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QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA LE ARTI TERAPIE E L’USO DELLE ARTI CREATIVE(ARTE, DANZA, MUSICA E TEATRO) NELLA PROMOZIONE DEL BENESSERE E DELLA SALUTE?-DOTT.SSA ANNA FAZZI

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Redazione-Quando ho cominciato a lavorare per il Birmingham Centre for Arts Therapies mi è stata spiegata la differenza tra due tipologie di servizi che offrono e cioè le arti terapie (Arts therapies) e l’uso delle arti creative per promuovere la salute ed il benessere (Arts in Health). In Italia non ne avevo mai sentito parlare e ricordo che rimasi colpita dall’etichetta trovata per raggruppare tutte quelle attività che non hanno una finalità terapeutica, segno che ci sono una coscienza ed un senso di identità maturi tra gli arti terapisti. Ultimamente nel Regno Unito si sta cercando di delineare meglio la differenza tra le due professioni vista la crescente domanda di attività artistiche e ricreative rivolte a gruppi che presentano anche patologie cliniche quali malattie neurodegenerative e disturbi mentali.

Ho partecipato per alcuni mesi come osservatore o co-conduttore degli incontri di Arts in Health organizzati dal centro per cui lavoro così da sperimentarne in prima persona le differenze. Gli interventi in Arts in Health sono rivolti soprattutto ai gruppi e non esistono, idealmente, limitazioni sul numero dei partecipanti. Un’altra importante differenza è che il conduttore del gruppo non ha bisogno di raccogliere informazioni approfondite sulla situazione clinica e personale di ciascun componente. Non si stabilisce, tra conduttore e membri del gruppo, un vero e proprio contratto terapeutico: i partecipanti sono liberi di frequentare tutti gli incontri o solo alcuni di essi e non si concordano insieme gli obiettivi del percorso. Il conduttore si impegna ad offrire attività che favoriscano la socializzazione, la creatività, il buon umore ed in generale, quindi, migliorare la qualità di vita.

Le tecniche usate e gli scopi finali sono gli aspetti che più creano confusione: si potrebbe infatti asserire che anche le arti terapie si impegnano a migliorare la qualità di vita del cliente o del gruppo di clienti ed incoraggiano la socializzazione. Qual è dunque la vera differenza?

Nella conferenza del 7 settembre 2017 tenuta a Birmingham (“Creative Arts Therapies and Arts In Health:
​current training provisions and future challenges”
) si è parlato delle differenze tra i corsi di formazione nelle arti terapie e quelli in Arts in Health.
Ciò che appare evidente è che nei master di formazione nelle arti terapie si insegna a raggiungere la profondità nella relazione tra il cliente e il terapista non solo stabilendo un chiaro contratto terapeutico, ma soprattutto acquisendo le competenze necessarie per leggere le dinamiche della relazione, progettare un intervento appropriato adottando le tecniche più adeguate cercando di seguire quanto più possibile la pratica basata sulle evidenze. Tutto questo è attuabile grazie alla formazione interdisciplinare: la sola conoscenza, per quanto approfondita, della propria arte creativa di origine non è sufficiente, anche se necessaria, per fare del laureato al Conservatorio o all’Accademia delle Belle Arti un terapista.

Negli ultimi anni nel Regno Unito le attività di Arts in Health sono sempre più richieste. I conduttori non devono necessariamente avere una formazione specifica se non una preparazione di base su una o più arti creative (arte, danza, musica, teatro) e per questo motivo la tariffa è sicuramente più bassa rispetto a quella richiesta dagli arti terapisti. Dall’altra parte, molte persone che avrebbero voluto intraprendere lo studio di una delle arti terapie si trovano a dover affrontare costi molto alti per il master di formazione e ripiegano, perciò, in questo nuovo e crescente percorso.

Alcune università hanno già avviato dei master di uno o due anni per la formazione di professionisti in Arts in Health. Sono nate molte associazioni che riuniscono persone che esercitano questa professione ma non c’è un ente governativo che controlla la formazione e la pratica. Ho fatto una ricerca e comparato i vari corsi di formazione ed ho notato come ancora non ci sia nessuna uniformità e nessun master prevede un percorso personale di psicoterapia per gli studenti. Ciò dice molto sulla maturazione personale che ci si aspetta per questo tipo di profilo professionale.

Sembra evidente che grazie alla buona organizzazione ed ormai istituzionalizzazione delle arti terapie non ci sia il rischio che persone con un profilo meno specializzato si presentino come terapisti. Gli arti terapisti devono, infatti, aver seguito uno dei corsi riconosciuti dall’ente governativo di riferimento per potersi definire tali (per approfondimenti vedi https://anankenews.it/musicoterapisti-nel-regno-unito-la-storia-anna-fazzi/) mentre i professionisti dell’Arts in Health non hanno questo obbligo.

Credo che la situazione che si sta sviluppando nel Regno Unito tra questi due profili professionali sia interessante per avviare una breve e forse banale riflessione sulla situazione italiana. Molti corsi di formazione nelle arti terapie stanno seguendo o si stanno adattando ai requisiti minimi per ottenere la certificazione UNI e sicuramente ciò garantisce un ottimo standard qualitativo. Ciononostante, la certificazione UNI non è obbligatoria e penso che ciò apra le porte al mercato del lavoro a tante persone non qualificate che si autoproclamano terapisti ed usano quindi impropriamente la parola “terapia”. Non sono una sostenitrice di questo tipo di certificazione ma sostengo che il sistema inglese sia certamente più efficace e protegge la professione degli arti terapisti sia da coloro che si improvvisano che da quelli che

vogliono offrire un percorso meno profondo e intenso usando le arti creative.

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