ADOLESCENZA: TEMPO DI INVESTIMENTI D’AMORE-DOTT.SSA MARIA RITA FERRI
“…In quelle stagioni
io crebbi come il grano di notte.”
(Henry D. Thoreau)
“L’inverno si trasforma
sempre in primavera…”
(Nichiren Daishonin)
Redazione-Il lavoro, tratto dalle mie esperienze di clinica familiare e individuale, svolge un’osservazione in chiave psicoanalitica dei principali punti di snodo nella dialettica mentale “appartenenza – differenziazione” dell’individuarsi adolescenziale. Partendo da alcune linee relative ai vissuti propri della psiche parentale nella fase evolutiva specifica, (legati a loro volta alle capacità di attivazione delle proprie spinte trasformative adolescenziali) svilupperò una riflessione sull’adolescenza intesa come dimensione mentale della trasformazione.
La costruzione del Se’ nell’adolescente si basa sulla necessaria trasgressione al patto narcisistico che ha dato vita al gruppo familiare. La sua individuazione si pone quindi in una rappresentazione di se’ “contro” il legame, nella percezione di rottura del “continuum”familiare con la propria soggettività, i cui confini sono rielaborati in funzione della differenziazione sempre più marcata con il “Non – Se'”. Ciò pone in crisi l’utopia, condivisa a livello inconscio da tutti i membri, di un “corpo familiare” unito e indivisibile. Il processo di differenziazione del Se’ dell’adolescente permette i movimenti di successive individuazioni nelle altre soggettività e in particolare nella psiche dei genitori. Nell’analisi della relazione parentale d’oggetto, S. Freud sottolinea il significato degli investimenti libidici del genitore come amore di se’: “…L’amore parentale così commovente e in fondo così infantile non è altro che il narcisismo dei genitori tornato a nuova vita; tramutato in amore oggettuale, esso rivela senza infingimento la sua antica natura” (Freud, 1914 pag. 461). Possiamo quindi sostenere che il desiderio di avere un figlio nasce dal bisogno psichico del genitore di affermare la vita sulla morte esorcizzandola, di estendere il proprio Se’ oltre il limite temporale. Esso è volto a riparare o, alternativamente, a negare nel figlio stesso, attraverso i gesti della cura, le ferite narcisistiche del genitore legate alla relazione con i suoi primi oggetti d’amore. La crisi adolescenziale interrompe l’illusione narcisistica del genitore di continuazione di se’ nell’oggetto. È necessario quindi che, nella psiche materna e paterna, prevalgano le spinte riparative su quelle di negazione rispetto ai propri oggetti interni infantili danneggiati perché l’ambivalenza degli affetti verso le nuove generazioni sia tollerata e regolata. Ciò permetterà che la capacità psichica di integrazione tra le immagini scisse del buon oggetto (figlio dell’infanzia) e del cattivo (figlio adolescente) sia stimolata ed esiti sintesi affettive di riconoscimento del legame e della soggettività nascente. Una difettualità nelle capacità integrative nella psiche del genitore manterrà la scissione interna delle due immagini del figlio, con sentimenti di lutto incolmabile per il buon oggetto perduto e vissuti di attacco da parte del cattivo oggetto, percepito come deludente e rifiutante, come ci ricorda Eduardo: “…E figlie so’ chille che se teneno mbraccia, quanno so’ piccerille, ca te dànno preoccupazione quanno stanno malate e nun te sanno dicere che se sènteno… Che te corrono incontro cu ‘e braccelle aperte, dicenno: “Papà!” … Chille ca ‘e vvide ‘e venì d’ ‘a scola cu è manelle fredde e ‘o nasillo russo e te cercano ‘a bella cosa… Ma quanno so’ gruosse, quanno song’uommene, o so’ figlie tutte quante, o so’ nemice…” (De Filippo 1950 pag. 343).
Il riconoscimento dell’alterità nel proprio figlio (presente per altro in ogni fase del ciclo vitale) si basa sulla possibilità psichica, nella coppia fondatrice, di elaborare il lutto: contenere il dolore della perdita del buon oggetto infantile proiettato nel Se’ del figlio, reintroiettare le parti del proprio Se’ in esso collocate, modulare la sofferenza permettendone la mentalizzazione.
Le angosce inconsce di smembramento del “corpo” familiare e di sperdimento del Se’ (che lo scioglimento degli investimenti infantili produce nella psiche genitoriale e nel figlio) sono contenute dal rafforzamento dei sentimenti di appartenenza nel mondo interno del genitore. È nell’area del “we go” interiorizzato che questi protegge il legame e contiene la propria sofferenza, esitandone l’esplicitazione del riconoscimento del Se’ dell’adolescente nelle sue trasformazioni. L’esistenza di una rêverie dell’ascolto definisce l’instaurarsi di una genitorialità matura, che offre spazi psichici, dove la dialettica illusione-delusione che delinea il viaggio dell’adolescente possa congiungersi alla speranza. Il cammino nasce da uno strappo.
La posizione inaugurale del Se’ adolescente disinveste infatti gli antichi oggetti d’amore attaccandone e sospendendone il legame, creando così uno spazio psichico “vacuum” in cui fondarsi. Ciò a cui rinuncia è la forma delle appartenenze dell’infanzia. La dimensione del legame familiare nell’infanzia assume, a mio avviso, la forma immaginaria del cerchio protettivo e avvolgente (il buon seno che nutre e dà vita) che pone al suo centro il bambino; i gesti della cura e lo sguardo incantato del genitore ne definiscono l’interno come zona magica che riceve e dona luminosità, dove il tempo non ha accesso se non nell’unica dimensione di un eterno presente. La psiche familiare realizza l’appartenenza come cerchio magico degli affetti, luogo del sacro, origine di ogni intimità. Esso ricorda l’immagine del “guscio” di cui parla G. Bachelard, dove dimorano le rappresentazioni del nascere e del riposo, le rotondità abitabili dell’anima, “sogno di capanna… al centro della casa, sotto il cerchio di luce della lampada egli vive in una casa rotonda, nella capanna primitiva… appartiene alle leggende, è un centro di leggenda” (Bachelard, 1984, pagg. 58 – 59).
Possiamo quindi affermare che il “cerchio” familiare, come culla dell’essere, tiene tra le braccia l’identità delle origini. È nell’adolescenza che il bisogno di fondare in se’ la propria identità conduce a infrangere, trasgredendo, il legame circolare.
L’esperienza solare e continuativa di essere al centro di un mondo affettivo permette di sviluppare nel soggetto il sentimento di esistere nella mente dell’Altro, preservare la permanenza del legame anche in sua assenza. Nell’interiorizzazione, l’abbraccio familiare si fonde con le istanze psichiche di contenimento affettivo delle angosce di separazione. Aver posto, nell’infanzia e oltre, fra le braccia e nella mente del genitore, fonda la fiducia nella mente adolescente di poter nascere di nuovo in un mondo in cui ci sia posto per sé.
Le spinte trasformative portano a infrangere la circolarità pacificante della fiaba infantile che perde oggi luminosità e si miniaturizza, laddove il “Non-Se'” prende posto, maestoso e inquietante. Nel mondo interno adolescente, infatti, la percezione di discontinuità della propria soggettività con il Se’ familiare è legata a dolorosi sentimenti di de-lusione o di fine dei giochi. La realtà non è più trasformabile e conoscibile negli antichi racconti dell’infanzia: essa assume ora un senso “altro” e magico che attende di essere colto per restituire il volto segreto di chi lo rivela. Nello strappo dalla circolarità degli affetti e delle esperienze, il mondo della soggettività emerge dallo psichismo gruppale in cui ha avuto origine e in cui è cresciuto differenziandosi e, a tratti, ricongiungendosi. La crisi adolescenziale, come lacerazione di ogni continuità, rompe il suo cerchio per aprirsi ad una temporalità ora lineare e orientata, in cui l’esperienza è organizzabile verticalmente.
Il senso del tempo, nell’adolescenza, irrompe separando le rappresentazioni del passato dalle immagini incerte e inquietanti del futuro, come i due abissi dal cui fascino il giovane Se’ rifugge.
Il presente, divenuto uno dei tempi possibili, cerca una forma in cui avere stabilità, in cui sia presente una direzione. La percezione della temporalità trasformativa è quindi simbolicamente racchiusa, a mio parere, nell’immagine della freccia, stabile e orientata, lanciata verso l’alto, portatrice dei valori solari della distinzione e della verticalità, slancio dell’anima che anticipa il ritrovarsi. La dimensione interna della temporalità (da tempus-oris, con radice tem=tagliare), disegnando distanze o tagli verticali, inaugura la nuova genesi del Se’, il suo venire al mondo, separandosi (da se-parare-parere = venire al mondo) dall’oggetto.
Nella distinzione raggiunta tra se’ e il mondo nasce il sentimento della solitudine, la percezione di un universo interno esplorabile. Paesaggi interiori ineffabili entrano in risonanze affettive con l’esterno, parole e silenzi non traducibili disegnano i nuovi confini del Se’.
L’adolescente è il poeta delle lontananze.
La dimensione esistenziale della distanza e nostalgia del ricongiungimento scandiscono nel tempo le difese dal lutto per la perdita degli antichi oggetti d’amore da cui, separandosi, per inversione, il Se’ adolescente si percepisce abbandonato e dalla minacciosità percepita nei nuovi possibili legami.
Nel distacco, la soggettività genera la memoria come spazio transizionale che preserva gli oggetti e offre spazio al Se’. La memoria inconscia, infatti, definisce un luogo psichico profondo in cui il legame rimane integro, pur se attaccato all’esterno. I primi oggetti d’amore trovano posto nel cuore (“ricordo” da cor-cordis) ma lo sgomento nasce dalla impossibile conciliabilità tra tali rappresentazioni e gli oggetti reali. La continuità tra la rappresentazione dei legami (“struttura gruppale interna”) e la realtà degli scambi intersoggettivi viene bruscamente interrotta con drammatica lacerazione del sentimento di stabilità del Se’ e percezione della distintività tra spazi interiori e mondo esterno.
Il fantasma di estraneità che vive nel corpo e nella mente è proiettato in un mondo che diviene improvvisamente inquietante e minaccioso. Nulla è più come prima. Tale è la dimensione del turbamento, ben rappresentato in Alice (Carroll 1865), sogno di un adolescente-bambino che cerca se stesso nel centro della terra. La caduta nel “pozzo” di Alice è, a mio avviso, un volo rovesciato, simbolo di una ascensionalità che, rivolta all’interno, diviene introspezione.
L’immagine del coniglio (creatura dell’ombra), che Alice rincorre, è legata alla femminilità lunare, notturna, immagine del rinnovamento profondo e vivificante. La luna, come astro della periodicità, evoca il passaggio del tempo, immagine di ogni evoluzione, la transizione dalla vita alla morte per una nuova nascita (Eliade 1949, 1964).
La mente adolescente rincorre fuori di se’, quindi, la sua stessa spinta interna, crepuscolare e pulsionale, alla vita e al cambiamento delle stagioni. Alice rincorre la luna per rovesciare il senso dei paesaggi infantili, rincorre se stessa, il suo doppio notturno in un viaggio senza dimora: ogni confusione è sofferta e tollerata in un corpo che cambia misura e nella mente che gioca con l’Alterità, pur temendola, per scoprire in se’ la segreta risposta cercata nel viaggio.
L’immagine del coniglio lunare rimanda a Ecate, dea greca dei crocicchi. Simbolicamente essi sono il luogo del passaggio, dove il sacro si manifesta e si rivela, dove il Se’ incontra il destino. (un crocicchio dà vita alla tragedia di Edipo). Il crocicchio dà forma all’incontro fra gli opposti, intersezione dei volti interni e sconosciuti della personalità. È la sosta dove il fare è sospeso, dove dimora l’ignoto (Soustelle, Dieterlen, Lebeuf, Mambeke-Boucher, in Chevalier e Gheerbrant 1969). Il sentimento dei crocicchi è l’inquietudine. In essi è contenuta l’immagine della croce: simbolo cosmico del volo trasformativo terra-cielo, dell’espansione ed ascensionalità dell’essere (de Champeaux – Stercks in Chevalier et.al., 1969).
L’intera Terra delle Meraviglie è un grande incrocio di cammini, dove non si incontra che l’Alterità, aspetti di se’ e dell’Altro sconosciuti e inquietanti, dove il riconoscimento che assicura il legame è negato, ogni appartenenza è infranta.
La perdita di senso che immerge il Se’ produce in esso ciò che D.D. Winnicott definisce il “ritorno ad uno stato di inintegrazione” (Winnicott 1994 pag. 14), temporaneo e necessario, che muta l’incontro con il destino (Regina di Cuori) nella trasformazione individualizzante.
Il paesaggio non ha strade che lo strutturino: l’adolescente-Alice costruisce la sua via attraverso l’ascolto interiore e il ritrovamento di buoni oggetti interni cui affidarsi per poter vivere l’angoscia, contenerla e trasformarla in capacità ludica.
La parabola dell’individuazione trova forma nel linguaggio adolescente, permeato dalla musicalità e dai ritmi (tra protagonismo e chiusura) del narcisismo nascente. Il disinvestimento libidico dai primi oggetti d’amore, infatti, porta nuovamente a investire sul Se’. La frontiera psicologica che il narcisismo costruisce per respingere altrove gli antichi e i nuovi oggetti, è rifugio dal dolore della nuova coscienza di separatezza, offre riparo ai sogni, permette la rêverie. Il Se’ cerca riparo dai venti dell’instabilità e si protegge, nella dimensione angolare del nuovo spazio psichico, dal fascino di ogni regressione e dal richiamo inquietante e irresistible dei nuovi oggetti. È lì che sviluppa identificazioni grandiose, costruisce l’immagine vibrante dell’Eroe che narra se stesso alla vita. Leggende solitarie in cerca di un ascolto lontano vivono nella letteratura del sogno. Esse offrono un orientamento al Se’ eroico e permettono l’apertura della frontiera narcisistica a nuove congiunzioni extraterritoriali tra il proprio Se’ e l’Altro. Si crea così un’area intersoggettiva transizionale tra individuo e il mondo dove si costruiscono le immagini di possibili irrealtà. La circolarità degli affetti infantili si proietta nell’intersoggettività, nuovo cerchio emozionale in cui il timore diviene amicizia e l’aggressività (da ad-gredior=andare verso) apertura.
Il linguaggio eroico, criptico, delle origini, si apre al dialogo, sospingendo all’esterno del rapporto ogni immagine di minacciosa estraneità. È nella extraterritorialità del Se’ che l’attività del preconscio è stimolata ed attivata: la parola dell’Altro offre il significante all’enigma del soggetto, rende rappresentabile il trauma. I gesti della condivisione creano nuove continuità psichiche che offrono contenimento alla sofferenza, disegnano un percorso di sentimenti che sorregge il cuore nel distacco.
Le parole con l’Altro descrivono l’architettura del viaggio. Il Se’ adolescente rifugge infatti la stanzialità: è con l’Altro-i che sviluppa il suo nomadismo, sogna l’altrove, come il “sognatore di dimore” di G. Bachelard: “…La caratteristica del sognatore di dimore è quella di essere alloggiato dappertutto, senza mai essere rinchiuso da nessuna parte, nella casa finale come nella casa mia reale, la rêverie dell’abitare è maltrattata…” (Bachelard 1975 pag. 86).
L’unica dimora possibile per l’adolescente è a mio parere, “l’utopia” (da u-topos = non luogo), non come negazione della spazialità ma come fondazione di tutti gli spazi possibili. La notte, come altrove del giorno, diviene il luogo-rêverie dell’abitare. La città, perduti i confini di luce che comprimono il Se’, diviene percorribile e ogni incontro notturno è anche l’incontro con un Se’ sconosciuto. Nella città sotterranea che si accende ogni notte l’adolescente lancia se stesso in un sogno di leggerezza, superamento di ogni gravità, verso la magia dell’altrove lunare.
Nella dimensione notturna del Se’ il lutto trova elaborazione.
L’incontro con l’Altro (interno–esterno al Se’) permette la composizione tra desiderio e realtà, la percezione della non distruttività del proprio odio e il sentimento di voler preservare i buoni oggetti amati. La confusione tollerata esita nella mente un nuovo pensiero che articola le immagini e disegna le relazioni interne tra gli oggetti. La complessità del reale può ora rispecchiarsi nella psiche che lo attraversa. Il processo di integrazione che ricompone ogni necessaria, avvenuta scissione diviene sentimento di gratitudine. La rêverie dell’infanzia si proietta nel mondo che diviene così percorribile.
I processi di integrazione aprono nuovi spazi psichici in cui la sofferenza del crescere esita nella trasformazione dei fantasmi del passato in desiderio dell’Altro.
Al termine del viaggio la rêverie dell’attesa, ora possibile, diviene innamoramento.
Dott.ssa Maria Rita Ferri
Psicoterapeuta Psicoanalitico,
Formazione Psicoanalitica Post Lauream,
Spec. Psicoterapia Familiare.
Bibliografia
Anzieu. D. (1976) Le groupe et l’inconscient. Paris: Bordas (Trad. it.: Il gruppo e l’inconscio. Roma: Borla 1979).
Bachelard G. (1957) La poétique del l’espace. Paris: Presses Univeritaires De France (Trad. it.: La poetica dello spazio. Bari: Edizioni Dedalo 1975).
Bachelard G. (1960) la poetique del la rêverie. Paris: Presses Universitaires De France (Trad. it.: La poetica della rêverie. Bari: Edizioni Dedalo, 1972).
Bion W.R. (1963) Elements of Psychoanalysis. London: Heinemann (Trad. it.: Gli elementi della psicoanalisi. Roma: Editore Armando Armando, 1973).
Carroll L. (1865) Alice’s Adventures in Wonderland. Oxford: Claredon Press (Trad. It.: Alice nel paese delle meraviglie. Milano: Arnoldo Mondadori Editore 1999).
Chevalier J. Gheerbrant: (1969) Dictionnaire des symboles. Paris: Editions Robert Laffont S.A., Editions, Jupiter (Trad. it.: Dizionario dei simboli. Milano: Rizzoli 1986).
Cigoli V. (1997) Intrecci familiari. Milano: Raffaello Cortina Editore.
De Filippo E. (1950) Filumena Marturano ne “I capolavori di Eduardo”. Torino: Giulio Einaudi.
Eiguer A. (1983) Un divan pour la famille, du modele groupal è la thérapie familiale psychanalitique. Paris Edition Du Centurion (Trad. it.: Un divano per la famiglia. Roma: Borla, 1986).
Eiguer A (1987) La parenté fantasmatique. Transfert et contretransfert en thérapie familiale psychanalytique. Paris : Bordas (Trad. it.: La parentela fantasmatica. Roma: Borla 1990).
Eliade M. (1949 e 1964) Traité d’historie des religions. Paris: Payot (Trad. it.: Trattato di storia delle religioni. Torino: Boringhieri 1970 E 1976).
Ferrari A. B. (1994) Adolescenza. La seconda sfida. Roma: Borla.
Freud S. (1914) Zur Einführung des Narzissmus Jahrbuch Der Psychoanalyse, 6 (Trad. it.: Introduzione al narcisismo in “Opere di Sigmund Freud” Vol. VII, Torino: Bollati Boringhieri 1967).
Freud S. (1932) Neue Folge der Vorlesungen zur Einführung in die Psychoanalyse. Internationaler Psychoanalytischer Verlag 1933 (Trad. it.: Introduzione alla psicoanalisi, Nuova serie di lezioni. In “Opere” Vol. I Torino: Bollati Boringhieri, 1979).
Kaës R. (1994) La parole et le lien. Paris, Dunod, (Trad. it.: La parola e il legame. Roma: Borla, 1996).
Kaës R. (1999) Les théories psychanalytiques du group. Paris, Presses Universitaires De France (Trad. it.: Le teorie psicoanalitiche del gruppo. Roma: Borla, 1999).
Klein M. (1948) Contribution to Psycho-Analysis. 1921-1945 London The Hogarth Press (1952) Developments in Psycho-Analysys London: Hogarth Press. (Trad. it.: Scritti 1921-1958. Torino Boringhieri 1978).
Klein M. (1950) The psychoanalysis of children. London: Hogarth Press, (Trad. It: La psicoanalisi dei bambini. Firenze, Martinelli 1970).
Winnicott D.W. (1965) The family and Individual Development. London, Tavistock Publications (Trad. it.: La famiglia e lo sviluppo dell’individuo. Roma: Armando 1994)
Winnicott D.W. (1971) Playng and Reality. London, Tavistock Publications (Trad. it.: Gioco e realtà. Roma: Armando 1999