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ADOLESCENZA E GIOCO D’AZZARDO DUE COMPLESSITA A CONFRONTO NEL PROCESSO DEL DIVENIRE -DOTT.SSA MONIA CIMINARI

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Redazione-Per ogni individuo la famiglia è uno dei luoghi privilegiati di costruzione sociale della realtà, uno spazio fisico, relazionale e simbolico cruciale all’interno del quale gli eventi della propria vita individuale e relazionale acquisiscono significato, diventando parte integrante della nostra esperienza. L’ambiente familiare può essere protettivo, ma, contemporaneamente, può trasformarsi in un fattore di rischio quando c’è la presenza, in uno o entrambi i genitori, del gioco d’azzardo patologico. La dipendenza da gioco d’azzardo può produrre, in breve tempo, effetti tangibili su tutto il contesto familiare: si può perdere la casa in pochi minuti; non solo quella fisica e materiale, ma soprattutto quella affettiva ed emozionale. La famiglia, in cui un genitore gioca d’azzardo in modo eccessivo, non è protettiva; non è in grado di garantire una base sicura ai propri figli, né sotto l’aspetto materiale, che emozionale. L’adolescente, che vive in una famiglia dove c’è un problema di gioco, naviga sempre in un mare in tempesta in cui è difficile restare a galla. Nella famiglia di un giocatore patologico la funzione regolativa genitoriale spesso è carente. Queste famiglie in difficoltà richiedono ai figli compiti inappropriati, tali da svalutare la loro stessa personalità e le possibili risorse già presenti. In aggiunta, sull’adolescente vengono spesso, impropriamente, proiettate funzioni riparatrici all’interno dell’intero sistema familiare. Specialmente il coniuge non giocatore, ancor più se è la madre, finisce con il riporre nel figlio attese esagerate di sostegno e risoluzione dei problemi che non dipendono da lui.

Oppure, il figlio diviene il capo espiatorio e quel motivo in più per far mantenere immutabile e cristallizzata la situazione familiare inappropriata. Il ragazzo è un figlio che non può svilupparsi come “altro” dai genitori bisognosi di aiuto, è un figlio con un compito: quello di “essere per altri”, ingabbiato in una oscillazione dinamica che si snoda tra rabbia e colpa, tra paura, incertezza e senso di tradimento e danno procurato. Nelle famiglie dove è presente un problema di gioco tra i genitori nessuno dei due ha le risorse per creare una cornice propositiva che possa dare senso allo sviluppo adolescenziale, ai suoi bisogni, gesti, movimenti, alle sue esperienze, ai suoi significati. L’unico significato in queste famiglie è quello dell’emergenza e dell’imprevedibilità quotidiana: giorno dopo giorno tutte le energie e l’attenzione dei genitori sono legate al qui e ora, distolte da ogni altra istanza, impossibilitate ad inserire qualsiasi evento in un progetto produttivo e articolato nel tempo. Il gioco patologico induce segreti e innalza barriere. Non si deve sapere che esiste questo problema, e per quanto possibile, la famiglia nucleare lo serba gelosamente come una macchia da non mostrare. Quando uno o entrambi i genitori hanno un problema di gioco d’azzardo l’adolescente vive emozioni contrastanti: può sentirsi trascurato, ferito, spaventato, depresso, impotente e soprattutto arrabbiato. Spesso è possibile che in famiglia vi siano discussioni accese a causa del gioco e dei soldi spesi, e, a volte, ne scaturisce persino violenza fisica. Il giovane può pensare di essere la causa dei problemi dei genitori e che se “farà il bravo”il problema cesserà. Alcuni figli di giocatori patologici debbono occuparsi dei loro fratelli e delle loro sorelle minori, e, in certe circostanze, cercano persino di farsi carico del problema dei genitori, dando una mano in casa e sostituendosi a loro in molti problemi.

Questa prematura assunzione di responsabilità può dar luogo ad intenso stress e notevole disagio. Talora, capita che i ragazzi che vivono questa situazione prendano le parti di uno o di entrambi i genitori, contribuendo a nascondere il problema di gioco fuori dalla famiglia e, frequentemente, cercano di controllarli. Nel giro di poco tempo, però, arrivano a perdere la fiducia nei genitori in quanto questi, a volte, fanno promesse che poi non mantengono e li deludono. Questa situazione difficile comporta che i figli dei giocatori possano sviluppare una serie di disturbi evolutivi sul piano somatico, cognitivo e motivazionale, sia in termini di maggiore fragilità che di maggiore rischio evolutivo. La ricerca scientifica ha osservato una maggiore presenza di fattori di rischio psicosociale in questi giovani quali: conflittualità familiare, separazioni, divorzi, infanzia e adolescenza infelice, problemi economici, legali e penali in famiglia, carente qualità della vita durante la giovinezza, maltrattamenti e trascuratezza, rischio di abusi 10-17%, disturbo da stress post traumatico, disturbi nell’attaccamento, psicopatologia nell’età adulta derivante dalla rottura dell’attaccamento sociale, disforia, disturbi depressivi, disturbi d’ansia, problemi di rendimento scolastico o sul lavoro, tentativi di suicidio, sentimenti di vergogna. Numerose indagini specifiche mostrano tassi di gioco patologico più elevati tra gli adolescenti i cui genitori erano a loro volta giocatori patologici, fumo di tabacco, consumo di alcol e droghe, tendenza a sovralimentarsi, disturbi antisociali o della condotta. Vivere con un familiare affetto da dipendenza è stressante e dietro una possibile richiesta di aiuto la qualità ed il livello di supporto sociale e istituzionale che si può attivare può aiutare ad affrontare la situazione di emergenza. Dato il ricorrente incremento della pratica di gioco d’azzardo anche on line, sarà sempre più probabile che chi si occupa di salute in età evolutiva, gli operatori sociali, ma anche gli educatori, gli insegnanti e tutti coloro che vengono in contatto con bambini e adolescenti, possano confrontarsi con bambini e adolescenti che crescono in famiglie dove è presente un problema di gioco d’azzardo. E’ necessario quindi imparare ad ascoltarsi ed ascoltare i silenzi e i piccoli segnali che si possono percepire per decifrare la complessità e le situazioni che ci sono dietro. Bisogna formarsi per formare operatori attenti e sensibilizzare la comunità al fine di trovare le modalità adeguate di relazione empatica verso le richiesta implicite ed esplicite dei giovani e delle loro famiglie. Concludo con una serie di indicazioni che Papa Francesco “Come educatore e come padre” che parla ai giovani o a qualsiasi persona che ha da imparare, ha rivolto ai presenti in piazza San Pietro, nella catechesi all’udienza generale del 20 settembre 2017. Papa Francesco fornisce una serie di raccomandazioni su come si possa essere educati alla speranza e ci invita a “Non avere paura di sognare. Sogna! Sogna un mondo che ancora non si vede. Il mondo, infatti, cammina grazie allo sguardo di uomini che hanno sognato anche se attorno sentivano parole di derisione… Gli uomini capaci di immaginazione hanno regalato all’uomo scoperte scientifiche e tecnologiche… Hanno solcato gli oceani, e hanno calcato terre che nessuno aveva calpestato mai. Gli uomini che hanno coltivato speranze sono anche quelli che hanno vinto la schiavitù e portato migliori condizioni di vita su questa terra… Abbi sempre il coraggio della verità… Se sbagli, rialzati: nulla è più umano che commettere errori, ma non bisogna rimanere ingabbiati nei propri errori… Credi fermamente in tutte le persone che ancora operano per il bene: nella loro umiltà c’è il seme di un mondo nuovo” e quindi vivi ama sona e credi,

credi in te stesso e nei tuoi ideali e non disperare mai.

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