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LA STORIA DEL PESCARA CALCIO

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Redazione-Il Delfino Pescara 1936 è una società calcistica italiana con sede nella città abruzzese di Pescara. Nel 1925, su proposta di Gabriele D’Annunzio, il Governo istituì la provincia di Pescara, unendo Pescara e Castellammare in un’unica città, e nacque, dunque, la società sportiva Tito Acerbo. Nel 1930 si formò, poi, il Pescara Calcio allenato da un professionista ed il gruppo, nel 1930-31, partecipò al Campionato di Seconda Divisione Regionale, vincendolo. La compagine, guidata da Pietro Piselli, nel 1932-33 assunse il nome di Associazione Sportiva Pescara, ma, soltanto due anni dopo, fu sciolta per problemi economici. Nel 1936, Angelo Vetta comprò la squadra, la quale risorse col nome di Associazione Sportiva Pescara. Il nuovo club usò per la prima volta i colori bianco e azzurro ed ebbe come primo allenatore Edmondo De Amicis, esordendo nel 1937-38 nel campionato di Serie D di Prima Divisione Abruzzese ed ottenendo la promozione in Serie C. Al termine della stagione 1940-41, il Pescara conseguì, per la prima volta nella sua storia, la promozione in Serie B. La squadra era preparata da Mario Pizziolo e, come attaccante, aveva Mario Tontodonati, il quale realizzò in quell’annata 23 reti e giocò successivamente per il club torinese e romano. Ad oggi viene considerato uno dei più forti giocatori della storia calcistica pescarese. Durante la Seconda Guerra Mondiale la squadra disputò e vinse un torneo regionale. Nel biennio 1948-50 la formazione adriatica retrocesse per due stagioni consecutive, giungendo in Promozione. Nella stagione 1955-56  il team disputò la prima partita nello stadio Adriatico ”Giovanni Cornacchia” inaugurato il 29 dicembre 1955. Al termine del campionato 1971-72 la compagine sprofondò in Serie D; ma riuscì presto a riscattarsi, tornando a militare nel 1974, dopo ben 34 anni, nel campionato di Serie D. Nell’annata 1976-77, la squadra, capitanata da Giancarlo Cadè, chiamato dal neopresidente Armando Caldora, si piazzò al secondo posto, alla pari con Cagliari e Atalanta, quindi divenne necessario effettuare gli spareggi per decretare la squadra che sarebbe salita in Serie A. Al termine di questo periodo, il team si piazzò in seconda posizione, ottenendo la sua prima storica promozione in Serie A. Nella stagione 1977-78, il presidente in carica Armando Caldora passò lo scettro del potere ad Attilio Taraborrelli, ma le cattive notizie non tardarono ad arrivare: la squadra retrocesse in Serie B. Tornata nella massima serie, alla guida di Antonio Angelillo, sconfisse il Monza per 2-0 nello spareggio di Bologna e circa 40000 pescaresi accorsero nel capoluogo emiliano. Anche questa volta la stagione successiva alla promozione si rivelò fallimentare, poiché, alla chiusura del campionato, il team retrocesse nuovamente in Serie B e, due anni dopo, in Serie C1. All’inizio dell’annata 1982-83, il presidente Vincenzo Marinelli chiamò nuovamente in panchina Tom Rosati, lo stesso che nel 1973-74 aveva portato il Pescara in Serie B, e nella stessa stagione riportò il Delfino dalla Serie C1 alla B. Nel 1984-85 il comando della guida tecnica passò nelle mani di Enrico Catuzzi, inventore del gioco a zona, conseguendo importanti successi contro grandi squadre. La stagione successiva, iniziata con la riconferma di mister Catuzzi, si rivelò disastrosa poiché culminò con la retrocessione in Serie B, perdendo all’ultima giornata in casa 1-2 contro la Triestina. Nel 1986, dopo la radiazione per fallimento del Palermo, il Pescara fu ripescato in Serie B e venne consegnato nelle mani di Giovanni Galeone. Quest’ultimo preferiva il modulo offensivo 4-3-3, che a sua volta si rivelò molto efficace dal momento che la compagine, allestita per un campionato di Serie C, si ritrovò a lottare per la massima serie e il 21 giugno 1987 conquistò la Serie A, aggiudicandosi il campionato cadetto. La formazione era composta da: Gatta, Benini, Camplone, Bosco, Bergodi, Dicara, Pagano, Gasperini, Rebonato, Marchegiani, De Rosa. Il centravanti Rebonato divenne rapidamente il capocannoniere del campionato con 21 reti messe a segno. Nella stagione 1987-88 la squadra si salvò nelle ultime giornate, ma, nell’anno seguente, dopo aver chiuso il girone d’andata a metà classifica ed aver effettuato un pessimo girone di ritorno, arrivò la retrocessione. Il Pescara, guidato da Galeone, tornò in Serie A nella stagione 1991-92, classificandosi secondo dietro al Brescia. Al termine della stagione 1992-93 la squadra, però, retrocesse ancora nella serie cadetta. Negli anni successivi il Delfino disputò discrete stagioni in Serie B, sfiorando anche la promozione in A svanita all’ultima giornata nell’anno 1998-99. Il campionato 2000-01 si rivelò disastroso, infatti il Pescara retrocesse in Serie C. Nella stagione 2002-03 i biancazzurri tornarono in Serie B, dopo aver concluso al primo posto il campionato di C e dopo aver vinto i playoff contro il Martina Franca. Nel 2003-04 disputarono un ottimo girone di andata, crollando in quello di ritorno e retrocedendo nuovamente in C. La stagione 2006-07 fu travagliata sia dal punto di vista tecnico che da quello societario: prima con Ballardini, poi con Ammazzalorso, il Delfino non riuscì ad ottenere nemmeno una vittoria. A quel punto fu chiamato Luigi De Rosa, che aveva militato nel team di Galeone,e la squadra riuscì parzialmente a risollevarsi. Contemporaneamente ci furono vari cambi ai piani alti della società: nel giro di due mesi si avvicendarono ben quattro presidenti. Nel 2008 a causa di pesanti debiti, la società Pescara Calcio  S.p.A. fallì. Il club venne messo all’asta e venne comprato dalla Delfino Pescara 1936, sodalizio pescarese presieduto da Deborah Caldora e Giuseppe De Cecco. Nel 2009 venne scelto come allenatore Giuseppe Galderisi, esonerato però, dopo un periodo di crisi e chiamato al suo posto Antonello Cuccureddu, il quale condurrà la squadra fino alla salvezza. L’obiettivo nella stagione 2009-10 fu la riconquista della Serie B e, dopo un testa a testa tra biancazzurri e Verona, a spuntarla fu la sorpresa Portogruaro che venne promosso direttamente in Serie B. Pescara e Verona disputarono i playoff e si ritrovarono di fronte in finale: all’andata al Bentegodi finì 2-2, il ritorno si concluse con la vittoria della squadra adriatica per 1-0, grazie alla rete segnata da Ganci, rete che portò il Pescara, guidato da Eusebio Di Francesco, in Serie B. Nella stagione successiva il Pescara terminò il campionato salvandosi, dopo aver lottato anche per un posto nei playoff. Per il periodo 2011-12, dopo il passaggio di Eusebio Di Francesco al Lecce, la guida della squadra fu affidata a Zdenek Zeman, voluto fortemente dal presidente De Cecco. Il cammino con il nuovo allenatore iniziò proprio al Bentegodi di Verona, che per la prima volta nella sua storia, il Delfino riuscì ad espugnare. La squadra disputò un buon girone di andata, essendo sempre tra le prime quattro; il 28 novembre 2011, poi, fu nominato presidente Daniele Sebastiani al posto di Giuseppe De Cecco. Il periodo più difficile della stagione fu quello tra la 10^ e la 14^ giornata di ritorno, quando totalizzò solo un punto; inoltre, a peggiorare la situazione, già di per sé critica, furono i lutti di Francesco Mancini, preparatore dei portieri dei biancazzurri, e di Piermario Morosini, calciatore del Livorno accasciatosi a terra durante la partita Pescara-Livorno e deceduto a causa di una malattia ereditaria al cuore. Il Pescara trovò la svolta andando a vincere 6-0 all’Euganeo di Padova e, da lì, iniziò una marcia trionfale che lo porterà alla conquista del campionato, concluso in prima posizione, ed al ritorno in Serie A dopo la bellezza di 19 anni. La squadra conquistò anche la Coppa Ali della Vittoria, assegnata al club arrivato primo nel campionato cadetto. Gli artefici di quest’impresa furono: Ciro Immobile (che segnò 28 reti quell’anno), Lorenzo Insigne, Marco Verratti e il capitano Marco Sansovini. L’anno successivo Zeman lasciò la panchina abruzzese alla volta di quella della Roma ed il comando della squadra biancazzurra fu ceduto a Giovanni Stroppa, giovane allenatore emergente cresciuto nelle giovanili del Milan. Diedero l’addio i quattro giocatori citati precedentemente e la rosa fu rivoluzionata. A metà campionato la squadra si trovava al quindicesimo posto, appaiata al Torino ed alla Sampdoria, ed allenata da Cristiano Bergodi per buona parte del girone di andata e metà di quello di ritono, in seguito alle dimissioni di Stroppa. Nel girone di ritorno la squadra accusò una grave crisi e la guida tecnica passò da Bergodi a Bucchi, allenatore della primavera. Il 5 maggio 2013 la compagine abruzzese perse 1-4 contro il Genoa e tornò matematicamente in Serie B con quattro giornate di anticipo. Nella stagione 2013-14 venne ingaggiato il tecnico Pasquale Marino, che, dopo un buon girone di andata concluso in terza posizione, fu esonerato a causa di un disastroso inizio di quello di ritorno e la squadra venne messa nelle mani di Serse Cosmi, il quale terminò il campionato portando la compagine adriatica al quindicesimo posto. L’anno seguente venne chiamato l’allenatore fiorentino Marco Baroni, esonerato il 16 maggio 2015 alla penultima giornata dopo la sconfitta contro il già retrocesso Varese ed i biancazzurri furono allenati, per il periodo restante al termine del campionato, da Massimo Oddo, tecnico della Primavera, che oggi viene ricordato per il merito di condurre la squadra fino all’ultimo posto utile per i playoff. Nei playoff furono eliminate dal Delfino prima il Perugia e poi il Venezia, ma, nella finale contro il Bologna, gli abruzzesi conquistarono due pareggi e, per il miglior piazzamento, i felsinei andarono in Serie A. Nell’annata 2015-16 Massimo Oddo fu riconfermato alla guida dei pescaresi, dopo l’incredibile risultato ottenuto pochi mesi prima. Al termine del campionato il Pescara era quarto, quindi nei playoff riuscì a battere prima il Novara, poi, in finale, il Trapani allenato dallo stesso Serse Cosmi, alla guida dei biancazzurri soltanto due anni prima. Il ritorno nella serie cadetta fu immediato, poiché il 24 aprile 2017 il Pescara retrocesse matematicamente in B con cinque turni di anticipo. Con Oddo in panchina la squadra ottenne soltanto una vittoria a tavolino, poi con Zeman, dopo il roboante 5-0 contro il Genoa alla prima con il nuovo tecnico, la squadra rimase sempre ultima in classifica. Nella stagione 2017-18 fu riconfermato Zeman in panchina, ma, dopo varie discussioni avute con il presidente Sebastiani, l’allenatore boemo venne sollevato dall’incarico il 4 marzo 2018.

Dal punto di vista socio-economico il Delfino Pescara ha influito notevolmente sulla città di Pescara, tanto che, già nei primi anni ‘70, venne organizzato un primo tifo organizzato, in occasione della nascita, e successiva diffusione, del movimento Ultras in Italia. In particolare nel 1976 nacque il gruppo dei Rangers che, ancora oggi, rappresenta la tifoseria ufficiale pescarese; ma, in generale, tra i vari club storici meritano di essere ricordati i Bad Boys ed i Cherokee, entrambi sciolti al momento.

Oggi, inoltre, buona parte della tifoseria, durante le partite casalinghe è posizionata nella Curva Nord dello stadio Adriatico “G. Cornacchia”, intitolata al famoso capo ultrà Marco Mazza (meglio conosciuto come Bubù), prematuramente morto nel 2006.

Generalmente, gran parte dei tifosi proviene dalla città e dalla periferia più prossima: la squadra, infatti, è molto rinomata in Abruzzo, anche tra i cosiddetti “Abruzzesi fuorisede”. Numerosi sono i tifosi in Germania, Svizzera, Canada e Belgio, anche se l’unico club ufficiale con sede

al di fuori dei confini nazionali si trova in Francia.

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