Redazione- Giovedì 24 ottobre scorso, presso le sale della libreria Ubik di Olbia, è avvenuta la presentazione del libro “Un lungo addio” della scrittrice Mylene Fernandez Pintado. Curatrice dell’incontro e del dialogo con l’autrice è stata Nivia Iglesias, amica e conterranea.
Mylene Fernandez Pintado nasce a L’Avana, capitale di Cuba nel 1963, pochi anni dopo l’avvio della rivoluzione di Fidel Castro. Il suo destino, come quello di molti altri suoi conterranei è inevitabilmente legato alla storia dell’isola, così tanto amata ma anche così travagliata.
Avvocato di formazione, inizia a scrivere quando, divenuta madre, trascorre molto tempo fra le mura domestiche nell’accudimento del figlio e del focolare. Si autodefinisce “insaziabille” lettrice fin dalla prima infanzia e ritiene che la propria narrativa sia “debitrice esclusivamente” delle letture che hanno arricchito la sua esistenza.
Ha studiato per due anni Architettura. Poi, compreso che quel corso di studi non corrispondeva alle sue inclinazioni, ha cambiato facoltà. Laureatasi in Giurisprudenza, inizia a lavorare presso l’Istituto Cubano dell’Arte e dell’Industria Cinematografica come consulente legale e poi come consulente editoriale. Comincia a scrivere per caso: ascoltando alla radio un po’ di musica classica, segue la promozione di un concorso di narrativa breve. Si iscrive e nasce il suo primo racconto, “Anhedonia”. Lei, Mylene, allora sconosciuta, vince il concorso. Successivamente da “Anhedonia” è stato realizzato un cortometraggio in Messico.
Ha pubblicato racconti e romanzi tradotti in molte lingue. Ha vinto numerosi e prestigiosi premi letterari non solo in America Latina, dove le sue opere sono lette in tv e nelle radio, quanto anche negli Stati Uniti d’America e in Europa. Il suo primo romanzo, “Altre preghiere esaudite”, pubblicato a Cuba e in Italia, ha vinto il Premio Italo Calvino (ARCI-UNEAC) nel 2002 e il Premio della Critica Letteraria 2003. E’ diviso in tre parti come un biglietto aereo: L’Avana-Miami-L’Avana, città in cui si svolge la narrazione.
Alcune sue opere sono state narrate al cinema, alla radio e alla televisione, a Cuba e in Messico. In esse molti sono i riferimenti a capolavori della letteratura universale, a films o alla musica.
Ad Olbia, nel 2021, durante il periodo pandemico la curatrice Nivia Iglesias e
l’animatrice d’Infanzia Cristina Lodi hanno presentato e trasmesso on-line nel
Laboratorio di lettura per bambini in lingua spagnola due racconti di Mylene
Fernandez Pintado, “Sprungli” e “Mr. Green”, tratti dal libro “4 non blondes”. Il
laboratorio è nato dal progetto “Leggiamo in tutte le lingue del mondo” della
Biblioteca Civica Simpliciana di Olbia, in cui N. Iglesias e C. Lodi hanno curato “La mochila del viajero” con storie provenienti da diversi paesi hispano-parlanti.
Il tema dell’emigrazione è uno dei suoi principali argomenti letterari. Come Nivia Iglesias, Curatrice dell’incontro, afferma: la scrittrice è difficilmente inquadrabile, dati i vari temi trattati nella sua narrativa, seppur tutti riconducibili all’amata Cuba. Mylene Fernandez Pintado è un’autrice poliedrica, che coglie le tante sfaccettature della Letterata Cubana Contemporanea: letteratura delle migrazione (futuro), dell’esilio (nostalgia del passato), dell’etnia (rappresentazione stereotipata dell’isola). E’ dunque scrittrice di frontiera, poiché voce che supera le frontiere fisiche; è scrittrice della diaspora con l’angoscia della separazione e degli addii di uomini e di donne che partono dal loro paese e che a volte tornano …. ma altre volte no, pur mantenendo un profondo legame affettivo e culturale con il paese natale; scrittrice nostalgica.
Nel novero degli scrittori cubani è fra i pochi residenti nell’isola ad essere pubblicata negli Stati Uniti d’America. Nelle sue narrazioni incontriamo la Cuba contemporanea, ritratta con umorismo e lucidità, attraverso cui inevitabilmente trapelano sentimenti contraddittori: ricordi amari, nostalgia, desiderio di rientro in patria, poi deluso da un luogo del cuore che non c’è più, poiché tutto cambia. Muta e si trasforma la natura rigogliosa dell’isola ma mutano e si trasformano anche i cuori. Le persone familiari di un tempo non sono più quelle lasciate: “Un lungo addio”, addio che si vuole scongiurare ma che non è possibile rinviare. Finissima è la sensibilità dell’autrice. Sebbene sia donna cosmopolita, avendo viaggiato molto fin dall’infanzia in quanto figlia di diplomatici, è fortemente legata alla terra natale, alla terra della propria infanzia, né riesce a reciderne il cordone ombelicale.
Come tanti cubani, ha vissuto la diaspora degli anni Novanta e con loro ha condiviso la quotidianità della fatica nell’adattamento ad un ambiente ‘totalmente altro’, i sogni, le speranze, l’angoscia, la tristezza. Ad ogni rientro a Cuba: lo shock.
Cuba, oltre che luogo del cuore dell’autrice, è anche terra che accoglie. Fernándo Ortíz, importante antropologo e etnografo cubano, il quale ha affrontato la questione della costruzione dell’identità nazionale a partire dallo studio dei flussi migratori, ritiene Cuba terra di immigrati ed emigrati, definendola con la metafora gastronomica del “ajiaco”, ossia il “minestrone”. Infatti nella prima metà del secolo scorso l’isola ha accolto gruppi etnicamente, socialmente e culturalmente eterogenei. All’iniziale, importante immigrazione ispanica, con vari gruppi etnici, si è aggiunta l’immigrazione cinese, afro-haitiana e giamaicana, yucateca e di altri paesi europei… gruppi etnici eterogenei che coesistono ed interagiscono con la popolazione creola, tanto che Ortiz ha introdotto il concetto di “transculturacizione”, ovvero “trasculturazione”, a significare che i passaggi e le influenze da un tipo di cultura all’altro costituiscono punto di partenza per la ricerca di varie forme di espressione dell’identità cubana e delle sue manifestazioni.
A Cuba, a L’Avana nasce ogni ispirazione letteraria dell’autrice: inizialmente è un manoscritto che, una volta a Lugano, viene completato. E’ una donna semplice Mylene, molto cordiale, silenziosa ed esplosiva con la penna, capace di indagare, scrutare a fondo l’anima e la psicologia dei suoi personaggi.
Oggi si divide tra L’Avana e Lugano. In famiglia è l’unica ad avere ancora un legame profondo con Cuba dove ritorna come “una specie di sentinella”, testimone oculare del continuo divenire dell’isola caraibica. Isola che non trova pace. “Sentinella letteraria” la definisce la “Los Angeles Review of Books”, poiché depositaria delle storie di Cuba: storie di appartenenza, di passione, di struggimento e di privazione.
Quella di Mylene Fernandez Pintado è considerata “letteratura femminile”, sebbene l’autrice si sia calata anche in personaggi maschili di cui ha abilmente ritratto il profilo psicologico. Quella di Mylene Fernandez Pintado è “letteratura femminile” in quanto espressione di una donna cubana acculturata, che ha studiato, che si è inserita in un contesto professionale ambito, pur rimanendo fedele alle proprie responsabilità familiari.
Mylene è la rappresentazione vivente della donna cubana che fu determinante nel processo rivoluzionario e di emancipazione post 1959, sebbene allora non siano stati dati adeguati risalto e riconoscimento all’impegno profuso da quelle donne. Il loro riscatto invece si evince da “Estatuas de sal”, antologia di racconti ed altro, pubblicata nel 1996: libro di narrativa breve di scrittrici cubane. La sua pubblicazione ha rappresentato un grande evento per la Letteratura Cubana poiché ha recuperato autori quasi sconosciuti, residenti in altri paesi o che avevano persino smesso di pubblicare. E’ un libro indispensabile non solo per comprendere che cosa significhi “letteratura femminile”, quanto per lo spirito inclusivo che lo distingue, riferimento per l’opera di autori cubani di diversi periodi. L’antologia “Estatuas de Sal” ha determinato l’ingresso dell’autrice Mylene Fernandez Pintado nel mondo letterario e l’ha collocata nella Letteratura femminile cubana.
In Italia la “letteratura femminile” cubana arriva tardi a causa di contingenze storiche e politiche e “Rumba senza palme né carezze” è la prima raccolta di storie di donne scritta da sole donne, tra cui Mylene Fernandez Pintado. E’ stata curata da Danilo Manera, pubblicata nel 1996 da Besa, successivamente da Feltrinelli.
Più tardi è stato Marco Tropea, editore di Leonardo Padura Fluentes, a dare vita ad un importante catalogo di Letteratura Cubana.
F.to Gabriella Toritto