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ALTRA VITTORIA OLTRE LA GUERRA: PER UNA STORIA OLTRE LE STORIE-DOTT.SSA MONIA CIMINARI

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Redazione-Fiorisce tra i sobborghi civitanovesi il tenero amore tra il giovane Giovanni Cerolini, classe 18 agosto 1891, e la dolce donzella Pasqualina Barbaresi, coetanea anche lei di origini umili e contadine, piena di tante buone speranze e progetti per il futuro. Volevano formare una famiglia e stavano  progettando  di sposarsi quando, allo  scoppio  della prima guerra mondiale,  il caporale Giovanni Ceroloni, come tanti altri, venne chiamato al fronte nord orientale, con l’entrata in guerra dell’Italia,  avvenuta  il  24  maggio  del  1915.  Questi  furono  i  tanti  giovani,  alcuni  appena maggiorenni, costretti a partire in fretta e furia per il conflitto mondiale. Essi erano l’espressione autentica della società civile dell’epoca, con le sue differenze sociali, i suoi squilibr i e le sue contraddizioni,  che  venivano  miracolosamente  annullate  in  trincea,  nel  comune  combattere  e, spesso, nel comune morire. A Pasqulina non restò altro che aspettare il ritorno del suo amato e, nonostante il suo desiderio fosse di sposarlo prima che partisse, i suoi genitori la sconsigliarono; così lei dovette ubbidire e attendere speranzosa. Quanta nostalgia, quanti rimpianti, quante notti insonni stette con il cuore stretto in una morsa e, come lei, a quante altre giovani fidanzate, mogli, madri, sorelle, toccò la stessa sorte. È questo il mistero dell’amore, che ci fa essere felici e infelici allo stesso tempo perché, a volte, l’odio s’insinua tra le pieghe dell’anima e causa tante guerre inutili che, all’inizio, ci fanno sentire più forti, più potenti, ma poi, all’improvviso, ci lasciano umanamente poveri e più soli. Molto solo si dovette sentire il nostro coraggioso soldato Giovanni Vittorio  Cerolini che ebbe l’onore di far parte della valorosa III Ar mata comandata dal Duca D’Aosta Emanuele Filiberto, figlio di Amedeo di Savoia, a sua volta figlio del Re d’Italia Vittorio Emanuele II, e di Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna. La sede della III Armata fu, per un periodo, Cervigno del Friuli e l’obiettivo delle operazioni era quello di far indietreggiare l’esercito astro-ungarico che attaccava da est. Nel corso di queste prime escursioni il caporale Cerolini venne gravemente ferito in battaglia. Un residuo di granata gli penetrò nella fronte rendendolo per sempre cieco e causando, conseguentemente, numerose altre ferite e complicazioni. Tutti lo davano per spacciato, ma, nell’esprimere il suo ultimo desiderio, volle bere un bicchiere di vino per brindare alla patria e alla sua  bella che,  molto  probabilmente,  non avrebbe più  rivisto  e riabbracciato. Miracolosamente si riprese; non essendo più in grado di combattere, ritornò a casa. Il valoroso soldato e la promessa sposa si sposarono subito in Comune, il 14 ottobre de 1916 alle ore 18.00, davanti al Sindaco della Civitanova dell’epoca, il Sig. Cesare Barboni. Quando Pasqualina partorì la

primogenita Maria Rosa, molti credevano che nascesse cieca, come il padre. Non fu così, ma la bimba non sopravisse, perché morì subito dopo il parto, il 18 agosto 1917. Nacquero, in seguito e in ordine cronologico, Giosafatte il 12 aprile del 1920, Rosetta il 15 aprile del 1918, Elena il 6 ottobre del 1923 e Giovanna, ultimogenita, che nacque un mese dopo la morte del padre, avvenuta il 12 febbraio del 1932. Ricevette numerose medaglie al valore, tra le quali la Croce commemorativa della III Armata, conferita a tutti coloro che avevano militato nell’Armata stessa, durante la prima guerra mondiale. Non fu per niente facile la vita di Giovanni Cerolini dopo essere diventato cieco. La vera vista dei ciechi sono le persone che gli stanno intorno e, in questo caso, i suoi familiari, insieme a una rete di relazioni valide, affettive e di rispetto reciproco, che valgono quanto un paio di occhi ben attenti. Quando Giovanni, lassù nel cielo, riusciva a percepire il moto delle nuvole che si rincorrevano e, a volte, lo cullavano e guidavano…quando la musica, colma delle sue note, discendeva nel suo animo e, per un attimo, gli raddolciva l’esistenza…Per il suo essere diverso e, vagando nel buio più completo, i piccoli rumori diventavano certezze; i tocchi di mano, nel silenzio, particolari indicatori; le relazioni efficaci e i valori morali erano come candide luci nell’oscurità dei suoi occhi. La guerra, in generale, in qualsiasi forma venga effettuata, non va bene e non porta a niente. Nessuna guerra può essere considerata umanitaria e può portare la pace, poiché ci sono sempre troppi grossi interessi economici, politici e finanziari in ballo. Ma, ecco che una riflessione arriva e gonfia le vele dei nostri ricordi, pensieri, emozioni, per raggiungere i porti sicuri del cuore, della vita, dell’amore, dell’amicizia, della critica costruttiva; per il comune confronto reciproco, che,  se  veramente voluto,  diventa  possibile.  <<  Non ho  mai conosciuto  mio  padre  –  sostiene Giannina detta Gianna, l’ultimogenita della famiglia Cerolini – e parlare di lui per me significa parlare non di un mondo grigio e lontano, ma di un mondo a me vicino, piacevole e a colori. Pensare ai miei genitori significa venire sopraffatti dall’amore, che equivale necessariamente a essere investiti, non tanto da un potere esterno,

bensì da una parte di se stessi, quella migliore, perché più vicina al loro spirito e ricordo>>.

FOTO DI GIOVANNI CEROLINI, PLURIMEDAGLIATO, CON DEDICA DELL’ESERCITO:

“ALL’ONORATO, EROICO, NOBILE CONDOTTIERO

DELLA  VALOROSA NOSTRA III ARMATA

QUI SUO MODESTO CAPORALE

IN SEGNO D’ETERNA DEVOZIONE….”

 

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