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“BRASILE : PRACA DOS TRES PODERES : UN ASSALTO ANNUNCIATO” -DI VALTER MARCONE

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Redazione- E due. L’adagio dice “ non c’è due senza tre”. Quale sarà dunque il prossimo Parlamento ad essere invaso ed assaltato con relativa distruzione di arredi . Naturalmente dovrà trattarsi di un Parlamento di una democrazia compiuta che si esprime attraverso le elezioni appunto democratiche e con una costituzione che prevede la separazione dei poteri. Per poter dire ,ma ne parlo di seguito, della fragilità delle democrazie che in questo momento oppongono i loro valori a oltranzismi, autocrazie, dittature.

Mi riferisco, per questo secondo attacco ad una istituzione democratica, all’assalto avvenuto nella prima serata, ora italiana, di domenica 8 gennaio 2023 al palazzo delle istituzioni di Brasilia come fotocopia di quanto avvenuto due anni fa nel 2021 a Washington proprio il 6 gennaio.

Il Brasile .Duecentocinquanta milioni di abitanti , un territorio esteso con latitudini che vanno dalla zona equatoriale e quella tropicale,quinto stato per estensione al mondo. Costeggia l’Atlantico per circa 7600 chilometri. Clima diversi tra le regioni della costa e quelle del Centro -Ovest, tra l’Amazzonia e le regioni centro meridionali. Attraversato dal Rio delle Amazzoni almeno per quasi due terzi del suo percorso. L’80% della popolazione insediata in una fascia costiera per un profondità di poco più di 100 km. Nell’interno, e soprattutto nelle regioni forestali, le densità scendono a valori di 1-2 ab./km2. Le città più grandi da San Paolo (con 19.226.426 ab. nell’intera agglomerazione urbana nel 2007) a Rio de Janeiro (11.563.302 ab.) nel mezzo città che superano i tre milioni di abitanti come Belo Horizonte, Pôrto Alegre, Recife, Salvador , Fortaleza, Curitibai; anche Brasilia , un interessante esempio di capitale” fondata”, ha raggiunto una soglia demografica rilevante (quasi 3.700.000 ab. Indipendente dal Portogallo dal 7 settembre 1822 (Impero del Brasile), divenne una repubblica nel 1889, in seguito a una rivolta militare, adottando, con la Costituzione del 1891, una forma di governo presidenziale e un assetto federale.

Un paese con un territorio immenso e ricchezze naturali ingenti , uno dei maggioriproduttori al mondo di cibo in cui però almeno trenta milioni di brasiliani soffrono la fame. Non sono poveri né al limite della povertà. Soffrono la fame. Semplicemente non hanno nulla da mangiare.

Migliaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro hanno dunque assaltato i palazzi del potere qualche giorno fa. Un assalto fotocopia di quello di due anni fa al Campidoglio negli Stati Uniti. Ricardo Cappelli, nominato nelle stesse ore dell’assalto dal presidente Inacio Lula da Silva a capo dell’intervento federale, ha dichiarato già nella serata di domenica che, dopo ore di violenza e scontri, la situazione sembra essere tornata “sotto controllo”. Polemica sui ritardi legati all’intervento delle forze dell’ordine. Rimosso il governatore di Brasilia. Mano ferma di Lula: “Troveremo tutti questi vandali e saranno tutti puniti”. E dalla Florida arriva la condanna anche di Bolsonaro: “Saccheggi illegali”.

Oltre al Parlamento i rivoltosi hanno assaltato anche il palazzo presidenziale Planalto e la sede del Tribunale Supremo Federale che si trovano a due passi, appunto nella Praca dos Tres Poderes. L’intervento federale” decretato dal Presidente Lula ha posto tutte le forze di sicurezza presenti a Brasilia sotto il controllo di una persona nominata dallo stesso Lula, Ricardo Garcia Capelli, il quale riferisce direttamente al presidente e può impiegare “qualsiasi corpo, civile o militare”, per il mantenimento dell’ordine.

Intanto come avvenne per l’assalto al Campidoglio americano le opinioni circa le responsabilità, non tanto materiali dell’invasione e dei danneggiamenti, quanto degli ispiratori e nel caso di Brasilia lula ha parlato anche di finanziatori , si dividono e alimentano un dibattito serrato. Nel caso di Brasilia “ afferma il ministro della Giustizia Flavio Dino : “ E’ chiaro che la responsabilità politica di Jair Bolsonaro è inequivocabile. La responsabilità legale, poi, spetta ovviamente alla magistratura, alla Procura della Repubblica” continuando . “Tutti coloro che vogliono polarizzare, istigare la pratica dei crimini, l’estremismo, sono politicamente responsabili, per azione o per omissione” ha aggiunto.

Respingo le accuse, senza prove, a me attribuite dall’attuale capo di Stato del Brasile. Durante tutto il mio mandato, ho sempre rispettato la Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà”. L’ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, ha così risposto via twitter, alle accuse arrivate da Brasilia da Lula subito dopo i violenti attacchi dei suoi sostenitori alle istituzioni brasiliane.
Poi la condanna degli attacchi: “Le manifestazioni pacifiche, sotto forma di legge, fanno parte della democrazia. Tuttavia, i saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come avvenuti oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sfuggono alla regola” ha aggiunto l’ex presidente in tweet.

I sostenitori di Bolsonaro non accettano la vittoria di Lula alle ultime presidenziali e già il giorno dopo le elezioni del 30 ottobre si erano accampati davanti al quartier generale dell’esercito.

Da ottobre ad oggi molte sono state le manifestazioni per tirare dentro questa rivolta l’esercito. Quella di domenica sera, con l’esercito defilato sembra essere stata una prova superata. Una prova nella quale la democrazia ha retto. Certo i sudamericani sono maestri nell’ordire e mettere in atto colpi di stato, specialmente da parte dell’esercito e il Brasile non dimentica la sua storia . Il fatto che domenica l’esercito sia rimasto nelle caserme è positivo. Un esercito che ricordiamolo era stato blandito da Balsonaro, lui stesso aveva lasciato l’esercito con il grado di capitano e il suo vice era un ex generale.

La Reuters riferisce nei suoi dispacci che i manifestanti introdottosi negli edifici della Corte Suprema, del Congresso e nel palazzo presidenziale oltre ad aver rotto finestre, ribaltato mobili, distrutto opere d’arte, hanno rubato la Costituzione originale del 1988. Armi sono state prelevate da un ufficio di sicurezza del presidente.

Il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes ha ordinato alle piattaforme di social media Facebook, Twitter e TikTok di bloccare la propaganda golpista. Inoltre, su richiesta dell’Avvocatura Generale dell’Unione, ha ordinato alle società di telecomunicazioni di tenere registri di connessione e geolocalizzazione degli utenti presenti in Praça dos Três Poderes.

La situazione è tornata sotto controllo nel giro di alcune ore nella stessa serata di domenica anche se rimaneva un problema di focolai in tutto il paese. I manifestanti nella notte hanno continuato a bloccato autostrade e strade federali in almeno quattro stati.Nello stato del Mato Grosso le proteste sono state più vivaci..Lo riporta il sito online di Folha de S.Paulo.

A distanza di due giorni dall’accaduto di domenica sono stati arrestati e indagati 1500 persone, sono state individuate le imprese che hanno finanziato le spese di trasporto dei pulmann che hanno portato i rivoltosi sulla spianata della sede delle istituzioni a Brasilia ed è stato arrestato il capo della polizia di Brasilia che aveva la responsabilità del controllo dei luoghi assaltati.

Un assalto fotocopia a quello di due anni fa al Campidoglio negli Stati Uniti. Ripercorriamo quelle ore a Capitol Hill e consideriamone gli esiti .

La storia politica americana ha visto eventi violenti dentro e fuori il Congresso nel XIX e nel XX secolo .Tra questi quello che si ricorda più sovente, l’ incendio di Washington D.C. del 1814, che distrusse mezza città e che venne appiccato dai soldati dell’esercito britannico durante la guerra del 1812. Eventi storici violenti ma certamente non rilevanti come quello avvenuto il 6 gennaio 2021 con l’assalto della sede del Parlamento dopo la proclamazione da parte del Collegio elettorale del vincitore delle elezioni presidenziali del novembre precedente. Una seduta del tutto formale quindi, ma dall’alto valore simbolico: l’avvio del lavoro legislativo e l’insediamento di Joe Biden quale 46° presidente degli Stati Uniti d’America.

Ho ricordato che l’assalto avvenuto a Brasilia sembra la fotocopia di quanto accaduto il 6 gennaio 2021 a Capitol Hill a Washington . Migliaia di persone assediarono allora Capitol Hill. Centinaia riuscirono ad entrare negli edifici. Il personale in servizio venne evacuato e quello che non riuscì ad uscire si barricò nei sotterranei. Seguirono devastazioni e cinque morti ,più di 150 persone rimasero ferite, la sede dell’organo legislativo statunitense subì danni per milioni di dollari..

Appena dopo un anno dai fatti l’Fbi aveva già operato 604 arresti. Le accuse sono diverse e alcune prevedono la pena del carcere a vita. Le prime condanne (minori) sono arrivate nel giro di pochi mesi . Tra i condannati uno dei volti più famosi della rivolta: Jakob Chansley, meglio noto come Jake Angeli detto “lo Sciamano”- Eì stato condannato a 41 mesi di carcere per essere entrato nell’edificio e per il suo ruolo di aizzatore della folla.. Mentre per gli arrestati accusati dei reati più gravi i processi potrebbero durare a lungo. ( 1)

Della composizione anagrafica, sociale e della provenienza è stata fatta da molte fonti una disamina particolareggiata. Quello che viene in evidenza e la diversa estrazione e condizione sociale.

Marco Morini il 29 Giugno 2022 su Micromega in “L’assalto a Capitol Hill “ scrive : “L’analisi delle caratteristiche individuali mostra una realtà variegata e complessa, con rivoltosi dalle storie molto diverse alle spalle. Quasi tutti i ceti sociali sono rappresentati: tra gli arrestati c’è chi era giunto a Washington con un jet privato e chi vive in una roulotte; ex campioni dello sport assieme a casalinghe provenienti da sperdute contee rurali. C’erano poliziotti e individui dal significativo passato criminale. Intere famiglie e singoli “arrabbiati”. Anche la suddivisione per età mostra un’immagine più complessa di quanto potesse apparire inizialmente: il 9% degli arrestati rientra nella fascia 18-24 anni; il 23% in quella 25-34; il gruppo più numeroso, il 31%, è composto da persone che hanno tra i 35 e i 44 anni; il 25% è nella fascia 45-54, il 12% degli arrestati ha più di 55 anni. A dispetto delle analisi e delle aspettative delle prime ore, è interessante notare come la vasta maggioranza degli arrestati non abbia mai avuto contatti con gruppi organizzati o milizie di estrema destra. “(…) l’osservazione della distribuzione degli arrestati per contee non manca di sorprendere. Ci si sarebbe aspettati di veder rappresentati in misura maggiore territori rurali, depressi, ad alta disoccupazione, a bassa scolarizzazione e, soprattutto, vinti da Donald Trump. Invece il 52% degli arrestati proviene da contee elettorali nelle quali ha vinto Biden. “ Infine la violenza e il complottismo legato alla informazione disintermiata completano il quadro .

Ma non è un mistero che la retorica violenta di Donald Trump abbia incoraggiato i violenti .Ha sostenuto , per quanto riguarda l’esito delle elezioni di essere stato vittima di una frode. Per il comportamento tenuto il giorno dell’assalto è stato messo in stato d’accusa dalla Camera dei rappresentanti (a maggioranza democratica) e poi assolto dal Senato (dove per procedere alla condanna sarebbero serviti i due terzi dei voti, vale a dire 67, mentre hanno votato contro Trump solo 57 senatori). Si è trattato del secondo impeachment contro Trump, evenienza mai capitata a nessun altro presidente prima. “

Ho detto anche che il Brasile non dimentica la sua storia . In sintesi : nel 1964, dopo dieci anni di governi diretti dai partiti della sinistra populista, un colpo di stato militare ha instaurato una dittatura che è durata fino al 1988, quando il potere è tornato ai civili. Da allora il governo è rimasto nelle mani dei conservatori fino alle elezioni del 2002 quando si è affermata un’ampia coalizione di centro-sinistra guidata da Inácio “Lula” Da Silva fino al 2010 e successivamente da Dilma Rousseff, destituita nel 2016 con l’accusa di aver falsificato il bilancio. Alle elezioni de 2018 si è invece affermato Jair Bolsonaro, della destra populista.

La costituzione brasiliana prevede che il Presidente della Repubblica, che è anche capo del governo, sia eletto a suffragio diretto. Il diritto di voto si acquisisce a 16 anni. Il potere legislativo è esercitato dal Parlamento (Congresso Nacional), formato dalla Camera dei deputati (513 membri eletti con mandato di 4 anni) e dal Senato (81 membri eletti con mandato di 8 anni e rinnovati alternativamente per 1/3 e 2/3 ogni 4 anni). Vi è anche un Consiglio della Repubblica, convocato nei casi di emergenza nazionale.

Una dittatura dunque dal 1964 al 1988 . Che seguiva però ad un’altra dittatura instaurata nei primi decenni del Novecento . Negli anni venti di quel secolo forti tensioni sfociarono in un colpo di stato che portò all’insediamento di G.D. Vargas .Una dittatura durata fino agli anni quaranta, quando il nuovo governo fu ad immagine dell’oligarchia tradizionale e della nuova classe media urbana, mentre l’esclusione dal suffragio degli analfabeti manteneva la maggioranza della popolazione, soprattutto nelle campagne, al di fuori della vita politica e i partiti restavano in gran parte legati a interessi e a gruppi dirigenti locali, restando comunque sempre soggetti a una sostanziale supervisione delle forze armate.

Dimessosi Vargas, furono eletti, con la partecipazione di vari partiti, un nuovo presidente della Repubblica (il generale E. G. Dutra) e un’Assemblea costituente. Nonostante l’avvento di un relativo pluralismo politico (il partito comunista, legalizzato nel 1945, dopo oltre vent’anni di clandestinità, fu comunque rimesso fuorilegge nel 1947), il nuovo regime rimase essenzialmente espressione I principali tra questi, il Partido Trabalhista Brasileiro (PTB), nazionalista e populista, il Partido Social Democrático (PSD), moderato, e l’União Democrática Nacional (UDN), conservatrice, si alternarono alla guida del governo fra il 1945 e il 1964,

Nel 1965 la presidenza fu assunta dal generale H. Castelo Branco, che mise fuorilegge tutte le forze politiche, istituendo al loro posto un partito governativo, l’Aliança renovadora nacional (ARENA), e uno di opposizione ufficiale, il Movimento Democrático Brasileiro (MDB). Due nuove Costituzioni formalizzarono il regime militare, attribuendo in particolare poteri vastissimi al presidente della Repubblica. I movimenti di protesta, prevalentemente studenteschi, furono duramente repressi e i tentativi di dar luogo a una guerriglia rurale e urbana agli inizi degli anni 1970 furono sventati dall’esercito; anche la Chiesa cattolica, che, attraverso una parte consistente del clero e dei vescovi, denunciava l’oppressione politica e l’ingiustizia sociale, subì la repressione governativa (condotta anche da organizzazioni terroristiche di estrema destra come gli squadroni della morte ). Solo verso la fine degli anni Settanta ci fu un graduale processo di liberalizzazione e sciolti l’ARENA e l’MDB, si consentì la formazione di nuovi partiti politici. Alla scadenza del mandato di Figueiredo (1985) la presidenza fu assunta da J. Sarney, fondatore del Partido da Frente Liberal (PFL).

Sul piano politico, furono approvati nel 1985 il ritorno all’elezione diretta del presidente della Repubblica, l’estensione del diritto di voto agli analfabeti e la legalizzazione di tutti i partiti (compresi i due comunisti), nel 1986 fu eletto il nuovo Congresso, che assunse anche la funzione di Assemblea costituente. Per quanto riguarda la riforma agraria, un progetto formulato nel 1985 fu bloccato dall’opposizione dei grandi proprietari terrieri e delle forze conservatrici, mentre la violenta reazione dei primi (dotati spesso di milizie private) alla pressione dei contadini provocò oltre un migliaio di morti (tra le vittime, numerosi sindacalisti ed esponenti

della Chiesa cattolica).(2 )

Ora tocca a Lula ,sulla cui vittoria elettorale Steve Bannon , storico consigliere di Donald Trump, esponente dell’ultra destra americana, ha sostenuto che le elezioni in Brasile siano state rubate invitando la gente a scendere in piazza. “Sarà molto interessante – aveva detto – vedere come si sviluppa”. Tocca a Lula ricucire una serie di strappi e mettere mano ad una serie di dossier- Innanzitutto tocca a lui pacificare e unire il paese. Va ricordato che la sua vittoria al secondo turno è stata di stretta misura sul suo avversario per cui il paese è sicuramente spaccato in due. I seguaci di Bolsonaro non sono soltanto quelle migliaia di persone che hanno assediato il palazzo dei tre poteri con azioni di vandalismo deprecabile. Ci sono governatori in carica che appartengono al partito di Bolsonaro e c’è una classe media di colletti bianchi , migliaia e migliaia, molti dei quali sono stati nominati e insediati proprio da Bolsonaro al termine del suo mandato. E’ vero che esiste un spoil system che tende a sostituire i funzionari più in alto in grado dell’apparato burocratico e le cariche più rappresentative appunto nel sistema di governo con uomini fedeli al nuovo presidente che in quel sistema democratico esprime anche il governo del paese. Ma è anche vero che appunto il primo impegno di Lula è quello di costruire una mediazione, qualcuno potrebbe chiamarlo compromesso, con queste forze.

Il secondo impegno è quello di rappresentare tutto il paese , sia quelli che lo hanno votato sia quelli che non lo hanno votato. “Governerò per 215 milioni di brasiliani e non solo per chi ha votato per me. Non ci sono due Brasile. Siamo un paese solo, un popolo solo, una grande nazione” ha detto tra gli applausi. Lungo la Avenida Paulista arteria principale della città di Brasilia

Al centro del suo primo discorso c’è stata la promessa di combattere la fame e povertà che oggi, secondo le stime, colpiscono rispettivamente 33 milioni e 100 milioni di persone nel paese. “Non possiamo accettare che sia normale che in questo paese milioni di uomini, donne e bambini non abbiano abbastanza da mangiare – ha detto Lula rivolgendosi alla stampa – Siamo il terzo produttore mondiale di cibo e il più grande produttore di proteine animali… abbiamo il dovere di garantire che ogni brasiliano possa fare colazione, pranzo e cena ogni giorno”. Il discorso ha ripreso alcune delle priorità delineate in una lettera al popolo brasiliano. (3 )

La lettera di cui accennavo pubblicata la scorsa settimana è una dichiarazione piena di proposte ambiziose come il raggiungimento della parità di retribuzione tra uomini e donne e la ‘deforestazione zero’ dopo anni di disboscamento selvaggio ma priva di dettagli e indicazioni sulle coperture economiche.

Lula come osservano gli analisti ( 4) scommette sul fatto che potrà ripetere le sue imprese di 12 anni fa, quando lasciò il potere con un indice di gradimento superiore all’80%. Ma non è facile trovare oggi delle risorse con un congresso governato da balsonaristi e molti governatori di destra .

Antonella Mori, Head, del Programma America Latina ISPI scrive “Lula ha vinto con fatica le elezioni, ma le difficoltà non sono finite. È stata una campagna elettorale molto dura e la rimonta di Bolsonaro aveva persino messo in dubbio la vittoria di Lula, data per certa da tutti i sondaggi fino al primo turno delle elezioni presidenziali. Ora si apre per il Presidente eletto un percorso di governo in salita: il Congresso è come sempre frammentato in una ventina di partiti, ma di orientamento più conservatore rispetto al passato e molti governatori sono legati a Bolsonaro. Tra i primi interventi del Presidente Lula è ragionevole aspettarsi misure per contrastare l’aumento della povertà e della disuguaglianza, oltre a quelle per proteggere l’Amazzonia. Sarà un Lula pragmatico, che potrebbe proporre una riforma fiscale moderatamente progressista, con aumenti della spesa pubblica coperti da aumenti delle entrate, per garantire la sostenibilità dei conti pubblici”.

Infatti scrive sempre il 2 gennaio 2023 la redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca ,  ISPI Advisor for Online Publications. : “ Rispetto ai precedenti mandati di Lula, oggi le prospettive economiche del Brasile sono fosche. L’inflazione è al 6% nonostante la banca centrale abbia aumentato i tassi di interesse al 13,75% lo scorso mese di agosto. Una decisione destinata a limitare investimenti e consumi, proprio di fronte ai timori di una recessione globale imminente ( 5 )

I prezzi di alcune delle esportazioni chiave del Brasile (semi di soia, petrolio e minerali di ferro) sembrano orientati a scendere nel 2023. Se la corsa dei prezzi è rallentata negli ultimi mesi, la solidità economica del Brasile rimane precaria e il presidente eletto dovrà camminare su una linea sottile tra il perseguimento di riforme per la crescita e la riduzione della spesa pubblica.

Antonella Mori, del Programma America Latina ISPI scrive : “Il programma del presidente Lula è chiaro: difendere la democrazia e i diritti di tutti i brasiliani, proteggere l’Amazzonia e riattivare l’economia in modo da generare le risorse necessarie per combattere la povertà e l’esclusione sociale. La comunità internazionale potrà giocare un ruolo importante nel finanziare l’obiettivo di eliminare la deforestazione. Le risorse, invece, per aumentare la crescita economica e per finanziare i programmi sociali, nei settori sanitario e dell’istruzione dovranno essere prevalentemente nazionali, sia pubbliche che private. La sfida probabilmente più grande per Lula sarà quella di far in modo che il maggiore intervento pubblico del suo governo agisca come forza catalizzatrice per l’investimento privato e non invece come freno”.

Una delle sfide importanti ,inoltre, dopo gli eventi di domenica 8 gennaio alla Praca dos Tres Poderes , è quella di evitare una eccessiva dimostrazione di forza nella ricerca delle responsabilità sicuramente ad ogni grado e livello. Una reazione “ misurata”, di gran lunga misurata, che Ricardo Garcia Capelli, nominato per ristabilire l’ordine e accertare le responsabilità , dovrebbe saper mettere in atto per non inasprire un conflitto che si suppone sia stato ampiamente pianificato e finanziato da forse trasversali agli schieramenti . Un conflitto sfociato nell’assalto alle istituzioni è vero , che per un momento ha fatto pensare ad esiti non proprio positivi per la democrazia, ma un conflitto che probabilmente voleva essere, visto come sono andate le cose, un avvertimento, un segnale allo stesso Lula.

Si perchè va guardato alla situazione complessiva del Brasile che,come dicevo, non è più quella del primo mandato di Lula e che appunto pone questioni determinanti in un’area geopolitica importante .

Il Brasile in questi anni è stato definito come gli Stati Uniiti dei tropici perchè progressivamente ha cambiato volto avvicinandosi sempre più ad una certa somiglianza con gli Stati Uniti d’America .

Storicamente la sua economia viene così descritta “La sua economia è sempre basata sullo sfruttamento di singoli prodotti, concentrandosi in veri e propri ‘cicli’ economici su specifici settori: dai legnami pregiati (16° sec.) alla canna da zucchero (17° sec.), all’allevamento bovino e suino (18° sec.), all’oro e ai diamanti (19° sec.), al caffè e al caucciù (20° sec.); soprattutto il caffè, in una fase di espansione del popolamento immigratorio e della rilevanza economica del Brasile , ebbe un’incidenza tale da condizionare la vita del paese. Dopo la Seconda guerra mondiale, ma ancora per fasi più o meno accentuate, è venuta prevalendo la tendenza sia a valorizzare l’intera gamma delle possibili risorse, sia a fruire del vasto potenziale mercato costituito dalla popolazione del Brasile . (ottavo Stato al mondo per numero di abitanti, nono per ricchezza prodotta), incentivando l’industrializzazione di base e di beni di consumo. Malgrado la carenza di orientamenti programmatici organicamente efficienti, il paese ha senza dubbio registrato notevolissimi progressi, anche se è ancora drastica la distinzione tra le regioni costiere sudorientali e tutto il resto del territorio. (6)

In realtà l’economia del Btrasile è una economia di conservazione. Forte è il divario reddituale fra la popolazione ricca e quella più povera . Il mercato interno è meno consistente di quello che appare : il 20% più povero della popolazione ha a disposizione circa il 2% del PIL; il 20% più ricco circa il 64% (dati 2005); il 31% della popolazione totale si colloca al di sotto della soglia di

povertà (7).

La pandemia di COVID-19 ha colpito un’economia in difficoltà già da alcuni anni per il calo dei prezzi del petrolio, la bassa produttività e la carenza di investimenti. La precaria condizione di vita di molta parte della popolazione è stata aggravata dall’aumento della disoccupazione; il peso sui conti pubblici, già in sofferenza, ha limitato nel tempo l’intervento, e nel 2021 c’è stato un nuovo peggioramento delle condizioni medie di vita .La deforestazione incontrollata ha continuato disboscando migliaia di chilometri quadrati all’anno. La selva viene tagliata per far posto a grandi aziende agricole intensive (soia) e allevamenti di bovini. Viene fatto ampio uso di biotecnologie (OGM) per aumentare le rese agricole.

L’occupazione della Piazza dei tre poteri nella capitale Brasilia, disegnata dall’indimenticabile genio architettonico di Oscar Niemeyer e l’assalto alle sedi istituzionali è un segnale preoccupante, non solo per il Brasile. Il sospetto è che ,in generale, esista un disegno eversivo da parte di chi ritiene insufficiente la legittimazione al potere di chi ha avuto un consenso maggioritario

La democrazia statunitense è certo più solida di quella brasiliana -, le due situazioni sembrano essere rese simili dal sospetto che non avrebbero potuto concretizzarsi se non con la complicità da parte di chi doveva garantire la sicurezza e invece ha girato lo sguardo altrove. E parliamo di complicità, non certo di inettitudine, che pure c’è stata.

Un assalto annunciato dunque perchè i rivoltosi, chiamati terroristi, da settimane hanno tentato di impedire che il nuovo presidente Lula assumesse i suoi poteri .A migliaia di loro è stato permesso di arrivare sin dentro il cuore della democrazia brasiliana, violentandolo allo stesso modo con atti di vandalismo che avevano caratterizzato l’assalto a Capitol Hill.

Il presidente Lula ha già annunciato che userà il pugno di ferro contro quelli che ha etichettato come fascisti. Non sappiamo sino a che punto onorerà questa minaccia e se, magari, realismo e pragmatismo consiglieranno prudenza per evitare ulteriore esacerbazione degli animi. Di certo, l’assalto al parlamento di Brasilia segna un cambio di registro nella democrazia del gigante sudamericano, mai come oggi ad un passo dal baratro. Se ciò accadesse sarebbe contemporaneamente un monito per tanti e una tentazione per pochi. (8)

Lula divenne presidente allo scadere del secondo mandato di Cardoso, nell’ottobre del 2002, primo esponente di un partito di sinistra a rivestire tale carica. La sua politica è stata improntata a grande pragmatismo, facendosi garante presso i mercati della solvibilità brasiliana e del ruolo del paese come grande potenza e attore globale, e varando un piano di riscatto sociale ( Fame zero) che ha coinvolto 60 milioni di cittadini. Le tensioni determinate dalla lentezza dei processi di cambiamento e da ripetuti gravi episodi di corruzione commessi da diversi membri del governo e del PT non hanno impedito la riconferma di Lula per un secondo mandato nel 2006. Il successo della sinistra è stato riconfermato alle presidenziali del 2010, che hanno visto la vittoria con il 56% delle preferenze di Dilma Rousseff (n. 1947), ribadendo una via di sviluppo alternativa a quella del neoliberismo. (9 )

Il messaggio lanciato a Lula domenica è stato chiaro: deve avere paura, camminare “sulle uova” e non avere la possibilità di fidarsi di nessuno. Il bolsonarismo è vivo e può produrre esiti impensabili

C’è però in Brasile una questione, dentro uno scenario che interessa non solo l’america latina ma l’intero pianeta Si tratta della deforestazione dell’Amazzonia Una delle maggiori accuse che è stata mossa al governo Balsonaro è stata quella della deforestazione di quest’area per far posto alle coltivazioni e all’allevamento .

I terreni resi disponibili dal taglio della foresta, dal canto loro, sono lontanissimi dalle regioni di maggiore popolamento e per di più presentano non pochi limiti colturali. Così i tentativi di penetrazione sistematica nella foresta pluviale (materializzata dalla ‘transamazzonica’: circa 5000 km di tracciato), come quelli spontaneamente messi in atto dai sem terra, appaiono in realtà destinati a creare scompensi ambientali molto più sensibili di quanto potrebbero essere gli effettivi vantaggi economici. Fra le ricadute ambientali negative della deforestazione, oltre alla perdita della copertura forestale in sé (cui si comincia a imputare anche un effetto di ordine globale sul clima terrestre) e oltre alla riduzione degli spazi di pertinenza delle popolazioni indigene, si lamenta con crescente allarme la perdita di elementi di biodiversità(si stima che il bacino amazzonico ospiti più della metà delle specie viventi, animali e vegetali, della Terra ), l’imponente erosione e i fenomeni di desertificazione .

E poi in definitiva tornando al punto da cui questa riflessione ha avuto inizio c’è dopo i fatti di cui abbiamo riferito una questione cruciale che appunto ancora una voolta non interessa solo il Brasile ma molte democrazie occidentali, Ovvero la fragilità della democrazia di fronte a cambiamenti importanti nella geopolitica terrestre .

Lo aveva già detto Joe Biden appena dopo l’assalto a Capitol Hill: “ La democrazia scivola indietro e le nostre scelte ne determineranno il futuro. Lasceremo che arretri o avremo la visione e il coraggio di guidare in avanti progresso e libertà umane? Ecco la sfida decisiva, la democrazia non è uno stato, ma un’azione”. Con queste parole, citando il motto di Abraham Lincoln sul campo di battaglia di Gettysburg nel 1863, “Governo del popolo, dal popolo, per il popolo”, Biden dette inizio ai lavori del il Summit delle democrazie il 10 dicembre 2021.

Il summit concepito dal compianto senatore repubblicano John McCain come Caucus, comitato, dei paesi liberi alle Nazioni Unite,voleva essere un vertice contro il totalitarismo. In realtà ripreso da Biden ha suscitato molte polemiche specialmente davanti all’offensiva del leader del Cremlino Vladimir Putin, al confine dell’Ucraina, e del presidente cinese Xi Jinping, con l’assedio a Taiwan,

Si parla di riscossa morale riscossa morale delle democrazie per vincere la partita del “soft power”, rendendo le società aperte più affascinanti del totalitarismo. Il dibattito rimane vivo e aperto.

Numerosi sono i volumi dedicati alla crisi della democrazia negli Stati Uniti, e più in generale nel mondo occidentale. Sotto al microscopio è il concetto di democrazia illiberale.

La lista è solo indicativa: The People vs Democracy: Why Freedom is In Danger and How to Save It, di Yascha Mounk; Anti-pluralism: The Populist Threat to Liberal Democracy, di William Galston; The Road to Unfreedom: Russia, Europe, America, di Timothy Snider. In particolare nel volume How Democracies Die, due professori di Harvard, Steven Levitsky e Daniel Ziblatt, hanno il merito di fare una analisi accurata di come ai loro occhi muoia oggigiorno una democrazia. Il tema è attuale: la crisi scoppiata nel 2007-2008 è stata successivamente economica e sociale, e sta oggi mettendo a rischio le istituzioni democratiche di molti Paesi( 10 )

Scriveva Beda Romano già nel 2018 su Il Sole 24 ore “Secondo una recente ricerca della Bertelsmann Stiftung, l’indice mondiale sulla qualità della democrazia è sceso ai minimi da 12 anni. Mentre durante la Guerra Fredda, il regime democratico – tre volte su quattro – cadeva dopo un colpo di Stato, oggi la deriva è lenta, graduale: «Le democrazie possono morire non per mano di generali, ma di leader eletti democraticamente», avvertono i due professori. Lo sguardo corre a Viktor Orbán in Ungheria, Vladimir Putin in Russia, Recep Tayyip Erdogan in Turchia. Peraltro, la storia non è priva di esempi di dittatori arrivati al potere con l’aiuto dei partiti tradizionali.

Ci sono due valori fondanti della democrazia : la libertà di informazione e la solidarietà. Quando questi due valori si incrinano la fragilità della democrazia appare veramente forte. Tanto che se usciamo dai confini nazionali e guardiamo il mondo, le democrazie liberali sono diminuite nell’ultimo decennio da 41 a 32 Paesi, solo il 14 per cento della popolazione mondiale vive in queste fortunate nazioni. Purtroppo vediamo un forte aumento delle cosiddette autocrazie se è vero, come cita il Democrazy report del 2021, che il 68% della popolazione mondiale vive in questo sistema mentre cala la democratizzazione del mondo.

Scrive Alessandro Battisti : “Molta parte della popolazione mondiale, in parte Italia compresa, ha perso il senso profondo del valore della democrazia e lo ha sostituito con il benessere economico. Molti cinesi aspirano a una posizione economica di rilievo ma non sono altrettanto attenti al valore della democrazia. L’Europa e gli USA sono i soli due continenti che possiamo definire democratici mentre si pensava all’indomani della Seconda guerra mondiale che la democrazia avrebbe vinto contro sistemi autoritari e ancora di più lo abbiamo pensato con la caduta del Muro ma non così è stato. Di qui l’importanza di un rafforzamento deciso della UE. In Europa l’aumento della percentuale di astenuti nelle elezioni nazionali è un segno certamente negativo che non va trascurato.”(11)

Tema importante che dovrebbe essere risolto nel mondo democratico è quello del rapporto tra povertà e ricchezza che segna il limite dello sviluppo delle democrazie.

La Banca Mondiale stima che 2,5 miliardi di persone vivano oggi sotto la soglia di povertà, ossia con un reddito inferiore a 2 dollari al giorno. Di queste, più di 1 miliardo vive con meno di 1 dollaro al giorno, in condizioni di povertà estrema: circa 600 milioni sono bambini. I dati del FMI (Fondo Monetario Internazionale) per il 2011 dicono che il Prodotto interno lordo pro capite – cioè il PIL diviso per il numero di abitanti – dei Paesi più ricchi in Europa, America Settentrionale, Giappone e Australia è compreso grosso modo tra i 19.000 euro del Portogallo e gli oltre 68.000 del Lussemburgo. Lo stesso dato scende a 2700 euro per l’India e precipita a 390 euro per lo Zimbabwe.

L’invasione della democratica Ucraina decisa dall’autocrate del Cremlino ha riportato l’attenzione sul futuro delle nostre democrazie in Occidente .Durante il ventesimo secolo, specialmente nella seconda metà, siamo vissuti nell’illusione che la democrazia potesse prosperare in qualunque circostanza. Oggi rimaniamo sorpresi dalla sua fragilità, dal suo «deconsolidamento» — per usare le parole di Yascha Mounk — davanti alle scosse a cui è soggetta.

La sfida dunque per la democrazia è quella di opporre valori per una certa visione del mondo. Un lungo e faticoso lavoro che ha bisogno di perseveranza e pazienza. Su questa sfida occorrerà riflettere più approfonditamente in un pprossimoappuntamento con i lettori.

(1 ) Sulla ricostruzione dei fatti 4 Jan Wolfe, Mark Hosenball, “U.S. Capitol rioter gets 41 months in prison, longest sentence imposed”, Reuters, 10 novembre 2021, reut.rs/31csOPm.

5 Alan Feuer, “Jan. 6 Offender Known as Qanon Shaman Sentenced to 41 Months”, The New York Times, 17 novembre 2021, nyti.ms/3lhfGzt.

Ma anche https://www.micromega.net/lassalto-a-capitol-hill/ da cui appunto abbiamo preso le notizie delle prime condanne

E ancora una miriadi di siti e fonti tra le quali :https://www.ilfoglio.it/esteri/2023/01/06/news/due-anni-dall-assalto-a-capitol-hill-la-commissione-d-inchiesta-e-le-indagini-4828727/

(2)Una puntuale ricostruzione della storia da cui ho riassunto le notizie riportate può essere letta alla voce Brasile dell’Enciclopedia Treccani https://www.treccani.it/enciclopedia/brasile

( 3 )https://apnews.com/article/jair-bolsonaro-caribbean-brazil-sao-paulo-religion-2f7e50938fffc644de9e108061bed535

( 4) Brazil’s deep divisions and strained finances pose immense challenges for Lula https://www.ft.com/content/571b7861-c0a9-446f-a5da-651c79090ffe

(5 )Recession will hit a third of the world this year, IMF chief warns https://www.ft.com/content/e9c4743b-945d-422b-8f4b-3c2a8a237b70

(6)https://www.treccani.it/enciclopedia/brasile

(7 )https://www.treccani.it/enciclopedia/brasile

( 8 )https://www.italia-informa.com/capitol-hill-brasilia-brasile.aspx

( 9 )https://www.treccani.it/enciclopedia/brasile

(10 )https://www.ilsole24ore.com/art/democrazie-fragili-occidente–AEEENdWE

(11 )https://www.tuttieuropaventitrenta.eu/2022/05/20/la-fragilita-della-democrazia/

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