“ESSE UNUM, VERUM ET BONUM … ET PULCHRUM… LA VERA BELLEZZA E GLI INFLUENCERS ” – PROF.SSA GABRIELLA TORITTO

Redazione-  I maestri greci ci hanno insegnato che ogni essere, per diverso che sia, possiede tre caratteristiche trascendentali: essere unum, verum et bonum.

Ogni essere è unum poiché vanta un’unità interna che lo lega all’esistenza. Ogni essere è verum poiché ognuno è come di fatto è.

Ogni essere è bonum poiché adempie il proprio compito assieme agli altri suoi simili, aiutandoli a esistere e a coesistere.

Dopo i maestri greci furono Sant’Agostino e San Bonaventura ad aggiungere una quarta caratteristica trascendentale all’essere: pulchrum, cioè bello. San Francesco, poeta ed esteta d’eccellenza, “nel bello delle creature ha visto il Bellissimo”.

Fiodor Dostoevskij è stato un convinto estimatore della bellezza. A lui si deve in L’idiota l’espressione: “La bellezza salverà il mondo”. Attraverso le storie narrate nei suoi romanzi lo scrittore russo ha spiegato che la bellezza ci porta all’amore, condiviso con il dolore. Egli ha visto la bellezza nell’anima dei personaggi più perversi. Ha descritto soggetti immersi nella più profonda e abietta disperazione. Per Dostoevskij il contrario di “bello” non era “brutto” ma l’utilitarismo, il cinismo, ossia la volontà, l’intento di “usare”, sfruttare gli altri, “sottraendo” loro la dignità.

Il monaco benedettino A. Grun racconta che Dostoevskij andava almeno una volta l’anno a vedere la Madonna Sistina di Raffaello Sanzio e che rimaneva in lunga contemplazione davanti a quella splendida figura. Per Dostoevskij la contemplazione della Madonna di Raffaello costituiva terapia personale. Senza di lei avrebbe disperato degli uomini e di se stesso, davanti ai tanti problemi che vedeva.

La contemplazione della Vergine da parte di Dostoevskij è sorprendente, dato che i suoi romanzi penetrano nelle zone più oscure e perfino perverse dell’animo umano.

Nel romanzo I fratelli Karamazov  lo scrittore russo ha approfondito il tema della bellezza: un ateo, Ippolit, domanda al principe Mynski “in che modo la bellezza salverebbe il mondo?” Il principe non risponde ma si reca da un giovane di diciotto anni in agonia e rimane lì, pieno di compassione e di amore finché l’agonizzante muore.

Il mondo potrà salvarsi finché ci saranno gesti come quelli del principe Mynski, che purtroppo oggi mancano! Dostoevskij amava ripetere: “Sicuramente non possiamo vivere senza pane, ma anche esistere senza bellezza è impossibile”.

A quale bellezza si riferiva il romanziere russo? Alla bellezza intesa come amore, alla bellezza che illumina le cavità, le profondità dell’animo umano e le inonda di Luce che risplende anche sul volto e nello sguardo delle persone.

Lo stesso Papa Francesco ha dato speciale importanza alla trasmissione della fede cristiana attraverso la via Pulchritudinis  (la via della bellezza).

La bellezza fin qui profilata è diversa da quella siliconata o spacciata tale attraverso le pagine patinate dei giornali, i filtri delle macchine fotografiche e delle telecamere, attraverso particolari effetti di “luce” artificiale”. Già, perché il mondo in cui viviamo sa molto di “celluloide”, di artificiale, di virtuale. Anche i wattapp dei nostri smartphone consentono di ritoccare le foto: snellire le nostre silhouette, ingrandire gli occhi, colorare etc… sicché finiamo per mostrarci non veramente come siamo: il verum ma come entità altre.

Qualche tempo fa un critico d’arte ebbe a dire che la religione cristiana ha prodotto la più grande bellezza artistica e che anche i musulmani dovrebbero esserne contenti poiché nella Natività del Nazareno si celebra e si rinnova la nascita dell’Uomo che ha condotto “una rivoluzione” e per cui “l’uomo non deve odiare l’altro l’uomo”: l’amore

Sì, il Cristianesimo ha prodotto la più grande bellezza artistica di tutti i tempi! C’è da chiedersi come abbiano potuto i grandi artisti concepire e produrre cotanta bellezza! La risposta è nella Rivelazione del Verbo fattosi Carne.

Il Cristianesimo predica l’Amore e l’Amore è Suprema Bellezza. L’Amore è Luce: la stella cometa inonda di Luce la grotta della Natività. L’Amore è dono: Dio si fa Uomo e si immola sulla Croce per salvare l’umanità.

Cristo, fattosi Uomo, trasforma “homo homini lupus” in “homo homini deus”, il quale, senza negare la propria identità e integrità, non arreca male ad alcuno ma accoglie e abbraccia.

Il Dio incommensurabile del Cristianesimo, l’Onnipotente, l’Onnisciente, l’Onnipresente è il Dio che per Amore si fa Uomo e inonda di nuova Luce, Speranza e Carità le buie cavità dell’animo umano.

“Nessuna religione ha espresso tanta bellezza come la nostra”. L’affermazione è di un grande critico d’arte che avrebbe potuto appellarsi al retaggio culturale-artistico greco-ellenistico a noi trasmesso.

E’ vero che la grande bellezza artistica dell’iconografia cristiana si è sviluppata in ritardo rispetto alla Chiesa delle origini, attingendo all’iconografia pagana. E’ pur vero, tuttavia, che ha superato di gran lunga quest’ultima, avendo come fonte di ispirazione le Verità rivelate nelle Sacre Scritture, che hanno elevato gli animi e lo spirito di quanti si sono cimentati con l’arte.

Già! L’elevazione dell’anima comporta la grande vera bellezza. Non la bellezza artefatta, non quella esteticamente corretta, anzi alterata dal bisturi; non la bellezza sfacciatamente esibita, ma una bellezza inondata di Luce e di Amore.

La grandezza della bellezza del Cristianesimo/Cattolicesimo risiede proprio nell’umanità e nell’umiltà di Cristo, diversamente dall’Ebraismo e dall’Islamismo, per cui Dio è troppo grande per essere rappresentato dall’uomo.

E’ stata proprio tale bellezza a ispirare la “Preghiera di S. Bernardo alla Vergine” nel XXXIII Canto del Paradiso dantesco. E’ stata tale bellezza a rendere grandi i capolavori di Pier della Francesca, di Giotto, di Caravaggio, etc.

Ma ai nostri tempi dov’è la bellezza? Ci sono giovanissimi che si recano in discoteche con compagnie per loro fatali. Giovani che pagano per osannare canzoni che seminano violenza, discriminazione, volgarità e ogni tipo di oscurità, severamente condannate (le canzoni) anche dalle persone più navigate ed anziane! Ci sono giovani che “smanettano” tutti i giorni alla ricerca di “amici” virtuali che possano riscaldare il loro cuore. Ci sono giovani che non riescono a costruire una propria identità e si perdono nell’emulazione dei cosiddetti influencers, essendo INFLUENZABILI perché fragili, privi di un Sé che sappia valutare la realtà ed usare un giudizio critico.

Sull’altra sponda vi sono le “volpi”, i “lupi”, che non aspettano altro che i “pinocchi” e i “lucignoli” da “accompagnare” nel Paese dei Balocchi per farli “perdere”, per far smarrire loro la “retta via” e trasformarli in “ciuchi”.

Mi chiedo: come può riscaldare il cuore, come può creare una comunicazione dialettica di confronto e di crescita (quanto meno intellettiva, culturale) l’”incontro” in rete con un avatar, con un’influencer virtuale, che abbaglia giovani e miliardari annoiati, morbosamente malati, cui ogni “esperienza” è concessa?

F.to Gabriella Toritto

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