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“L’AQUILA: NASCE IL PREMIO DI POESIA DIALETTALE RISERVATO AI GIOVANI E DEDICATO A TONINO FRATTALE ” – DI VALTER MARCONE

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Redazione-  Giovedì 23 novembre 2023 nella sede dell’Ance ( Associazione nazionale costruttori edili ) di L’Aquila è stato commemorato Tonino Frattale, con un evento organizzato dall’associazione culturale “L’Aquila Incontra”. Il Presidente dell’Ance Giovanni Frattale , tra l’altro cugino di Tonino, nel fare gli onori di casa , dopo aver ricordato alcune esperienze giovanili comuni ha proposto che la figura di Tonino Frattale venga ricordato ogni anno attraverso l’istituzione di un premio. Che sosterrà personalmente insieme alla sua famiglia .Un premio dedicato alla poesia dialettale riservato ai giovani. Sono intervenuti, poi, Alessandra Prospero, della Daimon Edizioni; Maria Scarsella, Valter Marcone, Fabrizia Aquilio, presidente dell’associazione “L’Aquila Incontra”. L’evento è stato moderato da Claudio Robimarga.

La associazione L’Aquila Incontra è una “Comunità Culturale” che si propone come scopo quello di favorire un consapevole accrescimento della partecipazione in termini di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo l’inclusione e il pieno sviluppo della persona; il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale; di divulgazione e approfondimento di temi culturali, scientifici e del benessere; di valorizzazione dei temi di transizione ecologica e ambientali; la conoscenza a più voci del tempo che viviamo e del tempo da cui veniamo. L’Aquila Incontra vuole essere un contenitore per dare voce agli operatori culturali, sia del territorio che nazionali e internazionali, che meritano di essere messi in evidenza.

L’associazione realizza i propri scopi con attività quali incontri tematici; divulgazioni e dibattiti su temi d’interesse sociale; visite di luoghi, aziende, aree coerenti con gli scopi associativi; attività di promozione e sviluppo dei temi di rilevanza.

Un evento,quello di giovedì 23 novembre che ha voluto ricordare la persona e l’opera di Tonino Frattale ma in cui , soprattutto, è stata ricordata la sua capacità comunicativa e creativa, assieme alla sua grande umanità . Una dote specialissima che gli ha permesso di trasmettere attraverso i suoi versi in dialetto aquilano un mondo valoriale e non solo. Un mondo nel quale Tonino credeva completamente perchè era parte della sua formazione e linfa per le relazioni che coltivava in modo particolare. Perchè attraverso l’incontro con gli altri ,trasposto nei suoi versi, la sua sensibilità umana e artistica riusciva a costruire e ricostruire una memoria collettiva , una biografia collettiva. Nei suoi versi e nelle storie che raccontava attraverso il dialetto compare la quotidianità di tutti noi affinata da quella sua ironia e soprattutto da quella sua etica che ad ogni componimento proponeva un caposaldo della morale umana. Poesie sparse dunque ma anche poesie attorno ad un tema specifico e veri e propri poemi come quel suo ultimo “Mitti che Cristu era natu all’Aquila – Ju Vangelu aquilanu’ edito dalla Daimon di Alessandra Prospero. Un’opera che, a ragione, lo stesso editore definisce quasi un testamento spirituale. Ma soprattutto la restituzione in versi dialettali di quella “ buona novella” che ciascuno di noi apprende fin da ragazzo nella sua formazione attraverso la lettura e lo studio del Vangelo , che Tonino aveva fatta propria e che in questo modo restituiva. Dico “restituiva” perchè non si tratta di una traduzione in una ulteriore lingua, quella del dialetto, dopo quella originale , della vulgata in latino e poi in italiano , ma si tratta di un porgere al lettore la “ sua buona novella” , così come la aveva fatta propria raccontando le vicende dell’uomo e del Dio. Del figlio di Dio fattosi uomo. Dio egli stesso, perchè generato e non creato, della stessa sostanza del Padre che facendosi uomo prendeva su di sé la natura umana con tutte le sue fragilità a cominciare da quella del bambino nato in una grotta a Bettlemme per finire appunto con la morte e la morte in croce.

Un vangelo in dialetto e per di più in quartine di endecasillabi secondo la rigorosa sequenza A,B,A,B. Nel vangelo “ frattaliano “ e nella sua opera precedente sulla Via Crucis,il poeta in maniera sorprendente, ha saputo adattare il dialetto aquilano a temi che in precedenza non erano mai stati affrontati nel vernacolo. La sacralità dell’argomento si fonde con l’aderenza ontologica a una lingua che si adatta ad essere strumento , culla e tabernacolo .

Dunque la scelta del dialetto ha rappresentato per Tonino Frattale una scelta di vita artistica , di vita delle emozioni che quel “ vocabolario” con la sua grammatica e sintassi permettono di esplicare. Poetare dunque attraverso la lingua degli affetti, come spesso è definito il dialetto, che è una lingua che crea un ponte tra la gente e la sua storia significa anche recuperare il patrimonio culturale , antropologico di una identità.

Ma come tutte le lingue anche quella in vernacolo ha un suo mondo valoriale che comunica e dentro il quale esprime idee, concetti, immagini, descrizione dei luoghi, simboli. Per questo la scelta delle parole diventa importantissima perchè le parole sono azioni e quindi per dire una cosa c’è solo una parola , quella parola e una sola parola.

D’altra parte è la lezione che ci ha lasciato un intellettuale a trecentosessantacinque gradi quale è stato Tullio De Mauro del quale il prof. Massimo Vedovelli dice : “ha avuto la capacità intellettuale di vedere come la questione dell’educazione linguistica abbia una poliedrica identità: è al centro delle vicende linguistiche nazionali; presuppone questioni teoriche generali relative ai principi di funzionamento dei linguaggi e delle lingue, ovvero all’universo simbolico; e, infine,si lega a questioni culturali che hanno specificamente caratterizzato le vicende italiane, comprese quelle della formazione e, al loro interno, la dimensione linguistica.” ( 1 )

(1 )https://edizionicafoscari.unive.it/media/pdf/books/978-88-6969-228-4/978-88-6969-228-4-ch-02_QrGtiui.pdf

Una lezione che già altri intellettuali avevano formulato e mi riferisco a quel lavoro fatto sul dialetto da studiosi come Antonio De Nino e Gennaro Finamore solo per citare due figure del nostro Ottocento abruzzese . Una lezione chein seguito poeti come Vittorio Clemente, Ottaviano Giannangeli, Modesto della Porta ,Luigi Dommarco , Giuseppe Porto e decine di altri hanno saputo raccogliere per testimoniare “ la parola” che è affidata proprio alla poesia e alla sua capacità di creare e rinnovare il mondo .

Scrive Flavio Ermini in “ Guarire le parole” pubblicato sulla rivista on line Ulisse ,dicembre 2021 “Noi pronunciamo parole riflesse, consapevoli come siamo del nostro destino di esseri senza dimora. Parliamo parole seconde, derivate, che non creano ma interpretano parole che derivano da altre parole ancora: le parole prime pronunciate dai nomotheti, i sapienti antichi che con la nominazione dei luoghi e delle cose crearono il mutevole orizzonte del mondo.

La lingua delle origini è tramontata e con essa la sua capacità di creare. Il poeta avverte questa

lontananza e ne soffre. Così come patisce l’estraneità del presente.

Ecco perché cerca di pronunciare una parola che non rispecchi semplicemente eventi e cose, ma faccia segno all’unità preriflessiva e preconcettuale che ha preceduto il pensiero cosciente e razionale. Ecco perché lascia riaffiorare nelle parole riflesse ciò che resta in esse di non detto, consentendo l’emergere di un dire che ci preesiste: quella “vera narratio” vichiana, dove fantasia e conoscenza sono una cosa sola. Giungendo a codificare nella frase poetica non solo un’espressione artistica, ma anche vere e proprie forme di sopravvivenza.( 2 )

(2 )https://rivistaulisse.files.wordpress.com/2021/12/ulisse-1.pdf

Ma tornando a Tonino Frattale bisogna dire che si pone all’interlocutore con la semplicità a cui appartengono la naturalezza, la schiettezza, la franchezza, la sobrietà, la misura di idee e comportamento che nel suo amato dialetto riesce ad esprimere con una gamma vastissima di vocaboli ed espressioni che sono in se stessi, ognuno per conto loro, un mondo. Noi siamo come parliamo, ovvero le parole che usiamo e a cui diamo vita con i nostri comportamenti per costruire archetipi di senso e dare un volto al nostro mondo personale e a quello che ci circonda. E per questo la poesia di Tonino Frattale attinge a piene mani a questo substrato, a questo retroterra che, attenzione, è un retroterra fortemente culturale che non ha nulla di paludato, ma è la sostanza di quell’antropologico saper stare al mondo. Certo il discorso ci porterebbe molto lontano. Abbiamo negli occhi e nella mente tutte le volte che abbiamo incontrato Tonino Frattale nelle sue performance, che aggiungono valore a valore, perché una poesia, soprattutto in dialetto, di Tonino Frattale, letta da Tonino Frattale diventa un’altra poesia. Il suo modo di porgere all’ascoltatore espressioni linguistiche, idee, concetti, descrizioni, vita, in altre parole, è solo suo e come si dice è d.o.c. Siamo stati con lui nei recital de La Compagnia dei poeti e abbiamo quindi apprezzato anche questa sua dote. Tonino Frattale ha al suo attivo la scrittura di decine di componimenti raccolti anche in una silloge, pubblicati nel suo profilo di facebook, letti appunto, come si diceva, nelle sue performance. Ma ha anche al suo attivo composizioni preziose come quelle per esempio lette da Tiziana Gioia nello spettacolo “Contaminazioni culturali “Gospel&Poesia dialettale” il 20 luglio 2019 al Teatro romano di Amiternum, San Vittorino nell’ambito del Programma Restart “L’Aquila, Città della memoria e della conoscenza” che ha messo insieme Gospel e poesia dialettale. Mauro Ciotti, Presidente della “Corale L’Aquila”, Giulio Gianfelice, Maestro del coro hanno sottolineato così il senso e il valore dell’evento:
 «Con questo spettacolo , abbiamo inteso proporvi la contaminazione tra la musica gospel, genere per il quale la Corale L’Aquila da svariati anni ormai si distingue nel panorama musicale cittadino, e la poesia dialettale di Tonino Frattale che si è cimentato nella riscrittura dei Vangeli in dialetto aquilano.” E continuano : «Il canto e la poesia da sempre ben si armonizzano e si completano sottolineando e rinforzando ognuno i diversi aspetti dell’altra; con questo spettacolo cerchiamo una sintesi particolare che pensiamo possa derivare dai contenuti spirituali che vengono celebrati nei diversi canti e nei differenti brani di poesia che vi andremo a proporre: le gioie e le pene dell’esistenza, il dolore, la speranza, il riscatto, la grazia, la redenzione…»

Ecco dunque l’antefatto, il punto di partenza di quello che è diventato il libro presentato qualche mese fa al momento della pubblicazione “Mitti che Cristu era natu all’Aquila – Ju vangelu aquilanu”. D’altra parte in questi anni sul profilo fb di Frattale si potevano leggere poesie come :

La porta santa
So’ vistu de passa’ tanti cristiani
sott’alla porta santa a Collemaggiu,
la coccia bassa e la corona ‘n mani
quasci che ji manchesse ju coraggiu.
Ma apprufittenno della cunfusione
pure ji preti e ji puliticanti
passenu pe’ lucra’ l’assoluzione
cerchenno de freca’ pure ji santi
doppu d’ave’ frecate le perzone.
Ma Cilistinu non lo po’ sapene
pecchè sta locabballe aju cantone
quasci ‘n castigu pe’ sconta’ atre pene.
Che se vetesse entra’ tanta ramaccia
se rizza e ji va a chiue la porta ‘n faccia.

Oppure questa sintesi perfetta di settecento anni di Perdonanza

Grazzie Celesti’
Chi penza ancora che sci statu vile
a scanzatte cuscì dalla ‘ncombenza
non cunuscea quiss’animu gindile
e quantu pesa lo tene’ coscenza.
Magara tu non eri missu a cuntu
che te tenii abbozza’ biastime e schernu,
che le virtù che fanno j’ome sandu
so’ adatte rare vote aju governu
ma sci accettatu pe’ sarva’ la chiesa
da ggende depravata a chiù non posso
che sarvognunu te nne jii alla resa
quiji se la sporbeanu a fin’aj’ossu
E quanno era ‘nu filu la speranza
e j’aquilani se piagneanu addossu
collo volecci a’ la Perdonanza
sci fattu ju miraculu chiù rossu.
Sci vulutu ‘mpara’ che abbasta pocu
pe alimenta’ coraggiu a chi ci crede
Basta ‘na jura pe’ refa’ ju focu
a chi te’ la speranza e poch’e fede.
E ancora mo che l’Aquila, porella,
sta a lotta’ tantu pe’ tirasse su
la cosa che la unisce e l’affratella
e quiju dono che fecisti tu.

Legate agli eventi del territorio. Infatti privilegiando il dialetto esprimeva anche il suo impegno in eventi e manifestazioni che volevano e vogliono essere un’occasione per far conoscere il nostro territorio e la sua storia, ma anche i suoi disagi, le sue inascoltate proposte. Il decadimento dei “ paesi nostri” comincia con l’indifferenza, poi con l’isolamento fino a far diventare le nostre comunità e chi ci vive un polo escluso.” Ne è la dimostrazione appunto la sua partecipazione per esempio a “JU SCRIPITIJU” (il ginepro). Un incontro culturale scoppiettante tra storia, poesia, musica e racconti.
 Una “serata dialettale” di saggezza vera e di umorismo ruspante, a cui hanno partecipato anche Arnaldo De Paolis , scrittore, autore del volume “Il dialetto di Tornimparte”, Francoi Narducci “ju poerome”, autore e attore teatrale e lo stesso Tonino Frattale con i suoi componimenti . Proprio per questa sua voglia di incontrare un pubblico attento alle sue composizione Tonino partecipò insieme ad altri sette poeti vincendo la sessione al primo LoMaggio Poetry Slam a L’Aquila ai piedi della scalinata del Parco del Castello Cinquecentesco dell’Aquila, su un palco di sei metri per sei, davanti a un vastissimo pubblico. L’evento era inserito nel contesto del LoMaggioFest, un festival musicale promosso dall’associazione di promozione sociale “Immagina” in collaborazione con Radio L’Aquila 1. La gara, condotta dall’MC Alessandra Prospero, vide protagonisti i poeti: Filippo Crudele, Tonino Frattale, Daniela Manelli Trionfi, Raffaele Manieri, Giuliana Prescenzo, Fabio Tobia e J-Matt Toscano. Dopo un’agguerrita eliminatoria e una combattuta semifinale. Tonino Frattale si classificò al primo posto.

Dunque Tonino Frattale un poeta dialettale di oggi a tutto tondo che combatte per il suo dialetto una battaglia che Alessandra Prospero così definisce: “Il dialetto rappresenta la nostra etichetta, le nostre radici, la nostra carta d’identità. Il dialetto inteso come lingua è il mezzo che identifica tutto: i soprannomi, i rioni, le località. Ad un tempo in cui la neo-omologata lingua unitaria italiana era vissuta come un’imposizione, e si cercava dissidenza e resistenza nel dialetto, si è sostituita un’epoca in cui si vuole soffocare sotto un cuscino di piume anglofone la nostra bella e complessa lingua (diramazioni vernacolari comprese), conquistata e amata a fatica, come poc’anzi espresso, a tutto vantaggio di formule inglesi che infarciscono ogni contesto, da quello politico a quello lavorativo o scolastico. Un malcostume che sa di pochezza sociale e di inadeguatezza culturale.” Tonino Frattale ci restituisce con le sue opere e i suoi impegni culturali alla “pascoliana maniera” la “sovversione delle castranti tendenze all’omologazione tematica e stilistica della tradizione poetica italiana in nome di un disseppellimento funzionale e ontologico delle proprie radici” .

E poi quelle sue poesie sul passare del tempo dedicate ai mesi come

LUJU
Sott’aju focu deju sòlleone
che avvampa j’occhi e scopre ji quatrani
cornacchie e rundinelle, a quattro mani,
rentònenu la solita canzone
All’assacresa, senza ‘nu preavvisu,
ju temporale fa azzuffa’ le fronne
e ‘nciarmottenno po’ se va a nasconne
fecenno finta d’esse parte offesa.
Ju cocommaru friscu che t’ammalia,
sti jorni quisti è fattu su misura
che te regala, mentre lèa l’arsura,
la sensazzio’ de mozzica’ l’Italia.

SETTEMBRE
Le rundinelle, come vole Ddio,
se stanno a radduna ’ pe’ ju traslocu
ma pare che se trichenu ‘nu pocu
come pe’ vole’ da’ j’urdimu addio.
Se sentenu le zurle e le risate
deji quatrani che revanno a scola,
‘na nuvoletta ‘n cielu, sola sola,
aspetta l’atre pe’ fini’ l’estate.
La gente penzierosa pe’ lla via
guarda j’urdimi fiori dell’ajòle,
rubba j’urdimi raggi deju sòle
‘nnanzi che venga la malincunia.

Leggiamo però da “Mitti che Cristu era natu all’Aquila” due sue composizioni

Luca 19 : 2
La conversio’ de Zaccheo

A Gerico Ggisù parlea alla ggende.
Ci stea nu capusdozziu pubbricanu
ch’era curiusu ma non vetèa gnende
prequé, poracciu, era nu mezzu nanu.

Quiju cristianu se chiamèa Zaccheo.
Era nu gnifilitu ‘n po’ bassottu
però tenea chiù ferchi de ‘n giudeo
ma non potea vete’ da loco sotto.

Cuscì se rencricchette tra ji rami
de ‘n arberu che stea loco vicinu.
Ggisù ju vedde:”Fra’, come te chiami?”
“Zaccheo” ji responnette sfirlinghinu .
“Zacche’, cala da esso che mo basta.
Mo me sci vistu e te po’ sta contentu
e sarrìa bonu se c’inviti a casta .”
“Quissu pe’ mmì Ggisù, è nu combrimentu,

me fa filice se ve’ a casa mè”.
Subbitu se sinti’ nu stranu abbuju
de certe lengue zozze:”Ma temè.
Pretica deju Cielu e va co’ quiju!”.

Zaccheo, pintitu, je sse fece ‘nnanzi .
“Ggisù, ji olesse fa na donazzione.
Olesse fa a purzio’ de tutt’i sordi
e regalanne mezzi a ‘ste perzone

che soffrenu la fame pe’ micragna .
Redengo po’ a chiungue so’ truffatu
lo quadruplo cuscinda non se lagna.”
Ggisù remase! “Fra’, sci furtunatu!

‘N questa casa è endrata la sarvezza
preque’ ji so’ vinutu pusitivu
a recerca’ e sarva’ chi non ci prezza
e assicuramme che remane vivu.”

Luca 2:8
L’annunciazzio’ aji pastori

Era già notte fonna e ji pastori,
che steanu a fa’ la guardia endr’aji stazzi,
se vedderu sveja’ daji bajori
e nu chiarore che allumea ji spiazzi.
“So’ j’angelu de Ddio”disse ‘na voce,
“so’ j’angelu de Ddio, non ve mpaurete.
Ve pozzo spieca’ tuttu chiù veloce
se stete carmi e non v’allontanete.
So’ vinutu a portavve la novella
come che vole Ddio nostru Signore
e pozzo assicura’ ch’è la chiù bella.
E’ natu tra de vu’ ju Redentore,
j’Ome che sarvera’ l’umanità
e affranchera’ ju munnu dalle ambasce.
Stete contenti e jeteju a adora’.
Sta ancora abbuticchiatu dalle fasce.
Jace a ‘na magnaora endr’alla rotta,
ju rescallenu j’asenu e ju bove
che abbonicundi, a ‘sta città bigotta,
non s’ha troatu chi se sa commove.
Jate quatrani me, jate de corza,
porteteji quaccosa da magna’
che de sicuri po’ ve llo remborza
come non ve potete ‘mmaggina’.
Jate che è già calata la mbrunita,
cantete grazzie e lodi aju Signore
e Issu, ‘n cagnu , ve darà l’amore
e po’, pe amore, ve darà la vita.”

Due composizioni che sono un piccolo saggio di un’opera più ampia che ognuno può leggere in quanto a disposizione ora attraverso i tipi dell’editrice Daimon su diversi canali sia librerie locali che on line.

Durante l’evento di giovedì 23 le letture sono state fatte da Franco Narducci un uomo di teatro, innanzitutto, quale presidente e regista della Piccola Brigata ma anche un autore dialettale di numerosi volumi di poesia e commedie in dialetto aquilano che lo scorso anno aveva presentato,  la traduzione in dialetto aquilano dell’Inferno di Dante e che ha proseguito quest’anno il suo viaggio nell’opera di Alighieri i, presentando  il Purgatorio, o meglio ‘Il Priatorio’.

Solamente otto mesi fa la stessa Associazione aveva dedicato un incontro proprio al poeta dialettale per ascoltare le sue poesie . Quelle composizioni che egli stesso aveva portato in alcune località del territorio aquilano tra cui Pagliare di Sassa, un borgo medievale costruito nel 1200. E proprio da quel luogo Maria Scarsella, una donna che da anni spende le sue energie per far conoscere, tutelare, valorizzare proprio quel centro , ha portato la testimonianza e il ricordo di Tonino Frattale impegnato in quegli straordinari avvenimenti che caratterizzavano la sua presenza e le sue letture in performance di un altissimo valore non solo culturale ma di amore per il territorio .

Chi scrive queste note ha , nel corso dell’evento appunto tenutosi presso l’auditorium Ance di L’Aquila per ricordare la figura di Tonino Frattale dopo la sua scomparsa, ricordato con emozione il cammino fatto insieme nelle iniziative della Compagnia dei poeti . Un gruppo di uomini e donne che amano la poesia , nato appunto da un’idea condivisa con Alessandra Prospero e arrivata a compimento in occasione della celebrazione di una Festa della poesia . Un itinerario che oltre all’annuale festa della poesia ha dispiegato energie e impegno in eventi legati anche al territorio come poesia ed architetture cittadine, nell’incontro tra voci diverse come i Binari poetici, nelle letture a tema.

Iniziative , come ho già ricordato che hanno aggiunto un valore a tutti quelli specifici dell’incontro della poesia con un pubblico sempre interessato, ovvero hanno aggiunto la viva voce dei singoli poeti che hanno letto o declamato le loro composizioni. Un ritorno alla oralità che mi permetto di sottolineare come valore aggiunto appunto a quello che può essere la lettura individuale di un libro di poesie o comunque di qualsiasi altro libro .

L’editore di “Mitti che Cristu era natu all’Aquila – Ju vangelu aquilanu”, Alessandra Prospero che con la sua Daimon ha raccolto questo ultimo messaggio di Frattale oltre a raccontare la genesi del libro , il lavoro svolto e le aspettative di Tonino ,ha anche aggiunto un ritratto fotografico traendo dal suo archivio e proiettandole su schermo immagini familiari e personali .

Un incontro dunque in cui si è riflettuto insieme come Tonino Frattale egli avesse scelto di poetare attraverso la lingua,come abbiamo già accennato “ degli affetti”, come spesso è definito il dialetto, che è una lingua che crea un ponte tra la gente e la sua storia , tra la lingua e la biografia.

Un incontro che ha posto anche l’accento , attraverso la riflessione sull’opera di Tonino Frattale , sulla tutela e valorizzazione del dialetto. Sottolineo “una tutela e valorizzazione “in un paese , sempre più articolato anche dal punto di vista delle lingue, che significa l’attuazione di una politica di difesa delle tradizioni, dei costumi, delle geografie. Il dialetto è il tessuto che esprime l’appartenenza di una comunità ad un territorio e un idioma si tutela parlandolo. Motivazione che , lo voglio ricordare , insieme alla necessità di tenere viva nel ricordo la figura di Tonino Frattale sta alla base anche della istituzione del premio di poesia dialettale riservato alla partecipazione dei giovani.

Nel concludere questa riflessione va sottolineata la sensibilità dell’Associazione “L’Aquila incontra “ che l’ha organizzata perchè in apertura come ben si è espresso il moderatore della manifestazione Claudio Robimarga è stato ricordato proprio con un sentimento di rabbia suscitato dal fenomeno della violenza e del femminicidio ,il lavoro che occorre fare in termini di prevenzione, educazione, tutela ,difesa delle donne in un mondo ormai cambiato in cui questa figura pone in evidenza sempre più non solo le sue capacità ma la volontà di combattere il cosiddetto “patriarcato” per una vera e positiva uguaglianza dei sessi e per offrire alla nostra società un contributo decisivo per la sua vita e il suo progresso.

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