«UN RE NON ISTRUITO È UN ASINO INCORONATO» | MATILDE I, REGINA D’INGHILTERRA, E SUO PADRE ENRICO I – PROF.SSA GABRIELLA TORITTO
Redazione- Figlia di Enrico I, Matilde nacque nel 1102. Il padre, Enrico I, fu l’ultimogenito e l’unico dei figli di Guglielmo il Conquistatore e di Matilde di Fiandra nato in Inghilterra.
Stando alle testimonianze storiche di Orderico Vitale, Enrico I, padre di Matilde, nacque dopo che sua madre Edith era giunta sul suolo inglese, nel marzo del 1068, e dopo l’incoronazione a regina, avvenuta l’11 maggio, in occasione della festa delle Pentecoste.
La madre lo chiamò come lo zio, il re Enrico I di Francia, e lo designò erede di tutte le sue terre in Inghilterra.
Enrico I, detto anche Enrico Beauclerc, regnò sull’Inghilterra dal 5 agosto 1100 al 1º dicembre 1135.
Salì al potere dopo la morte del fratello Guglielmo il Rosso, approfittando dell’assenza del fratello maggiore, Roberto, impegnato nelle Crociate. Fu un abile politico, molto opportunista. Migliorò la macchina del governo, si impegnò nell’integrazione degli Anglosassoni e dei Normanni, riunificando i domini del padre.
Non avendo eredi maschi e non volendo perdere il diritto ereditario acquisito, decise di designare come sua erede la figlia Matilde.
Enrico fu definito “leone della giustizia” per le modifiche apportate alla rudimentale macchina amministrativa e legislativa di quel tempo.
Governò anche sul Ducato di Normandia, dopo averlo tolto al fratello maggiore, Roberto il Corto, a cui successe una volta che questi morì senza eredi.
Gli fu impartita un’istruzione consona ad un giovane nobile di allora ed essendo l’ultimogenito, libero da altri incarichi, poté dedicarsi agli studi con profitto. Enrico infatti usava ripetere spesso una frase appresa dal padre: «Un re non istruito è un asino incoronato»
Fu probabilmente il primo re normanno ad usare la lingua inglese normalmente.
Matteo di Parigi descrive Enrico come: “cauto, astuto e avaro; per volere del padre, che lo giudicava inadatto al combattimento, fu indirizzato verso lo studio, come i chierici, e in questo riuscì molto bene, divenendo un esperto in diritto e riuscì a cingere la corona d’Inghilterra, ambizioso, previdente a soppiantare (il fratello), come un redivivo Giacobbe”. Mentre Guglielmo di Malmesbury lo descrive così: «Egli era di statura media, più grande dei piccoli, ma sorpassato dai molto alti; i suoi capelli erano neri e tirati indietro sulla fronte; i suoi occhi moderatamente brillanti; il suo petto vigoroso; il suo corpo carnoso».
Guglielmo di Malmesbury racconta che una volta il padre lo vide in lacrime, dopo che era stato maltrattato da uno dei fratelli, e per consolarlo gli disse: «Non piangere ragazzo mio, anche tu sarai un re».
Quando Enrico era ancora bambino, il fratello secondogenito Riccardo, Duca di Bernay, durante una partita di caccia, morì vicino a Southampton, lo stesso luogo in cui circa vent’anni dopo morirono sia il fratello terzogenito, Guglielmo il Rosso, già divenuto re d’Inghilterra, sia un loro nipote, figlio illegittimo del fratello primogenito, Roberto II, Duca di Normandia.
Secondo Guglielmo di Malmesbury, a 18 anni fu investito del titolo di cavaliere da suo padre, che Enrico nel 1087 accompagnò in Normandia, dove assistette alla di lui morte e poi al funerale.
Morto il padre, Guglielmo il Conquistatore, l’eredità fu divisa fra i figli maschi superstiti. Il ducato di Normandia andò a Roberto; il regno di Inghilterra a Guglielmo II; ad Enrico soltanto 5.000 sterline d’argento.
Intanto il primogenito Roberto, che stava allestendo un esercito, confidando sulla disponibilità monetaria del giovane Enrico, gli propose la vendita di alcune terre. Enrico accettò in cambio di tremila libbre d’argento, volendo possedere anch’egli dei feudi. Divenne così conte di Countances e successivamente ampliò i suoi possedimenti in Bretagna grazie al contributo dei suoi vassalli.
Poi Enrico, conte di Coutances, sempre secondo Orderico Vitale, si recò in Inghilterra per chiedere al fratello, re Guglielmo II, le terre che sua madre gli aveva lasciato in eredità in Inghilterra, riuscendo a ottenere ciò che Guglielmo ritenne di potergli consegnare.
Guglielmo e Roberto, che si stavano combattendo in Normandia, si incontrarono a Caen e si rappacificarono in funzione anti-Enrico. Infatti lo misero sotto assedio a Mont Saint Michel, dove Enrico si era rinchiuso mentre ostinatamente continuava a rivendicare le eredità paterne e materne. Dopo la resa di Enrico, i fratelli lo costrinsero all’esilio.
Nel corso del 1092 tuttavia Enrico occupò delle terre al confine tra Francia e Bretagna, dove costruì un castello e dove visse. Dopo il 1095 tornò in Inghilterra, alla corte del fratello Guglielmo Rufus, o il Rosso, e, mentre trattava con lui per riavere il possesso di quei feudi in Normandia, da cui era stato cacciato, il primogenito Roberto, ipotecò il ducato di Normandia per l’equivalente somma di 10.000 marchi, al fine di raccogliere denaro per la prima crociata in Terra Santa.
Partito Roberto, la Normandia fu governata dal reggente, Guglielmo Rufus.
Il re d’Inghilterra e reggente della Normandia, Guglielmo II il Rosso, però morì improvvisamente poco dopo, il 2 agosto 1100, durante una caccia.
Secondo Orderico Vitale alla caccia partecipò anche Enrico Beauclerc, il quale, constatata la morte del fratello, Guglielmo II, re d’Inghilterra, si precipitò a Winchester, sede del tesoro reale.
Il tesoriere, Rainulfo Flambard, in un primo momento si rifiutò di consegnare il tesoro ad Enrico, ma dovette cedere dopo che il potente cancelliere, Guglielmo Giffard, e alcuni baroni lì presenti, si schierarono a favore di Enrico.
In quel momento storico Roberto, legittimo erede del trono d’Inghilterra ma uomo indegno, definito dagli storici del tempo e dal popolo homo ferus et indomitus, stava rientrando dalla prima crociata, e si trovava ancora in Puglia, dove si era sposato, e sarebbe ritornato in Normandia solo a settembre.
Allora Enrico si impossessò della corona inglese. Fu accettato in qualità di re dai principali baroni e il 5 agosto fu incoronato nell’Abbazia di Westminster, dal Maurizio, vescovo di Londra.
Il giorno stesso dell’incoronazione assicurò la sua posizione regale tra i nobili con un atto di pacificazione politica, emanando e facendo affiggere in tutte le corti, il Charter of Liberties, ossia lo Statuto delle Libertà, considerato anticipazione della Magna Charta Libertatum.
Condonò le tasse e rimise in libertà coloro che erano in prigione. Fece imprigionare Rainulfo Flambard, già consigliere di fiducia del padre e di suo fratello Guglielmo il Rosso, mal visto come tesoriere.
Inoltre Enrico, convinto che facendosi incoronare, aveva rispettato il volere di suo padre, Guglielmo il Conquistatore, volle migliorare le relazioni con la Chiesa e, secondo il Florentii Wigornensis Monachi Chronicon, permise ad Anselmo, arcivescovo di Canterbury, di rientrare dall’esilio a cui era stato obbligato da Guglielmo II.
Alcuni mesi dopo la sua incoronazione, esattamente l’11 novembre 1100, sempre secondo il Florentii Wigornensis Monachi Chronicon, Enrico sposò Edith, figlia di Malcom III, re di Scozia e della di lui seconda moglie Margherita di Wessex.
Il matrimonio non piacque ai baroni normanni, poiché Edith aveva già preso i voti da monaca che l’arcivescovo Anselmo non prese in considerazione, ritenendo che Edith non li avesse pronunciati liberamente. Così il matrimonio fu celebrato.
Edith, incoronata e divenuta regina nello stesso giorno del matrimonio, cambiò il suo nome in Matilde per rispetto dei sudditi. Enrico, grazie a questo matrimonio, divenne molto più accettabile alla popolazione anglo-sassone, in quanto la regina, da parte di madre, discendeva dai reali anglo-sassoni, come ci conferma Orderico Vitale, e contribuì ad aumentare i matrimoni misti tra Normanni e Sassoni. Il matrimonio fu ricordato anche da Guglielmo di Malmesbury.
Poi Enrico nel giro di pochi anni fu colpito da diversi lutti. Nel 1118 rimase vedovo e nel 1120 perse l’unico figlio legittimo, unico erede legittimo al trono, Guglielmo Adelin, durante la traversata della Manica assieme al padre, alla corte e a un gran numero di nobili, per fare ritorno in Inghilterra.
La sciagura lo colpì il 25 novembre 1120, al largo della costa normanna del Cotentin, durante un naufragio notturno causato dall’urto della Nave Bianca contro uno scoglio affiorante, chiamato Quillebeuf, come raccontano Guglielmo di Malmesbury e Orderico Vitale.
Sull’imbarcazione vi erano circa trecento persone, fra cui un centinaio di nobili importanti. Tra le vittime, oltre a Guglielmo Adelin, vi furono anche due figli illegittimi di Enrico e una nipote, Lucia-Mahaut di Blois, figlia della sorella Adele.
Nel momento in cui il re ricevette la notizia, il dolore fu talmente grande che egli svenne.
A quel punto la successione fu messa a rischio perché l’unica figlia legittima, Matilde, andata in moglie di Enrico V, imperatore del Sacro Romano Impero, non poteva divenire sua erede.
Il destino però ancora una volta operò a favore di Enrico e della sua progenie poiché nel 1125 Matilde rimase vedova ed Enrico, essendo ancora privo di eredi maschi nonostante altri matrimoni, chiese alla figlia di rientrare in Inghilterra. La nominò sua erede e prese la decisione senza precedenti di far giurare ai baroni che avrebbero accettato la figlia come loro regina.
Quindi nel 1127 convocò un grande concilio con i nobili laici ed ecclesiastici più importanti, tra i quali il cognato, Davide di Scozia, suo nipote Stefano di Blois e il suo primogenito illegittimo, Roberto di Gloucester.
Fece giurare che avrebbero tutti accettato Matilde come regina. La maggior parte acconsentì, sebbene non gradisse di buon grado la soluzione del re e l’avrebbe gradita ancor meno se avesse saputo che nel frattempo Enrico stava trattando il matrimonio di Matilde con il figlio dello storico nemico dei Normanni, il Conte d’Angiò.
Nel giugno del 1128, a Le Mans, fu celebrato il matrimonio tra Matilde e il figlio del conte Folco d’Angiò, Goffredo il Bello o Plantageneto, più giovane di ben dieci anni.
Il matrimonio con un d’Angiò fece sì che la maggior parte dei baroni non riconoscesse il proprio giuramento dell’anno prima.
Enrico, imperterrito, lo fece ripetere nel 1131. Il cronista, sedicesimo abate di Mont Saint Michel , narra che nell’estate del 1131 Enrico condusse con sé la propria figlia Matilde in Inghilterra e, radunati tutti i maggiorenti del regno e del ducato di Normandia, fece deliberare che avrebbero accettato come erede sua figlia e suo marito, il nuovo conte d’Angiò, Goffredo V il Bello, o Plantageneto.
Dal matrimonio fra Matilde e l’angioino Goffredo nel 1133 nacque finalmente il tanto desiderato erede, chiamato Enrico , come il nonno.
In quello stesso anno Enrico visitò la Normandia per vedere il suo giovane nipote di cui fu molto felice. Purtroppo ben presto iniziarono dissapori con la figlia e il genero, divenuto conte d’Angiò, perché suo padre, Folco d’Angiò, aveva abdicato per recarsi in Terra Santa e sposare Melisenda, erede al trono di Gerusalemme.
Enrico I fu quindi costretto a trattenersi in Normandia a causa di alcune ribellioni, probabilmente favorite dal genero Goffredo e dopo la conquista del castello di Alencon, ai primi del dicembre 1135, durante una battuta di caccia, si ammalò gravemente e morì. Stando al racconto tramandatoci da Historical Works of Gervase of Canterbury, Vol. I, fu avvelenato con una lampreda, di cui era molto ghiotto e che il medico gli aveva sconsigliato, avariata.
Per sua espressa volontà fu seppellito nell’Abbazia di Reading, da lui fondata.
Sebbene i baroni vassalli di Enrico avessero giurato fedeltà alla figlia Matilde, come loro regina, il suo genere e il matrimonio con un membro del Casato d’Angiò, nemico dei Normanni, permise al nipote Stefano di Blois di recarsi, immediatamente dopo la morte dello zio, in Inghilterra e di reclamare il trono con l’appoggio del popolo.
Stefano fu incoronato il 20 dicembre ma la lotta tra l’imperatrice Matilde e Stefano si trasformò in una lunga guerra civile nota come “l’anarchia”.
Matilde, che si trovava in Francia, invase l’Inghilterra nel 1139. Con l’aiuto del clero e di alcuni baroni catturò Stefano e fu nuovamente riconosciuta regina nel 1141.
Fu una donna molto dura che costrinse Londra a ribellarsi e a sconfiggerla a Winchester. Dopo di che fuggì a Gloucester; liberò Stefano in cambio della liberazione del proprio fratello Roberto di Gloucester nel 1142.
Confinata nella valle del Severn, Matilde perdette nel 1147 ogni speranza di riavere la corona inglese e tornò nella Normandia conquistata da suo marito.
Morì nel 1167, dopo che la disputa con il cugino Stefano fu risolta nel 1153, nominando come erede Enrico II, suo figlio, nonché nipote di Enrico I.
f.to Gabriella Toritto