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LETTURA PSICOANALITICA DELL’ENIGMA DEL “BLUE WHALE”- DELLA DOTT.SSA MARIA RITA FERRI

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Redazione-Nei primi anni di vita la psiche ospita due istinti primari, ben distinti tra loro: Eros, istinto di vita e quindi amore di sé e per l’Altro, e Thánatos (Todestrieb, “ Al di là del principio del piacere”, S. Freud,1920), Istinto di Morte, origine di ogni aggressività.Lo sviluppo psichico strutturale, che offre continuità ed integrità all’Io, si completa intorno ai cinque, sei anni di età, e si basa sull’ “impasto pulsionale”: i due istinti si legano e, per così dire, si modulano l’un l’altro. Eros, attraverso l’unione con Thánatos, diviene amore di sé e capacità di difesa, Thánatos, a sua volta, lenisce ed attenua la sua irruenza e natura, diviene oblio, ponendosi, così, a difesa della vita.

Il raggiungimento completo dell’impasto pulsionale è la base perché l’Io raggiunga la salute mentale nella sua struttura, e quindi la maturità psicologica per contenere e trasformare le angosce esistenziali che lo strappo dall’infanzia, nell’ adolescenza, in particolare, comporta.

Quando, dunque, tale processo di impasto non sia giunto a compimento, il giovane Io rimane fragile e quindi,  eternamente in procinto di scindersi o già, in parte scisso.Ciò è alla base di disturbi latenti della personalità, che possono divenire patenti in adolescenza, e quindi produrre dipendenze patologiche alla ricerca di un riempimento-nutrimento dall’esterno. Riempimento del vuoto lasciato dalla scissione interna, che ha alla base un impasto non del tutto avvenuto nelle pulsioni e quindi un’integrazione non certa, nell’Io.

Nell’adolescenza si assiste, peraltro, ad un parziale disimpasto pulsionale, necessario per permettere nuovi legami ed integrazioni interne, più mature.Ma tale disimpasto, se non contenuto psichicamente, per una non raggiunta maturità o integrazione dell’Io, libera nuovamente l’Istinto di Morte ed Eros non può più nulla per contenerlo. La dipendenza promuove movimenti verso un Altro che incarna Thánatos e che uccide.

Inoltre il sentimento del tempo che scorre, nasce solo nell’adolescenza, essendo l’infanzia immersa in un eterno presente.Il senso del tempo ha in sé il concetto di fine e quindi di caducità delle cose, del tutto sconosciuto nell’infanzia, dove il senso circolare del vivere non conteneva alcuna fine, tutto era per sempre.Se, dunque, la fine del tempo non è dal giovane Io assimilabile come nuovo inizio, il vivere è un andare verso la fine.

 

Per un Io non ben integro il senso del tempo non diviene perciò tollerabile, e la ricerca di vita, slegata da Eros, si confonde come  ricerca di una fine, come notte psichica che include o riconduce nell’indistinzione l’Io, ovvero lo divora come enorme balena.

L’Io è perduto nell’abisso del suo stesso vuoto.

Il vuoto esterno in cui gettarsi è solo un’eco di indifferenza, ad esso speculare.

La nascita del senso del tempo, dunque, risveglia Thánatos, non più mitigato da Eros perché da esso slegato (parzialmente dall’età, ma del tutto dal disturbo di struttura dell’Io), e il tempo, o meglio l’angoscia che esso comporta, si sposta inconsciamente sul corpo, diviene solco sulla pelle,  (infatti la parola “tempo” proviene etimologicamente da una radice greca tem, tagliare).Il taglio sulla pelle dei primi giorni, nel rituale di morte di Blue Whale, se l’abbraccio dell’Altro non giunge all’Eros del giovane Io, in cerca silenziosamente di aiuto, si tramuta successivamente e necessariamente in agiti mortali, trionfo della Todestrieb.

 

 

E’ anche vero che l’angoscia prevalente, in adolescenza, proviene dal non poter vivere senza morire simbolicamente, ovvero separarsi dal passato.Ma chi non può spostare simbolicamente il vissuto della fine dell’infanzia e del necessario e vitale separarsi da essa, non potrà superarli perché non collocabili sul piano psichico. Non è sorto, infatti, in un Io così fragile e poco integrato, un pensiero maturo che possa parlare con i simboli e comprendere il senso delle cose senza subirlo o adiacervi. E’ il pensiero di un giovane Io che vive ai limiti fra il possibile ed il reale e che non distingue bene tra i due registri.Un Io così tenero ed immaturo può individuare nell’agito suicidario un ultimo grido di un aiuto che forse mai venne, e che quindi non può tornare.

La sovrapposizione di Eros su Thánatos fa sì che l’atto suicidario sia, per l’Io, una richiesta inconscia d’amore, richiesta di vita, di essere, nel volo, riempito d’aria, reso leggero, essere riempito di vita.La ripresa finale in video, nel volo verso la morte sta, infatti, ad indicare un darsi la morte di fronte all’Altro, e quindi un desiderio profondo di essere visto nelle proprie fragilità ed angosce e di essere riconosciuto e quindi fermato dal desiderio dell’Altro.L’Io si dà la morte anche perché, al venir meno della continuità interna può porre rimedio e riparazione solo il sentimento del desiderio dell’Altro che lo generò. E’ andato perduto, nel giovane Io, il contatto con la preghiera da cui ebbe origine. E’ possibile dunque rinvenire una inconscia ricerca di vita, nel darsi la morte e quindi nell’Istinto di Morte stesso, come un morire per rinascere. Ricordiamo, infatti, tale intuizione nel 1912 in Sabina Spielrein, che suggeriva come ciò fosse un’intenzione presente nell’inconscio, definendo la Todestrieb come “ distruzione come causa di venire in essere”.

Il volo nel vuoto, infine, indica un passaggio psichico impossibile a farsi, è denuncia della mancanza di un ponte, di un legame che congiunga una scissione avvenuta nell’Io, necessaria e vitale solo se momentanea e non profonda.

E’ un gettarsi tra le braccia di un padre che si fa da parte e lascia solo il vuoto, se non accorre il clinamen di Lucrezio in De Rerum Natura.

La teoria del clinamen di Lucrezio, infatti, di cui ci parla anche M.Recalcati in altri ambiti,è “fatis avulsa voluntas”, ovvero volontà sottratta al fato, è una forza della natura che si oppone al determinismo e al suo rigore, è, dunque ciò che può salvare dalla morte psichica.

Se congiungiamo la teoria del clinamen con il volo mortale, il volo può assumere il significato inconscio di un desiderio, (non simbolizzabile per l’Io), di cambiare il destino attraverso l’incontro con l’Altro Sé celato nell’ignoto e nel vuoto.

Il volo mortale è anche disperata ricerca, e contemporaneamente negazione di essa, di riunirsi all’universo proprio dell’infanzia da cui uno strappo allontanò il soggetto.

Il volo nella morte, è dunque simbolicamente un perdersi nella “infanzia perenne”, con G. Bachelard, ovvero realizzare una regressione impossibile psichicamente e quindi tradurla in un agito fatale. Regredire, infatti, è sempre ritrovare il nutrimento segreto e vitale in un tempo interiore, ma se diviene un agito è darsi alla morte.

Ma è un morire fisicamente per sottrarsi ad una percepita ed imminente morte psichica.

Volo in basso, dunque, come rovesciamento di un’elevazione impossibile a farsi, simbolicamente, è spinta verso l’alto rovesciata e resa impossibile dal trionfo della Todestrieb, slegata da Eros, quindi senza l’Altro,

e mai più.

 

Dott.ssa Maria Rita Ferri

Psicoterapeuta Psicoanalitico,

Formazione Psicoanalitica Post Lauream,

Spec. Psicoterapia Familiare.

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