COMPENDIO DI RENATO LEBAN, TRATTO DALLA BIOGRAFIA DI LUDWIG II DI BAVIERA DA SCRITTO ORIGINALE DI JEAN DES CARS

Re Ludwig II di Baviera

Redazione-  Questo re dal destino tragico nasce nel castello di Nymphenburg, a ovest di Monaco di Baviera, lunedì 25 agosto 1845. In quel giorno il castello è in subbuglio e tutti i pensieri sono rivolti verso la sala meridionale dell’edificio dove, nella sua camera in stile impero la Principessa Maria di Prussia, moglie del Principe Massimiliano di Baviera, geme per le doglie del parto, immersa in un grande letto di mogano. Le ore passano lente ed angosciose, scandite dai rintocchi degli orologi del castello. La mattina sembra non finire mai ed il Principe Massimiliano di Baviera, che a quel tempo aveva trentaquattro anni, nonostante il carattere calmo non riesce a smettere di camminare avanti e indietro per la stanza. E` un po’ preoccupato perchè, sette mesi dopo il matrimonio nel 1842, Maria aveva partorito un bambino morto e lei stessa aveva rischiato di perdere la vita. Mentre Massimiliano in cuor suo prega affinchè tutto vada per il meglio, sua suocera, la Regina Teresa di Sassonia-Hildburghausen, prega anche lei Dio perchè accordi la Sua protezione alla madre e al bambino.

L’unico a non dare segni d’inquietudine è il nonno del nascituro, Re Ludwig I di Baviera, sul trono da vent’anni. Il monarca è tranquillo poichè è infatti la festa di San Luigi, Lugwig in tedesco, che è il patrono di Baviera e di Francia. Luis XVI era stato l’altro omonimo del re di Baviera. Così, oltre ad essere il suo onomastico, era pure il suo compleanno. Tutto ciò per il re di Baviera era senza alcun dubbio un buon presagio. La Principessa Maria di Prussia dà alla luce un bambino. E` mezzogiorno e mezzo quando la porta a due battenti si apre e si sentono i vagiti del neonato. Il bambino è vivo!

Il decano si sposta per lasciar passare il medico che annuncia:

-“Sire, è un maschio e la madre è viva ed in buona salute!”-

Il vecchio monarca è commosso. E` un maschio! Il nonno abbraccia il figlio Massimiliano e poi abbraccia i presenti. Il futuro della corona sembra garantito perchè la famiglia reale ha un discendente maschio.

Fatto curioso e di buon auspicio: è mezzogiorno e mezzo ed il bambino è nato alla stessa ora del nonno, il quale scrive alcune parole per celebrare il lieto evento. Scrive:

-“Solo chi sa governarsi è degno del trono, non dimenticarlo!”-

Ripone nella scrivania queste parole scritte su di un foglio, ripromettendosi di darlo o di farlo consegnare al nipote il giorno del suo diciottesimo compleanno, ovvero quando sarebbe diventato maggiorenne.

Il castello di Nymphenburg

Il battesimo dell’infante avviene il giorno seguente, martedì. L’arcivescovo di Monaco, Sua Eminenza Bugsattel, battezza il neonato nella grande sala del castello di Nymphenburg. Il re tiene in braccio il principino con al lato i padrini, Re Federico Guglielmo di Prussia , arrivato il giorno prima, e Re Ottone I di Grecia, fratello di Massimiliano e quindi zio del bambino. Sua madre, Maria, scriverà nella Hauskronik, il diario in cui registra gli eventi familiari, che il bambino ebbe per qualche giorno il nome di Ottone, poi venne chiamato Ludwig, per far piacere al nonno. Ottone verrà usato per il nome del fratello di Ludwig che nascerà tre anni dopo, il 27 aprile 1848.

A tenere in mano il cero battesimale è Adalberto, altro zio del neonato. Naturalmente, all’evento erano presenti altre teste coronate, esponenti dell’aristocrazia internazionale.

A quell’epoca la Baviera era il centro storico e culturale dell’Europa.

A questo punto viene spontanea una domanda: -“Ma com’è stato battezzato il primogenito, Ottone o Ludwig?”-

Non si capisce come, se l’Arcivescovo abbia usato il sacramento del battesimo al martedì, imponendo al bambino il nome Ottone, perchè l’abbiano cambiato, solo per fare un favore al re, suo nonno. Evidentemente si. Quindi il destino ha cominciato a farsi sentire sin dai primi giorni di vita di Ludwig. Quando il bambino aveva solo otto mesi, la sua balia contrae una febbre che degenera in un disturbo nervoso intestinale, portandola alla morte. Ora noi sappiamo che si era trattato di febbre tifoidale. Il piccino, svezzato all’improvviso, si ammala a sua volta ed il suo stato di salute diventa preoccupante. Potrebbe trattarsi dello stesso male di cui erano all’epoca ignote le origini batteriche e la natura contagiosa? Il dottore di corte ed il neuropsicologo sembrano suggerire tra le righe che l’incidente sia all’origine del primo trauma psichico di Ludwig, argomento che tratteremo più tardi nel corso della storia.

Ora citiamo un altro fatto del 1846, un evento che non riguarda direttamente Ludwig II, bensì il nonno, Ludwig I, considerato dai bavaresi il “Pericle Bavarese”, in quanto amante delle costruzioni. Egli ha passato la sua giovinezza circondandosi da artisti ed ama inspirarsi all’architettura greca e romana. La Grecia e l’Italia sono per lui un’altra patria. Atene e Roma sono due capitali che egli ammira infinitamente, tanto da imitarle per dare lustro alla propria città, Monaco, che si trasforma in un grande cantiere in cui sorgono archi di trionfo, statue di imperatori romani, loggie, e facciate con decorazioni.

Ecco il fatto: un giorno che il re si era ritirato mentre stava componendo un’elegia, viene interrotto dalla richiesta di un’udienza. Non ha mai incontrato e nemmeno intravisto di sfuggita la persona che insiste per essere ricevuta, ma il nome non gli è nuovo. Da un po’ di tempo, infatti, è citato spesso nei rapporti del capo della polizia, come in quelli degli amministratori dei teatri reali. Il ciambellano aspetta la risposta di Sua Maestà. Controvoglia, ed anche perchè ha perso il piacere di scrivere l’elegia, il re accetta di ricevere la straniera che ha chiesto udienza. Forse si tratta anche un po’ di curiosità da parte del re che vuole poter capire quanto siano veri i pettegolezzi che circondano questa donna dalla vita scandalosa.

L’anziano monarca si alza per incontrare Lola Montez, una donna dal triste destino, con un volto molto bello ed una vita rocambolesca, e non è facile per il re intuire quello che questa signora desidera e pretende. Lola si presenta come “danzatrice spagnola”, un mestiere che lei usa come alibi e mezzo di sostentamento, che nasconde in realtà tutto un mondo di dubbia moralità. Tralascio di parlare delle tante vittime di Lola Montez e vengo al dunque. Durante il colloquio con il re, egli non ha saputo dirle di no, ed alla sera lei viene presentata a Freys, direttore del teatro reale, il quale riceve l’ordine di assumere la signorina Montez.

Ludwig I non è più in sé. Quell’uomo, principalmente avaro, adesso sperpera i propri soldi sistemando la ballerina in una villa sontuosamente arredata ed inondandola di regali ed onori. Le viene conferito il titolo di Contessa di Landsfeld, con tanto di privilegi ed immunità, per servizi artistici resi alla corona, benchè l’unico servizio reso sia quello di ascoltare il re leggere i suoi versi poetici in qualsiasi momento. Colmo della consacrazione, il re fa eseguire il ritratto di Lola Montez per la Galleria delle Bellezze e non si limita a questo, ma la fa nominare “Canonichessa dell’ordine di Santa Teresa”, onore riservato principalmente alle principesse di sangue reale.

Tutto ciò non le basta: lei vuole sempre più onori e titoli. La ballerina esprime le sue idee politiche, in contrasto con quelle dei conservatori e tradizionalisti, già esasperati dai favori dei quali lei gode. La reazione è virulenta: l’intera Monaco dichiara guerra alla danzatrice. L’esercito, la corte, l’aristocrazia, la borghesia, il clero, la stampa e persino gli studenti manifestano sotto le sue finestre. Come risposta Lola versa sulle loro teste cioccolato caldo e champagne ghiacciato. Ne nasce una sommossa e Ludwig I è costretto ad inviare la polizia a cavallo, ma il re rimane sordo a tutte le lamentele e decide di chiudere l’università per un periodo di un anno. I bavaresi non riconoscono più il loro sovrano che sembra aver perso il senso della realtà. La folla esige che la straniera lasci la regione, obbligando il re ad una scelta: o Lola o la corona. A malincuore Ludwig I firma il decreto di espulsione della signorina Montez, che finalmente se ne va a provocare scandali altrove. Però la rabbia dei bavaresi è tanta che saccheggiano la villa dove lei era stata ospitata. Siamo nel febbraio del 1848: le idee rivoluzionarie attraversano l’Europa e le barricate di Parigi trovano un terreno fertile a Monaco. Ad aver spianato loro la strada per due anni è stata proprio Lola.

Ludwig I di Bavaria,

nonno di Ludwig II

Il re si lamenta, in preda alla tristezza:

-“A che pro ormai governare?”- confida il sovrano alla sua cerchia.

L’11 marzo 1848, dopo ventitrè anni di regno, abdica in favore del figlio Maggiore Massimiliano, intuendo con lucidità che i nuovi tempi richiedono uomini nuovi.

La vita di Ludwig II sarà, in un certo senso, una replica straordinaria di quella di suo nonno Ludwig I.

Com’era Ludwig II da bambino? Era quasi sempre da solo e l’unico suo amico era un suo cugino, Carlo Teodoro soprannominato Gacki, che aveva due o tre anni più di Ludwig.

Una sera, mentre il tredicenne Ludwig si reca a far visita allo zio, trova sul pianoforte un libro di Richard Wagner scritto nel 1849 intitolato “L’opera d’Arte dell’Avvenire”. Il giovane scopre l’autore, non il musicista, ma quel nome gli rimane nella mente: Wagner, due sillabe, un leitmotif, un’ossessione.

Il 2 febbraio 1861 il Lohengrin di Wagner è in programma all’opera reale di Monaco. Quando Ludwig viene a saperlo, chiede subito al padre l’autorizzazione di assistervi ed il re Massimiliano concede il permesso. Questa è la prima volta che Ludwig va a teatro, uno dei più importanti in Europa. Per noi italiani è paragonabile alla Scala di Milano o allo Staatsoper di Vienna. Gli abitanti della Baviera sono molto orgogliosi dell’edificio, costruito da Massimiliano I, completato nel 1818, distrutto nel 1823, ma poi ricostruito con gli incassi della tassa di un Pfennig (un centesimo) su ogni litro di birra venduta.

Ora noi dovremmo considerare l’età giovanile di Ludwig, cioè un quindicenne adolescente che aveva trovato in Richard Wagner il suo idolo. Ricordiamo che entrambi Ludwig e suo padre, Re Massimiliano, amavano la mitologia germanica. Il giovane conosceva già il Lohengrin ed il Tannhäuser a memoria! Insomma, era per lui il poter immedesimarsi con i personaggi delle opere, era un sognare ad occhi aperti, ed assistere ad un’opera di Richard Wagner era un po’ come è stato assistere ai concerti dei Beatles o meglio, per noi italiani, partecipare ad uno di Vasco Rossi.

Ludwig non conosceva ancora Richard Wagner, ma amava le sue opere e la sua arte. Aveva trovato l’artista che creava l’arte più simile ai suoi sogni di giovane principe, erede al trono della Baviera.

Nel silenzio ovattato del palco reale Ludwig ascoltava le prime note del preludio del Lohengrin, quando il personaggio arriva sulle rive della regione Brabante in una navicella tirata da un cigno. Ludwig si emoziona, si sente investito da un forte sentimento e lui si personifica in Lohengrin. Questa immagine lo seguirà per tutta la sua vita. Infatti, in età più matura, egli fece costruire nel castello di Linderhof una grotta dove vi fece scorrere dell’acqua e fece mettere un’imbarcazione che ricorda il cigno. La fantasia e la giovane età del principe materializzano il cavaliere di quell’imbarcazione in sé stesso. L’arte diventa poesia, un respiro profondo a pieni polmoni che penetra in lui e lo fa sentire vivo e felice.

 

Castello di Linderhof Grotto nel castello di Linderhof

Questa non è follia, ma semplicemente un adolescente che cerca di trovare in quei personaggi un riflesso della sua giovane età. E` un potersi rispecchiare e dire: “-quello sono io!”-

Lo so, è solo un sogno, ma è il risultato di una vita vissuta quasi sempre da solo, senza altri confronti e scontri con la realtà di ogni giorno.

L’eccitazione wagneriana esacerba la sensibilità del ragazzo. Lohengrin e Tannhäuser hanno lo stesso compito che ha una miccia per un detonatore.

-“Durante la rappresentazione dell’opera Tannhäuser, quando il personaggio torna nel Venusberg, il corpo del principe Ludwig fu preso da spasmi.

-“La sua agitazione era così violenta che per un momento temetti si trattasse di una crisi di epilessia.”- scrive Landfelder, guardia personale del principe.

Difficile poi ignorare il giudizio di Friedrich Nietzsche che nella sua citazione “Il Caso Wagner” definisce il compositore come un nevrotico la cui musica trionfa con i nervosi, le donne, e gli adolescenti.

Ludwig infatti è un adolescente, un sognatore, un esteta che ama il bello. Il problema è che nessuno lo ferma, nè suo padre il re Massimiliano, e tanto meno i vari ministri o i politici. Lui diventerà un adulto con tutta la sua solitudine e con tutti i suoi sogni che egli vuole trasferire nella realtà di ogni giorno. Tuttavia, ciò che si accetta da e giustifica in una persona giovane non viene accettato in una persona matura. Ci dev’essere un senso di equilibrio, di rispetto della maturità. Ogni parola ed azione ha un peso ed un valore nell’età adulta, ma Ludwig ha continuato a sognare ed a mancare del necessario senso di responsabilità verso l’incarico di sovrano che ha assunto in giovane età, a soltanto 18 anni. Però questo non vuol dire follia. Si può accusarlo di tante cose, ma non di essere stato un folle, mentre invece le accuse di follia verso di lui hanno causato che diventasse un omicida per sottrarsi ad una prigionia senza fine. Ma parleremo di questo verso la fine del racconto.

Consideriamo un po’ il Caso Wagner.

Il 4 maggio 1864 il re riceve il musicista. Ludwig è da poco diventato re, dopo la morte del padre. Si tratta di un evento storico per l’importanza che assumerà nella vita e nell’opera di Wagner, tanto come nella vita del re. Ludwig incontra il suo sogno, la rivelazione, il proprio ideale, tre ottimi motivi sufficienti per il re. L’incontro avviene nella grande sala del Palazzo della Residenza a Monaco di Baviera. Wagner è stato trovato e recuperato dalla Svizzera e poi portato con il treno a Monaco.

Sua Maestà fa il suo ingresso nella sala e Wagner, dimenticando l’etichetta di corte, si fa strada fra i cortigiani per gettarsi ai suoi piedi e baciargli la mano. Ne segue il silenzio! Il re gli chiede di rialzarsi e gli parla. Wagner non crede ai suoi occhi nè alle sue orecchie: il re non ha ancora compiuto vent’anni! Non si sa molto della loro prima conversazione, ma si può immaginare lo stupore e l’adorazione di Ludwig che vede realizzarsi un altro sogno: il suo idolo è davanti a lui e chiede l’aiuto e la promessa di una vita migliore. Wagner è già pieno di debiti e di richieste di pagamento, sia per la sua casa, che per la famiglia e per il suo lavoro di musicista. Infatti, potremmo chiederci che cosa sarebbe stato Richard Wagner senza l’aiuto ed il supporto di re Ludwig II di Baviera.

Ludwig non sopporta la folla. La gente rovina le sue emozioni. In altre parole, a Ludwig non piace lasciare i sogni ed immergersi tra la folla. Lui ama godersi la musica da solo e non desidera altri spettatori, ma con Wagner si trova costretto ad andare a teatro con il pubblico, nonostante ciò sia per lui un distruggere la poesia e la magia dell’arte.

Purtroppo la presenza di Richard Wagner diventa finanziariamente un pozzo senza fondo per il re. Le richieste di denaro dureranno quasi per tutto il periodo creativo di Wagner, circa vemnt’anni. Il rapporto fra di loro si incrinerà soltanto tra il dicembre 1864 ed il 1865, quando Wagner scrive degli articoli sulla Süddeutsche Press in onore dei re mecenati, i re esteti, ovviamente germanici, per rendere omaggio a Ludwig I e Lugwig II. Il giovane re riconosce in quelle righe la gratitudine dell’amico, ma poi il tono cambia e nel dodicesimo articolo, La Difesa della Germania, si trasforma in critica verso i francesi e la loro cultura, e troviamo che lo spirito rivoluzionario di Wagner torna a galla, ricominciando ad agitare le acque. Dal quattordicesimo articolo Wagner scrive contro la chiesa ed i conservatori ed è allora che Ludwig, come re, deve intervenire e far sospendere le pubblicazioni.

Bisogna inoltre ricordare che il rapporto fra i due uomini, Wagner e Ludwig, fu culturalmente passionale e felice per lungo tempo, però poi il re fu costretto ad espellere Wagner dalla Baviera, perchè il suo modo di vivere era diventato una rovina per le finanze del regno. Il tenore di vita del maestro non aveva misure. Il suo lusso e le sue esigenze non avevano mai fine. In questo rapporto umano Ludwig I e Ludwig II si assomigliano. Ricordiamo i fatti difficili con Lola Montez: ebbene la stessa situazione si era creata con Wagner, anche lui espulso da Monaco come la Montez.

Facciamo ora un passo indietro per coprire l’amicizia di Ludwig con il principe Paul Thurn und Taxis.

A partire dal settembre del 1863, Paul occupa uno spazio importante nella vita di Ludwig, anche perchè egli è discendente di un principe imperiale, carica ereditata dalla famiglia Thurn und Taxis sin dal 1695, essendo egli il membro dell’ultima generazione. Paul successivamente ottiene l’incarico di Maestro Generale di Posta, associato al titolo di Principe Imperiale. Egli ha due anni più di Ludwig ed è vicinissimo alla corte di Baviera, avendo suo fratello sposato una sorella di Gacki (Carlo Teodoro), cugino ed amico d’infanzia di Ludwig, quindi Paul è cugino di secondo grado di Ludwig. Viene descritto come un bel giovane molto franco.

Ludwig, letteralmente sedotto, stringe con Paul un’amicizia che va oltre il protocollo. In quello stesso mese Paul e Ludwig trascorrono tre settimane insieme a Berchtesgarden, dimenticandosi di etichetta e cerimoniali. La bellezza e lo splendore della natura incontaminata fanno da sfondo a questa prima passione, condivisa con il Principe Paul Thurn und Taxis, che diventa il primo amico intimo di Ludwig. Una corrispondenza infiammata, in parte distrutta dalla famiglia, rivela l’intensità di questa passione.

Sembra che, a causa della differenza di età tra i due giovani e l’assenza di qualsiasi ruolo ufficiale di quest’ultimo nella vita di Ludwig, la loro amicizia si sia limitata a slanci di affetto sinceri. Paul ha vent’anni, Ludwig 18. Il primo è aiutante di campo, il secondo un principe ereditario con cavaliere a fianco del futuro re. Paul Thurn und Taxis è la prima persona in carne ed ossa ad avere tutte le caratteristiche che Ludwig cerca in un uomo. Il giovane aiutante di campo appare giudizioso, più maturo diremmo, e soprattutto consapevole di essere destinato ad una brillante carriera militare.

Il 14 marzo 1864 il Principe ereditario, la corte, l’arcivescovo di Monaco, gli ambasciatori, i principi tedeschi e la folla, tutti seguono il corteo funebre di Massimiliano II, re di Baviera, padre di Ludwig. Come unico erede legale il giovane principe diventa re.

L’amicizia tra Ludwig e Paul però appare sospetta alla corte ed i falsi pettegolezzi sulla vita libertina di Paul giungono alle orecchie di Ludwig, il quale crede alle accuse che Paul abbia delle amicizie femminili, e la gelosia si fa sentire. La loro amicizia si incrina via via sempre più, finchè nel novembre del 1866 Paul lascia l’incarico di Aiutante del Re.

Un Re senza Regina

Abbiamno scritto dei suoi strani amori, ma vogliamo scrivere di un tentativo diverso? Si, vogliamo spiegare che dopo queste esperienze Ludwig ha cercato di redimersi e provare ad essere un uomo normale, anche perchè come re aveva l’obbligo di produrre un erede al trono. A questo punto dovremmo aggiungere che l’unica donna che egli ammirasse, per la sua bellezza ed il suo carattere, era l’Imperatrice d’Austria, Elisabeth Wittelsbach, ovvero Sissi, moglie di Franz Joseph, Imperatore d’Austria-Ungheria. Sissi era una bavarese come Ludwig, ed essendo ella un po’ ribelle, inconvenzionale, amante della letteratura, Ludwig trovava in lei un’ottima amica. Così, dato che non poteva corteggiare Sissi, il suo interesse fu rivolto ad una delle sorelle di lei, Sophie.

Inizia il corteggiamento. Dopo un po’, la duchessa Lodovika di Baviera, madre di Sophie, che non ama perdere tempo, chiede alla figlia di sospendere i rendez-vous musicali e le passeggiate notturne con Ludwig, che non portano a niente di concreto. Per altro, anche la bella Sophie comincia a stancarsi di sentir parlare solo di Wagner. Un po’ d’amore per lei, ecco cosa spera. Ma Ludwig è improvvisamente irritato e scrive una strana lettera a Sophie il 10 gennaio1866:

-“Mi duole inviarvi queste righe, ma ritengo sia mio dovere farlo. Ah, non serbate rancore verso di me, cara Sophie, ascoltate la mia preghiera e ricordami con affetto. Non privatemi della vostra amicizia, mi fa tanto bene. Conoscete la natura del mio destino. In passato vi ho scritto da Berg a proposito della mia missione su questa terra. So che mi restano pochi anni da vivere quando l’evento terribile accadrà, quando la mia stella cesserà di brillare, quando verrà meno l’amico fedelmente amico. Allora anche la mia vita si spegnerà, perchè non potrò più esistere. Il principale oggetto delle nostre relazioni è sempre stato, lo ammetterete, lo strano e patetico destino di Richard Wagner. Ah, non offendetevi, inviatemi qualche parola di amicizia per mostrarmi che non mi serbate rancore. Pensateci, forse il vostro amico non ha molto tempo da vivere. I pochi anni che gli restano dovrebbero essere amari, perchè una delle rare persone che l’hanno capito, che l’hanno amato, ormai lo odia in silenzio. Oh, non merito tale sorte, lo posso dire forte e chiaro. Addio cara Sophie. Se questa è la vostra volontà non vi scriverò mai più. Siate felice e ricordatevi di me”-

In questa lettera di addio, piuttosto melodrammatica, scritta ancora prima di fidanzarsi ufficialmente, si nota che il rapporto con Wagner era più importante del “cosidetto” amore per Sophie e che il pessimismo di Ludwig prevale sulle buone intenzioni. Ricordiamo anche che la nomina del Principe Hohenlohe a Primo Ministro annuncia il ritorno di Wagner a Monaco. Sophie, l’alter ego di Wagner, non ha più una ragione di essere. Il re, probabilmente chiaro nel suo pensare, è persuaso che morirà giovane e comunque non sarà capace di sopravvivere alla morte dell’amico.

L’importanza di Richard Wagner nella vita di Ludwig è così profonda che il re unisce il musicista a tutte le sue preoccupazioni personali. L’arte di Wagner inebria la mente e lo spirito di Ludwig che continua a vivere in un mondo tutto suo e si allontana dalla realtà giornaliera.

Sophie non sa cosa pensare. Ella, che chiede solo di essere amata, vorrebbe capire le intenzioni del re. Poi all’improviso arriva la sera del 22 gennaio 1867. Nel palazzo della Residenz è stata organizzata una grande festa da ballo, scandita dai famosi walzer di Johann Strauss. Il re danza molto durante la serata, spesso con Sophie. Dietro il suo ventaglio la Duchessa Lodovika Wittelsbach segue tutto con molta attenzione, quella di una madre decisa a maritare le sue figlie. Sembra che il re non ricordi più ciò che ha scritto nella lettera d’addio a Sophie. Ora Ludwig vuole sposare Sophie. Quale evento improvviso! Che cosa è accaduto per fargli cambiare idea? La ragione è semplice, ma fa meditare. Quando Ludwig ha saputo che il suo ex Aiutante di Campo, il Principe Paul Thurn und Taxis ed il Gran Scudiero, il conte Holnstein stavano per sposarsi, Ludwig si è rassegnato. Per lui il matrimonio rappresenta un fine, stando a quanto egli stesso afferma ai due amici:

-“Ebbene, allora farò altrettanto per tenervi compagnia.”-

Paul Thurn und Taxis, che nella fantasia di Ludwig veniva chiamato “Il Fedele Friedrick”, sposerà una cantante e come se il re avesse paura di cambiare idea, vuole comunicare a tutti la notizia e per prima a Maria, la regina madre, per annunciarle che ha intenzione di sposare Sophie. Poi, alle sette del mattino, si fa annunciare allo zio, il Duca Massimiliano Giuseppe, appena svegliatosi, per dargli la notizia del suo futuro matrimonio. L’annuncio sembra inatteso e felice e quando, sospinta dal padre, Sophie sconvolta dichiara di accettare suo cugino come fidanzato, la giovane non ha ancora avuto il tempo di capire questa svolta di eventi, ma speranzosa di un amore futuro, mostra buona volontà perdonando e dimenticando la lettera di addio.

La sera di questa brusca proposta di matrimonio nel teatro della Residenz gli occhi degli spettatori sono rivolti verso il palco reale dove Ludwig si siede, imitato dal pubblico, ma all’improvviso Sua Maestà si alza e se ne va per riapparire poco dopo dando il braccio a Sophie, che sedeva assieme al padre nel proprio palco. Ludwig invita Sophie a sedersi tra lui e la madre. Tutti la fissano quando Sophie si inchina davanti alla regina madre, Maria. Gli spettatori sono sorpresi e felici, anche perchè sono i primi a conoscere, attraverso questo gesto simbolico, la lieta notizia.

L’indomani, il 23 gennaio, la corte annuncia ufficialmente il fidanzamento del re con la Duchessa Sophie Wittelsbach. A Monaco la sorpresa è generale. Il segreto era stato gelosamente custodito e tutti ignoravano la decisione del giovane re, ma Ludwig è così mutevole ed a sorpresa annuncia quello che vuole fare. Anche è vero che non vi erano state altre figure femminili accanto al giovane re, che preferiva la compagnia dei giovani uomini e dei bei ragazzi. Ma come dice un vecchio adagio:

-“Non è mai troppo tardi per cambiare idea.”- almeno così sembrava il 22 gennaio 1867. Il matrimonio è programmato per il 25 agosto, giorno del compleanno di Ludwig. l regno è in festa! Un coro di assensi accoglie i fidanzati. A febbraio feste e balli celebrano il re e la sua futura sposa. In pubblico Sophie e Ludwig formano una bella coppia. Lei sfoggia i colori che il re ama: il blu ed il bianco, e lui indossa l’uniforme dei cavallegieri. Il ballo più bello è quello offerto dal Primo Ministro, il Principe di Hohenlohe. Quando è sera, uno strano incidente getta delle ombre sull’amore di Ludwig per Sophie: sono le dieci, il ballo è appena cominciato, ma il re si avvicina a Bomhard, il suo ministro della giustizia, e gli chiede: -“che ore sono?”-

-“sono le dieci”- risponde il ministro, imbarazzato di dover cercare dove sia l’orologio.

-“Le dieci! Ma allora non è troppo tardi per assistere all’ultimo atto del Gugliemo Tell!

-“Ma sire, la Duchessa Sophie…?”- Stupito, il ministro non ha tempo di finire la frase che il re è già partito, senza congedarsi dalla sua fidanzata. Ludwig ha abbandonato Sophie per il Guglielmo Tell! Immaginatevi lo stupore degli ospiti e l’imbarazzo del ministro!

Dopo questi episodi frequenti di Ludwig, il ministrro non nasconde il fatto che il re non è innamorato di Sophie.

Ludwig and Sophie

La verità è ancora più imbarazzante: egli non riesce ad amare le persone per quello che sono nella reealtà e dà loro dei nomi tratti dalle opere di Wagner, così chiama Sophie “Elsa”. Il suo matrimonio non è altro che una trasfigurazione dei personaggi del Lohengrin. Sophie non sembra essere turbata da questo cambio di nome: lei sa che suo cugino è stravagante ed ha delle inconsuete reazioni.

Per esempio: un giorno si è presentato vestito con un’uniforme austriaca, per far piacere alla cugina Sissi, Imperatrice austro-ungarica, ma con in mano un ombrello per riparare i suoi riccioli. Al castello di Possenhofen (in Bavaria), residenza di Sophie, devono aver riso nel vederlo così. Poi ancora, chiede alla fidanzata di scrivere un bigliettino da dare a Richard Wagner, che è il suo dio.

Le dice:

-“Mi fareste un vero piacere se lo scriverete domani mattina. Sono certo che Wagner sarà lieto di ricevere una lettera da voi. Ora di cuore vi auguro una buona notte! Vostro fedele Heinrich che vi ama.”-

Heinrich? Questa mania della sostituzione dei nomi! Ludwig dice di amare Sophie, ma in realtà l’unico che ha nella mente è il maestro Richard Wagner. Una vera ossessione!

Chi in verità non gradisce il comportamento del re sono i genitori di Sophie, il Duca Max e la moglie Lodovika. A Possenhofen la pazienza dei genitori di Sophie si è esaurita. Il re, fidanzato impossibile, è un marito improbabile, e Lodovika insiste perchè Sophie sciolga il fidanzamento. Ludwig ha una curiosa reazione e vuole rimandare il matrimonio a dicembre. Questa risposta provoca la collera del Duca Massimiliano, Max, il quale intima a Ludwig di decidersi immediatamente. E` un ultimatum: il matrimonio dovrà svolgersi al massimo a fine novembre.

La risposta di Ludwig è disarmante! Si sente come una pianta che è obbligata a crescere e a dare un frutto, cosa che egli rifiuta, e gira le parole in suo favore, cercando di essere accettato come amico. Non vuole riavere i doni che ha dato a Sophie e anzi, dice che lei li serberà come alcuni dei ricordi più belli, ma finisce la lettera con un addio, riproponendosi di ripresentarsi fra un anno. Il post-scriptum dice:

-“Per favore, informate i vostri genitori che il mio è un addio.”-

Pare che la rottura del fidanzamento sia anche stata influenzata da una nuova amicizia di Ludwig. Nel maggio 1867, dopo che lasciò andare Wagner al suo destino, Ludwig incontra un altro amico di nome Richard, come il maestro, di cognome Hornig, un uomo del popolo, ventiseienne, di bell’aspetto, con una corporatura atletica, onesto, che viene assunto al servizio personale del re come scudiero e maestro di cavalleria. Fra tutte le persone che fanno parte del reale entourage egli è un uomo pronto a soddisfare le richieste del re. Possiede una certa istruzione ed è amante delle escursioni del re. Richard Hornig diventa così un buon compagno per il re e non si approfitta mai della sua posizione di favorito ed intimo compagno del sovrano. I due si frequentano assiduamente per un lungo tempo. Questa relazione era già in forza durante il periodo del fidanzamento con Sophie. Susseguentemente, nel 1870, Richard si sposa, conduce una vita familiare tranquilla, ed il re fa volenieri visita alla sposa di Richard ed alla famiglia.

Re Ludwig tuttavia ha un altro grande interesse, quello di costruire dei magnifici castelli in Baviera ai quali dedica anima e corpo per la loro realizzazione. Ricordiamo il castello di Berg, Neuschwanstein, Hohenschwangau, Wartburg, Linderhof e quello di Herrenchiemsee, definito La Versailles Bavarese. Neuschwanstein è il castello delle favole, dove è finita la favola di Ludwig.

Castello di Berg Castello di Neuschwanstein

Castello di Hohenschwangau Castello di Wartburg

Castello di Herrenchiemsee

Ma procediamo un passo alla volta.

Siamo ora nel 1868 e la politica del suo paese lo tiene impegnato. A Monaco e nella Baviera si comincia a vedere all’improvviso la crescita di un sentimento anti prussiano, rivelato da dichiarazioni ostili, manifstazioni, articoli di giornale. L’alleanza tra la Prussia e gli Stati del Sud è soprattutto un patto militare: in caso di guerra la Prussia prenderebbe il comando delle truppe del Sud, incluso l’esercito bavarese. Questo patto è come un matrimonio forzato e sempre più contestato. Il fatto che Sua Maestà si preoccupi solo dei suoi castelli non aiuta per niente. I progetti di costruzione hanno sostituito Wagner.

Nel frattempo, Hohenlohe obbedisce a Berlino (in Prussia), e la mancanza di realismo di Ludwig viene scambiato per disfattismo. La lezione della battaglia di Sadowa del 3 luglio 1866, dove il regno di Prussia sconfisse l’impero Austriaco, è già stata dimenticata.

-“La Baviera non si arrenderà alla Prussia!”- ribadiscono i circoli clericali, l’aristocrazia, ed i conservatori. A maggio, al momento delle elezioni, i patrioti bavaresi, ferventi oppositori della Prussia, contestano l’autorità di Hohenlohe. Nell’autunno del 1869 l’opposizione ne chiede le dimissioni ed il principe si decide di presentarle al re, per calmare le acque, ma Ludwig, costretto a farsi vivo a corte, le rifiuta.

-“Finchè il ministro non avrà perso la fiducia della corona intendo che i suoi membri conservino il loro posto.”- risponde il re.

La questione è sottoposta al Senato, chiamato anche La Camera dei Signori, ma i suoi rappresentanti, notoriamente contrari alla Prussia, decidono con trentadue voti favorevoli e dodici contrari di ammonire Hohenlohe. La Camera ha deciso di opporsi alla politica del re. Il 6 ottobre, Ludwig scioglie il Senato e non licenzia Hohenlohe. La crisi è aperta!

L’accanimento con cui Ludwig difende il suo ministro potrebbe anche questa volta essere scambiato per accecamento, invece si tratta solo di un tentativo di contenere i danni.

Già il 26 novembre 1867 Ludwig aveva espresso la sua apprensione al ministro:

-“Sono preoccupato a proposito dell’indipendenza della mia corona e del paese.”-

Cacciare Hohenlohe non permetteva di sbarazzarsi di Bismark e non era cosa Ludwig desiderava fare, perchè il ministro si era dimostrato un amico, un uomo di cui ci si poteva fidare. Ma arrivano le elezioni e la reazione è ancora più ostile, con una maggioranza di conservatori ormai schiacciante. E` impossibile tenere Hohenlohe. Allora Ludwig, a malincuore, accetta le dimissioni del principe, perdendo un alleato e forse un amico con cui i rapporti erano sempre franchi e basati sulla sincerità, un enorme vantaggio che Ludwig non ritroverà mai più. La politica sarà ormai per lui un mondo buio, complesso, vile, privo d’interesse.

L’8 marzo Ludwig richiama il suo ambasciatore a Vienna, il Conte Otto von Bray-Steinburg, per formare il nuovo gabinetto. Tutti gli occhi dei bavaresi sono rivolti verso il Conte Bray, un uomo di destra che si pensa non diventerà un fantoccio di Bismark. In altre parole, Ludwig non vuole essere incluso come prigioniero delle idee belliche di Bismark che cerca la guerra con la Francia. Ludwig vuole la Baviera indipendente e non vuole essere quello che deve pagare, in caso la Prussia di Bismark perda la guerra con Napoleone III.

Ludwig si isola sempre più e volge il suo interesse alle costruzioni dei castelli che poi visiterà poco. Il suo carattere diventa più scontroso. Grida spesso, senza lasciare che gli altri esprimano le loro idee. Vuole stare da solo, così come lo è stato sempre. Povero re!

Giura solennemente per il simbolo puro e santo del giglio reale, all’interno dell’invalicabile ed invulnerabile balaustra che circonda il letto reale, di mantenere un voto di castità

e di buoni propositi. Cerca in questa maniera di erigere delle fortificazioni per proteggere sé stesso. Invano! A Herenchiemsee, il terzo ed ultimo castello che farà costruire, nonostante egli lo dichiari “sacra ed invalicabile dimora” , i suoi favoriti riusciranno comunque a trovare una via d’entrata sempre più spesso ed infrangere il suo voto.

Sua Maestà ha previsto tutto per non essere disturbato. Il tavolo in legno dorato coperto di marmo è in realtà un montacarichi. Grazie ad un meccanismo, il pavimento si apre e la tavola sale già apparecchiata dalla cucina. Tra le varie portate, scende, affinchè i domestici sparecchino e riapparecchino con abbondanti prelibatezze. In questo modo, perfino durante i pasti, nessuno può osservare il re. L’invenzione viene battezzata Tischleindeck-dich, ossia tavolino servi cena, in riferimento ad una fiaba tedesca. Questa magia, ottenuta grazie a puleggi e contrappesi, permette a Ludwig di realizzare ancora una volta i suoi sogni di solitudine.

Parliamo ora dell’ultimo periodo della sua vita. La prima cosa da notare che si è ingrassato, perdendo la sua eleganza giovanile, e soffre di male ai denti. Il suo carattere peggiora, diventa irascibile, perde la sua gentilezza, la sua eleganza, ed il suo charme.

Il 10 maggio 1871 il Principe Ottone, fratello di Ludwig, è sotto sorveglianza medica a causa della sua schizofrenia e nel 1875 riesce a scappare, rifugiandosi nel duomo di Monaco, la famosa Frauenkirche. Nel bel mezzo delle celebrazioni della Settimana Santa, si inginocchia ai piedi dell’arcivescovo e confessa pubblicamente perversioni abominevoli. Viene poi scortato in tutta fretta nel castello di Fürstenried. Ormai è un uomo perduto, solo con la sua follia. La malattia impressiona molto Ludwig che si rifiuta di parlare al fratello o di vederlo.

Il 12 ottobre 1874 apprende che sua madre si è convertita al cattolicesimo. Principessa protestante, la Regina Maria intende così resistere a Bismark, ma il figlio comunque non vuole vederla più.

Raramente il re acconsente a mostrarsi in pubblico. Lui non ama la folla. Quando nel 1875 accetta di passare in rassegna circa quindicimila uomini a Monaco, la sua apparizione insperata, in uniforme azzurra e argento, suscita l’entusiasmo della folla ed aggrava la sua misantropia.

Per quanto riguarda le feste bavaresi, l’unica che gli interessa è il banchetto dei Cavalieri di San Giorgio di cui Ludwig, Gran Maestro dell’Ordine, rinnova gli statuti nel 1871.

La cerimonia di vestitura dei cavalieri, nella cappella della Residenz, è uno spettacolo davvero incredibile! Il colore azzurro domina la scena. Il re in piedi, in mantello di broccato foderato di ermellino e con un cappello di velluto con piume bianche, appoggia la spada sulla spalla dei nuovi cavalieri. Ludwig è circondato da paggi dignitari in redingote e pantaloni alla zuava. Grave, serio, il sovrano assapora intensamente il momento. Ecco un evento grandioso, sublime rispetto ai balli di corte che egli trova invece estremamente noiosi, forse anche perchè non c’è una regina per aprire le danze e molto probabilmente non ce ne sarà mai una, dal momento quando è iniziata l’epoca dei “favoriti”.

Tre sono i nomi da ricordare: Hornig, Varicourt, e Kainz. I tre uomini si succedono nella vita del re.

Castello di Fürstenried

Di questi tre uomini, molto diversi tra di loro, Richard Hornig è stato il più leale. Se Varicourt e Kainz si approfitteranno di Ludwig, Richard invece è al suo devoto servizio.

Grazie alle sue competenze equestri si assume il compito di organizzare le gite in slitta ed in carrozza. Prevede le soste e le tappe, fa in modo che gli ordini del re vengano immediatamente eseguiti, visto che il sovrano mal sopporta attese e costrizioni.

Ludwig apprezza molto il suo modo tempestivo di risolvere i problemi.

Vuole muoversi, non gli basta viaggiare, desidera correre, volare: Ludwig comanda e Richard Hornig prevede ed anticipa i suoi ordini.

Entrato al servizio del giovane monarca nel 1867 vi resterà praticamente fino al 1883. La sua missione non è facile. Hornig è sempre presente, con la pioggia, il vento, la neve, pronto a sistemare il mantello di ermellino del re, a sorvegliare i suoi pasti, a controllare che i punti di sosta per i cavalli siano di gradimento al re: sperduti in mezzo ai boschi. A capo scoperto, stringendo le redini del suo cavallo con le dita gelate, lo scudiero segue la carrozza o la slitta reale. Ma a lui vengono pure affidati altri compiti particolari da Sua Maestà. Per questo, il 15 dicembre 1875 lo scudiero trasmette a Dufflipp, segretario di corte, le istruzioni precise riguardo la grotta del castello di Linderhof. Al direttore della costruzione di corte, il signor Dollmann, sarà affidata la decorazione esterna, mentre il paesaggista disegnerà la decorazione intena.

Il signor Dollmann deve nominare due pittori meticolosi: andrebbe bene il pittore von Heckel. I dipinti devono rappresentare la danza sul Venusberg. Gli artisti devono attenersi scrupolosamente alle indicazioni di Richard Wagner e fornire uno schizzo il prima possibile. Il Tannhäuser è attualmente rappresentato a Vienna in uno splendido allestimento ed i pittori dovrebbero assistere allo spettacolo.

Lo scudiero è dunque un uomo di fiducia e possiamo immaginare i vantaggi che una mente scaltra e disonesta potrebbe trarre da tale situazione. Da questo punto di vista però è impossibile sospettare Richard Hornig: egli è un uomo leale agli ordini del suo re. Il termine “favorito” , che ha sempre una connotazione negativa, non gli si adatta granchè. E` piuttosto un intendente speciale, un angelo custode, il protettore di Ludwig. I due uomini però sono anche legati dall’amore. La passione folgorante è per una volta duratura e risponde a quel bisogno del re di Baviera di avere a fianco una presenza maschile in ogni momento della sua vita. Parallelamente Richard Hornig ha una vita normale. Quando manifesta il desiderio di sposarsi e fondare una famiglia, Ludwig non si sente tradito, anzi lo asseconda. Dà alla coppia una villa sul lago di Starnberg e quando in seguito Ludwig va a trovare Richard e la sua famiglia, colma di regali i figli.

Questo protégé, dotato di un’influenza positiva su Ludwig, cesserà di essere al suo servizio su ordine del re e con suo grande dispiacere, perchè la sua lealtà nei confronti del sovrano è sempre stata totale.

Diario del re, sabato 28 luglio 1877, scritto nel padiglione di caccia di Fernstein, sulle rive del fiume Tennsee:

-“ Sono dieci anni da quando ho incontrato Richard Hornig ed ho imparato a conoscerlo. Definitivamente, l’ultimo rischio di caduta (…): nessun altro bacio, fine dei turbamenti nè con parole, lettere, o atti. Magia del giglio. Purezza! Purezza! Mi impegno a cercare con fermezza di non aprire più e di non sentirmi più turbato (…). In ricordo dei bei giorni del 1867, dieci anni fa.”-

Richard e Ludwig

Notiamo la presenza di entrambe le firme. Il re di Baviera chiede al suo scudiero di cui è innamorato di controfirmare il suo voto di castità. Il complice è allo stesso tempo testimone.

1883: ma la volontà del re non è capace di mantenere le sue promesse e si lascia guidare dall’istinto omosessuale, così Ludwig ha due altri favoriti che però non sono leali come Richard, anzi lo sfruttano. Uno è il Barone von Varicourt, un nome francese che a Ludwig ricorda i Borboni. E` certo un dono dal cielo! Due giorni dopo l’incontro l’ufficiale viene promosso Aiutante di Campo e si legge nel diario del re:

-“Salutiamo chi porta un tale nome. Oggi 3 aprile con Freiherr von Varicourt al teatro della Residenz: il Ventaglio della Pompadour, rappresentazione privata, poi cena con lui nel giardino d’inverno (grotta) dalle sette all’una…la nostra amicizia durerà di sicuro. Dopo le feste di Pasqua di nuovo cena con lui fino alle due (…). Otto giorni a Berg con Varicourt nel chiosco moresco, poi passeggita lungo la riva fino alle tre e quarantacinque.”-

Poi l’aiutante di campo è sommerso dalle inevitabili lettere insistenti, ardenti, risolute. Ludwig si getta nella nuova avventura con uno slancio incredibile.

-“Non potrebbe esserci per me una morte più bella e desiderabile come morire per voi. Oh, potrebbe succedere presto, presto? Desidero questa morte più di quanto il mondo possa offrirmi ora.”-

Il re promette tutto, giura tutto, vuole tutto. Sente di iniziare a vivere….e poi una sera Varicourt si addormenta mentre Ludwig sta leggendo.

-“Vi siete addormentato in mia presenza!”-

-“Ma sire…:”-

-“Basta!”-

Non si vedranno mai più.

Il terzo favorito è un attore viennese che fa la parte di un giovane innamorato. Il re invita questo giovane attore, Joseph Kainz, al suo castello per tre giorni. L’attore perde il treno e arriva alle tre del mattino ed ha voglia di dormire. Il re sta dando da mangiare ai due cigni nel laghetto del grotto, che di giorno nuotano nelle fontane del castello di Linderhof. E` impegnato nel suo rito notturno. Sale su di una barca d’oro e d’argento a forma di conchiglia che avanza sull’acqua per mezzo di un meccanismo subacqueo, a volte sostituito da un rematore. Il giovane attore viene introdotto in questa scenografia, ma l’unica cosa che desidera è dormire. L’effetto è disastroso! Comunque, il re è magnanimo con Kainz.

Nel frattempo il regno di Ludwig è sul bordo del fallimento. I debiti di Sua Maestà ammontano a ventisei milioni, di conseguenza il re si rivolge ai banchieri ed ecco cosa fa scoppiare lo scandalo: i castelli non sono solo esageratamente onerosi per la Baviera, ma sono anche inutili. Infatti, la corte vive a Herrenchiemsee e nemmeno il re li frequenta. Il castello che lo porta definitivamente alla rovina, prosciugando il tesoro reale, è quello in cui Ludwig non ha mai abitato. Vi passerà una notte soltanto nell’autunno del 1885, camminando in lungo e in largo nella galleria degli specchi, illuminta da centinaia di candele. Castelli inutili e vuoti.

A questo punto vorrei dire che gli stessi castelli oggigiorno sono pieni di turisti che possono godere della bellezza della Baviera. Evidentemente a quel tempo non avevano capito il potenziale della bellezza di quei castelli. Avevano solo trovato un modo per poter destituire Ludwig, dichiarando che non sapeva quello che faceva.

Il re è colto da una di quelle sue leggendarie collere ed annuncia che il governo è sciolto. Formerà un nuovo gabinetto presieduto dal suo parrucchiere Hope e composto dal suo valletto Hesselschwerdt, da cuochi e domestici. Un gabinetto fantasma, un governo dell’ombra agli ordini del re della notte.

A Monaco il vero governo è sconvolto, ma allo stesso tempo sollevato: non ci sono più dubbi, Sua Maestà ha perso la ragione. Ma Ludwig è ancora abbastanza lucido da poter chiamare in aiuto la Prussia. I ministri considerano: fare avvertire Bismark e Guglielmo I? Questa sarebbbe una catastrofe. Bisogna inoltre evitare che il popolo bavarese, il quale ama molto il re, eviti di difenderlo. Di fronte a questo duplice rischio, esterno ed interno, è necessario agire con prudenza.

In segreto, i ministri si trasformano in congiurati e preparano un complotto. Il piano si basa su un assioma: siccome il re non smette di indebitarsi, significa che è pazzo. Ma bisogna dimostrarlo. Viene avvertito Luitpold, lo zio di Ludwig, un uomo gioviale di sessantacinque anni, esperto cacciatore. Il governo gli propone di diventare reggente. Tale opzione eviterebbe alla Baviera ulteriori sconvolgimenti, considerando che sarebbe impossibile sostituire Ludwig con il fratello Ottone, internato per demenza.

Il documento che dichiara Ludwig incapacitato a regnare è un insieme di ilazioni, ma non c’è nessuna prova consistente.

Dopo aver annotato, grazie alle spie, che il re soffre di incessanti mali di testa e che a tavola si comporta come uno stalliere, che confonde il giorno con la notte, che suo fratello è incurabile e che degli antecedenti familiari lasciano presagire il peggio, il primo ministro incarica un medico di comprovare la follia del re. Il medico in questione è il dottor von Gudden, direttore del manicomio di Monaco, che aveva in cura il Principe Ottone.

Molti anni prima la regina madre, Maria, aveva fatto chiamare lo psichiatra, poichè si era preoccupata del fatto che Ludwig , quando i due fratelli erano piccoli, aveva tentato di strangolare Ottone, perchè per lui il fratello era un suo vassallo e nulla più. Il professor, dottor van Guden conosce quindi Ludwig, ma non lo ha visto da tanto tempo. Eppure presenta a tre colleghi, il dottor Graskey suo cognato, il dottor Hagen, ed il dottor Habrich il rapporto ben poco scientifico, presentato dalle spie del governo. Bisogna agire in fretta! Così, senza nemmeno vedere nè ascoltare il re, la commissione lo condanna.

L’8 giugno 1886, in conclusione al rapporto, i medici redigono questo testo:

-“Dichiariamo all’umanità:

1) che la mente di Sua Maestà il re ha raggiunto uno stato di confusione molto avanzato e che Sua Maestà soffre di una forma di malattia mentale ben nota agli psichiatri per esperienza, chiamata paranoia.

2) Considerata la natura di tale malattia, il suo sviluppo lento e continuo, e la sua lunga durata, dal momento che è iniziata molti anni fa, dobbiamo dichiarare il re INCURABILE e possiamo perfino prevedere che Sua Maestà perderà sempre più le sue facoltà intellettuali.

3) Poichè la malattia ha completamente distrutto in Sua Maestà l’esercizio del libero arbitrio, è necessario considerarlo incapace di esercitare il potere, non solo per un anno ma per tutto il resto della sua vita.

E poi uno dice: fidati tu dei dottori, se questi sono i risultati fatti da psichiatri che si sono basati solo su indicazioni, sebbene molto dettagliate, ma di terza mano. Senza poi dire che i ministri hanno agito soprattutto per conservare le loro posizioni politiche, non certo in favore del re.

Nel pomeriggio di mercoledì 9 giugno la delegazione parte per Hohenschvangau e vi arriva alle tre del mattino. Dato che il re non c’è i gentiluomini si riposano dal viaggio facendosi servire una cena accompagnata da quaranta bottiglie di birra e dieci di champagne: un festino decisamente di cattivo gusto! Alla fine del banchetto Holnstein, ex favorito del re, ordina al cocchiere Osterholzer di tenere pronti carrozza e cavalli per muovesi durante la notte al che il cocchiere, devoto e leale al re, risponde:

-“Io ricevo ordini solo da Sua Maestà il re.”-

Holnstein ribatte d’un tono secco:

-“A partire da adesso il re non dà più ordini. Solo Sua Altezza reale il Principe Luitpold può farlo.”-

Castello di Hohenschvangau

In un attimo il servitore ha capito. Senza farsi vedere esce dal palazzo e corre a Neuschwanstein. Un kilometro abbondante separa i due castelli ed il sentiero è in salita. Nel frattempo un valletto di Hohenschvangau, un certo Nigsawerte, avverte Hitzl, comandante dei pompieri di Schwangau:

-“ Vogliono arrestare il re!”-

Senza fiato, il cocchiere crolla ai piedi di Ludwig. Riesce a stento a parlare:

-“Sire, fuggite!”-

-“Ma perchè dovrei fuggire?”-

-“Vostra Maestà è in pericolo. Degli uomini da Monaco vogliono arrestare Vostra Maestà.”-

-“ Ma se fossi in pericolo, Karl mi avrebbe avvertito….”-

Karl Hesselschwerd, di cui Ludwig si fida ciecamente, partecipa in realtà al complotto.

Il re accetta infine di prendere alcune precauzioni. Reagisce con calma ed in modo sensato, dando prova di non essere poi così matto, come lo si voleva far passare.

Il gendarme Heinz chiude tutte le entrate del castello ed avverte le guardie. Nel frattempo i pompieri arrivano a Neuschwanstein, trentacinque uomini decisi a difendere il re. Li accompagnano dei contadini, armati di vari utensili. A Hohenschvangau Holnstein si è accorto che il cocchiere è scomparso.

-“Siamo stati traditi! Presto, a Neuschwanstein!

In fretta, i membri della delegazione si rinfilano gli abiti e si dirigono verso il castello, certi che Ludwig si lascierà catturare senza opporre resistenza. Ma sbagliano! Il portone ai piedi dell’immenso edificio è chiuso. Leggiamo il racconto inedito in Francia di un testimone oculare, Leopold Hizl, figlio del comandante dei pompieri, che all’epoca aveva undici anni. Siccome suo padre gli aveva chiesto di aiutarlo a dare l’allarme, il giovane si era precipitato, insieme ad i pompieri ed i contadini, a difendere il re.

-“Li rivedo ancora davanti al castello quando Holnstein scorse Rottenhoffer, il cuoco del castello, e gli gridò:

-“Mandaci una colazione, abbiamo fame!”-

-“Non avrete niente!”- rispose il cuoco furioso.

I ministri si avvicinano mentre i medici rimangono indietro.

Holnstein mostra alle guardie il documento che gli conferiva pieni poteri, firmato dal Principe Luitpold, ma il capo della gendarmeria, Zichmann, ribatte:

-“Non so che farmene dei vostri pieni poteri. Accetto ordini solo dal re.”-

Il colpo di stato è fallito, ma le sorprese non sono finite. Alle sei del mattino, i gendarmi arrestano i delegati per ordine di Ludwig. I carcerieri sono ora prigionieri del re.

Arriva da Monaco un vecchio aiutante del re, Dürckheim Montmartin, portando a Ludwig il testo firmato dal Principe Luitpold che i monachesi stanno per leggere.

-“A nome di Sua Maestà il re:

La nostra casa reale ed il popolo bavarese sono stati colpiti, secondo il volere di Dio, da un triste dramma: la grave ed incurabile malattia del nostro nipote, il nostro potente re e signore, malattia che lo rende incapace di esercitare il potere.”-

Calmatosi, Ludwig ha già dato l’ordine di liberare i prigionieri, ma devono percorrere a piedi il percorso fatto precedentemente. Al loro passaggio i contadini minacciano di ucciderli ed i gendarmi faticano ad impedire un’esecuzione sommaria. A parte un grande spavento, tornano indenni a Monaco. La debolezza di Ludwig ha avuto la meglio sulla forza legittima del sovrano.

A Neuschwanstein quel 10 giugno tutto è ancora possibile. Dürckheim non perde tempo ed invia un telegramma a Bismark. Il cancelliere risponde:

-“Andate a Monaco, sire, andate in palamento, mostratevi al popolo!”-

Infatti, è l’unica cosa da fare ed è esattamente quella che Ludwig non farà. Più tardi Bismark ammetterà che:

-“Non prendendo quella decisione il re provava di non avere più volontà. Si abbandonava al proprio destino.”-

Un altro telegramma attraversa il Tirolo per raggiungere Francesco Giuseppe, imperatore del regno Austro-Ungarico, mentre Ludwig si lamenta con lo zio Gugliemo I dello zio traditore, Luitpold.

Viene redatto un controproclama per i bavaresi.

-“Il Principe Luitpold progetta, contro la mia volontà, di assumere la reggenza del mio paese ed i ministri, avendo ingannato il mio popolo sul mio stato di salute, preparano atti di alto tradimento. (…) Nel caso in cui i disegni del Principe Luitpold dovessero realizzarsi ed egli riuscisse, contro la mia volontà, ad impossessarsi del potere, incarico i miei fedeli funzionari, ed in particolare i miei ufficiali e soldati, di ricordarsi del giuramento solenne con cui mi hanno promesso fedeltà. Che rimangano leali in queste ore difficili e mi aiutino a combattere i traditori…..”-

Il testo pubblicato dal Giornale di Bamberg viene sequestrato. Ludwig aveva incluso anche un commento sulla sua salute mentale:

-“Sono sano di corpo e di mente tanto quanto qualsiasi altro monarca.”-

Infine Dürckheim spedisce un ultimo telegramma, il più realistico, al comandante del battaglione di cacciatori di Kempten: deve marciare al più presto con le truppe su Neuschwanstein.

L’ordine non giungerà mai a destinazione. I membri del complotto controllano infatti i moderni mezzi di comunicazione: il telegrafo è nelle mani del governo. Allora Ludwig capisce tutto d’un tratto che qualsiasi tentativo di resistenza è inutile e dice:

-“Non voglio che venga versato del sangue.”-

La realtà gli appare come un lampo di luce: -“è troppo tardi, troppo tardi per scappare.”-

-“Sono stanco.”- confida a Dürckheim, rattristato dalla sua mancanza di energia, poi lo prega di lasciarlo solo.

Ludwig non viene sconfitto dai cospiratori, ma dalla sua stessa debolezza.

E` perfettamente lucido. Prima che l’aiutante di campo se ne vada, il re gli chiede invano:

-“Procuratemi del veleno, non posso più vivere.”-

E` calata la notte su Neuschwanstein. Il re è esausto. All’improvviso si alza, vaga per le stanze dell’immenso castello come un fantasma. Ordina che i contadini, accorsi spontaneamente per difenderlo, tornino a casa. A che scopo mettere in pericolo delle vite per un tradimento vergognoso?

Il re non ammette che il sangue dei sudditi leali scorra a causa di un gruppo di traditori.

Ludwig, tanto geloso della solitudine, è finalmente solo per la sua ultima notte di libertà.

-“La chiave, dov’è la chiave dell’alta torre?”-

Da tempo reclama la chiave dell’alta torre del castello che si erge per settantacinque metri al di sopra della gola del Pollat.

-“ E` introvabile sire, ma la stiamo cercando.”- gli risponde il valleto Mayr. Il servitore, che fa parte del complotto, teme probabilmente un suicidio. Con uno sguardo infuocato Luwig si rivolge ad un cavalleggiero, Weber, e gli pone questa domanda, apparentemente sconveniente:

-“Credete nell’immortalità dell’anima?”-

-“Si, sire.”-

-“Anch’io e credo anche nella giustizia divina. Avrei potuto tollerare che mi si impedisse di regnare, che fossi privato del potere, ma non accetto di essere dichiarato pazzo e di essere rinchiuso.”-

Durante la notte il dottor von Gudden si presenta al castello. Questa volta, oltre agli infermieri, lo accompagnano anche dei gendarmi. Chiede udienza al re che rifiuta di riceverlo. Allora allo psichiatra viene un’idea: il valletto Mayr tende al re la chiave della torre alta. Il re l’afferra, attraversa i corridoi, apre la porta che conduce alla scala, ma all’improvviso, nella penombra, appaiono degli uomini forzuti, gli infermieri, che circondano il sovrano e gli impediscono di scappare, immobilizzandogli le braccia. Era una trappola.

Gola del Pollat

Il dottor von Gudden si avvicina al re ancora sgomento.

-“Sire, oggi ho ricevuto la missione più triste della mia vita. Quattro psichiatri vi hanno studiato e, sulla base del loro rapporto, il Principe Luitpold è stato nominato reggente. Ho l’ordine di accompagnare Vostrra Maestà questa notte stessa al castello di Berg. Se Vostra Maestà lo ordina, la carrozza parte alle quattro.”-

In quel corridoio sinistro la dichiarazione brusca del medico è seguita da un silenzio. Poi Ludwig, ripresosi dallo stupore, chiede:

-“Ma come potete dichiarare che la mia mente è malata senza avermi mai esaminato?”-

Un commento davvero sensato. Lo psichiatra si spazientisce:

-“I rapporti ne parlano chiaro. Ho firmato io stesso il rapporto assiemne ai colleghi.”-

Il complotto è riuscito.

Alle quattro di mattina il re prigioniero lascia Neuschwanstein, il suo palazzo da sogno, una fortezza rivelatasi inutile contro gli inganni ed i tradimenti degli uomini.

Il viaggio dura otto ore. E` mezzogiorno quando le carrozze varcano i cancelli di Berg. Si era pensato di rinchiudere Ludwig a Linderhorf, ma il dotor von Gudden aveva fatto notare che Berg era più vicino a Monaco. Probabilmente lo psichiatra non voleva cambiare le sue abitudini.

-“Un anno?”-

-“Si, sire, è il minimo.”-

Prigioniero per almeno un anno? Ludwig non può accettarlo.

-“Potrebbe volerci meno. Non è difficile far scomparire un uomo.”- replica il re.

-“Sire, il mio onore mi impedisce di rispondere a simili affermazioni …”-

Il dottor von Gudden ritrova il senso del protocollo. Ha vinto quasi troppo facilmente. Infatti, fin dal suo arrivo, il re destituito non è più lo stesso. E` di una calma assoluta e di una docilità esemplare. Tutto nella sua attitudine è dignitoso. Rinchiuso in due stanze non manifesta nessuno dei sintomi che hanno ufficialmente motivato il suo internamento. Dov’è il “pericolo paranoico” che gli infermieri erano pronti ad immobilizzare? Dov’è lo “schizofrenico agitato” che bisognava allontanare d’urgenza? Il re è normale: chiacchiera tranquillamente e sembra allegro, ma i suoi occhi sfuggenti vedono solo una prigione.

Si sentono dei rumori sordi: vengono installate delle sbarre alle finestre. Sulle porte sono stati applicati degli spioncini e gli utensili potenzialmente pericolosi, come i coltelli, sono scomparsi e dietro ogni porta degli uomini sorvegliano il re, senza lasciarlo solo un attimo. Berg è diventato un manicomio.

Il giorno successivo Ludwig si sveglia dopo un sonno tranquillo. E` domenica, 13 giugno 1886, giorno di Pentecoste. Ha piovuto per gran parte della notte. Il re accetta a malincuore di farsi rasare e pettinare da un barbiere che non è il suo. Viene a sapere che, nonostante sia un giorno festivo, non potrà andare a messa. Allora fa un’abbondante colazione per compensare la cena leggera della sera prima. Alle otto e un quarto il dottor von Gudden dichiara al suo assistente, il dottor Muller:

-“Il re è come un bambino.”-

Approfittando di una schiarita il prigioniero chiede di fare una passeggiata in riva al lago Starnberg. Il medico gli dà il permesso volentieri e lo accompagna. Non sono soli, due infermieri ed un gendarme li seguono a debita distanza.

Al loro ritorno il medico ammette che il paziente fa domande sensate e dà prova di voler collaborare alla propria guarigione. Soddisfatto, spedisce un telegramma al primo ministro a Monaco:

-“Finora tutto va per il meglio.”-

Alle quattro e mezza del pomeriggio il re chiede una merenda che il medico dapprima rifiuta, poi, per non contrariare il malato, acconsente. Ludwig mangia molto e beve ancora di più: un boccale di birra, tre bicchieri di vino del Reno, e due bicchierini di vino di riso. Alle sei il re chiede al medico se possono di nuovo passeggiare in riva al lago. Il medico è d’accordo e con un cenno congeda gli infermieri ed un gendarme che si preparavano a seguirli.

-“No, niente scorta, non serve.”-

Ludwig si era lamentato della sorveglianza ed il medico, diventato più affabile, ritiene che sia meglio non innervosire il paziente.

Il cielo è di nuovo minaccioso, così i due uomini prendono un ombrello. Il re si è infilato un grande mantello nero ed un cappello ornato da una spilla di diamanti; lo psichiatra si copre il capo con un cilindro. Si inoltrano nel viale coperto dalle frasche degli alberi che scendono dal castello fino al lago. Al dottor Muller, che li guarda allontanarsi, von Gudden dichiara:

-“Torneremo per le otto.”-

Alle otto, nonostante la serata estiva, fa già buio. Il temporale che minacciava il lago è infine scoppiato e piove a dirotto. Con lo sguardo fisso sul viale buio, il dottor Muller cerca di scrutare la notte.

 Ludwig II negli ultimi anni di vita

-“Ma che stanno facendo? Forse Sua Maestà ed il medico si sono riparati sotto un abete, aspettando che smetta di piovere. Otto e mezza: la preoccupazione lascia il posto al panico. Delle luci vacillanti si accendono sotto gli alberi. Gendarmi, infermieri, e valletti esplorano il viale ed il bosco attiguo con le lanterne, ma invano. Viene spedito un telegramma a Monaco:

-“Il re ed il dottor von Gudden sono scomparsi.”-

D’improvviso risuona un grido proveniente dal lago: un domestico ha appena trovato sulla riva il cappello del re. Si continua a cercare illuminando la notte. Altri oggetti vengono ritrovati vicino al lago, come il cilindro del dottore, la giacca del re, ed un ombrello. In fretta viene requisita la barca di un pescatore. Un remo urta una massa scura. Qualcuno avvicina le torce all’acqua nera: è il re! In maniche di camicia, viene issato a bordo. Il re di Baviera è morto! Poco dopo sono ripescati anche il suo mantello e la redingote, ed ecco il corpo del dottore, un po’ più lontano. Anche lui è morto. Sono le dieci e mezzo di sera, ma l’orologio di Ludwig si è fermato all sei e quarantacinque, quello del dottor von Gudden alle otto.

Starnberg Lake

Riconoscimento:

Senza l’aiuto di Jean Des Cars noi non avremmo mai saputo i dettagli della vita di questo re così diverso, stravagante, ma allo stesso tempo così originale, un vero esteta, un amante della solitudine e del belllo e se fosse vissuto ai nostri giorni l’opinione pubblica non si sarebbe scandalizzata della sua omosessualità, che oggi è quasi un vanto. Quindi, un grazie a Jean Des Cars.

Il mio racconto è un riassunto dei fatti più importanti, evitando di parlare di politica, ma con uno sguardo alla vita di Ludwig II. Se siete interessati a conoscerne di più vi consiglio di leggere il libro di Jean Des Cars, Ludwig II di Baviera, e lì avrete uno sguardo più attento e più particolareggiato.

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