” HERRADE DI LANDSBERG ” – PROF.SSA GABRIELLA TORITTO

Redazione- Un’altra donna del XII secolo, anche lei tedesca e operante negli stessi anni di Ildelgarda di Bingen, è Herrade di Landsberg.

Nasce in Alsazia fra il 1125 e il 1130. E’ una monaca timorata di Dio, pia, intellettuale ed esempio di vita. Si dedica alla cultura, contrastando quell’ideale di donna dell’Età di Mezzo come debole, destinata a tradursi in una qualsiasi totale mancanza di iniziativa.

Herrade di Landsberg è invece esempio di donna fine, colta, dotata di una preparazione che le consente di leggere ed utilizzare fonti latine, opere della Patristica, nonché la Bibbia, sia il Vecchio sia il Nuovo Testamento, le vite dei Santi e dei Martiri, che dimostra di sapere padroneggiare con grande competenza.

La presenza di tale altra fine intellettuale anche in terra germanica ci fa pensare che nel XII secolo la rinascita degli studi e delle lettere sia stata ampiamente diffusa tanto da giungere non di rado anche negli ambienti monastici femminili e in terre di tradizione germanica dove il latino, lingua degli antichi Romani, fu utilizzata per scrivere e per essere letta e compresa da un pubblico non ampio ma certamente attento e qualificato.

La studiosa Herrade scrive in latino una composizione intitolata “Hortus deliciarum”, ossia Il giardino delle Delizie, opera di carattere enciclopedico che la Badessa compone fra il 1175 e il 1185, dopo essere stata posta a capo del monastero di Landsberg, vicino Strasburgo.

“Hortus” è inizialmente racchiuso in un manoscritto di 255 fogli di grande formato, accompagnato da 69 fogli più piccoli comprendenti anche illustrazioni miniate (probabilmente dalla stessa autrice), la quale si avvale delle miniature per meglio insegnare alle monache il contenuto del suo lavoro.

“Il giardino delle delizie” è considerata una vera e propria summa del sapere, un genere molto in voga sia nel XII che nel XIII secolo. L’opera, in seguito ad un incendio, è giunta a noi incompleta delle illustrazioni, sebbene successivamente alcuni abbiano voluto ricostruirle. Esse tuttavia non sono le originali.

L’incendio ha luogo nel 1870 nella biblioteca di Strasburgo e manda in fumo il famoso codice di Herrade di Landsberg, completo di testi e miniature. La ricostruzione dell’opera è stata possibile attingendo da alcune copie che nel frattempo circolavano in alcune importanti biblioteche d’Europa.

Le miniature, così come si legge nell’edizione critica voluta da A. Straub e G. Keller, e pubblicata a spese della stessa Società per la Conservazione dei monumenti storici di Alsazia, uscita fra il 1879 e 1899, servivano ad “opus explanandum”, ossia la loro valenza aveva un carattere pedagogico e integrativo del lavoro di Herrade per spiegare e illustrare meglio, a coloro che non possedevano il perfetto uso della lettura, il contenuto dell’opera.

Sembrerà strano ma Herrade è stata capace (al pari di ben più noti storici dell’antichità) di informare anche sull’uso delle armi, degli oggetti agricoli nelle terre germaniche a lei contemporanee.

“Hortus” è molto apprezzato ancora oggi per il contributo dato alla storia delle scienze, della letteratura, dell’arte, dell’abbigliamento, delle armi e dei costumi del Medioevo, con particolare riguardo alle tradizioni della Germania del XII secolo.

Ricchi di particolari sono i disegni che illustrano la ruota del frantoio, le armi, i vestiti. Interessante è la successione dei ritratti di monache con le loro lunghe tonache e gli ampi e pesanti mantelli che di certo servivano a riparare dalle rigide temperature all’interno dei chiostri alsaziani.

Di quelle monache non è dato osservare i lineamenti del volto, mentre si può apprezzare l’eleganza del loro portamento: figure snelle, seppur non molto alte, di certo armoniose, a riprova che quelle converse provenivano da famiglie nobili ed agiate.

L’opera è ricca di citazioni bibliche e riporta anche le omelie delle celebrazioni eucaristiche cui Herrade assisteva. Come altre opere importanti di quel tempo, anche “Hortus” utilizza argomenti di carattere escatologico, tratti dai Padri della Chiesa.

“Hortus deliciarum” costituisce una delle fonti più sicure per lo studio delle tecniche dell’età feudale e, contemporaneamente, risulta essere un documento importante della cultura ecclesiastica dell’epoca, praticata in un centro monastico alsaziano del XII secolo.

L’autrice è di non comune formazione culturale e di sicura personalità, ancora una volta valido esempio di donna che è riuscita a ricavarsi uno spazio nella fondazione religiosa chiamata a dirigere ed è stata capace di lasciare a noi posteri una durevole traccia della sua preparazione culturale, del suo spirito indomito, che ci ha rappresentato con dottrina e con levità la realtà religiosa e culturale di un’età complessa, quella appunto del Medioevo, fatta di ombre e di luci, in cui ancora una volta una donna, valida e colta, ha avuto la possibilità di lasciare traccia indelebile del suo passaggio e del suo ingegno.

F.to Gabriella Toritto

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