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LAVORARE A TEMPO PIENO IN ITALIA CON LA MUSICOTERAPIA: UN PERCORSO POSSIBILE(PRIMA PARTE)

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Presentazione

a cura della Prof.ssa Stefania Gianni

 

In Italia le cose sono ben diverse rispetto al Regno Unito, sia riguardo al riconoscimento della figura del musicoterapista che alle possibilità lavorative.

Seguiamo le vicende di un giovane professionista della musicoterapia, pluridiplomato, che sta faticosamente costruendo la sua attività professionale, nel tentativo di fare della musicoterapia il suo ambito lavorativo  e quindi di dare concretezza al suo progetto di vita.

In parallelo continueremo a seguire le vicende dell’altra giovane musicoterapista  Anna Fazzi, che ha contribuito alla presentazione di questa disciplina e che in pochi mesi, grazie certamente alla sua preparazione e professionalità – ma anche ad un sistema statale diverso –, ha potuto iscriversi (previo esame) ad un registro professionale riconosciuto e diventare musicoterapista a tutti gli effetti nel Regno Unito.

Redazione-Riuscire a lavorare a tempo pieno come musicoterapisti, in Italia, non è una cosa semplice. Premettendo che in qualunque ambito lavorativo risulta sempre più complicato trovare colui che ti offre uno stipendio che ti permette di vivere, mi preme dire che per essere indipendenti attraverso la musicoterapia bisogna essere imprenditori di se stessi. L’unica maniera per sfuggire a uno sfruttamento da parte di chi ti paga una miseria, a mio avviso, è la libera professione. Bisogna essere in grado di offrire un servizio che possa attirare l’attenzione di coloro che ne possono trarre giovamento.

Per quanto riguarda la mia preparazione, ho conseguito ben due titoli: il Diploma Accademico di Specializzazione in Musicoterapia presso il Conservatorio “A. Casella”, in convenzione con l’Università dell’Aquila, e il Diploma in Musicoterapia conseguito presso il “Corso Quadriennale di Musicoterapia” di Assisi.

Inizialmente, per dare pubblicità alla attività, spiego ai miei interlocutori che si sta sviluppando sempre più una ricerca scientifica molto seria riguardante la musicoterapia e che all’estero questa disciplina è trattata come professione sanitaria.

Illustro poi la mia attività e le istituzioni con cui collaboro, a cui mi sono proposto, ma che a volte mi hanno chiamato indipendentemente, avendo informazioni su di me, evidentemente, per altre vie.

Accanto ai tanti micro-lavori che mi hanno permesso di farmi conoscere – come ad esempio il “laboratorio di musicoterapia” all’interno dell’Assistenza Specialistica Scolastica di un Istituto di Istruzione Superiore della zona del frusinate – , sono riuscito a realizzare una duplice esperienza all’interno del “Distretto C” della A.S.L. di Frosinone. Più precisamente ho operato all’interno dell’S.M.R.E.E. (Salute Mentale e Riabilitazione Età Evolutiva) di Sora (FR) per un progetto-studio destinato a bambini con “Disturbo dello Spettro Autistico” e all’interno del “Centro Diurno Psichiatrico” di Isola Del Liri. Tutto ciò mi ha dato la possibilità di raggiungere delle referenze importanti, che mi permettono di propormi ai potenziali pazienti, dando loro delle garanzie.

Consiglio a tutti coloro che vogliano intraprendere questa professione di armarsi di pazienza e di volontà al fine di realizzare una gavetta volta a convincere i potenziali utenti del fatto che possono trarre giovamento da quella che all’estero è considerata come una

professione sanitaria.

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