“DEUS ABSCONDITUS” MA DA COLORO CHE LO CERCANO SI FA TROVARE – DI VALTER MARCONE

Redazione-  Nella sera di lunedì 23 novembre 1654 Pascal scopre il mistero di Gesù Cristo. Egli scrive: «Da circa le dieci e mezzo di sera fino a circa la mezzanotte e mezzo. Fuoco. Dio d’Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei dotti. Certezza […]. Dio di Gesù Cristo […]. Io me ne sono separato […]. Che io non ne sia mai separato! Egli non si conserva che per le vie indicate nel Vangelo. Rinuncia totale e dolce» (pp. 301-303)».

Lo scrive però su un biglietto. E’ probabilmente il sunto, il sigillo di una meditazione che in quella sera del 23 novembre egli fa. Porterà addosso questo biglietto fino al momento della sua morte. Lo porterà addosso come un marchio . Diventerà anche una specie di dna della sua fede . E’ una sera particolare quella del 23 settembre o è una sera come tante altre quando la meditazione prende l’animo e lo trasporta lontano dal luogo della vita quotidiana. Lo trasporta lontano , lontanissimo. Verso quella meta che egli sceglierà di raggiungere , dopo qualche mese da quella sera quando durante un ritiro spirituale nel monastero di Port-Royal-des Champs, concepisce il progetto di un’Apologia della Religione Cristiana. Dio in questa sua opera diventa l’autore di quella sua conversione del cuore descritta in quel biglietto che portò cucito nella giacca fino alla morte e che diceva : “Dio d’Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei dotti. Certezza […]. Dio di Gesù Cristo […]. Io me ne sono separato […]. Che io non ne sia mai separato!

Un’idea quella dell’intervento di Dio per la conversione del cuore che lo stesso Agostino aveva avanzato nelle sue meditazioni e che Pascal condivide, medita a sua volta e fa propria.”VIII. 12. 29. Così parlavo e piangevo nell’amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: “Prendi e leggi, prendi e leggi”. “ Agostino si alza e va alla ricerca di quella voce. Torna poi da dove si era alzato e prende in mano il testo dell’Apostolo e legge la prima frase che gli viene sotto gli occhi : “… il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: “Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo né assecondate la carne nelle sue concupiscenze”. Non volli leggere oltre, né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.”

Pascal muore a 39 anni nella notte del 19 agosto 1662 ( 1) .La medicina del tempo non è di alcun aiuto alla sua infermità. Insomma lascia questo mondo ma lascia a questo mondo due scritti : l’Apologia della religione cristiana che noi oggi conosciamo come “Pensieri “ e le Lettere persiane , due opere che a causa della sua salute che lo obbligava a lunghi periodi di inattività occuparono l’intera sua vita. Infatti mentre stava ancora scrivendo le Lettere provinciali, Pascal iniziò a scrivere delle riflessioni sistematiche che dovevano far parte della Apologia con l’obiettivo di difendere il cristianesimo da osservazioni dei cosiddetti “sapienti” del suo tempo . Ma egli morì prima di aver potuto completare la sua Apologia del cristianesimo.

Lasciò una raccolta di circa 1.000 appunti, la metà dei quali fu pubblicata nel 1670 dai suoi amici con il titolo Pensieri sulla religione, ed alcuni altri soggetti. Un lavoro proiettato verso la dimostrazione dell’esistenza di Dio

Un Dio che Pascal riesce a conoscere dunque solo attraverso Gesù Cristo perchè quel Dio che egli cerca è “il Dio di Gesù Cristo” un deus absonditus che si rivela solo attraverso il Figlio.

Così solo attraverso Gesù Cristo riusciamo a conoscere Dio perchè come dice l’evangelista Matteo : “Nessuno ha conosciuto il Padre se non il Figlio e colui a cui il Figlio ha voluto rivelarlo” (Mt., XI, 27).

E’ dunque solo attraverso Gesù Cristo che si può conoscere Dio che secondo la Sacra scrittura , partendo da un frammento del profeta Isaia (Is., XLV, 15).è un Deus absconditus,

Infatti Pascal scrive due frammenti di quella che doveva essere l’Apologia della religione cristiana e che noi oggi leggiamo come Pensieri : ci dice che le prove dell’esistenza di Dio convincono solo chi ne è già convinto . Per il resto il Dio cristiano si nasconde .(Isaia, 45, 15). Ci sono alcuni passi della Scrittura richiamati da Pascal che appunto parlano di questo Dio che si nasconde quindi sull’impossibilità per gli uomini di giungere a Lui senza la forza della Rivelazione e della Grazia.

Con una dichiarazione che Dio si fa però trovare a chi lo cerca e quindi si rivela.

Pascal iniziò a lavorare al suo progetto di Apologia della religione cristiana scrivendo degli appunti che successivamente aveva classificato in 27 gruppi di frammenti. Il nipote dopo la sua morte incollò i fogli su una specie di album. Le edizioni di questi frammenti risentono di questo “travaglio”. Il 2 gennaio 1670 con il titolo di “Pensieri sulla religione e alcuni altri argomenti” vengono pubblicati in raccolta alcuni frammenti a Port-Royal. Nelle edizioni successive il tutolo si ridurrà soltanto a “Pensieri”.

Il Dio nascosto di Pascal è un Dio che rispetta il libero arbitrio:la fede è una scelta e non un dato di fatto .

Di un Dio che si nasconde parla anche Giordano Bruno nella sua opera De gli eroici furori (1585) dove racconta del mito di Diana e Atteone . Diana sta facendo il bagno, Atteone la sorprende in questa intimità. Diana lo strasforma in un cervo buttandolgi acqua sul viso. I cani di Diana non riconoscono Atteone sotto quelle spoglie e quindi sbranano il cervo. Qauesta storia è narrata anche da Ovidio nelle Metamorfosi. Per Bruno la storia di Atteone mostra l’amore come metodo di conoscenza. Atteone significa l’intelletto intento alla caccia della divina sapienza, all’apprensione della beltà divina.

Ci sono poi i testi i di Niccolò Cusano sui grandi temi della teologia negativa: Il Dio nascosto, La ricerca di Dio, La filiazione di Dio, Quattro prediche. Nelle pagine di questo pensatore del Quattrocento, il paradosso fondamentale della ricerca di Dio: un’aspirazione che non può avvalersi dell’indagine razionale.

E ai giorni nostri la meditazione di Carlo Maria Martini “il Dio nascosto” pubblicato dalle edizioni OCD in cui sulla quarta di copertina si legge : “con umiltà e sapienza, attraverso la lectio, la meditatio e l’attualizzazione del testo di Is 45,15, le meditazioni del cardinale ci conducono in questo approfondimento in cui le pagine spingono a interrogarsi e a lasciarsi interrogare dalla realtà inequivocabile del male, della sofferenza e del dolore, pronti a rivivere come Gesù in Croce l’esperienza del nascondimento di Dio, ma con lo sguardo fisso sul Volto luminoso di Colui che – morto e risorto – ha rivelato la potenza dell’amore e del bene. Contemplando il volto dell’Uomo della Sindone, il fedele scopre i segni inequivocabili del dolore e della violenza, ma si lascia raggiungere anche dalla pace che emana da quel volto sereno e disteso, il volto di Chi non è stato semplicemente vittima della violenza e della sopraffazione, ma ha offerto la propria vita per amore. La stessa dinamica di rivelazione e di nascondimento, di drammatica notte oscura e di pacificazione del cuore si ritrova nell’esperienza e negli scritti di molti mistici, fra i quali i principali santi del Carmelo, di cui offriamo in appendice una breve antologia. “

Parlare di Dio ai pagani: il discorso di Paolo all’Areopago di Atene (At 17,16-34) è un altro modo di parlare di un Dio sconosciuto : “…Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. 24Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo 25né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa: è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa…”

Da questo discorso di S. Paolo di John Steinbeck prende ispirazione per scrive “Al Dio sconosciuto” un romanzo ”profetico’ pubblicato nel 1933 e tradotto da Eugenio Montale nel 1946. Racconta la storia di un contadino, Joseph Wayne, che lascia la vecchia fattoria del Vermont per traversare l’America e stabilirsi insieme ai fratelli in una fertile vallata della California.

Dio, tuttavia, spesso rimane nascosto all’uomo (Deus absconditus): o perché, secondo Pascal, l’uomo è così nel peccato da non poterlo vedere (un peccato che, comunque, egli deve imputare esclusivamente a se stesso), o per umiliare (nel senso positivo del termine) l’intelletto umano che, se scoprisse Dio, si inorgoglirebbe.

Un Dio nascosto ma che si rivela. Ma anche un Dio che sta a volte in silenzio. Giovanni Paolo II disse che “il silenzio divino è spesso motivo di perplessità e persino di scandalo, tuttavia non si tratta di un silenzio che indica un’assenza, quasi che la storia sia lasciata in mano ai perversi e il Signore rimanga indifferente e impassibile”.

“Io grido a te ma tu non mi rispondi, insisto ma tu non mi dai retta”, urla Giobbe contro quel Dio che aveva servito e riverito e dal quale era stato messo alla prova, piagato nel corpo, lasciato quasi solo al mondo . Ma già il profeta Abacuc :”Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti […], perché, vedendo i perfidi, taci, mentre il malvagio ingoia chi è più giusto di lui?» (Ab 1,2.13).

La domanda fondamentale dell’uomo di tutti i tempi è questa: «Dov’è Dio?». Dio non è nel frastuono, nel caos, nel rumore, ma, come per il profeta Elia, «nella brezza leggera del vento divino» (cfr. 1 Re, 19, 12). Il silenzio è il grembo della Parola di Dio ed è la “parola” originante e originale di tutte le parole. Dal silenzio nasce la parola, la scrittura, l’arte, la musica, la poesia, la santità e tutta la bellezza che Dio ha messo sulla terra.

Un silenzio che la Vergine Maria sa osservare come scrive Pierre de Bérulle, Opuscules de pieté, 39 : “Il destino della Vergine è quello di stare in silenzio. È la sua condizione, la sua via, la sua vita. La sua è una vita di silenzio che adora la Parola eterna. Vedendo davanti ai suoi occhi, al suo seno, fra le sue braccia, questa stessa Parola, la Parola sostanziale del Padre, muta e ridotta al silenzio per la condizione particolare della sua infanzia, la Vergine si rinchiude in un nuovo silenzio, dove viene trasformata sull’esempio del Verbo incarnato che è suo Figlio, il suo unico amore. E la sua vita passa così da un silenzio ad un altro, da un silenzio d’adorazione ad un silenzio di trasformazione. Maria tace, avvinta dal silenzio del Figlio suo, Gesù. Uno degli effetti sacri e divini del silenzio di Gesù, è quello di mettere la sua santissima Madre in una vita di silenzio: silenzio umile, profondo, che sa adorare la sapienza incarnata in modo più santo e più eloquente di quanto non riescano sia le parole degli uomini che quelle degli angeli. Il silenzio della Vergine non è l’effetto di balbuzie e di impotenza; è un silenzio di luce e di estasi, un silenzio più eloquente, nelle lodi a Gesù, dell’eloquenza stessa… (2)

I salmi lo dichiarano in modo eloquente: «Dio, non darti riposo, non restare muto e inerte, o Dio» (Sal 83, 2). «Perché nascondi il tuo volto?» (Sal 44, 25). «Perché i popoli dovrebbero dire: “Dov’è il loro Dio?”» (Sal 115, 2). E in fondo sono le frasi che la preghiera mette sulla bocca di ciascuno di noi. E’ Dio stesso che vuole che noi gli rivolgiamo queste domande per risponderci che il suo silenzio è dovuto dalla nostra infedeltà.«Questo popolo si alzerà e si prostituirà con gli dei stranieri del paese nel quale sta per entrare; mi abbandonerà e romperà l’alleanza che io ho stabilito con lui […]. Io, in quel giorno, nasconderò il volto a causa di tutto il male che avranno fatto rivolgendosi ad altri dei» (Dt 31, 16-18).

Io nasconderò il volto .” 8 Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;/il tuo volto, Signore, io cerco./9 Non nascondermi il tuo volto,/non respingere con ira il tuo servo. “

Così questa invocazione del salmo 26 fu la stessa di Pascal quella notte quando scrive: «Da circa le dieci e mezzo di sera fino a circa la mezzanotte e mezzo. Fuoco. Dio d’Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei dotti. Certezza […]. Dio di Gesù Cristo […]. Io me ne sono separato […]. Che io non ne sia mai separato! Egli non si conserva che per le vie indicate nel Vangelo. Rinuncia totale e dolce» (pp. 301-303)».

(1)Il suo primo lavoro a 16 anni fu uno studio sulle sezioni coniche – A 19 anni, costruì la sua calcolatrice meccanica, chiamata «Pascalina» un avveniristica anticipazione dei nostri PC. A 24 anni, riuscì a dimostrare sperimentalmente l’esistenza del vuoto, confutando così quella dell’etere. Alcuni anni dopo si interessò al calcolo delle probabilità. Dopo la morte del padre e l’ingresso di sua sorella Jacqueline nel monastero cistercense di Port-Royal, frequentò i salotti parigini , dove conobbe il pensiero di Cartesio . Nel salotto di Madame de Sablé incontrò, tra gli altri François de La Rochefoucauld.

(2)“http://www.diocesidiavezzano.it/images/2020/antenucci_vergine_silenzio.pdf

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