ADOLESCENTI MALATI: QUANTO SI TRATTA DI PATOLOGIA E QUANTO DI RICERCA DI SENSO?- DOTT.SSA ANTONELLA FORTUNA
Redazione-Se chiedessi ad un campione disomogeneo, lungo la strada,: „ Secondo lei, i comportamenti trasgressivi ed antisociali degli adolescenti sono in aumento?“, la risposta sarebbe positiva per la maggioranza dei casi.Questo è innegabile, lo indicano chiaramente dati, statistiche, cronache ed interpretazioni dei “nuovi copioni di vita dei figli del digitale”, ma siamo in grado, dopo la lettura del dato, di porci le giuste domande ?
Perche’ ci risulta tanto insopportabile tollerare l’incertezza derivante dal non volersi interrogare seriamente e profondamente, chiedendoci se sempre riusciamo a comportarci da “adulti assertivi” e responsabili?
Sarebbe nostro il compito ( con adolescenti trasgressivi e problematici ) di andare oltre la gestione, la riparazione di esperienze negative per cercare di intuire, comprendere e voler dare significato ai “gesti ed alle parole” che rappresentano modalità disfunzionali e tradurre se dietro “ una fuga o un’aggressione”, vi si possa celare una richiesta di attenzione piuttosto che un senso di “inadeguatezza ed indegnita’” che l’adolescente puo’ sentirsi addosso come una seconda pelle.
Sappiamo che la trasgressività è fisiologica; serve per darsi delle sfide, per misurarsi, per conoscersi nei limiti e le potenzialita’, ma poi ci sono anche le antisocialità dai connotati cosi impulsivi e grandiosi e le psicopatie fatte di freddezza e insensibilità nonche’ imperdonabile irresponsabilità .
Quanto tutto questo e’ patologia e quanto e’ bisogno disperato di trovare “un proprio posto nel mondo”?
Credo che spesso si tratti di anticipazioni inadeguate di tentare di emulare l’adultita’
E poi si vive tutto come “conflittuale” con la “ paura di disattendere le aspettative” troppo alte, impersonali, standardizzate.
Si aggiungano:
– Famiglie multiproblematiche .
– Stili educativi disfunzionali e deprivazioni.
– Abusi di sostanze
Ed il pensiero “dominante” di non “voler perdere” di “ non doversi sottomettere a nessuno” e questa ideologia un po’ schizoide che racchiude il “ disconoscimento dei padri” ed il “ narcisismo esasperato”crea una ostilita’ nei confronti dell’alterita’.
Noi che ci occupiamo delle “relazioni di aiuto” non dovremo stancarci di tentare di “ leggere il simbolismo e la metafora”, interpretare i bisogni e cercare alleanze che non siano “ complicita’ o assenza dell’alterita’ responsabile” ma cercatori di senso in piccole vite apparenti desertificate ed invece tanto inficiate.Vorrei che gli adulti; genitori, insegnanti, educatori, si ricordassero un po’ piu’ spesso di come si sono sentiti quando hanno avuto paura di non farcela o credevano che con la rabbia avrebbero mostrato una forza che non c’era, ecco allora forse potremmo meglio comprendere questi
“adolescenti malati”.