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” CONGELARE LE ARMI “- DI VALTER MARCONE

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Redazione- Congelare le armi probabilmente è una aspettativa irrealizzabile Ciononostante provare ad aprire una riflessione e un dibattito su questo tema è in questo momento necessario. A livello mondiale ma anche nei conflitti regionali , come quello Russia Ucraina che rischiano di trasformarsi lentamente in qualcosa di diverso da un conflitto regionale. . Perchè la guerra tra Russia invasore e Ucraina invasa sta aprendo scenari difficili da controllare proprio in tema di escalation di uso di armi sul campo di battaglia di quel conflitto ma anche in tema di produzione delle armi stessi . E in generale probabilmente fa parte di uno dei due scenari, l’altro è quello dell’Indio- Pacifico, in cui si esplica la “guerra” in termini metaforici ma anche in parte reali, tra Russia Cina e Stati Uniti d’America per la supremazia mondiale. Come è noto, la regione dell’Indo Pacifico sta acquisendo crescente centralità geopolitica, ma questo comporta anche un aumento delle attività militari all’interno dei vari delicatissimi quadranti. Il rischio di nuove tensioni, e soprattutto di incidenti, mentre anche nel 2023 crescerà il numero di esercitazioni e dimostrazioni di forza . “Cina e Russia stanno promuovendo legami più stretti – sebbene asimmetrici a convenienza cinese – in risposta alle attività militari di Washington nella regione. Attraverso la partnership con Mosca, Pechino intende deviare la politica degli Stati Uniti di bloccare la sua ascesa nella regione. Mosca, allo stesso tempo, cerca di alleviare la pressione degli Stati Uniti dopo l’invasione dell’Ucraina attraverso legami più stretti con Pechino. Cina e Russia si stanno unendo per creare una struttura che resista all’impegno degli Stati Uniti con i suoi alleati. “(Emanuele Rossi Più esercitazioni e più tensioni. L’Indo Pacifico nel 2023) ( 1)

Non va dimenticato per esempio che prima dell’inizio della guerra tra Russia e Ucraina il 24 febbraio dello scorso anno, la Russia nell’area Indo Pacifico aveva ed ha ancora un ruolo importante .Dalla seconda metà dell’Ottocento, la storia della Russia e quella dell’Asia Centrale si sono intrecciate indissolubilmente. Annessa all’Impero russo dallo Zar Alessandro II, la regione è poi diventata parte dell’Unione Sovietica entrando in una fase cruciale per il suo sviluppo politico, economico e culturale, oltre che geografico, giacché i confini fra i cosiddetti Paesi “Stan” furono delineati nel 1925 dall’autorità centrale. Se in questo periodo i rapporti fra Mosca e le capitali regionali erano solidi e armonici, seppur asimmetrici, dal crollo dell’URSS le relazioni si sono sviluppate in modo irregolare.

C’è una serie televisiva “l’armata MacGyver” (2 ) che ricorda attraverso il personaggio principale il comportamento dell’esercito ucraino che inizialmente cercava dii arrangiarsi in tema di armi e munizioni ( aveva comunque nel suo arsenale qualche disponibilità comunque ) e che dall’inizio della guerra è costretto a consumare una grande quantità di armi , fornite dagli Stati uniti d’America, dal Regno Unito, dall’Europa per far fronte all’esercito russo. Senza contare tutti quegli armamenti che i russi stessi hanno abbandonato nelle loro ritirate. Ritirate e fasi alterne , diversamente dalla prima aspettativa di una vittoria senza colpo ferire , dovute probabilmente ad un calcolo sbagliato nel programmare l’invasione dell’Ucraina che conta 40 milioni di abitanti con una superficie continentale quasi due volte quella della Germania. Infatti secondo alcuni esperti militari, la sua forza di invasione nel febbraio del 2022, stimata a 190mila unità, era troppo ridotta avrebbe dovuto essere almeno il doppio. Senza contare il fatto che se nel 2021 il budget per la difesa dell’Ucraina ammontava a meno di sei miliardi di dollari (il 3,2 per cento del pil di uno dei paesi più poveri d’Europa), dal 2012 era cresciuto del 142 per cento: il tasso di crescita più alto tra i quaranta paesi leader mondiali nella spesa militare.

In tema di uso di armi secondo l’esperta dell’ Ecfr Camille Grand un giorno in Ucraina è come un mese in Afghanistan. La scorsa estate in Donbass gli ucraini hanno bruciato in media 6-7.000 colpi di artiglieria al giorno per far fronte ai 40-50.000 sparati dai russi, contro i 300 in media che venivano consumati in Afghanistan.

Peter Kodwo Appiah Turkson nell’articolo “Congelare la produzione e il commercio delle armi” pubblicato il 7 luglio 2020, un resoconto della conferenza stampa tenuta congiuntamente da Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale – Commissione vaticana covid-19 che si può leggere sul sito de L’Osservatore romano, dice : “ Mentre oggi si destinano somme senza precedenti alle spese militari (compresi i più grandi programmi di modernizzazione nucleare), i malati, i poveri, gli emarginati e le vittime dei conflitti sono colpiti in modo sproporzionato dalla crisi attuale. Finora, le crisi interconnesse (sanitaria, socio-economica ed ecologica) stanno allargando il divario non solo tra ricchi e poveri, ma anche tra le zone di pace, di prosperità e di giustizia ambientale e le zone di conflitto, di privazione e di devastazione ecologica. “ /(….)Le attuali crisi interconnesse di cui ho parlato (sanitaria, socio-economica ed ecologica) dimostrano l’urgente necessità di una globalizzazione della solidarietà che rifletta la nostra interdipendenza globale. Negli ultimi due decenni, la stabilità e la sicurezza internazionale si sono deteriorate. Sembra che l’amicizia politica e la concordia internazionale cessino sempre più di essere il bene supremo che le nazioni desiderano e per il quale sono pronte a impegnarsi. Purtroppo, invece di essere uniti per il bene comune contro una minaccia comune che non conosce confini, molti leader stanno approfondendo le divisioni internazionali e interne. In questo senso, la pandemia, attraverso morti e complicazioni sanitarie, recessione economica e conflitti, rappresenta la tempesta perfetta! Abbiamo bisogno di una leadership globale che possa ricostruire legami di unità, rifiutando al contempo il capro espiatorio, la recriminazione reciproca, il nazionalismo sciovinista, l’isolazionismo e altre forme di egoismo. Come ha detto Papa Francesco lo scorso novembre a Nagasaki, dobbiamo «rompere il clima di sfiducia» e prevenire «l’erosione del multilateralismo». Nell’interesse della costruzione di una pace sostenibile, dobbiamo promuovere una «cultura dell’incontro» in cui uomini e donne si scoprano l’un l’altro come membri di una stessa famiglia umana, condividano lo stesso credo. Solidarietà. Fiducia. Incontro. Bene comune. Non-violenza. Noi crediamo che questi siano i fondamenti della sicurezza umana. “(…) Dunque La pandemia dovuta al covid-19, la recessione economica e il cambiamento climatico rendono sempre più chiara la necessità di dare priorità alla pace positiva rispetto a concetti ristretti di sicurezza nazionale.

Invece probabilmente si va verso una accelerazione nella produzione .

Nel 2021, un anno prima di invadere l’Ucraina, la Russia ha speso l’equivalente di 65,9 miliardi di dollari per le sue forze armate, pari al 4,1 per cento del suo prodotto interno lordo (pil). La Germania, con una popolazione di poco più della metà di quella russa, ha speso 56 miliardi di dollari, l’1,3 per cento del pil. Altri paesi hanno speso: 68,4 miliardi di dollari il Regno Unito (2,2 per cento), 56,6 miliardi la Francia (1,9 per cento) e 32 miliardi l’Italia (1,5 per cento). In totale i quattro maggiori stati d’Europa hanno speso più di tre volte la Russia.

La spesa militare degli Stati Uniti, pari al 38 per cento del totale mondiale, ha superato di dodici volte quella russa.

Alessandro Spaventa su Tiscali News del 13 luglio 2022 scriveva : “Le ultime notizie dall’Ucraina riferiscono di crescenti problemi dell’esercito russo nell’assicurare i necessari rifornimenti di munizioni all’artiglieria. Grazie ai missili Himars (High Mobility Artillery Rocket System) forniti dagli Stati Uniti, infatti, nell’ultimo mese le forze ucraine sarebbero riuscite a colpire numerosi depositi russi di armi, l’ultimo il 12 luglio a Nova Kakhovka nella regione meridionale di Kherson. Il prolungarsi degli attacchi ucraini potrebbe causare problemi seri ai piani di Mosca che al momento basa la sua strategia di conquista proprio su un utilizzo smodato e terrificante dell’artiglieria.(…)dopo aver inviato armi e munizioni alle forze di Kyiv, gli arsenali occidentali appaiono sempre più vuoti, con tempi di rimpiazzo sempre più lunghi aggravati da problemi più generali riguardanti le catene di produzione e la fornitura di chip. Secondo quanto riportato dal Financial Times nel conflitto ucraino la produzione totale annuale di proiettili di artiglieria degli Stati Untiti, pari a 155 milioni di pezzi, durerebbe solo due settimane. Non diversa la situazione nel Regno Unito dove l’anno scorso nel corso di un’esercitazione militare le munizioni sono terminate dopo otto giorni.

Con una piccola beffa : in Ucraina, ad esempio, si sono rivisti i missili Stinger che tanta parte hanno avuto in Afghanistan. Ma alcuni componenti elettronici degli Stinger, la cui produzione di massa è stata fermata venti anni fa, ormai non sono più disponibili e così quando il governo americano a maggio a provato a ordinarne 1.300 si è sentito rispondere dalla Raytheon, l’azienda che li dovrebbe produrre, che «ci vorrà un po’ di tempo».

In nove mesi la Nato ha fornito 40 miliardi ai iuti militari all’Ucraina, quanto il budget annuale della difesa francese in un anno. Ma il colossale sforzo bellico per respingere l’attacco russo sta svuotando gli arsenali occidentali, causando qualche preoccupazione ai piani alti dell’Alleanza, secondo fonti citate dal New York Times. L’esercito ucraino, ribattezzato in ambienti Nato “l’armata MacGyver” per la straordinaria capacità di adattamento che ricorda l’inventivo personaggio dell’omonima serie tv, è costretto a consumare enormi quantità di armi e munizioni per far fronte all’Orso russo. (3)

Intanto crescono le pressioni sull’industria bellica dei partner occidentali perché aumentino il ritmo di produzione, e ci sono persino riflessioni sulla possibilità che la Nato investa nelle vecchie fabbriche di armi nei Paesi dell’Est Europa per ricominciare a produrre munizioni sovietiche. Ma c’è anche un problema di incompatibilità tra le varie munizioni e il problema politico dei limiti alle esportazioni di armi che riguardano la Svizzera ma anche l’Italia.

Il Trattato, approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel luglio 2017 a seguito di un’ampia campagna internazionale attuata dalla società civile, sostenuta da molti Paesi ed organizzazioni (tra cui anche la Croce Rossa Internazionale e ICAN), fu osteggiato precedentemente dai Paesi armati nuclearmente e dai loro alleati, Italia compresa. Essi non parteciparono neppure al voto, contrapponendo l’esistenza del Trattato di Non Proliferazione (firmato nel 1968 ed entrato in vigore nel 1970) alle nuove norme.
Il TNP, ormai cinquantenne, ha certamente portato ad una riduzione delle testate nucleari (da 70.300 dell’epoca della guerra fredda alle 13.410 all’inizio del 2020), ma non ha condotto al disarmo e i Paesi dotati di tali armi, in primis Stati Uniti e Russia, continuano a fare forte affidamento sul loro uso nell’ambito delle rispettive dottrine militari. In tal modo hanno contribuito a suscitare di fatto negli anni una proliferazione presso altri Paesi (Israele, India, Pakistan, Corea del Nord) che se ne sono dotati al di fuori del TNP stesso (4)

Moltissime aziende lavorano nel settore degli armamenti sia militari sia civili nel mondo. L’Italia da diversi decenni è tra i primi produttori mondiali. Il SIPRI stima che le vendite delle sole prime 100 aziende al mondo del settore siano di circa 531 miliardi di dollari nel 2020.

Archivio Disarmo ha prodotto diversi studi e ricerche su questi temi sia sul piano nazionale sia quello mondiale, pubblicati on line sul sito, per lo più nel proprio mensile “IRIAD Review dal 2018), già precedentemente denominato “ Sistema informativo a Schede ” (dal 1982).(5)

Secondo quanto riportato nel Rapporto annuale del Segretario generale dell’Alleanza Atlantica di marzo 2021, in Italia la spesa militare assoluta aumenta ininterrottamente dal 2015. Mentre la spesa più consistente continua ad essere ovviamente quella degli Stati Uniti che copre circa Il 70% delle spese complessive NATO, nel Rapporto si registra un aumento del 3,9% rispetto al 2019 della spesa per la difesa complessiva da parte dell’Europa e del Canada.

Per quanto riguarda il burden sharing, ovvero il rispetto degli impegni di spesa assunti in occasione del Summit NATO tra Capi di Stato e di Governo svoltosi in Galles nel settembre 2014, esso richiede lo sforzo di ciascuna Nazione Alleata a tendere al raggiungimento degli obiettivi del 2% delle spese per la difesa rispetto al PIL e del 20% delle spese per investimenti in major equipments rispetto a quelle della difesa. Obiettivi da conseguire entro il 2024 per contribuire a missioni, operazioni ed altre attività. In relazione all’obiettivo del 2% del PIL, i Paesi che nel 2020 hanno raggiunto questa soglia sono undici (su 30), rispetto ai nove del 2019. Oltre agli Stati Uniti (3,73%), ci sono Grecia (2,68%), Estonia (2,33%), Regno Unito (2,32%), Polonia (2,31%), Lettonia (2,27%), Lituania (2,13%), Romania (2,07%), Francia (2,04%), Norvegia e Slovacchia (2%).

Già alla fine degli anni novanta Washington aveva esortato i membri europei dell’organizzazione a spendere di più per le loro forze armate, come gli stessi Stati Uniti stavano cominciando a fare. L’obiettivo del 2 per cento era stato discusso per la prima volta dalla Nato a Praga nel 2002. Sullo sfondo del vertice si stagliavano gli attentati dell’11 settembre e l’inizio della “guerra al terrorismo”, l’imminente invasione dell’Iraq, le operazioni Nato nella regione e l’adesione alla Nato degli stati dell’Europa orientale, a cominciare da quelli di Visegrád (Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca).

Dare uno sguardo alle dinamiche delle industrie degli armamenti aiuta, anch’esso, a comprendere l’ipocrisia e l’inaffidabilità del sistema politico europeo e mondiale.

La Russia è stata, intanto, assieme agli USA, il principale fornitore mondiale di armi per anni, anche nel periodo delle cosiddette sanzioni, rappresentando nell’ultimo decennio il 23% delle esportazioni mondiali (gli USA ne rappresentano il 33%). Le sue esportazioni sono state principalmente indirizzate verso l’Asia, ma ha avuto un 12% di esportazioni anche verso l’Africa, un 8% verso il Medio Oriente e verso il Sud America il 34%. Soprattutto, è interessante constatare che dal 2012 al 2014 la Russia ha ricevuto il 17% delle esportazioni di armi ucraine, anche durante il conflitto nel Donbass in Ucraina. Inoltre, un’importante percentuale di armi russe è prodotta con componenti ucraine.1 Un elemento che sarebbe totalmente illogico se non fosse proprio della particolare “razionalità” del capitalismo. Tornando al nostro Paese, alcune vendite di armi italiane violano addirittura il Codice di Condotta europeo e la Posizione Comune del 2008/944/PESC che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologie e attrezzature militari. In modo particolare c’è una evidente violazione del secondo degli otto punti che caratterizzano la Posizione Comune. Esso recita come non si possano vendere armi ai paesi che non rispettano i più elementari diritti umani o dove c’è il rischio che possano essere utilizzate per fini di repressione interna. È evidente che una nazione che si tiene a galla con l’export e i salari bassi e in cui, come vedremo, le industrie degli armamenti sono tra gli esportatori più legati ai poteri di palazzo, non può permettersi di essere coerente con la propria retorica pacifista. (6)

In particolare, gli Stati Uniti sono stati la più importante fonte di armi e sistemi difensivi. Secondo una scheda informativa diffusa dal ministero degli Esteri statunitense, all’inizio di dicembre 2022 gli Stati Uniti avevano fornito all’Ucraina:

  • Più di 1.600 sistemi antiaerei Stinger.
  • Più di 8.500 sistemi anticarro Javelin.
  • Oltre 46mila sistemi e munizioni anti-carro di altro tipo.
  • Oltre 700 droni Switchblade.
  • 142 obici da 155 mm e più di 1 milione di proiettili d’artiglieria da 155 mm.
  • 4.700 proiettili di artiglieria da 155 mm a guida di precisione.
  • 9.000 proiettili da 155 mm per il lancio di mine anti carro Remote anti-armor mine (Raam).
  • 36 obici da 105 mm e 180 mila proiettili d’artiglieria da 105 mm.
  • 276 veicoli tattici per il traino delle armi.
  • 22 veicoli tattici per il recupero delle attrezzature.
  • 38 sistemi Himras, i lnaciarazzi multipli leggeri ad alta mobilità fondamentali per la controffensiva ucraina.
  • 20 mortai da 120 millimetri e 135 mila proiettili da 120 millimetri.
  • 1.500 missili anticarro a lunga gittata filoguidati Tube-launched, optically-tracked, wire-guided (Tow).
  • Quattro veicoli corazzati per il trasporto dei posti di comando.
  • Otto sistemi missilistici antiaerei a corto e medio raggio Nasams e munizioni.
  • Missili per i sistemi di difesa aerea a guida radar Hawk.
  • Quattro sistemi di difesa aerea a corto raggio Avenger, efficaci contro droni ed elicotteri.
  • Missili anti radar ad alta velocità (Harm).
  • 20 elicotteri Mi-17.
  • 45 carri armati T-72B.
  • Oltre mille veicoli da ricognizione Humvee (Hmmwv).
  • Oltre 100 veicoli da ricognizione tattici leggeri.
  • 44 camion e 88 rimorchi per il trasporto di attrezzature pesanti.
  • 200 veicoli blindati M113 per il trasporto di personale.
  • 250 veicoli blindati M1117 e 440 veicoli blindati anti mine MaxxPro.
  • Attrezzature e sistemi di sminamento.
  • Più di 11mila lanciagranate e armi leggere.
  • Oltre 104 milioni di munizioni per armi leggere.
  • Oltre 75mila set di giubbotti antiproiettile ed elmetti.
  • Circa 1.800 droni Phoenix Ghost.
  • Sistemi missilistici a guida laser.
  • Droni Puma.
  • 15 droni Scan Eagle.
  • Due radar per droni.
  • Droni navali da ricognizione e attacco.
  • Oltre 50 radar per contrastare gli attacchi di artiglieria.
  • Quattro radar di contro i mortai.
  • 20 radar multifunzione.
  • Sistemi di disturbo delle frequenze per la guida dei droni.
  • Sistemi antiaerei.
  • 10 radar di sorveglianza aerea.
  • Due sistemi di difesa costiera ad arpione.
  • 58 motovedette costiere e fluviali.
  • Mine antiuomo M18A1 Claymore.
  • Esplosivi C-4, munizioni da demolizione e attrezzature per la demolizione di ostacoli anticarro.
  • Attrezzature per il posizionamento degli ostacoli anticarro.
  • Sistemi di comunicazione tattici sicuri e non intercettabili.
  • Quattro antenne per le comunicazioni satellitari.
  • Migliaia di dispositivi per la visione notturna e termica, sistemi di sorveglianza e ottiche laser.
  • Servizi di immagini satellitari.
  • Attrezzature per lo smaltimento di ordigni esplosivi e dispositivi di protezione.
  • Attrezzature di protezione chimica, biologica, radiologica e nucleare.
  • 100 veicoli blindati per il soccorso medico.
  • Più di 350 generatori.
  • Forniture mediche come kit di pronto soccorso, bende e altre attrezzature.
  • Apparecchiature per il disturbo elettronico.
  • Attrezzature da campo, equipaggiamento per resistere alle basse temperature e parti di ricambio.
  • Finanziamenti per l’addestramento delle truppe, la manutenzione delle attrezzature e il rinforzo delle postazioni militari.(7)

Ora “congelare le armi” ovvero lavorare ad un disarmo esteso nel tempo e generalizzato sul territorio sembra essere un eufemismo . Anche se forse si apre qualche spiraglio . La Cina presenterà a breve un’iniziativa di pace per porre fine alla guerra in Ucraina che dura da quasi un anno. Lo ha detto il numero uno della politica estera di Pechino, Wang Yi, alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco il 18 febbraio 2023 . “Resteremo saldamente dalla parte della pace e del dialogo” ha sottolineato Wang Yi. Nel documento si sottolineerà anche il principio secondo cui non dovrà mai essere combattuta una guerra nucleare. La Cina tuttavia, ha aggiunto Wang Yi, è contraria alla mentalità della guerra fredda e dei blocchi contrapposti. Si vedrà.

L’aspirazione a congelare le armi e a dar vita a trattative di pace sembra essere una utopia ma è probabilmente una aspirazione da non mettere da parte e da coltivare con ogni mezzo e con ogni forza. Mentre le spese militari aumentano vertiginosamente nei pil dei paesi più ricchi ,con un occhio spropositato alla modernizzazione degli ordigni nucleari, che dovrebbero scomparire per primi dagli arsenali ,la crisi attuale , un mix esplosivo di inflazione, crisi energetica e operazioni belliche, lascia malati ,poveri, emarginati a pagare il prezzo più alto di questo incomprensibile sperpero di risorse. le crisi interconnesse (sanitaria, socio-economica ed ecologica) stanno allargando il divario non solo tra ricchi e poveri, ma anche tra le zone di pace, di prosperità e di giustizia ambientale e le zone di conflitto, di privazione e di devastazione ecologica. Ecco perchè è ora comunque di fare qualche tentativo .

(1)https://formiche.net/2023/01/indo-pacifico-2023-esercitazioni-tensioni-militari/

(2 )MacGyver è una serie televisiva di avventura creata da Lee David Zlotoff e incentrata sull’omonimo personaggio, Angus MacGyver, interpretato da Richiard Dean Anderson . Un programma abbastanza longevo in quanto andato in onda per sette stagioni 1985 – 1992 e su Italia 1 nel nostro paese , ogni mercoledì sera in prima serata, e inserito successivamente in programmazione quotidiana nelle fasce orarie pomeridiane, dal 1988 sino al 1992.

(3)https://www.repubblica.it/esteri/2022/11/27/news/ucraina_allarme_nato_gli_arsenali_occidentali_si_stanno_svuotando-376399137/

(4)https://www.archiviodisarmo.it/view/NMXs2MLfHYiZaQFh9DRIdE_mWBKZWbiDO7jQJ-_kWok/iriad-review-ottobre-2020.pdf

(5)Altri studi pubblicati sono:

Fulvio Nibali, Le prime 100 aziende mondiali produttrici di armamenti nel 2012, aprile 2013

Luigi Barbato – Maya Santamaria, La produzione di armi in Italia, 31 ottobre 2012

Luigi Barbato, La produzione di armi in Italia, 8 gennaio 2008

(6)https://www.lordinenuovo.it/2022/03/14/forniture-militari-italiane-fra-dubbi-di-legittimita-e-business-delle-armi/

(7)https://www.wired.it/article/armi-aiuti-militari-stati-uniti-ucraina/

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