“CARLO TRESCA 1943-2023 | OTTANTA ANNI DALLA MORTE” – DI VALTER MARCONE
Redazione- Per l’ottantesimo anniversario della morte di Carlo Tresca, rivoluzionario e antifascista, a Sulmona si svolgeranno alcuni eventi secondo un programma articolato in più incontri dall11 gennaio all’8 febbraio
MERCOLEDÌ 11/01/2023
ore 11:00, Aula Consiliare: conferenza stampa dell’Amministrazione Comunale di Sulmona e del Centro Studi e Ricerche “Carlo Tresca”
ore 16:00, Villa Comunale: deposizione di fiori rossi presso il busto di Carlo Tresca
LUNEDÌ 23/01/2023
ore 17:30, Cinema Pacifico: anteprima del documentario «L’uomo più buono del mondo. La leggenda di Carlo Tresca», di Angelo Figorilli e Franceso Paolucci. Oltre agli autori, interverrà lo scrittore Maurizio Maggiani
MERCOLEDÌ 8/02/2023
ore 17:00, Aula Consiliare: presentazione della prima edizione italiana del libro di Nunzio Pernicone «Carlo Tresca. Ritratto di un ribelle» (Anicia 2021)
saluti di:
– Gianfranco Di Piero – Sindaco di Sulmona
– Riccardo Verrocchi – CSR “Carlo Tresca”
interventi di:
– Vittorio De Petris – CSR “Carlo Tresca
– Pasquale Iuso – Università di Teramo
– Francesco Susi – Università Roma Tre
Una cerimonia di commemorazione si terrà proprio l’11 gennaio a New York a Northwest Corner of Fifth Avenue and West 15th Street, Manhattan a cura di John D. Calandra Italian American Institute | 25 West 43rd Street, 17th Floor, New York, NY 10036 Unitevi a noi alle 13 dell’11 gennaio 2023, all’angolo nord-ovest tra Fifth Avenue e West 15th Street per celebrare la vita di questa figura monumentale nelle storie del lavoro, dell’America italiana e di New York City. L’evento presenterà letture delle opere di Tresca e altri commenti.
Contattate entrambi Stefano Cerulli (STEPHEN. CERULLI14@login.cuny edu) e Giuseppe Sciorra (giuseppe. sciorra@qc.cuny edu) per ulteriori informazioni.
(1)
«Ezio Taddei giunge presso la sede de “Il Martello” pochi minuti dopo che Tresca è stato ucciso da colpi di pistola alla schiena e alla testa. Il 14 febbraio 1943, parlando poi alla Rand School di New York, dopo Norman Davis, Roger Baldwin e Ralph Dey, Taddei accusa la mafia e i politici fascisti italo-americani dell’assassinio.
“Originario di Sulmona, Carlo Tresca venne ucciso la notte dell’11 gennaio del ’43, mentre si trovava in compagnia di Giuseppe Calabi, entrambi esponenti della Mazzini Society. Quella sera i due avevano atteso all’uscita della redazione de Il Martello i quattro collaboratori (tra cui Vanni Montana, segretario di Luigi Antonini, e Giovanni Sala) militanti come Tresca del comitato di agitazione antifascista della Mazzini Society di New York impegnati nella strutturazione dei “comitati della vittoria” che nascevano fra le comunità italiane in USA. Tali comitati ipotizzavano la nascita di un governo provvisorio in esilio, poiché credevano che la caduta del fascismo fosse prossima e inevitabile. Saltato all’appuntamento, poiché i quattro uomini non si presentarono, i due si apprestarono ad attraversare la strada quando Tresca fu colpito mortalmente da due colpi di pistola sparati da un killer appostato al buio.” ( …)Alla morte di Tresca, il gruppo degli ex fascisti guidati da Pope e quello di Antonini e Montana della Mazzini Society, indicarono senza mezzi termini Vidali come il responsabile dell’assassinio. I comunisti invece, sostenuti dal giornale L’Unità del Popolo, accusarono i fascisti e soprattutto Antonini (colui che all’interno della Mazzini Society era ostile all’entrata dei comunisti ma non degli ex-fascisti) di un complotto volto a spezzare l’unità antifascista, suggerendo che l’uccisione di Tresca facesse parte di una complessa battaglia politico-ideologica volta ad impedire la convergenza tra le forze liberaldemocratiche e il movimento comunista.” D’altronde anche il giudice istruttore Louis Pagnucco mirò ad incriminare il comunista Vittorio Vidali, il leggendario Comandante Carlos delle Brigate Internazionali, dell’assassinio di Carlo Tresca. Vidali fu indicato anche come l’assassino di Trotzkij, ma i fatti dimostrarono ampiamente che anche con quella vicenda non c’entrava nulla. ( 2)
“Già più di venti anni fa, il giornalista Furio Morroni, allora redattore del Progresso Italo-Americano annunciò di aver compiuto ricerche pazienti negli archivi e nelle biblioteche di New York e tra i dossier del Federal bureau of investigation, esaminando i carteggi tra le autorità americane e il governo fascista e le indagini sul caso Vidali e dichiarava: «Sono riuscito a trovare le prove che non solo Vidali non c’entra nulla nel delitto Tresca, ma che l’omicida, killer prezzolato, fu proprio Carmine Galante» (3)
Secondo Morroni, Vidali non era a New York al tempo dell’assassinio di Tresca e una lettera con documentazione fotografica che sosteneva il suo alibi era stata fatta sparire dall’istruttoria, ma Edgar Hoover, il potente capo del FBI aveva indirizzato le indagini su Vidali, utilizzando il sindacato dei sarti, in particolare un certo Vanni Montana, segretario di Luigi Antonini.”
Ezio Taddei, anarchico e scrittore che negli USA visse un lungo periodo di amicizia e collaborazione con Carlo Tresca, accusò pubblicamente la mafia italo-americana e i fascisti della morte del direttore de Il Martello. Oltre a presentarsi spontaneamente alla magistratura, in seguito scrisse un libro sul caso Tresca, in cui affermò senza esitazioni che “i responsabili del delitto, secondo le ammissioni di un agente dell’Ufficio Narcotici, erano due boss della mafia, Frank Garofalo e Carmine Galante, latitanti da anni“.
Lo storico Mauro Canali, potendo avere a disposizione la documentazione desecretata dell’OSS, poi CIA, é pervenuto alla conclusione che gli investigatori americani avessero subito individuato la giusta pista per cercare gli assassini di Tresca, ovvero Carmine Galante e Frank Garofalo che agirono su ordine di Vito Genovese, e non di Pope (come invece affermava Taddei), in quel momento in Italia e con ottimi rapporti sia con Mussolini che con le alte sfere fasciste che guidarono l’operazione. Canali giunse invece alla conclusione che Pope fu la causa dell’assassinio di Tresca, che lo aveva denunciato come fascista e falso antifascista infiltrato, ma non direttamente il mandante. Quindi Genovese sarebbe stato l’organizzatore dell’omicidio dell’anarchico Carlo Tresca che prese a denunciare senza timore gli antifascisti dell’ultima ora, ricevendo, secondo alcuni, una ricompensa di 500.000 dollari.
La ricerca della verità sull’assassinio di Carlo Tresca si è trascinata per molto tempo e ancora oggi permangono dubbi sulle tesi riportate negli studi e nella documentazione a disposizione . Nel 1953 sembravano essersi concluse senza un colpevole, anche se il dibattito restò vivo tanto da dare di nuovo inizio alle indagini da parte della polizia newyorkese a seguito di una inchiesta televisiva realizzata dalla CBS dal titolo “Death of an Editor“, presentando in modo esplicito le connessioni tra la mafia e il fascismo.
Tutta o quasi tutta la documentazione di polizia riguardante Carlo Tresca in possesso del Federal Bureau of Investigations (FBI), ivi compresa quella relativa al suo assassinio e alle indagini che ne conseguirono, è oggi consultabile in rete (http://foia.fbi.gov/foiaindex.tresca.htm). In una lettera conservata in uno dei fascicoli del FBI, datata 10 novembre 1947 e indirizzata al procuratore generale Tom A. Clark, Norman Thomas aveva dichiarato senza mezzi termini, a nome del Tresca Memorial Committee, che Carmine Galante era il “primo dei sospetti nell’affare Tresca”. (Chi uccise Carlo Tresca?,, Tresca Memorial Committee, New York 1947,)
A proposito della pista fascista va ricordato quanto dice uno storico americano :“Tresca univa in sé una felice combinazione di intelletto e di coraggio: queste sue doti gli permisero (…) di progettare e di guidare azioni di guerriglia contro le camicie nere nei vicoli di New York. Le sue triviali battute contro il duce e la monarchia erano così spietate che non desta meraviglia che in parecchie occasioni i fascisti cercassero di eliminarlo. Una volta uno di questi attentati fallì in modo tragicomico perché l’automobile che trasportava la bomba esplose sotto il suo ufficio uccidendone i tre passeggeri, in seguito identificati come membri della FLNA [Fascist League of North America]. (…) Sarcastico com’era, e perciò bestia nera dei fascisti, Tresca amava vantarsi di aver a tal punto terrorizzato le camicie nere che queste avevano smesso di tenere comizi pubblici a New York. (…) In realtà né Tresca né nessun altro antifascista fu in grado di frenare l’infiltrazione delle camicie nere (…); tuttavia il coraggio di Tresca, mentre serviva di incitamento morale per gli antifascisti, era un fattore fisico onnipresente che le camicie nere non potevano ignorare se non a loro rischio e pericolo. Il contributo offerto da Tresca alla resistenza fu quello di una costante probità e di una purezza di intenti che nessuno riuscì mai a scalfire.” (John P. Diggins, L’America, Mussolini e il fascismo, Laterza, Bari 1972, pp. 173-174. )
Scrive Paolo Casciola in Carlo Tresca combattente libertario in uno studio originariamente apparso come introduzione a “Carlo Tresca, L’attentato a Mussolini ovvero Il segreto di Pulcinella”, Quaderni Pietro Tresso, n. 48, luglio-agosto 2004, pp. 3-21 a proposito del suo assassinio :
“Rimane il fatto che, dopo l’uccisione di Tresca, la stragrande maggioranza dell’antifascismo liberaldemocratico esule negli Stati Uniti, e in primo luogo le sue nuove reclute ex fasciste, propendette per la tesi secondo cui la responsabilità dell’assassinio ricadeva sullo stalinismo. E anche la storiografia “di sinistra” legata alle varie correnti antistaliniane, come abbiamo già accennato, è sempre stata abbastanza contraria alle versioni che non chiamassero in causa lo stalinismo – o quanto meno anche lo stalinismo, all’occorrenza come ipotesi maggiormente probabile rispetto alle altre.
Tresca era ben consapevole della possibilità di morire per mano dei suoi avversari e, nel quadro di tale consapevolezza, anch’egli aveva più volte prospettato due possibili varianti di un suo eventuale assassinio: ad opera di un agenti staliniani come Vidali – “Dove c’è lui “, aveva confidato Tresca ad Antonini, “aleggia l’odore della morte” – oppure ad opera di sicari al servizio del regime fascista. Mauro Canali ha sottolineato come l’anarchico sulmonese avesse anche ben presente l’alto livello di collusione esistente tra i fascisti come Pope e i boss mafiosi italo-americani di New York:
Tra tutti i nemici di Tresca, certamente Pope era il più potente e il più pericoloso. A preoccupare Tresca erano i legami che univano Pope alla mafia newyorkese. Tresca li conosceva bene e talvolta aveva confidato ai suoi amici più intimi di temere per qualche iniziativa di Pope nei suoi confronti. Non ignorava i rapporti tra Pope e Frank Garofalo, un elemento di spicco della malavita newyorkese (…) Pope era per Tresca un “gangster” e un “racketeer”, che manteneva ottimi rapporti con i capi della mafia di New York, come Frank Costello, Lucky Luciano e Vito Genovese. ( 4)
Va anche detto che, all’indomani dell’assassinio, alcune voci isolate, come quella di un ex collaboratore di Tresca, lo scrittore Ezio Taddei (anch’egli successivamente passato, come Allegra, nelle file dello stalinismo), puntarono pubblicamente e direttamente un indice accusatore proprio contro la mafia – e segnatamente contro Carmine Galante –, prospettando la collusione con quest’ultima dell’ex fascista Pope e insinuando che gli autori e i mandanti dell’omicidio avevano goduto dell’aiuto di un informatore presente nell’entourage di Tresca. Secondo la testimonianza della sorella di Taddei, all’indomani dell’uccisione di Tresca questi sarebbe arrivato a chiedere “l’arresto di Generoso Pope, di Frank Garofalo e dei loro complici”. E in seguito anche il Tresca Memorial Committee presieduto da Norman Thomas, pur prendendo in considerazione tutte le varie ipotesi, pose un accento maggiore sul coinvolgimento di Pope, Galante e compagnia, nonché sull’inadeguatezza delle indagini svolte dalla polizia di New York. (5 )
Ma la questione della morte di Tresca è stata affrontata molte volte anche in dibattiti recenti come quello tenutosi a Sulmona il 13 gennaio 2013 nel convegno “Chi ha ucciso Carlo Tresca”, con interventi di Mauro Canali dell’Università di Camerino e Martino Marazzi dell’Università Statale di Milano, coordinati da Francesco Susi dell’ Università Roma Tre. A cominciare da quella conferenza tenuta presso la sede del Centro di Servizi Culturali di Sulmona da parte della prof.a Elisabetta Vezzosi il 20 maggio 1994 , Giorno della memoria e pubblicata negli atti curati da Italia Gualtieri, intitolata “Tresca a 50 anni dall’assassinio”. Un dibattito sulla morte violenta mai risolta , fu assassinato a colpi di pistola alla schiena e alla testa, che come affermò la Vezzosi rischia ancora di oscurare la ricchezza della sua vita, ancora oggi modello per certo radicalismo americano di grande rilevanza .
Scrive nel 1951, a otto anni dalla sua morte, Max Nomad, amico di Tresca ed anche lui intellettuale anarchico : “Egli non era uno di quelli che fanno storia del mondo. Se non fosse stato per il suo assassinio da parte dei suoi nemici politici, il mondo in generale non si sarebbe probabilmente interessato delle sue attività. Il suo campo era ristretto: era il mondo dei numerosissimi lavoratori italiani negli Stati Uniti”. E ancora “La storia della sua vita è in gran parte la storia del radicalismo operaio americano dall’inizio del secolo ad oggi. In certo modo, la sua integrità e vistosa personalità potrebbero servire per simboleggiare la psicologia del militante radicale che non si vende per tutta la vita in qualsiasi specifica associazione o per una specifica teoria. . Egli era di volta in volta socialista, anarchico, sindacalista, simpatizzante comunista e, alla fine, un libertario senza dogma, il quale persisteva a lottare … La morte di Carlo Tresca segnò la fine di uno degli “ultimi mohicani” del radicalismo indipendente” . (6)
Un rischio che il Centro Studi e ricerche a lui intitolato di Sulmona ha tentato da anni di scongiurare proprio con le iniziative che abbiamo ricordato alle quali si aggiungono quelle di gennaio e febbraio di quest’anno in cui appunto si ricorda l’ottantesimo della sua morte .
Quando Tresca fu assassinato i giornali parlarono molto del caso, mentre gli storici si sono poco occupati di lui, ad eccezione di Nunzio Pernicone che per anni ha lavorato alla biografia di Tresca, di Philip Cannistraro che ha affrontato l’attività di Tresca nell’ ambito del movimento antifascista negli Stati Uniti e di Dorothy Gallagher che ne ha ripercorso la vita e l’assassinio .
In questo lavoro si sottolinea che Tresca non fu ambiguo, ma complesso, multiforme, sfaccettato, poliedrico: un uomo passato dal socialismo all’ anarchismo, all’ anarcosindacalismo, al comunismo, all’ antifascismo, mai per opportunità di tipo politico o clientelare, ma per intima, progressiva convinzione.
Un uomo che si è battuto sino alla morte per la “giustizia sociale” e che, per raggiungere questo obiettivo, solo negli Stati Uniti è stato arrestato e condannato 36 volte.
Sicché i suoi passaggi di campo sono il frutto di una natura indomabile e passionale, il segno di una difficile e tortuosa crescita personale e politica.
Di volta in volta Tresca si è infatti avvicinato al mondo in cui in quel momento più si identificava. La sua forte personalità, il suo innegabile carisma, lo ha portato ad un eclettismo politico che non deve esser scambiato con l’ambiguità ma con un percorso personale anomalo, talvolta opinabile, ma certamente mai dettato da opportunismo.(7)
Il primo grande trionfo politico dell’allora giovanissimo Carlo Tresca fu l’organizzazione della manifestazione del Primo Maggio del 1900 a Sulmona. Sebbene la polizia gli avesse intimato di non organizzare una vera e propria manifestazione, Carlo aveva respinto queste indicazioni e tenuto il suo primo comizio pubblico, che lui stesso avrebbe ricordato così: “lo non dissi molto e non parlai con eloquenza, ma sentii una serie di applausi e vidi un mare di mani davanti a me in preghiera: sentii che la gente di Sulmona, la mia gente, mi stava ascoltando. Non ero più un ragazzo esuberante e impertinente. Ero un uomo, ero un uomo di potere, di azione. Che giorno! Non lo scorderò mai” . Quel discorso fu l’inizio della sua carriera di oratore e di politico. Tresca divenne infatti segretario della sezione dei ferrovieri di Sulmona e direttore del giornale socialista “II Germe” che, tra le altre testate socialiste abruzzesi, assunse rilievo e fece da punto di riferimento allo stesso movimento socialista grazie proprio ai temi trattati nei suoi articoli. Uno dei quali relativi all’amministrazione della Casa Santa dell’Annunziata ,un ente cittadino che si occupava di assistenza ai biosognosi anche con la gestione di un ospedale, gli costò una denuncia e una condanna in contumacia perché prima della sentenza aveva raggiunto Le Havre da dove si era imbarcato per espatriare andare negli Stati Uniti d’America. .Era stato già arrestato a causa della sua attività politica con l’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale, scontando due mesi di prigione .
L’autobiografia di Carlo Tresca, a lungo inedita, ha avuto un itinerario rocambolesco come la vita del suo autore, anche se era possibile consultarla come dattiloscritto (il manoscritto fu sequestrato dalla polizia)nella New York Public Library, poi è stata pubblicata nel 2003 a New York e nel 2006 in Italia,da Anicia, con introduzione e note di Nunzio Pernicone,
Vediamo dunque le tappe dell’esperienza personale e politica di Tresca . Dovette abbandonare o ridimensionare le sue ambizioni, divenire avvocato o medico a causa delle ristrettezze in cui venne a trovarsi la famiglia. Iniziò la sua attività politica con le idee socialiste e scelse il sindacato dei ferrovieri non solo perché a fine Ottocento essi erano i più istruiti, ma perchè costituivano la punta avanzata del movimento operaio italiano. Sulmona con il suo deposito locomotive era diventato un importante snodo ferroviario e aveva visto la presenza di una folta manodopera .
Molti ferrovieri del Nord, soprattutto macchinisti, furono trasferiti a Sulmona. Si pensava così di neutralizzarli ma ciò non avvenne e Carlo si unì a loro nei primi tentativi di sensibilizzare l’ambiente di Sulmona al socialismo. Furono infatti i ferrovieri a creare a Sulmona, negli ultimi anni del1’800, un circolo politico socialista mentre Tresca fu il primo sulmonese ad affiliarsi al Partito Socialista Italiano.
Della nascita di quel sindacato se ne sono occupati in molti . Ricordo per esempio Gino Morbiducci, che in Ferrovia e ferrovieri a Sulmona. Appunti per una storia sociale del centro Abruzzo in «La Città», Mensile indipendente. Al servizio del cittadino, n. 2, a. XVI (1989) fa una specie di riassunto di un lavoro più ampio da lui pubblicato in volume . Come pure Edoardo Puglielli Sindacato e politica nelle ferrovie d’Abruzzo 1894-1924 Pescara, Ires Abruzzo, 2010 nel quale analizza il caso abruzzese, interpretandolo alla luce delle fonti giornalistiche locali, della memorialistica e dei documenti d’archivio della pubblica sicurezza, partendo dalla formazione delle prime organizzazioni e arrivando fino allo scioglimento del Sindacato ferrovieri italiani, decretato da Mussolini nel 1925. Dal punto di vista interno alle ferrovie, Sulmona rappresentava una sorta di luogo di esilio, dove venivano “traslocati” gli organizzatori sindacali, che davano fastidio alle autorità di pubblica sicurezza nelle grandi città.
Con i ferrovieri “esiliati” arrivarono a Sulmona le idee nuove, fu aperto un circolo dove tenere conferenze politiche che raccolsero un pubblico sempre più numeroso. Vennero inoltre formate una sezione del partito socialista e una sezione della Lega ferrovieri italiani. In seguito i ferrovieri aprirono una cooperativa di consumo, e lo stesso giornale socialista locale, “Il Germe”, fu promosso da cinque ferrovieri arrivati a Sulmona da fuori. Dopo la repressione di fine secolo, nel gennaio 1900, per opera dei ferrovieri si inaugurò a Sulmona il circolo popolare educativo. Secondo la testimonianza autobiografica di Carlo Tresca, nel 1902 risiedevano a Sulmona circa 200 ferrovieri della Rete Adriatica, in gran parte socialisti e sindacalisti dell’Italia settentrionale.
In seguito alla seconda condanna a un anno e sette mesi di carcere emigrò negli Stati Uniti, anche grazie al sostegno economico di un gruppo di sulmonesi residenti a Filadelfia.
Carlo Tresca in America fu accolto dal fratello maggiore, Ettore, che viveva a New York e svolgeva l’attività di medico .Era l’anno 1904..Carlo cercò di capire la realtà operaia statunitense e soprattutto la situazione dei lavoratori immigrati decidendo di iscriversi alla Federazione Socialista Italiana legata al Socialist Party of America Y , un partito formato in gran parte da immigrati (nel 1919 costituivano il 53% dei suoi iscritti) e di affiliarsi agli Industriai Workers of the World (Iw’W) – un sindacato industriale nato nel 1905 che, al contrario della più grande centrale sindacale statunitense, l’ American Federation ofLabor, organizzava operai non qualificati – donne e neri divenendone un leader.
Iniziò a scrivere su “Il Proletario” e nel 1906 continuò la sua attività di pubblicista prima fondando con Giovanni Di Silvestro “La Voce del Popolo”, che ebbe però vita piuttosto breve e burrascosa, e poi “La Plebe”, con sede a Filadelfia e poi a Pittsburgh Divenne amiico di Luigi Gallerani, un anarchico anti-organizzazionista. A Pittsburgh, dove aveva trasferito il giornale, svolse intensa attività di propaganda tra i minatori italiani propugnando la tattica dell’azione diretta.
A partire dall’inizio degli anni Dieci Tresca partecipò in prima persona ad alcuni dei più importanti scioperi del movimento operaio americano e il suo carisma fu riconosciuto non soltanto dal gruppo etnico italiano. Nel 1916 partecipò inoltre a un grande sciopero nelle miniere di ferro del Mesabi Range, nel Minnesota, a causa del quale, accusato di omicidio, era stato condannato a molti anni di prigione.
Il suo arresto e la sua condanna crearono un movimento d’opinione internazionale che ebbe ripercussioni molto forti anche in Italia dove, tra il 1916 e i l 1917, si formano comitati pro Tresca e dove furono diffusi capillarmente da parte del Partito Socialista e delle Camere del Lavoro, tra cui quella di Sulmona, opuscoli per la sua liberazione AI momento del!’ entrata degli Stati Uniti nella I Guerra Mondiale, nel 1917, “II Martello” si mostrò esplicitamente contrario alla guerra; Tresca fu più volte denunciato dalle autorità americane per le sue posizioni antibelliche e il giornale ripetutamente confiscato. Nel 1923, infine, le persecuzioni contro Tresca, che si erano accentuate a causa del suo impegno per la liberazione di Sacco e Vanzetti, si sarebbero tradotte in un arresto (il futile motivo fu la comparsa di propaganda anticoncezionale sul giornale di cui era direttore) e fu addirittura il presidente degli Stati Uniti Calvin Coolidge ad intervenire per ridurre il suo periodo di detenzione nel Penitenziario Federale di Atlanta, dove era detenuto dal 1925.
Con l’avvento del fascismo in Italia, Tresca divenne uno dei protagonisti del movimento antifascista, tanto che secondo molti fu proprio la sua attività ad impedire che a New York, a partire dal] 925, si svolgessero parate fasciste. Tresca fu uno dei fondatori della Mazzini Society, uno dei più importanti gruppi antifascisti negli Stati Uniti; e fu la sua instancabile attività in questo campo a porlo, pare, in una lista nera di persone che il regime fascista voleva sopprimere.
L’incessante attività di Tresca proseguì fino all’ Il gennaio del 1943 (un suo articolo per “II Martello” fu pubblicato due giorni dopo la sua morte), giorno in cui venne assassinato in una strada di New York, mentre si recava in una taverna con un amico. La polizia individuò immediatamente l’automobile usata per l’omicidio, il proprietario e anche il guidatore, un ex-pregiudicato di nome Galante che fu tenuto un anno in carcere e poi prosciolto per mancanza di prove. Fu in seguito la volta di Frank Nuccio, un delinquente di piccolissimo cabotaggio che si aggirava in quella zona nel momento in cui Tresca era stato ucciso, ma anche lui venne rilasciato. Fu infine arrestato un certo Vito Genovese, un capo malavitoso che – secondo una delle tante ipotesi – era stato assoldato da Mussolini e da Ciano per uccidere Tresca; anche lui venne scarcerato. Rimase dunque aperta l’ipotesi comunista, su cui non esiste sufficiente documentazione, sebbene negli anni Sessanta alcuni abbiano indicato l’assassino di Tresca in una persona che lui ben conosceva, un ex-compagno di lotta e agente della Terza Internazionale, Vittorio Vidali, che Tresca aveva accusato per aver ucciso alcuni leader anarchici e trockisti in Spagna nel corso della guerra civile.
Scrive Nunzio Pernicone, Carlo Tresca. Ritratto di un ribelle, ed Anicia, 2019 pp. 230-233 “ L’identità politica del Martello come quella di Tresca era troppo ecclettica e poco ortodossa per essere classificata secondo una tipologia standard. Tresca era un anarchico sui generis e altrettanto il suo giornale. Lo scopo primario per il Martello, come per Tresca, non era di occuparsi della propaganda evangelica in favore del “Movimento” o dell’Idea, ma di combattere le battaglie in favore della classe operaia.
Ma è lo stesso Tresca che ci dice che cos’è per olui il giornale : ““Che cosa è il giornale. Il giornale è un’arma di combattimento. Il nemico è potente: il capitalismo. Prima di colpirlo nel cuore bisogna colpire le corazze che lo difendono e cioè il pregiudizio economico, politico e religiose. E perciò oltre che un’arme, il giornale è anche una fiamma che illumina. Il pregiudizio economico, politico e religioso, tiene incatenato al suolo il moderno prometeo, il proletariato. Dire al lavoratore la verità che a lui vuole tenere celata il capitalismo: mostrare alla luce del sole le basi economiche della costituzione sociale; andare, armato di ragione, a spazzare nel cielo o nei meandri della terra per fugare dio da per tutto e poter quindi gridare: dio non esiste, alzati e cammina; entrare nel tempio della giustizia e in quello della patria per cacciarne i mercanti – fare tutto ciò significa illuminare. La mente libera di pregiudizi è la mente di uno schiavo che ha spezzate le catene. La via da battersi poi è trovata. Il giornale è bandiera. Rossa come la nostra fede.” ( Carlo Tresca, Che cosa è il giornale, in Il Martello, 24 novembre 1923 )
“ In vari momenti della sua carriera, Carlo Tresca ha definito se stesso, socialista, sindacalista e anarchico. Per gli studiosi che insistono con le etichette, anarco-sindacalista è la definizione che meglio descrive la posizione di Tresca nella gamma dei movimenti e delle ideologie rivoluzionarie. Ma Tresca non può essere classificato nettamente e messo in una casella. Tra i meno settari dei rivoluzionari, giudicava gli uomini dalle loro azioni, non dalla bandiera alla quale prestavano obbedienza. A causa del suo approccio pragmatico al pensiero e all’azione (senza contare il suo disinvolto stile di vita), Tresca resta un personaggio fuori dei ranghi tra gli anarchici italiani in America. Molti di costoro lo amavano; altri lo consideravano persona non grata . Di conseguenza, gli angusti limiti del movimento anarchico non costituiscono il contesto appropriato per studiare e apprezzare l’uomo che Max Nomad definì in modo molto appropriato come “ribelle senza uniforme”. La sua carriera deve essere collocata invece nei più vasti confini del radicalismo e del sindacalismo italoamericani. Questo fu l’ambiente culturale e politico nel quale, per circa quarant’anni Carlo Tresca si distinse come ardente freelance della rivoluzione, tribuno dinamico che guidò i lavoratori italiani immigrati in innumerevoli battaglie contro le forze del capitalismo, del fascismo e del comunismo…” (da Nunzio Pernicone, Introduzione all’autobiografia di Carlo Tresca) ( 8 )
Tra gli eventi per l’ottantesimo della morte dunque a Sulmona sarà presentato il libro di Nunzio Pernicone «Carlo Tresca. Ritratto di un ribelle» (Anicia 2021) Il prof .Nunzio Pernicone della Drexel University di Philadelphia in Pensylvania lavora al Dipartimento di storia di quella Università .Con lui ho avuto una nutrita corrispondenza epistolare negli anni settata e ottanta del Novecento avendo lui studiato anche presso l’Università di Firenze. Nella cui biblioteca sono conservati i microfilm del manoscritto dell’autobiografia. Per lui feci alcune ricerche alla sezione di Sulmona dell’Archivio di Stato ubicata allora nel Palazzo dell’Annunziata e potei inviargli le fotocopie del processo tenutosi a L’Aquila, l’appello, che condannava Tresca per aver diffamato sul suo giornale il Germe gli amministratori della Casa Santa dell’Annunziata. Carlo Tresca però si sottrasse all’arresto e quindi in contumacia emigrò in America passando per la Francia e partendo dal porto di Le Havre. Nunzio Pernicone mi ha inviato in anteprima le fotocopie delle cartelle contenente il suo studio chiaramente in lingua inglese .
Nello stesso periodo di tempo ho avuto una corrispondenza epistolare con l’editore Galzerano di Casalvelino Scalo di Salerno con il quale parimenti ho condiviso informazioni e documenti sul movimento anarchico e libertario. Anzi Galzerano mi ha fatto omaggio di alcune pubblucazioni originali proprio sulla morte di Tresca. Grazie a lui , per mezzo di un comune amico , sono venuto in possesso delle fotocopie dei documenti su Tresca contenuti nella cartella a lui intitolata presso l’Archivio di Stato di Roma. Si tratta di documenti sull’attività del Tresca in America visti attraverso la lente di ingrandimento del regime. Devo il mio interesse alle vicende di Carlo Tresca al Prof. Francesco Susi che me ne ha parlato la prima volta negli anni in cui lavoravamo insieme al Centro Servizi Culturali di Sulmona. Ho conservato la curiosità e l’impegno di guardare alla memoria di Carlo Tresca come un punto di riferimento e prove ne sono queste ed altre riflessioni pubblicate su Ananke ma anche sul mio blog osservatoriodiconfine/blog/pot e sul mio profilo facebook.
Infine va ricordato che LUNEDÌ 23/01/2023 ore 17:30, Cinema Pacifico: anteprima del documentario «L’uomo più buono del mondo. La leggenda di Carlo Tresca», di Angelo Figorilli e Franceso Paolucci. Oltre agli autori, interverrà lo scrittore Maurizio Maggiani
Maurizio Maggiani in L’Eterna gioventù ,Feltrinelli , racconta tra le altre storie anche Carlo Tresca . Si legge sulla pagina web Feltrinelli a proposito di quest’opera : “Questa è una storia leggendaria, il mito di una dinastia di ribelli ostinati in un sogno, perseveranti nel costruirlo a dispetto di ogni sconfitta del presente. Una storia di eterna rivolta, di molte vite e gesta, vite che non hanno avuto voce e vite la cui alta voce è stata dimenticata. Una storia che attraversa epoche e oceani e continenti, guerre e rivoluzioni, da Genova a New York a San Pietroburgo, da Domokos a Sidone.
C’è fra loro un personaggio di pura leggenda, una donna nata nel 1901, “l’essere umano più antico del mondo”, lei conosce ogni storia e ogni storia ha vissuto, è la Canarina. Chiamavano così le giovani donne che nella Grande Guerra lavoravano nell’industria bellica al munizionamento, perché il tritolo tinteggiava di giallo il viso e le mani. Aveva sedici anni la Canarina, quando nascondeva sotto le unghie dei piedi qualche grano di quel composto micidiale, sottraendo ogni giorno un po’ di guerra alla guerra.
È suo nipote l’Artista a dipanare la Storia e le storie attraverso una progenie di figli unici che costruiscono una dolcissima elegia eroica, sfiorando le vite di Garibaldi e Anita, Antonio Meucci, Emma Goldman, Gaetano Bresci, Carlo Tresca, Sandro Pertini e tanti altri ancora.
Maurizio Maggiani scrive il grande romanzo della rivolta libertaria, dedicandolo all’oggi, ai molti che vivono senza un mito di collettiva identità che li affratelli, ma credono ancora alla costruzione di un sogno di promettente bellezza. È un incitamento appassionato a partecipare della leggenda, a costruirne nuovi capitoli, a sentirsene eredi.
I legami non si sciolgono mai, mai e poi mai quando sono legami di libertà.”
Maurizio Maggiani accompagnato dalle straordinarie letture di Tommaso Ragno, al Festivaletteratura di Mantova 2021, ha presentato il romanzo “L’eterna gioventù”, durante l’evento “La trascendente forza della parola”. E si può vedere su https://www.youtube.com/watch?v=wRLgCf-Y-mE
(1)Wednesday, January 11, 2023, 1pm Northwest Corner of Fifth Avenue and West 15th Street, Manhattan
January 11, 2023, marks the eightieth anniversary of the murder of Carlo Tresca, an ardent labor activist, prolific writer, and leader of anti-Fascists in the United States. His biography represents many vital aspects of American history, from his immigration experience to his commitment to the ideals of freedom and equality. He was a revolutionary New Yorker who was gunned down for his outspokenness and his courageous work on behalf of justice.
Carlo Tresca was born in Sulmona, Abruzzo, Italy, and as a youth joined the local socialist movement and began his lifelong work as a labor organizer and editor of radical newspapers. In 1904 he immigrated to the United States and joined others in the struggle for the rights of the industrial working class and against capitalism, the Mafia, and exploitative priests. As an anarcho-syndicalist, Tresca collaborated with other labor activists in a series of era-defining labor strikes including those in Paterson, New Jersey (1913), and Lawrence, Massachusetts (1912). Tresca was an early anti-Fascist who energetically denounced and countered Fascist supporters among the Italian American community. Although no one was brought to trial for Tresca’s murder, it is believed that mobster Carmine Galante pulled the fatal trigger on January 11, 1943
Join us at 1pm on January 11, 2023, at the northwest corner of Fifth Avenue and West 15th Street to celebrate the life of this monumental figure in the histories of labor, Italian America, and New York City. The event will feature readings from Tresca’s works and other commentaries.Please contact both Stephen Cerulli and Joseph Sciorra for additional information.For more information about Carlo Tresca, visit these sites:
https://loveandragemedia.org/2021/01/11/carlo-tresca-antifascist-wobbly-anarchist/
https://www.abruzzomoliseheritagesociety.org/italian-labor-leaders-advanced-social-justice/
https://jacobin.com/2022/10/carlo-tresca-anti-fascism-labor-organizer
11 gennaio, ore 13: Commemorazione dell’attivista del lavoro, scrittore e antifascista Carlo Tresca nell’80° anniversario del suo omicidio, NW Corner of 5th Ave & W 15th St, Manhattan. https://conta.cc/3Ir2PHf
11 gennaio 2023, ricorre l’ottavo anniversario dell’omicidio di Carlo Tresca, ardente attivista del lavoro, scrittore prolifico e leader degli antifascisti negli Stati Uniti. La sua biografia rappresenta molti aspetti vitali della storia americana, dalla sua esperienza di immigrazione al suo impegno verso gli ideali di libertà e uguaglianza. Era un rivoluzionario newyorchese che è stato ucciso per la sua schiettezza e il suo coraggioso lavoro a nome della giustizia.
Carlo Tresca è nato a Sulmona, Abruzzo, Italia, e da giovane si è unito al movimento socialista locale e ha iniziato il suo lavoro per tutta la vita come organizzatore del lavoro e redattore di giornali radicali. Nel 1904 immigrò negli Stati Uniti e si unì agli altri nella lotta per i diritti della classe operaia industriale e contro il capitalismo, la mafia e i preti sfruttatori. Come anarco-sindacalista, Tresca ha collaborato con altri attivisti operai in una serie di scioperi del lavoro che definiscono l’era, inclusi quelli di Paterson, New Jersey (1913) e Lawrence, Massachusetts (1912). Tresca è stato un antifascista precocemente che denunciava e contrastava energicamente i sostenitori fascisti tra la comunità italoamericana. Sebbene nessuno sia stato processato per l’omicidio di Tresca, si ritiene che il mafioso Carmine Galante abbia premuto il grilletto fatale l’11 gennaio 1943.
Unitevi a noi alle 13 dell’11 gennaio 2023, all’angolo nord-ovest tra Fifth Avenue e West 15th Street per celebrare la vita di questa figura monumentale nelle storie del lavoro, dell’America italiana e di New York City. L’evento presenterà letture delle opere di Tresca e altri commenti.
Contattate entrambi Stefano Cerulli (STEPHEN. CERULLI14@login.cuny edu) e Giuseppe Sciorra (giuseppe. sciorra@qc.cuny edu) per ulteriori informazioni.
(2)http://piemonte.indymedia.org/article/5636
(3)Panorama, 6 aprile 1981
( 4 )Cfr. Ezio Taddei, The Tresca Case, [New York 1943], pp. 10-16. Si tratta di un opuscolo bilingue inglese-italiano contenente il testo di un discorso pronunciato dall’autore il 14 febbraio 1943 alla Rand School di New York.
Si veda La vita di Ezio Taddei narrata dalla sorella Tirrena (http://eziotaddei.splinder.com).
(5) J.P. Diggins, op. cit., p. 544.
( 6) (7 )Vita, morte ed eredità di Carlo Tresca Scritto da Carlo Di Stanislao il 1 febbraio 2013 su https://www.faronotizie.it/index.php/?p=8488
( 8 )Autobiografia di Carlo Tresca con introduzione e note di Nunzio Pernicone, Anicia, 2006 p. IX