L’OPERATIVITA’ NELLA FORMAZIONE E NEGLI ATTEGGIAMENTI PROFESSIONALI-DOTT.SSA SILVANA DI FILIPPO
Non è la ragione che ci dà una guida morale, è la sensibilità.
(Maurice Barrès)
Redazione-L’operatività sociale comincia dal sentire in se stessi una forte spinta verso i problemi degli altri. E’ questo il primo passo per scegliere una professione come quella di aiutare gli altri. Senza questo sentire non è possibile acquisire gli strumenti per lavorare bene. E’ un sapere che troviamo in noi stessi e che rappresenta il punto di partenza per cimentarsi di ulteriori saperi. Questi ultimi, appartengono a una cultura formativa di base, indispensabile per aiutare meglio gli altri, ma vengono presi in considerazione in una fase successiva del nostro sentire. In questa fase, l’attività del sociale ha sete di continui adattamenti e costante attività informativa e formativa tali da tradurre in termini operativi il problema che si viene a determinare, visto in un insieme più ampio di problematiche, che tende a ricavare contenuti utili a definire i vari processi di teorizzazione e non solo: rappresenta solo un punto di passaggio concettuale che adatta un sapere umano con quello più propriamente scientifico.
Non sono da sottovalutare quegli atteggiamenti professionali che completano un sapere del fare. Un sapere rappresentato da manifestazioni costruttive che si completano in un processo di aiuto, che sono tali se rendono possibile sia una posizione concettuale che il privilegiare dell’aspetto relazionale rispetto al problema stesso.
Le professioni sociali sono essenzialmente dirette a raggiungere, in maniera attempata, obiettivi per la promozione del benessere comune attraverso lo svolgimento di attività operative attuative in termini di procedimenti metodologici. Questi ultimi possono avvalersi in maniera finalizzata di tecniche (strumenti) i quali prescindono, a seconda degli obiettivi da raggiungere, del loro utilizzo. Le abilità professionali, dunque, si concretizzano attraverso determinate attività/prestazioni che si contraddistinguono più propriamente nella professionalità di ognuno.
Gli atteggiamenti professionali come l’accoglienza, la gentilezza, la pazienza, la disponibilità, costituiscono tutte le abilità successive, componenti indispensabili per la presa in carico del caso e della costitutiva relazione di aiuto.
Gli atteggiamenti possono essere contraddistinti attraverso componenti che si intersecano tra loro attraverso rapporti di interdipendenza che vanno da quella cognitiva – affettiva/emotiva a quella incentivante/motivazionale – relazionale. Essi passano dalla costituzione degli apprendimenti sia teoriche che pratiche, a quei principi generali che testimoniano i valori umani-etici-sociali-professionali e che vengono espressi attraverso quella spinta motivazionale o azione sociale in forza di quel mondo attivo che si chiama relazione di aiuto.
Gli atteggiamenti in generale si avvalgono di una forma di eticità-moralità insita in noi. Gli atteggiamenti professionali si contraddistinguono per il superamento di ulteriori saperi che vengono regolati dai codici deontologici ad indicare quell’insieme di comportamenti idonei all’esercizio della professione stessa. Essi devono consentire un’ operatività nel mondo del sociale, guidando l’azione sempre più significativa verso il concetto dell’empowerment. Questa introiezione deve essere possibile durante il periodo di formazione all’esercizio professionale, in cui i tutor possano realmente trasmettere saperi pratici-esperienzali. Sono imprescindibili da questi passaggi, alcuni principi fondamentali o strutture portanti che intravedono le persone strumenti umani attivi e decisionali verso quel procedimento metodologico che tiene conto dell’aspetto pluridimensionale e delle capacità interattive che rendano produttiva e autonoma una soggettività decisionale. Tutto ciò si avvale del primo principio portante del servizio sociale che si traduce in termini di accettazione riconducibile all’essenzialità del rispetto della ‘persona’; di un secondo principio legato al concetto dell’autodeterminazione in cui la propria operatività e professionalità si misura dallo stimolare la persona a cercare la soluzione in maniera autonoma senza mai indicare la ricetta giusta. Essa non ha ragione di esistere che in esso stesso e nella sua situazione specifica.Questo procedimento è legato al principio di rendere la persona capace di cercare e trovare la soluzione più giusta al suo caso. Il nostro aiuto, pertanto, sarà di accompagnamento.
L’ obiettivo del servizio sociale, in questo senso, è tendere la mano, guidare a far trovare autonomamente la strada giusta: è questa la riuscita più importante nell’operatività sociale che si traduce in forza sociale. L’ultimo atteggiamento professionale deve insediarsi nel riconoscimento che ogni persona rappresenta un essere a sé stante; che ogni individuo è un’unità umana e quindi è un essere caratterizzato da una sua unicità, irripetibile e al tempo stesso ineuguagliabile. Quest’ultimo principio viene concretizzato nel processo di paricolarizzazione tendente a non sottovalutare nessun particolare relativo ai condizionamenti familiari, sociali,ambientali e non ultimo delle proprie esperienze bio- psichiche. Gli atteggiamenti professionali cominciano dove si esaurisce il giudizio. C’è una capacità interpretativa che parte da una forza endogena e che procede oltre il senso della visibilità, contro ogni minaccia. Non esistono numeri quantificabili che frenano il nostro buon senso per riempire la vita degli altri. E’ un sapere che sta alla base di noi stessi. E’ una forza interiore che sa capire oltre le parole, che sa vedere oltre la foschia e si completa nella misura di nuove conoscenze per comprendere meglio
i bisogni della gente.
BIBLIOGRAFIA
Silvana Di Filippo, La forza del sociale nella comunicazione interattiva. Metodi e tecniche del colloquio psicosociale. Ed. Eco, Isola del Gran Sasso, 2008, p.39-40.