di Maastricht che sanciva di fatto la nascita dell’Unione Europea nel 1992, la liberazione di Nelson Mandela e la fine dell’apartheid in Sud Africa nel 1994.Inizia la stagione di Mani Pulite e la fine della Prima Repubblica. Ma ciò che resta sicuramente memorabile degli anni 90 è l’avvento di internet.

Questi gli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Lungo sarebbe continuare fino ad oggi. Gli avvenimenti ricordati sono un esempio perchè sono stati un filo conduttore e un rumore di fondo che qualche volta ha preso il sopravvento e indirizzato o cambiato forse la vita di ciascuno di noi, altre volte no senza però lasciarci mai indifferenti . Certamente nel quotidiano in una mini scala di avvenimenti che sembrano essersi confusi con quelli più grandi del mondo che ci circonda. In realtà quei piccoli avvenimenti sono la nostra biografia, quella che la memoria ci restituisce ogni giorno a venire e che ci permette di considerare anche gli avvenimenti più grandi di noi.

Noi intanto guardavamo anche da un’altra parte nella nostra vita ormai matura :gli anni “creativi”, gli anni di Marcuse e della contestazione giovanile. Erano gli anni di Andy Warhol ,della comunicazione in assoluto , Gli anni dei Beatles ma anche della fine della loro avventura . Anni 70 con la Nuova Hollywood e i suoi colossal: “Lo squalo”, (1975) con incassi favolosi per quel tempo; “Star Wars”,“Il Padrino” con Marlon Brando , e il sequel del ’74, che in realtà fu un prequel: “Il Padrino Parte II” (in cui il giovane Vito Corleone è interpretato questa volta da Robert de Niro). E poi film come “L’Esorcista”, “Rocky”, “Superman”, “Il cacciatore”.

In tv “Quelli della notte “di Renzo Arbore e Ugo Porcelli,con Nino Frassica, Maurizio Ferrini, Andy Luotto, Marisa Laurito, Giorgio Bracardi dal lunedì al venerdì dall’aprile al giugno 1985.

Anche di tutto questo abbiamo vissuto . E dunque quando a raccontarci siamo noi stessi non rimane che lodarne l’importanza ( un racconto che può essere anche terapeutico ) perché rende possibile elaborare il proprio passato e guadagnare un punto di vista nuovo sugli eventi che abbiamo vissuto. Tante forme e tante modalità. Dalla più semplice che è quella del diario fino a lasciarsi andare al flusso creativo. Accogliere quello che emerge ed è quindi farsi condurre dalla scrittura. (1)

Ho voluto proporre ai lettori questa testimonianza per ricordare appunto l’importanza della scrittura di sé ,invitandoli quindi a continuare questa esperienza su queste pagine . Inavvertitamente , come lapsus freudiano o consapevolmente non so, ho usato il “noi “ nel narrare alcune vicende . E’ un segno concreto di condivisione ma anche di coinvolgimento per la creazione di una cultura della memoria ,di una biografia collettiva .

(1)La Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari diffonde le sue finalità a livello nazionale avvalendosi di una rete di referenti territoriali. Selezionati tra coloro che si sono specializzati alla LUA ed hanno maturato un curriculum coerente con le finalità dell’associazione, i Referenti territoriali.

La Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari viene fondata come Associazione culturale senza fini di lucro da Duccio Demetrio e Saverio Tutino nel 1998.

L’incontro tra lo studioso di autobiografia nella formazione degli adulti e l’inventore, l’animatore, l’organizzatore dell’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano siglò la costituzione di una comunità di ricerca, di formazione, di diffusione della cultura della memoria in ogni ambito unica nel suo genere.

Partecipano infatti alle attività permanenti della Libera ormai centinaia di persone che qui hanno appreso l’arte della scrittura di sé, hanno ascoltato le voci più autorevoli nel campo degli studi auto e biografici in Italia e all’estero, hanno ricevuto orientamenti per declinare nelle loro aree professionali i principi, i metodi, gli sviluppi della “pedagogia della memoria”. http://lua.it/

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