“La rapidità dell’evoluzione tecnologica e la globalizzazione comportano nuove sfide per la protezione dei dati personali. La portata della condivisione e della raccolta di dati personali è aumentata”, negli ultimi anni, in modo estremamente significativo e non pare avere limiti. Le attuali tecnologie consentono tanto alle imprese private quanto alle autorità pubbliche di utilizzare dati personali come mai in precedenza …. Sempre più spesso le persone fisiche rendono disponibili al pubblico su scala mondiale informazioni personali che le riguardano.”
( M. Delmastro, A. Nicita)[1]
Redazione- Il processo comunicativo, nella sua definizione, rappresenta un passaggio di informazione all’interno di un sistema sociale. Questo aspetto diventa ancora più forte quando si tratta di sistema sanitario ed in cui la tecnologia e l’innovazione digitale nell’era contemporanea, si mostra essenziale verso un orientamento al cambiamento continuo. Lo scenario digitale ha avuto il suo massimo apprezzamento durante la pandemia, poiché i sistemi digitali hanno consentito di rimanere in comunicazione. L’innovazione digitale oggi sempre più rientra nel miglioramento continuo nelle Aziende sanitarie. Infatti, l’applicazione delle tecnologie digitali in sanità lo supporta notevolmente consentendo un rapido accesso per i pazienti a tutte quei sistemi di informazione, prenotazioni ed erogazione di servizi. Questo stato di cose fa registrare un modello di sanità digitale di semplificazione per i cittadini. Proprio a fronte delle problematiche di distanziamento dovuto alla pandemia, vediamo come ci sia stata una fase di adeguamento delle persone e di autoformazione rapida per adeguare le proprie competenze ai sistemi di accesso digitale in sanità, facendo registrare un trend di crescita positivo. Naturalmente c’è ancora bisogno di assimilare nuove competenze digitali sia tra i professionisti che da parte dei cittadini, al fine di una maggiore rapidità di accesso ai programmi digitali sempre più informatizzati. Occorrono quindi modalità formative agevoli e tempestive per poter facilitare sia il sistema del personale sanitario che del cittadino/paziente. Oggi, più che mai, è indispensabile un sistema di informazioni capace di fornire l’accesso alle tecnologie da parte di tutti gli utenti/pazienti, compresi coloro che presentano problemi di disabilità. Attraverso le moderne tecnologie, considerate un fattore di inclusione, si possono favorire gli scambi e l’esercizio della cittadinanza attiva. Le persone diversamente abili, possono giovarsi di prodotti, servizi e applicazioni tecnologiche per compensare problemi anche gravi di tipo motorio e, svolgere le attività quotidiane, lavorare e studiare. Progettando il percorso e-learning in modo accessibile si può favorire la piena partecipazione alle attività collettive e collaborative realizzate nell’ambiente virtuale.
Sul fronte della progettazione esiste una filosofia progettuale denominata Design For all[2] che si pone come obiettivo quello di realizzare ambienti, spazi, servizi per tutti, promuovere una progettazione per l’individuo reale, inclusiva ed olistica, che valorizzi le specificità di ognuno, coinvolgendo le diversità. Per quanto riguarda l’aspetto tecnologico il progresso, unito alla creatività e alla capacità di saper innovare, hanno aperto la strada ad una nuova rivoluzione che ha come obiettivo principale offrire una qualità di vita migliore per le persone. La tecnologia può essere quindi la chiave per porre la disabilità al centro della progettazione ponendosi l’obiettivo di rendere la vita sempre più indipendente. Gli apprendimenti pensati su basi di facilitazione all’apprendimento della digitalizzazione sono utili a tutti. Per questo, partendo dagli svantaggi sociali, è necessario aiutare tutti per una maggiore accessibilità ai servizi e alle tecnologie, oltre che per la vita di tutti i giorni, anche aiutare nell’accesso digitale anche nei servizi sanitari. Il design per gli ambienti multimediali, ben si lega a quello dei processi della comunicazione e si confronta con nuove forme di complessità legate all’innovazione digitale, all’esplosione dei sistemi di condivisione di contenuti in rete, alla moltiplicazione di modelli di distribuzione e fruizione delle informazioni. Le nuove sfide progettuali richiedono una continua ridefinizione degli obiettivi di qualità del progetto e il costante aggiornamento degli strumenti tecnici e delle competenze professionali. L’inclusione di tutte le diversità, definita oggi “la pietra angolare” delle politiche educative, obbliga a rivedere le modalità e le pratiche degli ambienti digitali in relazione alla piena autonomia delle persone disabili e non. Si tratta dunque, di abilitare tutti all’accesso autonomo delle tecnologie digitali attraverso forme adeguate di formazione integrata.
INNOVAZIONE DIGITALE NEI SISTEMI SANITARI
Il processo di innovazione è complesso e ciclico perché prevede il coinvolgimento congiunto di attori differenti in vari momenti del percorso di sviluppo e in considerazione della natura evolutiva dell’innovazione in ambito sanitario. Oltre a partecipare alla fase di identificazione del bisogno in qualità di utilizzatore, in quanto a sua volta “agente” dell’utilizzatore finale (il paziente), il medico contribuisce in modo sostanziale anche ad altre fasi del processo di innovazione che si arricchisce di momenti in cui il produttore necessariamente è chiamato a ottenere il supporto dell’utilizzatore.
(Cit. Americo Cicchetti)[3]
1.Aspetti legislativi nei sistemi digitali in sanità
L’OMS definisce la salute «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia o infermità». Per questa ragione, vediamo come l’OMS persegue degli obiettivi fondamentali per assicurare il completo benessere delle persone.
Infatti, L’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra le informazioni divulgate nei rapporti internazionali, dice che:
“L’OMS si trova oggi a operare in un contesto sempre più complesso e in rapido cambiamento, in cui i confini d’azione della sanità pubblica sono diventati più fluidi, estendendosi ad altri settori, che hanno un impatto sulle prospettive e sui risultati in ambito sanitario. La risposta dell’OMS a queste sfide si articola in un’agenda di sei punti:
- due obiettivi di salute: promuovere lo sviluppo e incrementare la sicurezza sanitaria;
- due necessità strategiche: potenziare i sistemi sanitari e mettere a frutto la ricerca, le informazioni e le evidenze scientifiche;
- due approcci operativi: intensificare i partenariati e migliorare la performance”.[4]
Da questi importanti obiettivi, ne deriva che il sistema sanitario rappresenta uno dei sistemi di tutela alla salute pubblica più importanti.
A partire dai principi del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), basati sull’universalità, l’uguaglianza e l’equità, individuati con la legge n.833 del 1978, ben indicano i concetti base che apriranno il varco alle successive normative. Premesso quanto richiamato dall’Art. 32) della nostra Costituzione, che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”, è necessario evidenziare come la Legge 833/78 dia il giusto spazio ai sistemi organizzativi che contengono la centralità della persona, la responsabilità pubblica per la tutela del diritto alla salute, la collaborazione tra i livelli di governo del SSN, la valorizzazione della professionalità degli operatori sanitari e l’ integrazione socio-sanitaria: “Il Sistema Sanitario è un’organizzazione composta da persone, istituzioni e risorse (strumentali ed economiche) che ha lo scopo di erogare prestazioni sanitarie a tutela della salute della popolazione. Il Sistema Sanitario per svolgere la propria funzione assorbe risorse (fattori produttivi o input) dal sistema economico e le trasforma in prestazioni sanitarie (output), allo scopo di creare salute e raggiungere il benessere del paziente. In Italia, il Sistema Sanitario Nazionale, ha la funzione di assicurare a tutti i cittadini il diritto di preservare il proprio stato di salute erogando prestazioni sanitarie di qualità ed efficienti in termini economici, secondo i principi fondanti quali: l’universalismo nella copertura dei rischi della malattia, la possibilità di fruire in modo gratuito dei servizi sanitari, la distribuzione delle prestazioni secondo criteri di bisogno, l’eguaglianza di trattamento e l’eliminazione delle barriere di accesso.”[5] I temi dell’integrazione, inoltre, vengono sottolineati nel sistema degli interventi e dei servizi sociali nel lavoro di rete messo in campo dalla Legge Quadro 328/00. Tra queste due normative fondamentali, si frappongono numerosi decreti legislativa, ma che convogliano sempre verso sistemi degli interventi che contengano sistemi di sinergia. Ricordiamo il Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, definita anche ‘la riforma della riforma’, insieme al Decreto legislativo del 7 dicembre 1993 recante il riordino in materia sanitaria sempre del 1993) e la L. 229 del 1999.
Le tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni sono uno dei fattori produttivi
Essenziali nei sistemi sanitari. Come mette in risalto il Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione (CNIPA), oggi sempre più viviamo nell’era di E-government. Infatti, in un loro rapporto del 2004, si legge:
“E-government significa utilizzo delle tecnologie informatiche nella pubblica amministrazione e in tutti i processi amministrativi nonché erogazione di servizi pubblici finalmente capaci di corrispondere in modo più efficace e trasparente alla domanda collettiva di prestazioni efficienti.
Per e-government si intende quindi un’amministrazione pubblica on line, che dispone di servizi efficienti, dinamici e moderni, il cui presupposto è un nuovo modo di pensare e di regolare giuridicamente il rapporto tra privati e pubblica amministrazione. Per i cittadini l’e-government significa, concretamente, la fine di procedure farraginose e di lunghe file e anche non dover più fornire reiterate volte informazioni di cui la pubblica amministrazione è già in possesso.
Per quanto riguarda le imprese, l’amministrazione on line permette di migliorare la competitività riducendo il costo dei pubblici servizi.
L’e-government consente di accrescere la trasparenza, assicurare la parità di accesso ai servizi, rafforzare la partecipazione dei cittadini ai processi democratici e all’elaborazione delle politiche pubbliche. E-government è quindi anche indice di efficienza della Pubblica Amministrazione e di incremento delle sue capacità di fornire sul territorio informazione, documentazione e servizi a favore di associazioni, categorie, imprese e singoli cittadini.[6]” Ne consegue che l’orientamento al cittadino vuole essere di valore pubblico.
Vediamo che con la Riforma Digitale per innovare l’Italia, nel Consuntivo di legislatura 2001–2006 (Linee guida legislatura 2006-2011), come il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie abbia dato una panoramica dettagliata circa l’importanza dell’informatica orientata al cittadino con uno sguardo verso una Pubblica Amministrazione digitale. Vengono messi in risalto i grandi sistemi nazionali in rete e una politica integrata per l’innovazione. Si tratta di una cultura verso l’innovazione del sistema digitale. Alla premessa della riforma digitale per innovare l’Italia, si legge:
“Le tecnologie digitali hanno un forte impatto sulla nostra vita. Promuovono nuovi paradigmi economici e organizzativi; influenzano la crescita e la produttività del sistema pubblico e privato; stimolano la riqualificazione, lo sviluppo tecnologico del settore produttivo e cambiano i nostri stili di vita. In Italia è maturata solo negli ultimi anni la consapevolezza di quanto l’innovazione e le tecnologie siano importanti per la crescita e il benessere. Fino al 2001, questo tema non rientrava nell’agenda dei governi italiani (…). La modernizzazione dell’Italia continuerà a essere al centro del programma della prossima legislatura. L’innovazione e l’uso intelligente di nuovi strumenti e tecnologie sono la base per la trasformazione dell’Italia, per la competitività dell’assetto industriale, per una Pubblica Amministrazione efficiente e per un miglioramento complessivo della qualità della vita dei cittadini.”[7]
L’obiettivo di tale riforma, è stata quella di assicurare e mettere in pratica politiche per l’alfabetizzazione informatica dei cittadini e la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, per l’innovazione e lo sviluppo nelle imprese.
In questa fase il Governo ha voluto fronteggiare l’alfabetizzazione digitale, poiché i limiti di utilizzo delle tecnologie digitali comportano uno svantaggio sociale. Per questa ragione la sfida lanciata dal governo è quella basata su tre linee di azione: diffusione e formazione all’uso del Personal Computer; inclusione e riduzione del divario digitale; fiducia e sicurezza come fattori abilitanti.
Il “Codice dell’Amministrazione Digitale”, in vigore dal 1° gennaio 2006, si compone di 75 articoli e risultano connessi alla nuova Costituzione Digitale. Grazie alle tecnologie digitali, viene messo in risalto la possibilità di essere serviti ovunque ci si trovi con vantaggi estremamente funzionali. Ne consegue che i nuovi diritti per cittadini e le imprese sanciti dal Codice dell’Amministrazione Digitale, sono così riassumibili:
Diritto all’uso delle tecnologie, accesso e invio di documenti digitali, effettuare qualsiasi pagamento in forma elettronica, ricevere qualsiasi comunicazione pubblica per e-mail, qualità del servizio e alla misurazione della soddisfazione, partecipazione e trovare on-line tutti i moduli e i formulari validi e aggiornati.
Tabella Nr.1) La riforma digitale in sintesi (consuntivo 2001-2006)[8]
Il D.P.C.M. 27 settembre 2001 ha istituito, nell’ambito della Presidenza del Consiglio, il Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie, quale struttura di supporto all’esercizio delle funzioni delegate al ministro.
La legge 3/2003 del 6 gennaio 2003 detta Disposizioni ordinamentali in materia di pubblica amministrazione. Con la Direttiva del 4 gennaio 2005, pubblicata nella G.U. 12 febbraio 2005, n. 35 che sottolineano i settori di intervento prioritario per le amministrazioni, quali la comunicazione elettronica tra amministrazioni e cittadini, un sistema di rete internazionale delle pubbliche amministrazioni, un sistema pubblico di connettività e cooperazione (SPC); una Carta nazionale dei servizi (CNS), servizi on-line agli utenti e una gestione documentale.
La legge 15/2005 dell’11 febbraio ha previsto ha previsto: Modifiche ed integrazioni alla legge 7 agosto 1990, n. 241, concernenti norme generali sull’azione amministrativa (art. 3), inserendo l’art. 3-bis nella legge 241/1990 del 7 agosto, che ha individuato in via generale l’uso della telematica da parte delle amministrazioni pubbliche nei rapporti tra le diverse amministrazioni, e tra queste e i privati.
Gli elementi fondanti per adattarsi all’evoluzione inevitabile delle tecnologie digitali sono l’applicabilità concreta delle normative.
Come scrive Gianluca Polifrone (2019):
“Il Patto per la Sanità Digitale, inserito all’interno del Patto per la Salute, ha individuato la priorità di intervento da raggiungere a invarianza economica e finanziaria. (…) L’intervento legislativo statale in materia di realizzazione e potenziamento dell’innovazione digitale in sanità trova la sua legittimazione nell’art. 117, secondo comma, lettera r) della Costituzione. Si tratta dell’articolo che attribuisce alla potestà legislativa esclusiva dello Stato il ‘coordinamento informativo, statistico ed informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale’.[9]
Ne deriva che è nella carta costituzionale che risiede il convincimento che consente allo Stato centrala di dettare poche regole, ma funzionali. In questo modo viene attuato il processo di interoperabilità, ovvero ciò che in ambito informatico risulta essere quella necessaria capacità di un sistema o di un prodotto di scambiare informazioni in modo affidabile e sicuro con l’obiettivo specifico di ottimizzare le risorse.
Vediamo come l’attuabilità dei progetti che sono stati avviati e sperimentati in corso di pandemia, ha mostrato una disomogeneità in tutta Italia. Infatti, un esempio rilevante va dalla carta sanitaria al fascicolo elettronico che seppure di government, hanno risentito fortemente di una uniformità operativa su tutto il territorio nazionale, mostrando disomogeneità e significative divergenze. Questo stato di fatto fa riflettere sulla necessità di implementazione dei processi digitali volti ad una evoluzione comune su tutto il territorio Nazionale. In questo scenario, vale ricordare l’art. 3) della nostra Costituzione: “(…) Il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”. Accanto a tutte queste normative, va posta osservanza al trattamento dei dati. In particolare, ricordiamo che l’informativa ai sensi del D. Lgs. Nr. 196/2003 come modificato dal Decreto Legislativo 10 agosto 2018, n. 101 e dell’articolo 13 del Regolamento UE n. 2016/679 recante disposizioni a tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali, vediamo che le persone/pazienti vengono informati che i dati personali da loro forniti formeranno oggetto di trattamento nel rispetto della normativa richiamata e degli obblighi di riservatezza. Il regolamento UE nr. 679 del 2016 del parlamento Europeo del Consiglio del 27 aprile 2016, entra in vigore il 25 maggio 2018.Tra i suoi presupposti più incisivi troviamo i diritti dell’interessato all’informazione, diritto di accesso, diritto alla rettifica, diritto di revoca al consenso, diritto di opporsi, diritto di opporsi al trattamento automatizzato, diritto all’oblio (cancellazione) e il diritto alla portabilità dei dati.
Il Regolamento UE 679/16, precisa che: “nei dati personali relativi alla salute dovrebbero rientrare tutti i dati riguardanti lo stato di salute dell’interessato che rivelino informazioni connesse allo stato di salute fisica o mentale passata, presente o futura dello stesso(…). Inoltre, “per rafforzare il «diritto all’oblio» nell’ambiente online, è opportuno che il diritto di cancellazione sia esteso in
modo tale da obbligare il titolare del trattamento che ha pubblicato dati personali a informare i titolari del trattamento che trattano tali dati personali di cancellare qualsiasi link verso tali dati personali o copia o riproduzione di detti dati personali. Nel fare ciò, è opportuno che il titolare del trattamento adotti misure ragionevoli tenendo conto della tecnologia disponibile e dei mezzi a disposizione del titolare del trattamento, comprese misure tecniche, per informare della richiesta dell’interessato i titolari del trattamento che trattano i dati personali.”
Tutti questi aspetti legislativi diventano ancora più incisivi nei sistemi digitali in sanità.
2.L’organizzazione dei servizi sanitari nei sistemi digitali
Prima di entrare nel vivo degli aspetti organizzativi dell’area sociosanitaria nei sistemi digitali, è necessario chiarire l’importanza dei sistemi organizzativi nella pubblica amministrazione e, ancor più nelle aziende sanitarie.
L’organizzazione è un attore sociale e, al pari della persona, un soggetto che comunica. Essendo stata dimostrata la impossibilità di non comunicare, importante individuare le circostanze nelle quali la rilevanza del comunicare aumenta sensibilmente. Questo avviene, tra l’altro, quando si è impegnati in contesti ad alto tasso di interazione, in sistemi aperti e in continuo contatto con l’ambiente e dove, il ridursi delle barriere interne, ha provocato una apertura alla variabilità esterna. Ciò ha ampliato le reti di interazione, ha aumentato la ricchezza dell’informazione e la complessità dei circuiti comunicazionali[10].In questo scenario la comunicazione in una qualsiasi organizzazione non può essere ridotta alla dimensione normativo-disciplinare e tecnico-produttiva, ma deve invadere la sfera dei valori e della emotività. Ciò comporta per i nuovi lavoratori investimenti emotivi nel proprio lavoro da cui essi richiedono non solo una remunerazione economica ma anche e soprattutto un mezzo di costruzione di identità personale e di gratificazione sociale.
La crescente importanza attribuita alle risorse umane e la conseguente ricerca di metodi per incentivarne la crescita deve spingere ogni organizzazione a mettere in atto una comunicazione come mezzo per creare istanze “emozionali” e “valoriali ”per realizzare una piena partecipazione degli interlocutori alla condivisine dei valori di riferimento.[11]Nell’operatività sociosanitaria, è sostanziale conoscere il contesto del proprio servizio, comprenderne la sua organizzazione e quella dell’Ente di appartenenza.
La valenza operativa riguarda un tipo di attività sociosanitaria in cui sia possibile la conoscenza degli altri soggetti profit e non profit con cui, durante l’operatività d’intervento sia indispensabile interagire.
La metodologia operativa diventa professionale quando non esistono rivalità che distruggono la qualità delle prestazioni; quando sia possibile eliminare frustrazioni e ansie personali che non consentono di lavorare bene; quando sia possibile non vivere competizioni con gli altri operatori; quando ci sia consapevolezza che è importante lavorare insieme co/operando. A volte è necessario mediare tra gli operatori stessi.
L’operatività professionale nasce dal manifestarsi con una preparazione idonea e consapevole ad affrontare svariate situazioni in cui, a volte, ci si sente incapaci di co/gestirle. In tali circostanze è opportuno evitare iniziative a carattere personale (fatta eccezione per situazioni irrevocabili ed urgenti) ma cercando il confronto con altri esperti del mondo sociosanitario. È impossibile mediare situazioni altrui se siamo incapaci di mediare le tensioni interne agli operatori.
Una buona operatività sa essere intensiva e funzionale se riesce prima a mediare l’operatività stessa.
Invernizzi & Mazzei (1977), sostengono che: “Il sistema operativo di comunicazione definisce i contenuti, gli strumenti e i metodi che gli attori organizzativi utilizzano per gestire i flussi informativi e di comunicazione all’interno dell’organizzazione e tra l’organizzazione e i suoi ambienti”[12].Il primo studioso ad aver analizzato il ruolo della comunicazione all’interno delle organizzazioni è stato Chester Barnard, anche lui dirigente aziendale come Fayol. Per Barnard la comunicazione è il tessuto connettivo dell’organizzazione. In effetti, dice Barnard, affinché le persone riescano a cooperare è necessario creare una organizzazione formale, che pur senza annullare i rapporti informali, definisca fini comuni consapevoli, strutture e suddivisioni interne, oltre che predisporre un equilibrato rapporto tra i contributi che ogni partecipante apporta al sistema e gli incentivi (o le ricompense) che riceve.
Usando le parole di Barnard, si può dire che: “Il coordinamento degli sforzi essenziale a un sistema di cooperazione richiede un sistema organizzativo di comunicazione. Tale sistema di comunicazione implica centri o punti di interconnessione e può funzionare solo in quanto questi centri occupati da persone dette dirigenti”[13]. In altre parole, una delle funzioni principali dell’attività direttiva è proprio quella di individuare le persone, scegliere gli strumenti e creare le posizioni (il sistema di comunicazione) attraverso cui dovranno fluire le informazioni.
La comunicazione che contraddistingue l’organizzazione da altri sistemi sociali è quella dotata di autorità: non va confusa con un ordine gerarchico (del capo), ma si identifica con una comunicazione (di un capo, di un collega, di un subordinato) che riesce a influenzare le decisioni di un soggetto.
Infatti, come dicono Maggi & Albano (1996): “Affinché una comunicazione sia dotata di autorità e sia efficace è necessario che[14]: “il ricevente comprenda il contenuto della comunicazione; al momento della decisione il ricevente la percepisca come congruente con i fini noti dell’organizzazione; al momento della decisione la consideri compatibile con il suo personale interesse; egli sia in grado di conformarsi mentalmente e fisicamente a essa. Come scrive Cocozza[15]:“In considerazione della crescente importanza che ha assunto la funzione comunicazione negli ultimi anni, in particolare nei modelli organizzativi innovativi, si tende a superare lo schema basato sulla classica tripartizione fra comunicazione interna, comunicazione esterna e comunicazione di prodotto, per passare ad un modello integrato di comunicazione. Tale comunicazione integrata, rappresenta un veicolo fondamentale per l’impresa, finalizzato a raggiungere una serie di importanti obiettivi gestionali, come: pubblicizzazione della mission, la condivisione degli obiettivi strategici e la diffusione della cultura aziendale, la creazione di una nuova immagine, basata sulla trasparenza dei processi organizzativi e sulla visibilità dei prodotti.”[16](…) Ma i processi di comunicazione, per essere governati efficacemente dovrebbero essere coerenti ed integrati sinergicamente, e necessariamente pianificati, attraverso la definizione del Piano di comunicazione . Uno strumento strategico fondamentale per la gestione della comunicazione organizzativa, in qualsiasi contesto aziendale.[17]La comunicazione organizzativa si propone, dunque, di intervenire in tutti quegli ambiti che possono collegare i processi comunicativi con quelli organizzativi, produttivi e gestionali, e svolge, in questo senso, un importante ruolo di cerniera o di collante strategico.[18] Esso si articola in quattro diversi livelli[19]: comunicazione funzionale, comunicazione strategica, comunicazione formativa, comunicazione creativa.
I quattro livelli della comunicazione organizzativa, secondo Cocozza (2006), sono così sintetizzati:
La prima tipologia, la comunicazione funzionale, rappresenta l’attività comunicativa più antica (nei diversi contesti lavorativi), tratta informazioni operative necessarie a supportare i processi decisionali, i processi primari e l’attività di front line, i processi di supporto e di abilitazione. In quest’ambito, vengono gestite tutte le informazioni a supporto dei processi di cooperazione con i fornitori, franchising e vendita. Si tratta principalmente di processi di comunicazione interpersonale gestiti da manager di linea o professional di strutture funzionali e veicolati attraverso colloqui, riunioni di lavoro, circolari informative, bacheche, opuscoli e riviste, manuali.
La seconda tipologia: La comunicazione strategica, invece, tratta le informazioni necessarie per far conoscere l’impresa o l’amministrazione nel suo complesso e tende a migliorare la visibilità dell’impresa. Tale forma di comunicazione, che per essere gestita efficacemente ha bisogno di una struttura specialistica, si integra con le relazioni pubbliche, rivolgendosi contemporaneamente a pubblici interni ed esterni e sostituendo il concetto di immagine con quello di trasparenza e visibilità. E’ esercitata attraverso riviste aziendali, interviste al top management, e-mail e lettere personalizzate, brochure, articoli, inserzioni e pubblicità sui giornali; più recentemente, fa ricorso ad eventi aziendali e alla comunicazione interpersonale a cascata.
La comunicazione formativa si realizza nell’ambito dell’attività di formazione sui temi della comunicazione interpersonale e organizzativa e si propone di fornire ( ai dipendenti e collaboratori) i contenuti e i metodi necessari per migliorare la cooperazione produttiva. E’ gestita dalla struttura formativa (professionisti) o dai manager di linea. Per questo tipo di comunicazione, vengono utilizzati i tipici strumenti formativi d’aula e il training on the job, allo scopo di migliorare le politiche e i servizi rivolti ai clienti interni ed esterni.
La comunicazione creativa, infine, che è ancora assente nei processi di comunicazione attivati nelle pubbliche amministrazioni, si realizza attraverso occasioni di scambio (verticali e orizzontali) e di creazione di nuove idee e nuovi strumenti, e anche attraverso modalità organizzative informali o ad hoc. Si pratica nei circoli di qualità, nei gruppi di miglioramento e nelle task force e si propone di realizzare la generazione e la trasmissione di un sapere innovativo, la creazione di ambiti di maggiore cooperazione professionale. Questa particolare forma di comunicazione viene sperimentata attraverso strumenti comunicativi e organizzativi innovativi, quali il brainstorming e i groupware, allo scopo di diffondere il peso ed ampliare il ruolo dei Knowledge workers nelle aziende e nelle organizzazioni pubbliche innovative.
La comunicazione organizzativa, in questi ultimi anni, assume sempre più un ruolo rilevante nelle politiche gestionali, poiché si propone d’intervenire nella fase di costruzione e di mutamento della cultura aziendale.[20]Un’efficace cultura organizzativa si diffonde, dunque, nel momento in cui i soggetti contribuiscono all’attivazione di una “vita sociale” nelle organizzazioni e tendono a condividere tensione morale, idee, problemi, errori e soluzioni e che tutti ( o almeno i più) considerino tale cultura non solo come la più conveniente (rapporto costi-benefici), ma anche come la più convincente (scarto tra le attese e le concrete realizzazioni).[21]
“La prospettiva di sviluppo del ruolo strategico della formazione continua (…) potrebbe offrire ai giovani numerose opportunità di formazione, di stage e tirocini necessari per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro, in modo consapevole. [22](nella nostra società, l’attività di formazione assolve sempre più un importante ruolo sociale, che potrebbe contribuire ad innescare l’attivazione di un “circolo virtuoso” finalizzati allo sviluppo economico, sociale e civile, ed esserne contemporaneamente la fonte ispiratrice. Ciò è dovuto al fatto che tale attività contribuisce alla costituzione e all’accumulazione di un importante capitale sia per la persona ( acquisizione di competenze), sia per l’impresa (dotazione di invisibile asset), sia per la stessa comunità territoriale (incremento del capitale sociale).[23]Nel nuovo scenario economico e sociale, dunque, la formazione continua assume un ruolo strategico per una pluralità di soggetti: le imprese, i lavoratori, la comunità locale e territoriale.[24]“Il leader per l’autonomia, dunque, agisce facendo ampio ricorso a tutti gli strumenti del coinvolgimento consapevole e della partecipazione responsabile dei propri collaboratori, al fine di creare uno “spirito di squadra” e di attivare una responsabilizzazione diffusa verso obiettivi condivisi, attraverso una politica ispirata a principi del commitment (impegno reciproco).[25]Nell’era della net-economy, occorre puntare alla qualità del capitale umano, ovvero all’efficacia ed all’efficienza dei sistemi scolastici quale elemento strategico per lo sviluppo della persona ed il miglioramento delle sue competenze professionali e manageriali.(…) Nel nuovo scenario socio-economico, infatti, la formazione continua assume un ruolo strategico per una pluralità di soggetti: per le imprese, che possono far fronte meglio e più adeguatamente alle sfide poste dalla globalizzazione dei mercati e dall’innovazione tecnologica ed organizzativa; per i lavoratori, che acquistano un maggior grado di occupabilità e possono muoversi meglio in un mercato del lavoro fortemente selettivo verso i giovani, differenziato tra le diverse zone del paese e incerto perché privo di adeguati servizi per l’impiego; per l’intera collettività, perché dalla qualità e dal grado di valorizzazione delle risorse umane dipende la possibilità di preservare un modello di sviluppo socio-economico equilibrato.[26](…) In altri termini, la formazione contribuisce alla costituzione del capitale della persona e dell’impresa (e del territorio), ne è parte integrante(…).Un progetto formativo efficace può rappresentare, dunque, una doppia opportunità, di sviluppo organizzativo per l’impresa/l’amministrazione e di crescita professionale per il personale, utile per fornire ai partecipanti ai corsi le competenze necessarie allo svolgimento dei nuovi ruoli produttivi/amministrativi e dei nuovi compiti maggiormente orientati al raggiungimento di obiettivi condivisi.
Infatti, attraverso un’adeguata gestione del percorso formativo, che coinvolge in precise responsabilità la direzione aziendale, l’amministrazione centrale e quella periferica, si tratta di costruire quelle nuove competenze professionali ed organizzative, intese come l’insieme delle conoscenze (area del sapere) e delle abilità (area del saper fare), ormai assolutamente necessarie nelle mutate condizioni istituzionali, organizzative e professionali.
Con la realizzazione di progetti formativi mirati, è possibile, inoltre, contribuire a porre le basi per l’attivazione di comportamenti professionali (area del saper essere) che possono sostenere l’affermazione e lo sviluppo di un “clima organizzativo e relazionale positivo” e favorire il miglioramento della performance complessiva dell’azienda/amministrazione a tutti i livelli.[27] L’articolazione del sistema operativo di comunicazione definisce in che modo fluiscono informazioni e comunicazioni all’interno di una organizzazione e tra organizzazione e i suoi ambienti. Implicitamente, esso definisce una rete di comunicazione, cioè descrive l’insieme di canali di comunicazione che collegano i componenti di un gruppo[28].Klein(1956) ha prodotto diversi tipi di rete di comunicazione, tra le quali è opportuno approfondire la rete a stella, la rete a ipsilon, la rete totale.
La rete a stella si caratterizza per la presenza di un punto focale, ovvero di un componente attraverso cui passano tutte le informazioni del gruppo, i cui componenti non hanno l’opportunità di comunicare tra loro direttamente, ma solo in maniera mediata. E’ un modello caratterizzato da un elevato livello di accentramento. In una forma gerarchico-imprenditoriale l’imprenditore è il “punto focale” dal quale prendono avvio tutte le comunicazioni e gli ordini.
Nella rete a ipsilon, il flusso delle comunicazioni è rigidamente verticale, ma a un certo punto prevede uno snodo, cioè un punto di raccordo delle informazioni che, da un lato filtra e sintetizza i flussi di comunicazione bottom-up, per trasferirle agli organi gerarchicamente superiori, e dall’altro struttura quelle discendenti per gli organi gerarchicamente inferiori.
Nella rete totale non esistono percorsi prestabiliti, ma le comunicazioni possono seguire qualsiasi direzione o, in altri termini, ciascun individuo del gruppo può comunicare con qualsiasi altro. È quindi il modello con il più basso livello di centralizzazione. Nell’ambito di un gruppo di pari, la rete di comunicazione è accostabile al modello della rete totale.
Il confronto tra questi modelli può avvenire secondo alcuni parametri quali: la somma delle distanze, il diametro e il numero di raccordi.
La somma delle distanze è il numero totale di collegamenti che mette in relazione tutte le coppie dei componenti del gruppo. Il diametro è la distanza che collega i due individui che, seguendo l’ordine prestabilita delle comunicazioni, sono più distanti. La somma delle distanze e il diametro influenzano la velocità di trasmissione delle informazioni nel gruppo.
La centralità indica il grado di accentramento della rete di comunicazione attraverso il rapporto tra la somma delle distanze di tutti gli individui e la somma delle distanze del singolo componente (indice di centralità).
Il numero di raccordi indica il numero di canali di comunicazione esistenti tra i componenti del gruppo e fornisce l’indicazione sulla velocità stessa[29]. (…) Mentre nel gruppo dei pari la mancanza della distinzione tra vertice strategico e nucleo operativo e l’adozione di un metodo decisionale fortemente decentrato necessita di un flusso di comunicazioni privo di percorsi prestabiliti. In una forma gerarchico-funzionale, si adatta una rete a ipsilon, nella quale il responsabile di funzione è il “raccordo” tra tutti gli organi gerarchici superiori e gli addetti del nucleo operativo di cui è il diretto superiore.[30]La prima delle competenze relazionali, è rappresentata da quella relativa alla progettazione e alla gestione dei processi comunicativi all’interno e all’esterno dell’organizzazione, rivolti alle diverse tipologie di stakeholder, che contribuiscono, attraverso il loro apporto diretto e indiretto, a determinare o a condizionare i principali risultati produttivi e organizzativi. Tale attività potrebbe rientrare nelle competenze della DRU, o essere allocata in una direzione ad hoc (Direzione comunicazione esterne, DCRE), oppure aggregata con altre attività specialistiche, ad esempio, come la Formazione e sviluppo organizzativo, a seconda dei modelli adottati nell’organizzazione.[31]
Dopo questo importante quadro generico sull’importanza dei sistemi organizzativi efficaci, possiamo affrontare l’organizzazione dei servizi sanitari nei sistemi digitali.
Vediamo che, come precisa Giulio Paradiso (2022)[32]:
“L’evoluzione sociodemografica della popolazione, la necessità di bilanciare risorse disponibili e qualità dell’assistenza sanitaria prestata, sono di stimolo alla definizione di nuove modalità di erogazione dei servizi sanitari che consentano innanzitutto di tracciare chiaramente il percorso del paziente sin dal primo momento di interazione con la rete di assistenza sanitaria. Ciò è possibile attraverso un sistema di servizi integrati in rete che consenta, in tempo reale, il controllo e la valutazione sistematica di parametri quali il rischio clinico, le procedure diagnostiche e terapeutiche con particolare riferimento alla qualità delle stesse, alle risorse impiegate, alle tecnologie utilizzate ed al livello di soddisfazione percepito dal cittadino. La realizzazione di un sistema di servizi integrati assume una notevole importanza, soprattutto, in un quadro in profondo mutamento ed evoluzione del SSN caratterizzato da una quota di popolazione anziana sempre più preponderante e un’assistenza necessariamente più centrata sui servizi territoriali per far fronte a patologie croniche. In tale contesto, l’applicazione delle nuove tecnologie rappresenta una valida opportunità per definire un migliore bilanciamento, tra l’esigenza di maggiore qualità delle prestazioni e un oculato impiego delle risorse disponibili. Tali azioni sono fondamentali per creare i presupposti per la realizzazione di una eHealth Information Strategy a livello di sistema Paese che abbia una regia unitaria. L’obiettivo principale della strategia è assicurare uno sviluppo armonico, coerente e sostenibile dei sistemi informativi sul territorio, affinché siano in grado di supportare le finalità di Governo del SSN e cura del paziente, con livelli di interoperabilità crescenti.”
Il Ministero della Salute[33] (2012), mette in risalto come i saperi umanistici e scientifici concorrano ai sistemi organizzativi per la salute pubblica, anche attraverso gli irrinunciabili sistemi di innovazione digitale. Appare evidente che nell’innovazione come nella ricerca concorrono i rischi dell’errore ma, che occorre ri/pianificare ogni volta che si vuole ottenere una crescita migliorativa.
L’organizzazione dei servizi sanitari nei sistemi digitali vede l’agenda del piano di salute del nostro Governo, puntare l’attenzione verso la digitalizzazione, soprattutto in forza delle labilità informatiche nella pubblica amministrazione che si sono evidenziate come fragili durante la pandemia. Per questa ragione, le tre priorità previste per la salute digitale 2022 è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che apre ampie opportunità di trasformazione del digitale in Sanità.
L’organizzazione trasversale si innesta al sistema circolare come traduce la Legge 328/2000 in termini operativi.
La teoria più vicina al lavoro di rete è quella di Barnard C. che definisce l’organizzazione come un sistema.
A precisare questo aspetto è Rosa A. (2022), quando mette in risalto la teoria dell’azione organizzativa, richiamando la teoria di Barnard C:
“Per la teoria dell’azione organizzativa sono fondamentali : ¬ comunicazione, vista come tessuto connettivo dell’organizzazione (attraverso la comunicazione è possibile condividere i fini comuni e coordinare le azioni per il raggiungimento degli obiettivi: la comunicazione diviene fondamentale e l’efficienza si sposa con l’efficacia), l’autorità definita nell’ambito della partecipazione dell’individuo al processo organizzativo che necessita comunque della leadership per il raggiungimento degli obiettivi”[34]. In linea con Cocozza è il pensiero di F. Manfredi[35] (2013)
Egli, dice che: “le azioni comunicative, acquistano significato (…) nella costruzione di identità di brand che faciliti il posizionamento empatico dell’azienda, all’interno del settore e della comunità di riferimento e conseguentemente supporti i processi di modifica affettiva e del comportamento dei propri portatori di interessi (…)”. L’autore, precisa che sono le persone a fungere da trasmettitori ad altre persone e di conseguenza alla comunicazione con gli stakeholder. Da questi assunti, ne derivano il successo degli aspetti organizzativi, delle attività e della gestione negli ambienti operativi e co/operativi. Possiamo sostenere, dunque, che gli attori sociosanitari devono contribuire in modo partecipativo a tale cambiamento, in una comunicazione funzionale e partecipativa, che si configura come miglioramento continuo per il benessere proprio, professionale e della collettività.
Le caratteristiche di una buona organizzazione sono da annoverare alla flessibilità, dinamismo, capacità di adattamento, lavoro di squadra e sinergia.
3.I modelli della tecnologia digitale in sanità
I modelli di tecnologi digitale in sanità, rappresentano un approccio strategico nell’evoluzione di innovazione informatica.
La sanità digitale sempre più ha bisogno di supporto all’innovazione tecnologica per soddisfare l’erogazione delle prestazioni, dei servizi e dei sistemi informativi volti a snellire e semplificare le procedure. Si tratta di rispondere efficacemente ad un trend di crescita responsabile e consapevole attraverso la consapevolezza che il miglioramento continuo è il benessere di tutti. Per questa ragione, potenziare gli strumenti tecnologici è un impegno che i sistemi di governance vogliono rinforzare positivamente, dando a tutti l’opportunità di apprendere i sistemi digitali.
L’ Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità,[36] dopo l’esperienza pandemica, intende perseguire i seguenti obiettivi futuri:
“sviluppare analisi e ricerche che aiutino i decision-maker del settore “Salute” nello sviluppo dell’innovazione basata anche sulle tecnologie digitali; creare cultura, comunicare e diffondere la conoscenza sui temi dell’Innovazione Digitale in Sanità tra le Istituzioni, le strutture sanitarie, i professionisti sanitari, i pazienti, ecc; creare occasioni di incontro e di confronto tra i vari stakeholder del settore Salute in un contesto pre-competitivo, promuovendo una migliore collaborazione fra i diversi attori.”
Inoltre, in continuità con il lavoro svolto negli anni precedenti, le finalità da perseguire nella ricerca 2021-2022 dell’Osservatorio di Innovazione Tecnologica Digitale in Sanità, sono i seguenti:
“fornire una stima della spesa per la Sanità digitale, evidenziandone i principali trend in atto; analizzare la maturità e il livello di diffusione delle tecnologie digitali riguardanti la “Connected Care” nel percorso di salute del cittadino che va dalla prevenzione alla cura e al follow-up (es. Servizi Digitali al Cittadino, Cartella Clinica Elettronica, Artificial Intelligence, ecc.); approfondire il tema del procurement dell’innovazione digitale in sanità e di come sfruttare al meglio le risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR); analizzare il tema della co-production dei servizi sanitari; approfondire i nuovi modelli organizzativi di assistenza territoriale e il ruolo che può avere il digitale e, in particolare, la Telemedicina; analizzare le modalità di comunicazione tra cittadino-paziente e professionisti sanitari (medici, infermieri, ecc.), anche attraverso canali digitali; approfondire quali sono le competenze che i professionisti sanitari dovranno sviluppare per la Sanità digitale, in base a quanto definito nel PNRR; analizzare il tema della gestione e valorizzazione dei dati in Sanità, con un focus sugli ultimi sviluppi relativi al Fascicolo Sanitario Elettronico”.
Inoltre, la Legge nr. 241/1990, all’Art. 3-bis, sottolinea dei punti predominanti che interessano le pubbliche amministrazioni nell’utilizzo telematico: “Per conseguire maggiore efficienza nella loro attività, le amministrazioni pubbliche incentivano l’uso della telematica, nei rapporti interni, tra le diverse amministrazioni e tra queste e i privati”.
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- Infine, il D.lgs. Nr. 82/2005 del 7 marzo, entra in vigore il 01/01/2006 con il “Codice dell’amministrazione digitale” che all’Art.2) detta le finalità e l’ambito di applicazione:
- “1. Lo Stato, le Regioni e le autonomie locali assicurano la disponibilita’, la gestione, l’accesso, la trasmissione, la conservazione e la fruibilita’ dell’informazione in modalita’
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digitale e si organizzano ed agiscono a tale fine utilizzando con le modalita’ più appropriate e nel modo piu’ adeguato al soddisfacimento degli interessi degli utenti le tecnologie
dell’informazione e della comunicazione. 2. Le disposizioni del presente Codice si applicano: a) alle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nel rispetto del riparto di competenza di cui all’articolo 117 della Costituzione, ivi comprese le autorita’ di sistema portuale, nonche’ alle autorita’ amministrative indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione; b) ai gestori di servizi pubblici, ivi comprese le societa’ quotate, in relazione ai servizi di pubblico interesse; c) alle societa’ a controllo pubblico, come definite nel decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, escluse le societa’ quotate di cui all’articolo 2, comma 1, lettera p), del medesimo decreto che non rientrino nella categoria di cui alla lettera b). 2-bis. comma abrogato Dal D.Lgs. 30 dicembre 2010, N. 235. 3. Le disposizioni del presente Codice e le relative Linee guida concernenti il documento informatico, le firme elettroniche e i servizi fiduciari di cui al Capo II, la riproduzione e conservazione dei documenti di cui agli articoli 43 e 44, il domicilio digitale e le comunicazioni elettroniche di cui all’articolo 3-bis e al Capo IV, l’identita’ digitale di cui agli articoli 3-bis e 64 si applicano
anche ai privati, ove non diversamente previsto.”
All’Art. 3) del D.lgs. Nr. 82/2005, si evidenzia il Diritto dell’uso delle tecnologie: “1. Chiunque ha il diritto di usare, in modo accessibile ed efficace, le soluzioni e gli strumenti di cui al presente Codice nei rapporti con i soggetti di cui all’articolo 2, comma 2, anche ai fini ((dell’esercizio dei diritti di accesso e)) della partecipazione al procedimento amministrativo, fermi restando i diritti delle minoranze linguistiche riconosciute”.
Da questi assunti, vediamo come i nuovi modelli della tecnologia digitale in sanità, vogliono rappresentare una rivoluzione epocale nel nostro Sistema Sanitario nazionale. Infatti, a questo scopo il Ministro Speranza ha provveduto alla firma di un decreto per assegnare sostanziosi fondi ai medici di medicina generale per agevolare la pratica digitale negli studi di medicina generale e facilitare una riduzione delle liste di attesa. Ne consegue che i fondi stanziati per la salute digitale non riguardano solo il Piano nazionale di Ripresa e resilienza, ma anche i sistemi sanitari territoriali.
Vediamo quindi, che nonostante i tanti punti di debolezza dovuti al covid 19, possiamo dare una lettura dei punti di forza che la pandemia ha prodotto nel sollecitare la comunità e le aziende sull’uso delle tecnologie, a cui si è allineato anche chi non aveva mai provato ad utilizzare i sistemi digitali con proprie difficoltà e tante cose da imparare ancora.
Vediamo, allora, che sotto la guida del Covid 19, ci sia stata una evoluzione delle tecnologie assistenziali che ha adeguato nel corso pandemico un “contactless”, ovvero senza bisogno di contatto fisico diretto con il paziente. Si tratta di un nuovo modello di contatto con il paziente, detto di televisita. Accanto alla televisita, troviamo anche la teleriabilitazione che ha dato giovamento durante la pandemia a tante categorie svantaggiate e fragili.
Queste esperienze positive di assistenza sanitaria digitale, ha mosso il Governo nel favorire la sua applicazione di metodo efficace e potenziamento futuro della telemedicina, che oltre alle visite, si preoccupa del teleconsulto, del telemonitoraggio e della telerefertazione.
Infatti, nel PNRR e l’AGENAS, viene esplicitato dal ministero della salute l’obbligatorietà della telemedicina.
Altri modelli forniti dalla tecnologia digitale in sanità, è il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) , la Cartella Clinica Elettronica (CCE), la Clinical Governance e gestione del rischio clinico, la Conservazione sostitutiva, la Firma Digitale, la Gestione informatizzata dei farmaci, l’Interoperabilità dei Sistemi Informativi, i Servizi Digitali al Cittadino, la Sicurezza dei dati e delle informazioni, i Sistemi di Business Intelligence, i Sistemi ICT a supporto della continuità assistenziale e i Sistemi ICT a supporto del processo di erogazione del servizio nella struttura sanitaria.
Per migliorare l’utilizzo dei sistemi digitali sanitari, è necessaria l’informazione, la formazione e il potenziamento.
Come sottolinea A.G. Orofino[37] (2022):
“L’evoluzione tecnologia da sempre influenza ed orienta quella giuridica: il rapporto tra diritto e tecnica è simbiotico ed ha duplice connotazione: 1. il diritto insegue la tecnica, disciplinando nuove situazioni che essa crea; 2. il diritto usa la tecnica per soddisfare esigenze che da sempre contraddistinguono il mondo giuridico e che trovano, con l’evoluzione dei sistemi comunicativi, nuove forme di appagamento: si può dire che lo sviluppo del diritto coincide anche con l’evoluzione dei mezzi espressivi e delle tecnologie connesse a questi ultimi: più sono evidenti i cambiamenti più sono rilevanti le modifiche che essi riverberano sull’ordinamento giuridico”.
Tra i modelli delle tecnologie digitali, ricordiamo diversi strumenti come: il comarchHealth, la telemedicina, la Telecardiologia di eccellenza, il telemonitoraggio domiciliare, la cartella clinica elettronica. Tra le varie tipologier tecnologiche maggiormante utilizzate durante la pandemia, troviamo la telerefertazione e la telecura come aderenza terapeutica.
In questo scenario, la telemedicina, la vediamo come il principale sistema della continuità assistenziale e dell’efficacia di èmpowerment sociosanitario, in relazione alle funzioni di qualità dell’assistenza in un setting di miglioramento in tempi di pandemia, ma anche nelle situazioni di urgenza/emergenza.
4. L’approccio della connected care
A partire dalla definizione di “Connected Care”, che tradotto in lingua italiana significa “cure connesse”, vediamo che “connected” richiama il concetto di connessione, condivisione e collegamento. L’accezione “care”, non vuole inglobare soltanto gli stili di vita, la prevenzione ed il monitoraggio, ma anche l’assistenza e la cura delle persone e comprendere tutta le persone nella sua globalità e benessere psico-fisico che impatta inevitabilmente sui sistemi di salute. Naturalmente la presa in carico del paziente deve essere integrata con tutte le figure coinvolte nel processo di salute: medici di medicina generale, medici specialisti ambulatoriali, infermieri, assistenti sociali, oss, etc., assicurando una sanità di prossimità.
Questo vuol dire essere proiettati verso un futuro digitalizzato nei sistemi di salute e della sua tutela.
Il piano di cura, prevenzione, diagnosi e riabilitazione devono essere condivise dagli attori sociali, sanitari e sociosanitari per una proficua integrazione delle competenze de degli interventi professionali e multidisciplinari.
L’approccio della connected care è di tipo ecosistemico e consente alle persone un accesso immediato alle informazioni sanitarie e che possono essere condivise con gli operatori e/o équipe che hanno la presa in carico del paziente.
E’ necessario, perciò abilitare l’utilizzo efficace delle tecnologie per attuare in toto il processo di aiuto e di cura delle persone in stato di bisogno per inserirsi nei modelli di integrazione digitale, favorendo la rete sociosanitaria tra gli ospedali ed il territorio con l’obiettivo di attuare una politica di autodeterminazione nella persona/paziente che è visto sempre al centro della rete sociosanitaria e dell’esperienza digitale. Questo modello ecosistemico vuole promuovere l’immediatezza delle informazioni con un accesso repentino che soddisfi i bisogni.
Tab. Nr. 2) Il modello della “Connected Care”
5.La telemedicina e logiche di performance
Il termine “medicina a distanza” nasce negli Stati Uniti nel 1970 ed indica la relazione professionale tra il medico ed il paziente attraverso una mediazione multimediale.
Si inizia a praticare in modo estemporaneo ed in via del tutto sperimentale il modello della Telemedicina.
Vediamo che il Italia, il modello viene recepito in concomitanza della diffusione del virus Covid 19, che ha posto gli operatori sociosanitari verso la necessità dell’uso delle tecnologie digitali per poter far fronte all’emergenza pandemica.
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha sollecitato l’essenzialità di ricorrere agli strumenti delle tecnologie digitali per favorire la medicina telematica al fine di ottenere una copertura sanitaria universale.
In questa logica, appare evidente che le tecnologie digitali rappresentano validi strumenti di promozione della salute per assicurare e garantire assistenza, cura, prevenzione e riabilitazione anche alle persone più fragili e svantaggiate.
I profondi cambiamenti prodotti dalla pandemia, ha consentito una rapida evoluzione dei metodi di telemedicina al fine di dare risposte alle problematiche di salute in modo tempestivo.
La telemedicina, come scrive E. Brenna (2003)[39]: “Essendo l’impiego della telemedicina subordinato alla creazione di una rete infrastrutturale capace di collegare i centri medici tra loro e con le unità remote poste presso le abitazioni dei pazienti o le sedi ospedaliere più disagiate, il concreto sviluppo della telemedicina presuppone un ripensamento dell’intera architettura sanitaria e sociale oggi esistente in maniera da utilizzare la via telematica per scopi non (solo) di supporto alla cura ma di cura stricto sensu. Nonostante la rilevanza degli investimenti economici, gli studiosi sembrano ottimisti intorno al carattere vantaggioso del rapporto costi-benefici dal momento che “i benefici diretti, riguardanti il calo del costo del personale e le spese di trasferimento dei medici e pazienti, quelli indiretti (reddito da lavoro dei pazienti) e infine quelli intangibili (un miglioramento nell’assistenza sanitaria e quindi nella qualità della vita dei pazienti) sono tali da giustificare gli elevati costi degli investimenti iniziali”.
Compito del Piano di sanità elettronica è, in particolare, definire operativamente i requisiti e gli standard “di un’infrastruttura di collaborazione tra sistemi a livello di comunicazione ed a livello semantico che permetta agli attori di dialogare e cooperare in un dominio sistematico che comprende sia il supporto ai processi assistenziali sia la generazione dei LEI”.[40]
Vale richiamare l’attenzione verso la comunicazione della Commissione del Parlamento Europeo (2008) al consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni sulla telemedicina a beneficio dei pazienti, dei sistemi sanitari e della società[41]:
“La telemedicina, ossia la prestazione di servizi di assistenza sanitaria a distanza, può contribuire a migliorare la vita dei cittadini europei, sia pazienti che professionisti della salute, affrontando allo stesso tempo le sfide che si pongono ai sistemi di assistenza sanitaria. I cittadini europei invecchiano e sempre più vivono con malattie croniche. Le loro condizioni di salute richiedono spesso un potenziamento dell’assistenza medica che può non essere disponibile in zone inaccessibili e per certe specialità con la facilità e la frequenza che le loro condizioni di salute richiederebbero. La telemedicina può migliorare l’accesso all’assistenza specializzata in settori che soffrono di penuria di personale qualificato o in cui è difficile l’accesso all’assistenza medica. Il telemonitoraggio può migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da malattie croniche e ridurre i soggiorni in ospedale. I servizi come la teleradiologia e la teleconsultazione possono contribuire a ridurre le liste d’attesa, ottimizzare l’uso delle risorse e rendere possibili aumenti di produttività. I vantaggi superano il semplice miglioramento dell’assistenza ai pazienti e dell’efficienza del sistema. La telemedicina può anche contribuire in misura significativa all’economia dell’UE: tale settore, in cui l’industria europea – comprese migliaia di piccole e medie imprese (PMI) – è in buona posizione, ha subito nell’ultimo decennio una rapida espansione e si prevede che continui a crescere a ritmo sostenuto. Malgrado il potenziale offerto dalla telemedicina, i suoi vantaggi e la maturità tecnica delle applicazioni, il ricorso a tali servizi è ancora limitato e il mercato presenta tuttora un alto grado di frammentazione. Sebbene gli Stati membri abbiano affermato il loro impegno per un più vasto uso della telemedicina, la maggior parte delle iniziative in questo settore è costituita da progetti singoli e di piccola scala non integrati nel sistema di assistenza sanitaria.
È generalmente ammesso che l’integrazione di questi nuovi tipi di servizi nei sistemi di assistenza sanitaria rappresenta un compito impegnativo. Obiettivo della presente comunicazione è sostenere e incoraggiare gli Stati membri in questo sforzo individuando e contribuendo ad affrontare le principali barriere che ostacolano un più ampio ricorso alla telemedicina e fornendo elementi atti a creare fiducia e a favorire l’accettazione. La comunicazione definisce un insieme di azioni che dovranno essere intraprese dagli Stati membri, dalla Commissione e dalla comunità delle parti interessate in senso lato. Essa riguarda in particolare gli aspetti seguenti: • creare fiducia nei servizi di telemedicina e favorire l’accettazione dei medesimi; • apportare la chiarezza del diritto”.
Merita sottolineare quanto scrive Maurizio Campagna (2020)[42]: “(…) Durante l’emergenza Covid-19, la necessità di ridurre il rischio di contagio attraverso il distanziamento sociale ha determinato il ricorso massiccio alle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (Information and Communication Technologies – ICT) per consentire l’interazione tra individui. Di conseguenza, i servizi, soprattutto quelli alla persona, sono stati rapidamente riprogettati intorno a un nuovo paradigma di relazione tra utenti, professionisti, imprese e Pubbliche amministrazioni. La sanità è forse il settore in cui più elevato è stato il fabbisogno di soluzioni alternative volte, in particolare, a garantire la continuità delle cure e dei servizi amministrativi di supporto, pur nel rispetto delle misure di sicurezza necessarie per fronteggiare l’epidemia (…). La pandemia ha però accelerato il passaggio dalla mera dissertazione teorica all’avvio di nuovi servizi, facendo emergere un grave ritardo del sistema non solo culturale, ma anche organizzativo, normativo e sul fronte della capacità di gestione degli specifici rischi connessi alla diffusione delle nuove tecnologie. La Telemedicina, in particolare, quale servizio sanitario in grado di garantire le cure ovviando alla necessità della presenza fisica nello stesso luogo del medico e del paziente, ha ricevuto una grande attenzione e una discreta applicazione, seppur con soluzioni adottate in modo non omogeneo nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. La necessità di uniformare l’offerta di servizi sanitari digitali, anche al fine di ridurre le disuguaglianze territoriali nell’accesso all’innovazione, appare dunque ineludibile, così come la definizione di un quadro normativo di riferimento chiaro. La normazione attraverso linee guida, particolarmente adattabile all’oggetto da regolare e molto reattiva ai cambiamenti, potrebbe dare un notevole impulso allo sviluppo all’eHealth in generale e della Telemedicina”. Vediamo, dunque che il termine “Telemedicina”, è un sistema di sintesi che rimanda all’uso delle tecnologie e di telecomunicazioni con l’obiettivo di assicurare l’erogazione di servizi sociosanitari a distanza e, rappresenta una strada verso il cambiamento organizzativo.
La telemedicina, proprio in ordine alla diffusione del virus da covid 19 ed in ragione della pandemia e della sindemia, la logica delle performance hanno assunto un valore aggiuntivo e di grande attenzione. Appare evidente che per far fronte all’implementazione delle tecnologie nei sistemi di salute, occorre guardare il futuro attraverso la lente della formazione continua per acquisire le migliore capacità sia in campo sociosanitario che in favore delle persone/pazienti.
Come precisa Perez (2010) [43]:“Il termine performance ha subito una profonda evoluzione nel corso degli anni. Fino alla fine degli anni Ottanta, la prevalente concezione autoreferenziale delle amministrazioni pubbliche, il loro orientamento ai compiti e la considerazione del cittadino in posizione “sottoposta”, ha portato ad affermare una nozione di performance legata alla necessità di legittimare l’azione della pubblica amministrazione, declinandola nei termini di rispetto delle norme e degli atti amministrativi, senza considerare altri importanti aspetti. Tutta l’attenzione si concentra sull’uso adeguato delle risorse e la correttezza è valutata in termini di legittimità della spesa: gli esiti della misurazione sono destinati soprattutto ai controllori esterni e le informazioni rilevanti sono patrimonio di pochi soggetti e non certo oggetto di diffusione pubblica”.
La progressiva centralità del cittadino, visto come cliente dell’amministrazione e non solo come semplice destinatario dei servizi, sposta l’attenzione sulla qualità dei servizi erogati e sull’efficienza della produzione: l’orientamento al risultato viene progressivamente a sostituire l’orientamento ai compiti. In anni più recenti, si è fatto strada un nuovo modello di performance vista come “creazione di valore pubblico”, secondo il noto “triangolo strategico” di Moore (1995)[44].
Tabella Nr. 3) Il Triangolo Strategico di Moore
Come scrive Luciana Di Ridolfi (2006)[45]:
“Il modello valorizza i risultati conseguiti dalle amministrazioni pubbliche, nel contesto socioeconomico di riferimento, ai fini della valutazione dell’azione amministrativa. L’autore dimostra che il successo dell’azione pubblica dipende dalla capacità di un’organizzazione di realizzare simultaneamente tre condizioni:
a) essere legittimata dai clienti/cittadini/utenti e dalle diverse tipologie di stakeholder interni ed esterni, che mettono a disposizione risorse finanziarie e sostegno (authorizing environment);
b) intraprendere iniziative sostenibili dal punto di vista organizzativo: le risorse da destinare alle politiche pubbliche devono essere adeguate agli obiettivi istituzionali (operational capacity);
c) produrre risultati oggettivamente validi per i soggetti pubblici, per i cittadini e per gli stakeholder (public value). Nel solco di queste coordinate, l’adozione di un sistema di governance orientato alla creazione di valore pubblico consente di arrivare a definire un modello multidimensionale e integrato di misurazione e valutazione delle performance, fondato su queste articolazioni:
• la sostenibilità istituzionale, sociale ed ambientale;
• la qualità dei processi di erogazione dei servizi e delle prestazioni;
• la competitività territoriale e le dimensioni dell’etica e della responsabilità sociale; • la trasparenza, come capacità di render conto ai diversi portatori e gruppi di interesse, interni ed esterni all’organizzazione (accountability);
• l’equità nei confronti di gruppi di utenti e di stakeholder esterni a debole capacità contrattuale; • l’efficienza tecnica ed economica che garantisce la produttività;
• l’efficacia (come rapporto tra risultati ed obiettivi) e l’economicità (come capacità, nel lungo periodo, di soddisfare in modo adeguato i bisogni della comunità di riferimento)”.
Tabella Nr. 4) Valutazione multidimensionale delle performance nelle amministrazioni
pubbliche
Fonte: L.Di Ridolfi, “La performance strategica in sanità. Verso un modello integrato”(2006)
La multidimensionalità del concetto di performance trova una sua prima evidenza in due aspetti rilevanti: l’ampiezza e la profondità. L’ampiezza fa riferimento alla sua estensione orizzontale e riguarda contenuti quali: l’input, l’output, gli outcome intermedi e finali, la trasparenza esterna, la soddisfazione dell’utente, la trasparenza interna e l’integrità (l’ampiezza viene rappresentata come struttura a raggio). La profondità riguarda invece il suo sviluppo verticale, cioè l’ambito di applicazione: società, organizzazioni, politiche, programmi, gruppi, individui (è rappresentata come una piramide). La Tab. 5) mostra un esempio delle dimensioni della performance applicate alla sanità:
Tab. 5) La complessità della performance in sanità
Fonte: Ibidem
Per quel che riguarda in particolare la profondità, vengono di solito considerati due livelli:
• il livello individuale, che riguarda la performance dell’individuo singolarmente considerato o di gruppi di persone e fa riferimento alla capacità di raggiungere gli obiettivi, ai comportamenti e agli atteggiamenti (problem solving, collaborazione con i colleghi…) all’interno dell’organizzazione;
• il livello organizzativo, che concerne la performance sia dell’intera organizzazione, sia delle singole unità operative. A questo livello, il tema della performance si lega al processo di pianificazione e programmazione strategica.”
Sulla base di questi principi, la telemedicina e le logiche di performance, dovranno sempre più assicurare le modalità di erogazione delle prestazioni sociosanitarie con un impegno organizzativo e migliorative futuristiche.
6.L’intelligenza artificiale nei sistemi sanitari
L’Intelligenza Artificiale, altrimenti denominata AI, è una disciplina, sia scientifica che ingegneristica, che si occupa di realizzare macchine pensanti, ovvero macchine e programmi che possano risolvere, in modo del tutto autonomo, vari problemi con il ragionamento. Tale ragionamento assumerà le vesti della riflessione di tipo logico, intelligente e soprattutto razionale. L’Intelligenza Artificiale parte da una domanda fondamentale: le macchine possono pensare? La risposta a tale domanda non può prescindere dalla definizione stessa di intelligenza.[46]
L’intelligenza umana si può riprodurre in un programma software, ovvero l’algoritmo che è il cuore dell’azione intelligente. Tutte le espressioni del nostro cervello (ragionamento, sentimento, piacere/dolore, ecc.) sono simulabili da algoritmi. L’implementazione hardware (il cervello nel caso dell’uomo) è irrilevante nel funzionamento della macchina. Le conseguenze notevoli mostrano che ogni algoritmo che mi rappresenta digitalmente è una mia copia indistinguibile (nelle procedure mentali). Alberto Carrara (2020)[47], sottolinea che: “L’umanità è entrata in una nuova era in cui la
potenza della tecnologia ci pone di fronte ad un bivio. Siamo gli eredi di due secoli di enormi ondate di cambiamento: la macchina a vapore, la ferrovia, il telegrafo, l’elettricità, l’automobile,
l’aereo, le industrie chimiche, la medicina moderna, l’informatica e, più recentemente, la rivoluzione digitale, la robotica, le biotecnologie e le nanotecnologie. È giusto rallegrarsi per questi
progressi ed entusiasmarsi di fronte alle ampie possibilità che ci aprono queste continue novità,
perché la scienza e la tecnologia sono un prodotto meraviglioso (…)”.
Per i professionisti della salute e dei servizi umani del governo, un operatore del caso può utilizzare le soluzioni di intelligenza artificiale per estrarre rapidamente le note del caso per concetti e problemi chiave a supporto dell’assistenza di un individuo. Le operazioni cliniche e i gestori dei dati che eseguono studi clinici possono utilizzare la funzionalità dell’AI[48] per accelerare le ricerche e la convalida della codifica medica, il che può aiutare a ridurre il tempo di ciclo per avviare, modificare e gestire gli studi clinici. Quando gli esperti in materia aiutano ad addestrare algoritmi di intelligenza artificiale per rilevare e classificare determinati modelli di dati che riflettono il modo in cui il linguaggio viene effettivamente utilizzato nel settore sanitario, NLP (natural language processing, elaborazione del linguaggio naturale) consente all’algoritmo di isolare dati significativi. Ciò consente ai responsabili del processo decisionale di trovare rapidamente le informazioni di cui hanno bisogno per prendere decisioni informate relative all’assistenza o al business.[49]
Si parla di riconoscimento facciale per il controllo passaporti, di riconoscimento vocale su assistenti virtuali come Alexa e Siri; ancora di auto senza conducente e di companion robot che si prendono cura degli anziani. Diventa difficile pensare ad un’area della nostra vita che non sarà presto influenzata dall’intelligenza artificiale, la tecnologia nascente basata sui dati.
L’IA figura in modo consistente anche nel settore sanitario. DeepMind di Google ha insegnato alle macchine a leggere le scansioni della retina con la precisione di un giovane medico esperto. Un progetto in corso finanziato dalla British Heart Foundation riguarda lo sviluppo di uno strumento di machine learning che consente di prevedere il rischio di infarto in base allo stato di salute. (…) La capacità del machine learning di raccogliere e gestire i big data sta alimentando la crescita dell’IA. Ospedali, centri di ricerca, aziende farmaceutiche e altre istituzioni sanitarie stanno adottando sempre più soluzioni basate sull’intelligenza artificiale. Software di riconoscimento vocale e sistemi di supporto alle decisioni cliniche migliorano la salute, l’assistenza e l’esperienza dei pazienti, supportano i medici e velocizzano la ricerca ed infine abbattono i costi.[50]
Vediamo che mentre l’intelligenza artificiale comprende tutti quei sistemi informatici in grado di eseguire le attività che normalmente richiedono l’intelligenza umana, come ad esempio la percezione visiva, il riconoscimento del linguaggio, il prendere decisioni etc. Viceversa, la Machine Learning (intelligenza computazionale) è la scienza che mette i computer in grado di apprendere ed imparare, senza essere stati programmati per questo. Si tratta di software basati su algoritmi matematici che simulano ragionamenti di tipo induttivo, imparando dai dati e generando modelli predittivi.
7.Tecnologia e innovazione nella sanità
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- A livello internazionale la “rivoluzione digitale” in ambito Salute ha creato una serie di aspettative elevate, che in Italia si intrecciano con l’urgenza di rimodellare e riorganizzare la rete assistenziale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), per rispondere da un lato alle caratteristiche emergenti di una nuova domanda di salute (…). Il nocciolo della questione riguarda in particolare la definizione degli obiettivi e della governance di sistema, per fare in modo che l’Agenda Digitale determini anche per il settore della Sanità non tanto la digitalizzazione dell’esistente, quanto piuttosto la riorganizzazione dei processi, funzionale all’adozione delle nuove tecnologie. Solo così l’Agenda Digitale potrà divenire uno dei motori di sviluppo del Paese. (…) già nel Patto per Salute 2014-2016, era stato sottoscritto dalla Conferenza Stato-Regioni il 10 luglio 2014. All’art. 15 si prevede che “al fine di conseguire gli obiettivi di efficienza, trasparenza e sostenibilità del Servizio sanitario nazionale attraverso l’impiego sistematico dell’innovazione digitale in sanità, il Governo e le Regioni concordano entro 30 giorni dalla stipula della presente Intesa, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, un ‘Patto per la Sanità Digitale”, ossia un piano strategico teso a rimuovere gli ostacoli che ne rallentano la diffusione e ad evitare realizzazioni parziali o non conformi con le esigenze della sanità pubblica. Tale Patto individua, in raccordo con le azioni previste nell’ambito dell’Agenda Digitale nonché delle vigenti disposizioni in materia di sanità digitale, specifiche priorità, analizza e propone modelli realizzativi di riferimento e strumenti di finanziamento, anche con l’attivazione di iniziative di partenariato pubblico-privato capaci di innescare un circuito virtuoso di risorse economiche destinate a finanziare gli investimenti necessari”.[51] L’Agenda Digitale Europea ha rappresento uno dei 7 pilastri della Strategia “Europa 2020”, che indica gli obiettivi per la crescita dell’UE fino al 2020. Lo scopo dell’Agenda Digitale è fare leva sul potenziale delle tecnologie ICT per favorire innovazione, progresso e crescita economica, avendo come obiettivo principale lo sviluppo del mercato unico digitale.[52] L’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) della Presidenza del Consiglio dei ministri mostra una evoluzione nei piani triennali ICT.
L’aggiornamento 2021-2023 del Piano rappresenta la naturale evoluzione dei tre Piani precedenti. Laddove la prima edizione (2017-2019) poneva l’accento sull’introduzione del Modello strategico dell’informatica nella PA e la seconda edizione (2019-2021) si proponeva di dettagliare l’implementazione del modello, il Piano triennale 2020-2022 era focalizzato sulla realizzazione delle azioni previste e sul monitoraggio dei risultati.
L’Agenzia per l’Italia Digitale, nel Piano Triennale per l’Informatica 2021-2023 [53]vuole rappresentare la naturale evoluzione della precedente edizione. In particolare:
- consolidando l’attenzione sulla realizzazione delle azioni previste e sul monitoraggio dei risultati;
- introducendo alcuni elementi di novità connessi all’attuazione PNRR e alla vigilanza sugli obblighi di trasformazione digitale della PA.
I principi-guida e le strategie perseguite dall’Agenzia per l’Italia Digitale 2021-2023, sono riassumibili come sotto riportato.
Tra le strategie troviamo:
- favorire lo sviluppo di una società digitale, dove i servizi mettono al centro i cittadini e le imprese, attraverso la digitalizzazione della pubblica amministrazione che costituisce il motore di sviluppo per tutto il Paese;
- promuovere lo sviluppo sostenibile, etico ed inclusivo, attraverso l’innovazione e la digitalizzazione al servizio delle persone, delle comunità e dei territori, nel rispetto della sostenibilità ambientale;
- contribuire alla diffusione delle nuove tecnologie digitali nel tessuto produttivo italiano, incentivando la standardizzazione, l’innovazione e la sperimentazione nell’ambito dei servizi pubblici.
Tra i Principi guida del Piano, troviamo:
- digital & mobile first per i servizi, che devono essere accessibili in via esclusiva con sistemi di identità digitale definiti dalla normativa assicurando almeno l’accesso tramite SPID;
- cloud first (cloud come prima opzione): le pubbliche amministrazioni, in fase di definizione di un nuovo progetto e di sviluppo di nuovi servizi, adottano primariamente il paradigma cloud, tenendo conto della necessità di prevenire il rischio di lock-in;
- servizi inclusivi e accessibili che vengano incontro alle diverse esigenze delle persone e dei singoli territori e siano interoperabili by design in modo da poter funzionare in modalità integrata e senza interruzioni in tutto il mercato unico esponendo le opportune API;
- sicurezza e privacy by design: i servizi digitali devono essere progettati ed erogati in modo sicuro e garantire la protezione dei dati personali;
- user-centric, data driven e agile: le amministrazioni sviluppano i servizi digitali, prevedendo modalità agili di miglioramento continuo, partendo dall’esperienza dell’utente e basandosi sulla continua misurazione di prestazioni e utilizzo e rendono disponibili a livello transfrontaliero i servizi pubblici digitali rilevanti secondo il principio transfrontaliero by design;
- once only: le pubbliche amministrazioni devono evitare di chiedere ai cittadini e alle imprese informazioni già fornite;
- dati pubblici un bene comune: il patrimonio informativo della pubblica amministrazione è un bene fondamentale per lo sviluppo del Paese e deve essere valorizzato e reso disponibile ai cittadini e alle imprese, in forma aperta e interoperabile;
- codice aperto: le pubbliche amministrazioni devono prediligere l’utilizzo di software con codice aperto e, nel caso di software sviluppato per loro conto, deve essere reso disponibile il codice sorgente.
Tra le tecnologie e le innovazioni in sanità troviamo il fascicolo sanitario elettronico, che costituisce uno degli elementi cardine dell’innovazione digitale in sanità, funzionale non solo all’attività di prevenzione e cura del singolo paziente ma alla programmazione sanitaria che deve assicurare livelli adeguati di prestazione in un quadro di sostenibilità economica. Fino a pochi anni fa la sanità digitale riguardava solo il mercato dei sistemi informativi e reti, mentre oggi si compone non solo del fascicolo sanitario elettronico, con annessa Infrastruttura Nazionale per l’Interoperabilità, ma di referti e cartelle cliniche dematerializzate, di prescrizioni elettroniche, di telemedicina, dell’utilizzo di app sanitarie, di softwares di interpretazione dei referti medici, di big data, di strumenti di raccolta dati passiva al fine di valutare gli effetti dei farmaci e l’andamento della patologia, di biosensori e prodotti come wearable e smartphone con fotocamere, microfoni, accelerometri, superfici touch e altri sensori che trasferiscono dati e utilizzano l’intelligenza artificiale. La digitalizzazione della sanità rappresenta uno dei settori di maggiore investimento previsto dal PNNR che, sommato al React EU (integrazione del Fondo Europeo di sviluppo regionale e del fondo sociale europeo per il finanziamento di iniziative di investimento in risposta alla crisi pandemica)[54].
(…) Il Fascicolo sanitario elettronico punta a consentire l’incremento della qualità e dell’efficienza dei servizi erogati in ambito sanitario (ad es. tramite processi di dematerializzazione o rivisitazione degli iter clinici ed amministrativi), il miglioramento dell’attività di prevenzione e profilassi, lo sviluppo dell’attività di ricerca e di programmazione sanitaria e la verifica della qualità delle cure. Lo stesso rientra tra gli interventi di innovazione e transizione digitale della Pubblica Amministrazione ma anche di diffusione della cultura digitale nel Paese. L’idea è quella di costruire uno strumento di condivisione e aggregazione delle informazioni e di tutti i documenti sanitari e sociosanitari relativi al cittadino. Ciò agevola in primo luogo l’assistito che può avere sempre a disposizione la propria documentazione sanitaria, in forma digitale, operando anche la prenotazione di visite o di analisi e visualizzando referti. Lo strumento agevola anche gli operatori sanitari nel curare meglio i cittadini e semplifica i rapporti tra assistito e medico curante. Il fascicolo manifesta, però, le sue massime potenzialità nella funzione di programmazione sanitaria (…). Il Fascicolo Sanitario Elettronico rappresenta uno dei cardini della sanità digitale insieme alle ricette elettroniche, alla telemedicina, alle app e a tutti quegli interventi, basati sull’impiego di tecnologie informatiche, che consentono di immagazzinare e scambiare informazioni, migliorare le attività di prevenzione, diagnosi e cura e di riorganizzare e potenziare i servizi. Attraverso il Fascicolo Sanitario Elettronico il cittadino ricostruisce la propria vita sanitaria, condividendola, se necessario, con il personale sanitario che lo ha in cura. Esso è definito dall’art. 12 del Decreto-legge n. 178 del 18 ottobre 2012 come “l’insieme dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi, riguardanti l’assistito”. Fino al 19 maggio 2020, data di entrata in vigore del Decreto-legge n. 34/20 (c.d. Decreto Rilancio), il Fascicolo comprendeva dati e documenti relativi alle sole prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Nazionale; da tale momento sono, invece, entrati a far parte del Fascicolo anche dati e documenti relativi a eventi clinici generatisi al di fuori del Servizio Sanitario. Nel Fascicolo Sanitario Elettronico oggi confluisce, quindi, l’intera storia clinica del paziente, generata dalle diverse strutture sanitarie, pubbliche e private, che lo hanno preso in cura.[55]
Tra le innovazioni tecnologiche in sanità, troviamo il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE)[56] che come lo definisce l’Agenzia per l’Italia Digitale è: “ lo strumento attraverso il quale il cittadino può tracciare e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendola con i professionisti sanitari per garantire un servizio più efficace ed efficiente. Le informazioni presenti nel Fascicolo del cittadino vengono fornite e gestite dalle singole regioni. Per approfondimenti, consultare la pagina dedicata ai Fascicoli regionali.”
L’Agenzia per l’Italia Digitale (AGDI) con una circolare del 3 settembre 2019 ha chiarito che il DL 18 ottobre 2012, n.179, ha istituito il Fascicolo Sanitario Elettronico e l’Infrastruttura nazionale per l’interoperabilità (INI) fra i fascicoli sanitari elettronici regionali. Diverse regioni virtuose si erano già attivate e in atto sono operative per quanto concerne la gestione regionale del Fascicolo Sanitario Elettronico. Con questa circolare l’AGDI ha chiarito che sta curando la progettazione dell’infrastruttura nazionale necessaria a garantire l’interoperabilità dei FSE regionali, la cui realizzazione è curata dal Ministero dell’Economia e Finanza (MEF) mediante il Sistema Tessera sanitaria[57].In questo scenario, vediamo come sottolinea Giovambattista Gaudino (2022)[58], sia importante conoscere La cartella clinica, la cartella clinica elettronica e il fascicolo sanitario personale. Egli mette in risalto che il Fascicolo Sanitario Personale includa:
“forme più complete di servizio che prevedono una qualche modalità di integrazione e di accesso in rete, su dati provenienti da applicazioni cliniche eterogenee. Queste varie forme vengono denominate genericamente Electronic Health Record”.
G. Gaudino[59], inoltre, mette in risalto la definizione di “Cartella Clinica” dettata dal Ministero della sanità: «la cartella clinica è lo strumento informativo individuale finalizzato a rilevare tutte le informazioni anagrafiche e cliniche significative relative ad un paziente e ad un singolo episodio di ricovero» e di come “oggi le informazioni che riguardano la salute del paziente siano raccolte sia attraverso lo strumento tradizionale cartaceo sia attraverso il formato elettronico, e le conoscenze e le organizzazioni attuali, nell’ambito del mondo sanitario, sono sempre più supportate da tecnologie che riguardano anche la materia documentale”.[60] La cartella clinica elettronica, dice che: “è un sistema informatico integrato al servizio del mondo sanitario che, attraverso la digitalizzazione della cartella clinica, consente la condivisione, l’aggiornamento e la visualizzazione delle informazioni cliniche e sanitarie del paziente, in modo semplice e veloce.”[61]
Infine, mette in risalto il fascicolo Sanitario Elettronico, ritenendo che:
“L’implementazione di sistema informativo per la realizzazione di un fascicolo sanitario personale richiede diversi interventi coordinati e simultanei su un territorio, sia esso relativo a un distretto, ad una ASL o a una regione”[62]. Il FSE, Fascicolo Sanitario Elettronico, raccoglie l’insieme dei “dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi” che riguardano tutti i cittadini assistiti dal SSN. Regolato già dal DPCM 179/2015, il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è diventato realtà grazie al cosiddetto Decreto Rilancio, il DL 34/2020, che ne ha reso automatica l’istituzione – prima vincolata ad una esplicita richiesta da parte del cittadino. Il fascicolo sanitario è tornato alla ribalta delle cronache nelle ultime settimane perché è una delle modalità per accedere al Certificato Vaccinale e Certificato Verde (Green Card). Attraverso il Fascicolo Elettronico Sanitario tutti i cittadini assistiti dal SSN possono consultare lo storico della propria vita sanitaria e condividerlo con medici e personale sanitario. La gestione del fascicolo sanitario personale dei cittadini spetta alle Regioni, che forniscono le informazioni in esso presenti e ne gestiscono dati, infrastruttura e sicurezza.[63]
Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è lo strumento attraverso il quale si può tracciare e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendola con i professionisti sanitari per garantire un servizio più efficace ed efficiente. Il FSE è l’insieme dei dati e delle informazioni cliniche che costituiscono la storia sanitaria personale, raccolti in formato digitale e in cui si possono trovare documenti di tipo sanitario, di tipo amministrativo e le prescrizioni mediche e farmaceutiche. All’interno del Fascicolo si possono compiere varie operazioni: dall’inserimento alla ricerca di documenti, alla verifica degli accessi e di tutte le operazioni che sono state compiute sul proprio Fascicolo nel corso del tempo. Il proprio FSE può essere arricchito, accedendo alla propria sezione “Taccuino del cittadino” dove si possono inserire autonomamente, le informazioni utili per completare il proprio quadro sanitario oltre a documenti clinici in tuo possesso, ad esempio documenti sanitari e socio-sanitari relativi a visite o esami fatti nel passato o in altri paesi o da strutture che non sono in grado di accedere al Fascicolo.[64] Per poter accedere al FSE (Sistema Pubblico di Identità Digitale), è necessario lo SPID o il CNS (Carta Nazionale dei Servizi – che può essere associata alla Tessera sanitaria).
8.Digtal health e le App di innovazione nei sistemi sanitari
Il termine e-Health è nato poco prima del 1999 nell’ambito del marketing di certe aziende tecnologiche (Intel, ad esempio, ne fa uso) per assonanza con il termine e-Commerce (ossia commercio elettronico) e altri “e-termini” allora molto popolari. L’idea era quella di dare un nome distintivo all’idea della convergenza del sistema sanitario con Internet. La possibilità per gli strumenti sanitari di poter sempre (o quasi) essere connessi con Internet ha portato anche alla creazione del termine inglese “Connected Health” (che in italiano si potrebbe tradurre con “salute in rete” o “sanità in rete”), per caratterizzare tutte quelle soluzioni che fanno della connessione alla rete, e in generale al cloud, il loro cardine principale. L’e-Health, anche chiamata digital health (e tradotta in salute digitale),è quindi il prodotto della rivoluzione tecnologica che si è avuta prima del 2000 con l’esplosione di Internet e in seguito con l’enorme diffusione dei dispositivi di nuova generazione connessi ad essa (chiamati collettivamente Internet delle Cose o Internet of Things, IoT, in inglese), quali: tablet, smartphone, smartwatch, fitness trackers, sensori indossabili (chiamati wearables) come i sensori del battito cardiaco, ecc. in aggiunta ai Personal Computer (PC), server e altri dispositivi ICT già largamente in uso da tempo in ambito sanitario. Questa rivoluzione ha abbracciato tutti i settori della vita quotidiana aprendo scenari che fino a qualche anno fa erano impensabili. Una delle caratteristiche chiave dei dispositivi IoT è la loro diffusione capillare. Esistono infatti nel mondo miliardi di smartphone, centinaia di milioni di tablet, centinaia di milioni di smartwatch e fitness trackers, ecc. Ciò comporta che soluzioni tecnologiche a vantaggio della salute umana che usino questi dispositivi possono raggiungere un’enormità di persone, seguendole nel loro vivere quotidiano anche in zone sperdute del pianeta. (…) Sia il termine e-health che il termine digital health sono termini generici “ombrello”, ossia molto ampi e flessibili. Si possono tradurre entrambi in italiano come “salute digitale”.[65] Grazie alle App di telemedicina i pazienti utenti sono in grado di gestire in autonomia alcuni aspetti della loro salute – si parla, a questo proposito, di empowerment del malato, ricevendo consulti e assistenza su come migliorare lo stile di vita o sulla corretta assunzione dei farmaci. I professionisti della salute, invece, sono in grado di garantire la fruizione di alcuni servizi sanitari a distanza attraverso l’uso di dispositivi di comunicazione utilizzati nella quotidianità, come smartphone, pc o tablet – supportati da una connessione dati performante. Lo scambio di informazioni e documenti – referti, immagini, video – potrà avvenire in sicurezza realizzando l’obiettivo di una continuità assistenziale più sicura in epoca di Covid-19, coniugando gli aspetti di qualità ed economicità del servizio sanitario.
Gli ambiti assistenziali nei quali la telemedicina può contribuire a migliorare la qualità dell’assistenza sono diversi. Il testo di riferimento per il nostro Paese è quello approvato lo scorso 17 dicembre dalla Conferenza Stato-Regioni che fornisce le “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina” cui le regioni e le province autonome devono attenersi nella gestione operativa delle prestazioni sul territorio. Il documento equipara le prestazioni in telemedicina a quelle tradizionali (in presenza) anche nell’ambito della sanità pubblica e identifica le principali applicazioni realizzabili.[66] Oggi, quindi, osserviamo come interconnesso con gli algoritmi di machine learning, si siano distinte le App per la salute nella tematica di qualità, dove accessibilità e universalità dovranno ancora solidificarsi. Certamente le App per la salute, si contraddistinguono per la loro funzionalità, orientate al miglioramento continuo della vita delle persone e dei pazienti.
Vediamo che Lenstore (2021)[67], ha condotto uno studio sull’uso delle App per la salute nel corso dell’anno 2020, dal quale si evince che sempre più persone si affidano al proprio smartphone per monitorare la propria salute.
Come viene riportato nell’articolo di: Di Roberta R (2021)[68].
“Il 2020 è stato l’anno in cui le App per il monitoraggio della salute hanno acquistato popolarittà. Prendersi cura della propria salute fisica è indubbiamente diventato più difficile da quando sono state introdotte le nuove misure di isolamento anti-COVID.”
Di Roberta R., riporta lo studio condotto da Lenstore sull’uso delle App per la salute nell’ anno 2000 in concomitanza con l’emergenza da covid 19. Da tale studio viene evidenziato che il picco massimo del loro uso si riferisce al mese di dicembre 2020.
In questo studio, vengono ripotati dei dati molto significativi sull’uso delle dieci App per la salute più utilizzate :
“A causa della chiusura forzata di palestre e piscine in tutto il mondo, le App per lo sport e l’attività fisica sono cresciute in maniera significativa. Le App più popolari tra gli italiani sono Strava e Fitbit. Entrambe aiutano a tenere sotto controllo il livello di attività fisica. Strava ha un totale di 700.000 download su Apple Store e 10.000.000 su Google Play, mentre Fitbit ne registra rispettivamente 500.000 e 50.000.000. Tra le App più usate dagli italiani vi sono anche due App per il monitoraggio dell’alimentazione nella top 10: MyFitnessPal e Yazio. La prima ha una valutazione 4,6 su iOS e 4,4 su Google, mentre la seconda ha un rating pari a 4,6 su entrambe le piattaforme.”
Tab.Nr. 6) Le dieci App più utilizzate in Italia[69]
La tabella 6) della ricerca sull’uso delle dieci App per la salute, mostra un maggiore utilizzo del Fitness e quella dell’alimentazione.
Come si legge su mobile world (2022)[70]:” Sono sempre più numerosi gli utenti che decidono di utilizzare le applicazioni per monitorare la salute e mantenere il benessere fisico e mentale. Alcune app disponibili nei dispositivi Android e iOS permettono infatti di vivere meglio, tenendo sotto controllo diversi parametri e scoprendo tanti utilissimi esercizi”. Tra le App della salute, quindi, troviamo:
- Google Fit (Android e iOS): Una tra le applicazioni per monitorare la salute più utilizzate è Google Fit (disponibile per Android e iOS). Alcune funzionalità (tra cui i Punti cardio) sono state realizzate in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’American Heart Association (AHA). L’applicazione consente di monitorare in tempo reale l’attività fisica con statistiche relative a corse, camminate e giri in bici. Diversi parametri vengono ottenuti grazie ai sensori dello smartphone e ai cardiofrequenzimetri dello smartwatch con Wear OS.
- Strava (Android e iOS): Compatibile con smartphone e dispositivi indossabili, Strava è un’applicazione per il fitness molto apprezzata dagli sportivi. Questo software consente di scoprire diverse statistiche, tra cui distanza, passo, velocità, dislivello del percorso e calorie bruciate durante o dopo l’attività sportiva.
- Fitbit (Android e iOS): L’applicazione Fitbit (vedi per Android e per iOS), grazie ai dati raccolti con lo smartphone e i dispositivi indossabili, offre agli utenti un quadro completo della propria situazione. Questo strumento può monitorare i passi, la distanza, migliorare le corse, camminate, escursioni, registrare gli esercizi e molto altro. Utilizzando un tracker compatibile è anche possibile controllare il battito cardiaco.
- YAZIO (Android e iOS): YAZIO (per Android e iOS) è un’applicazione che aiuta gli utenti a creare un diario alimentare e contare le calorie. È dunque possibile impostare gli obiettivi alimentari e tenere traccia dei risultati, grazie anche a un comodo grafico. Incluse anche più di 1.000 ricette per preparare cibi deliziosi e salutari.
- Nike Training Club (Android e iOS): App per la salute e il benessere. Questa applicazione offre agli utenti diversi allenamenti, dalle sessioni cardio alle lezioni di yoga, da provare direttamente a casa.
- Daily Yoga (Android e iOS): praticare yoga assicura diversi benefici: una postura migliore, una maggiore flessibilità, tonificazione dei muscoli, migliora l’umore e molti altri. Daily Yoga (disponibile per Android e iOS) include oltre 100 lezioni di yoga e meditazione. I principianti potranno scoprire una serie di tutorial che permette di avvicinarsi a questo mondo, mentre i professionisti avranno l’opportunità di perfezionare le proprie tecniche.
- Headspace (Android e iOS): ricca di funzionalità, con un’interfaccia utente intuitiva e con piccole sessioni di meditazione quotidiane, Headspace (qui per Android e qui per iOS) è un’ottima applicazione freemium (che offre alcuni contenuti gratuiti, ma è necessario sottoscrivere un abbonamento per scoprire l’esperienza completa) con cui eliminare ansia, stress e migliorare il riposo. Gli strumenti inclusi all’interno dell’applicazione, ideati da esperti del settore, sono utili per concentrarsi, respirare e mantenere la calma.
- La Mindfulness App (Android e iOS): offre corsi e meditazioni guidate per eliminare lo stress, l’ansia e dormire meglio. Sia i principianti che gli esperti di meditazione potranno scoprire numerose utilissime attività. Non mancano le statistiche personalizzate che permettono di verificare i progressi.
Inoltre, troviamo altre numerose App nei sistemi di salute. Altre forme interessanti, risultano quelle per le farmacie:
- App per smartphone: applicazione personalizzata della farmacia per dispositivi Apple ed Android contenente tutte le informazioni aggiornate della farmacia e molte funzioni interattive.
- Prenotazioni: di prodotti e farmaci da ritirare in farmacia con invio di foto della ricetta e delle confezioni tramite l’applicazione.
- Eventi e turni: tutte le iniziative e gli eventi della farmacia sempre aggiornati. Pubblicazione dei turni notturni e festivi delle farmacie di zona.
- Notifiche push: per mantenere sempre aggiornati i clienti su offerte, coupon, iniziative ed aperture straordinarie della farmacia.
- Digital manager: supporto nella gestione dei contenuti, nell’aggiornamento dell’app e nella condivisione sui social della farmacia.
Tab. Nr. 7) Scaricare App di Demo[71]
Naturalmente, oltre ai vantaggi per le persone/clienti, troviamo vantaggi anche per i farmacisti[72]/fornitori:
- Innovazione: un nuovo canale di comunicazione esclusivo tra cliente e farmacista.
- Fidelizzazione: la farmacia più vicina è quella in tasca al cliente, sempre a portata di mano.
- Comunicazione: per tenere sempre aggiornato anche chi non entra spesso in farmacia.
- Più servizi: prenotazione farmaci e consultazione turni sono due funzioni molto gradite dai clienti.
- Più accessi: richiama più clienti in farmacia grazie a coupon, offerte e notifiche push.
- Poco tempo: grazie ai servizi di supporto l’aggiornamento è semplice e richiede poco tempo.
Ricordiamo anche l’importanza del Bracciale Smart per Teleassistenza anziani, dove risulta inclusa l’App Seremy, utile per monitorare da remoto i famigliari che indossano il bracciale. Si possono ricevere le richieste di aiuto ed allarmi automatici, verificare lo stato di benessere ed è possibile localizzare la posizione della persona che lo indossa, da qualunque distanza. Questo bracciale Smart, risulta uno strumento tecnologico per la sicurezza dei familiari più fragili.
Tab. Nr. 8) Il bracciale smart per la sicurezza dei familiari più fragili
Fonte: https://www.seremy.it/
Tab. Nr. 9) App Seremy per monitorare da remoto i famigliari che indossano il bracciale
Fonte: https://www.seremy.it/
Possiamo, inoltre, ricordare l’App per il Green Pass che, ormai noi tutti conosciamo:
Tab. Nr.10) Green Pass Tab. Nr. 11) App IO dei servizi Pubblici
Fonte: Fonte:
https://focus.namirial.it/come-scaricare-il-green-pass/ https://www.aranzulla.it/come-funziona-app-io-1263442.html
L’App IO[73] è il pilastro della strategia del Governo italiano per la cittadinanza digitale ed è scaricabile gratuitamente su App Store e Google Play per dispositivi iOS e Android. E’ il risultato di un progetto open source coordinato dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale, in collaborazione con PagoPA S.p.A ed incarna l’obiettivo di mettere a disposizione di Enti e cittadini un unico canale di accesso a tutti i servizi pubblici digitali. L’applicazione è stata realizzata sulla base sulla base dell’art. 64-bis del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) e permette di interagire facilmente con diverse PA, locali o nazionali, direttamente dal proprio smartphone. L’App IO, una volta scaricata e installata l’applicazione sul proprio smartphone bisogna registrarsi con le credenziali SPID o, in alternativa, con la Carta d’Identità Elettronica (CIE). Dopo il primo accesso è possibile attivare l’identificazione tramite PIN o riconoscimento biometrico (impronta digitale o riconoscimento del volto). L’applicazione, che risponde ai requisiti previsti dal Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR) e dal Codice privacy italiano, permette di ricevere messaggi, avvisi e comunicazioni da qualunque Ente pubblico. La lista degli Enti nazionali e locali che utilizzano IO è in costante aggiornamento con il dettaglio dei servizi già a disposizione dei cittadini. Tra i principali troviamo: ACI, Agenzia delle Entrate, Inail, INPS, Istat, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali , Ministero dell’Interno, Ministero dell’Istruzione, Ministero della Salute , Ministero dell’Economia e delle Finanze[74] Da questa vision si noti come le App per la salute registrate sui propri iPhone, segnano una notevole vantaggio dei cittadini sia in termini di user experience che di velocità e reattiva ai comandi che si eseguono.
9.L’Osservatorio della digital innovation in sanità
L’Osservatorio Sanità Digitale, si pone gli obiettivi di: “sviluppare analisi e ricerche che aiutino i decision-maker del settore ‘Salute’ nello sviluppo dell’innovazione basata anche sulle tecnologie digitali; creare cultura, comunicare e diffondere la conoscenza sui temi dell’Innovazione Digitale in Sanità tra le Istituzioni, le strutture sanitarie, i professionisti sanitari, i pazienti, ecc; creare occasioni di incontro e di confronto tra i vari stakeholder del settore Salute in un contesto pre-competitivo, promuovendo una migliore collaborazione fra i diversi attori. La Ricerca 2021-2022 sull’Innovazione Digitale in Sanità, mostra i seguenti obiettivi: “fornire una stima della spesa per la Sanità digitale, evidenziandone i principali trend in atto; analizzare la maturità e il livello di diffusione delle tecnologie digitali riguardanti la “Connected Care” nel percorso di salute del cittadino che va dalla prevenzione alla cura e al follow-up (es. Servizi Digitali al Cittadino, Cartella Clinica Elettronica, Artificial Intelligence, ecc.); approfondire il tema del procurement dell’innovazione digitale in sanità e di come sfruttare al meglio le risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR); analizzare il tema della co-production dei servizi sanitari; approfondire i nuovi modelli organizzativi di assistenza territoriale e il ruolo che può avere il digitale e, in particolare, la Telemedicina; analizzare le modalità di comunicazione tra cittadino-paziente e professionisti sanitari (medici, infermieri, ecc.), anche attraverso canali digitali; approfondire quali sono le competenze che i professionisti sanitari dovranno sviluppare per la Sanità digitale, in base a quanto definito nel PNRR; analizzare il tema della gestione e valorizzazione dei dati in Sanità, con un focus sugli ultimi sviluppi relativi al Fascicolo Sanitario Elettronico.La Ricerca dell’Osservatorio si basa su un’analisi empirica che, attraverso survey e studi di caso, coinvolge ogni anno circa 200 attori tra CIO, Direttori Generali, Direttori Amministrativi, Direttori Sanitari e Socio Sanitari, a cui si aggiungono referenti regionali, Medici di Medicina Generale, Medici Specialisti, Infermieri, Pazienti e un campione statisticamente rappresentativo di cittadini italiani”[75]. La diffusione degli strumenti digitali in ambito sanitario, sotto la spinta della pandemia, ha accellerato la conoscenza e l’uso da parte della comunità e dei professionisti al fine di assicurare i percorsi di continuità assistenziale. Vediamo che l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità, si posto l’obiettivo di:“analizzare e promuovere il ruolo delle tecnologie digitali a supporto del miglioramento e dell’innovazione del sistema sanitario”[76], con l’intendo di costituire un punto di riferimento permanente per i decision maker, in particolare per la Direzione Strategica, i Chief Information Officer, i professionisti sanitari e tutti gli attori e le Istituzioni che operano nel settore sociosanitario, affinché possano sfruttare il potenziale innovativo di queste tecnologie.
10.Le App della sanità digitale
Le App della sanità digitale supportano la gestione dell’assunzione di farmaci, aiutando il paziente all’autocura guidata, ma anche tracciando il suo stato di salute. Aiutano nel ricordare il calendario programmato e vengono ricevute delle notifiche per ricordare gli appuntamenti di salute.Nelle terapie più complesse, si può attivare il teleconsulto sociosanitario, ovvero di una consulenza tra uno più specialisti a distanza. Troviamo, inoltre la televisita consente il collegamento con un medico ed esporre eventuali sintomi, acquisire i parametri vitali e ricevere una formulazione di una diagnosi e l’eventuale terapia. Inoltre, troviamo la telecoperazione sociosanitaria, nei casi in cui è richiesta una sinergia in tempo reale ed in attività di soccorso. Va sottolineata anche la teleassistenza, che fa riferimento alla presa in carico del paziente da remoto, soprattutto delle persone fragili e svantaggiate. In particolare, si tratta della possibilità di attivare un servizio di supporto a domicilio. Essa rappresenta uno dei pilastri di continuità assistenziale. Inoltre, troviamo il telemonitoraggio: “In questi casi è prevista l’acquisizione (in continuo oppure a intervalli stabiliti) dei parametri vitali del paziente domiciliare. Tramite l’uso combinato di un dispositivo medico indossabile e un’App per smartphone, tablet o PC, i soggetti, solitamente affetti da malattie croniche come diabete o cardiopatia, possono essere monitorati con continuità dai servizi territoriali. L’acquisizione e trasmissione di parametri quali la pressione arteriosa, l’ossigenazione del sangue, la glicemia, ma anche il peso, la curva lipidica e la massa grassa potrà essere automatizzata, attraverso i wearable, oppure compiuta in autonomia dal paziente o, ancora, realizzata da un operatore sanitario a domicilio. Nel caso in cui la rilevazione sia automatizzata, è previsto che l’App invii allarmi all’operatore sanitario di riferimento nel caso in cui i dati rilevati si discostino dai limiti prefissati, attivando immediatamente i soccorsi. Diversi studi confermano la validità di questi servizi nel ridurre ricoveri in urgenza e ospedalizzazioni.”[77] Infine, troviamo il telecura, App che consente di: “pianificare, gestire e coordinare da remoto le attività di assistenza domiciliare e le prestazioni infermieristiche, integrandole nel P.A.I. ovvero il Piano Assistenziale Individualizzato stilato dallo specialista di riferimento o dalle ASL. Quest’ultimo è un programma terapeutico che comprende una serie di interventi personalizzati utili a soddisfare i bisogni del paziente (soprattutto se anziano e fragile) migliorandone l’autonomia residua”.[78]Come scrive Marshall McLuhan[79]: “Nel regime della tecnologia elettrica il compito dell’uomo diventa quello di imparare e di sapere; tutte le forme di ricchezza derivano dallo spostamento d’informazione”. Oggi vediamo come eHealth e trend digitale per il supporto alle persone, sia stato di notevole aiuto durante la pandemia. Il paradigma One Health vuol dire riconoscere che la salute delle persone e dell’ecosistema sono legata indissolubilmente e che servono approcci e sforzi globali per “progettare e implementare programmi, politiche, norme e ricerche in cui diversi settori cooperino per raggiungere migliori risultati per la salute pubblica” (WHO). La realizzazione di tale paradigma deve necessariamente passare attraverso l’uso competente e consapevole della leva digitale. One health diventa l’unico paradigma possibile per favorire una fattiva collaborazione interdisciplinare e multidisciplinare in favore della nostra comunità sociale.
CONCLUSIONI
In un periodo di grande incertezza come quello attuale, causato da eventi epocali e imprevisti, è necessaria una riflessione sul lavoro sociosanitario, soprattutto in un’ottica di integrazione sociale e sanitaria. Per quanto riguarda l’Italia, nel periodo della prima diffusione della pandemia Covid-19, nel primo blocco e nel successivo periodo cosiddetto post-covid, si è reso necessario per garantire i bisogni sanitari e sociali per supporto, cura e ascolto attivo di persone che hanno espresso un bisogno fisico, psichico e sociale, richiamare l’attenzione sulla dimensione del benessere globale della persona a vari livelli: istituzionale, manageriale, professionale, multidimensionale, etico e deontologico. per questa ragione, con l’aiuto delle tecnologie, è stato possibile attivare un lavoro di rete sociosanitario, grazie ad una rete esistente territoriale che unendo le proprie forza, le proprie personalità, sono state coese ed hanno cercato e trovato nuove metodologie per proseguire le attività di aiuto per il benessere di salute comunitario attraverso l’istituzione dello sportello “AscolTIAMOCI” per il quale senza la tecnologia digitale non sarebbe stato possibile la sua realizzazione.
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- Decreto Lgs. 833 del 23 dicembre 1978, “Istituzione del servizio sanitario nazionale” ↑
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- Fonte: Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, La Riforma Digitale per Innovare l’Italia, Consuntivo di legislatura 2001–2006 Linee guida legislatura 2006-2011, p. 03 ↑
- Gianluca Polifrone, “Sanità digitale: prospettive e criticità di una risoluzione”, Ed. LSWR, 2019 ↑
- Cfr De Masi D., La distanza che non c’è: la dimensione virtuale dei nuovi lavori, tratto da VALERIANI G., Incontri sulla comunicazione d’impresa, Calamo, 1996, pag.21 e seg. ↑
- Cfr Depolo M., Sarchielli G. (a cura di), Psicologia dell’organizzazione, Il Mulino, Bologna 1991, pag.12 ↑
- Invernizzi e Mazzei, 1977 Cit. p.162 in Op. di Giovanni Costa e Paolo Guitta, Organizzazione Aziendale, Ed. McGraw-Hill, Milano,2004 ↑
- Barnard 1938, p. 193 in Cit. p.162 in Op. di Giovanni Costa e Paolo Guitta, Organizzazione Aziendale, Ed. McGraw-Hill, Milano,2004 ↑
- Maggi e Albano 1996Cit. p.162 in Op. di Giovanni Costa e Paolo Guitta, Organizzazione Aziendale, Ed. McGraw-Hill, Milano,2004 ↑
- In Op. cit. ↑
- A. Cocozza,” Direzione risorse umane” in op cit.,pp.166-167 ↑
- Ibidem, pp.168 ↑
- Ivi, pp.171 ↑
- Antonio Cocozza, “Direzione risorse umane” in cit. Invernizzi,2003 ↑
- A.Cocozza, “Direzione risorse umane” in op cit., pp.171-172 ↑
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- A.Cocozza, “Direzione risorse umane” in op cit., p. 183 ↑
- Ivi, In Op. cit. “Direzione risorse umane” in op cit.,p.185-186 ↑
- Ibidem ↑
- Ivi.,p.227 ↑
- A. Cocozza, p. 72 in Op. citata ↑
- A.Cocozza,” La riforma rivoluzionaria”, Ed. Franco Angeli, Milano,2005 p. 73 ↑
- Rugiadini,1979 in cit. p. 163 Op. di Giovanni Costa e Paolo Guitta, Organizzazione aziendale, Ed. McGraw-Hill, Milano,2004 ↑
- Klenin,1056 in cit. p. 164 Op. di Giovanni Costa e Paolo Guitta, Organizzazione aziendale, Ed. McGraw-Hill,Milano,2004 ↑
- Op. Cit.di Giovanni Costa e Paolo Guitta, Organizzazione aziendale, Ed. McGraw-Hill,Milano,2004 p. 164 ↑
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- https://www.osservatori.net/it/ricerche/osservatori-attivi/sanita-digitale – Ricerca 2021-2022 sull’Innovazione Digitale in Sanità.
La ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità è il punto di riferimento per tutti gli attori del settore sanitario da quindici anni. La Ricerca dell’Osservatorio si basa su un’analisi empirica che, attraverso survey e studi di caso, coinvolge ogni anno circa 200 attori tra CIO, Direttori Generali, Direttori Amministrativi, Direttori Sanitari e Socio Sanitari, a cui si aggiungono referenti regionali, Medici di Medicina Generale, Medici Specialisti, Infermieri, Pazienti e un campione statisticamente rappresentativo di cittadini italiani. ↑
- Prof. Angelo Giuseppe Orofino “L’informatizzazione delle pubbliche amministrazioni”, Slides School Of Management, Master MADIMAS, Università Telematica LUM, 2022 ↑
- Fonte: Osservatori.net digital innovation – Courtesy of: Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano. ↑
- E. Brenna, La valutazione economica delle nuove tecnologie in sanità, cit., 897 ss. Sull’argomento, si veda nella letteratura medica A. Ippolito A, M. De Falco, M. Triassi, A. Di Lieto, A cost study of prenatal telemedicine, in J. Telemed Telecare, 2003, fasc. 9, 288 ss. – cit. in “La telemedicina per lo sviluppo della sanità del mezzoggiorno: una introduzione giuridica”di Antonio Leo Taraschi. ↑
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