Si noterà sotto il profilo esistenziale e filosofico una indubbia identità fra il concetto
di Uomo e quello dell’Amore (esteso dal professore anche con simbologie
matematiche degne di nota). Per fare un esempio pratico, immaginiamo che le
nostre facoltà, sociale e razionale, unite fra loro, rappresentino un contenitore nel
quale è contenuto, appunto, l’amore. Ora, se l’individuo reale compie degli atti
mossi da quel connubio, da quella unione tra razionalità e socialità, ecco che il
contenitore si apre e nella realtà concreta traspare il suo più intimo contenuto,
l’Amore…
Eppure oggi, ahimè, considerando l’impennata esponenziale delle ingiustizie sociali,
dello sfruttamento, della povertà e di nuove ed assurde guerre, sembra che
l’umanità torni anni luce indietro ripiombando in uno stadio animalesco in cui
sopravvive solo il più forte (soprattutto in termini economici).
Si ha l’amara impressione che la società si sia trasfigurata in una nuova giungla. In
una giungla tecnologizzata in cui i deboli, stipati ed ammassati in squallidi margini,
vengono dimenticati per effetto del nuovo boia moderno, l’indifferenza.
Riassumendo quanto appena descritto in forma poetica come tanto piace fare al
prof Steve Corbino riporto un estratto del libro
Cosa sarebbe la vita senza l’Amore?
L’Istintivo sentiero d’un animale…
La cupa quiete d’un vegetale…
Il professore riparte dalle fondamenta, dalle radici. Proprio da quel –primo motore
esistenziale- che aziona la macchina umana verso la scoperta della meravigliosa
esperienza, del vivere e dell’esistere, quindi dall’universale bisogno di sopravvivere
che è una necessità comune di tutto l’esistente vivente, vegetale, animale ed
umano. Steve porrà una cruciale domanda ad i suoi allievi “qual è l’ideale modalità
comportamentale umana che permette la sopravvivenza del genere umano?”
Dopo una piacevole ed intensa analisi sulle infinite modalità comportamentali si
arriverà ad una nuova e moderna –mesotes aristotelica-. L’individuo si interpone fra
il suo bisogno di sopravvivere che lo induce ad una permanente tensione verso –l’in
sé- e la considerazione dello stesso bisogno di sopravvivere del prossimo che nel
romanzo viene così formulato
Sè—– X—–Y
C’è tanto da riflettere! Tanto davvero! Specie nell’epoca in cui viviamo in cui pare
serpeggiare indisturbato un inerziale letargo meditativo…
Nonostante l’abbondanza di tematiche attuali e di riflessioni di ordine etico,
ontologico e sociologico, il fantasy non viene mai meno. E ciò che alle prime venti,
trenta pagine potrebbe far alludere ad un saggio filosofico romanzato, via via
svanisce sfociando nella spettacolarità immaginativa del fantasy che gradatamente
si appropria dell’intero elaborato. Accostare due generi opposti fra loro nei
contenuti non è stata semplice e facile cosa, ma il mio auspicio di fondo è stato sin
dalle prime pagine quello di creare un quadro riflessivo, avvicinando il lettore ad
alcuni concetti filosofici fondamentali verso la scoperta di sé e del senso della vita,
su di una intrigante, leggera ed al contempo accattivante cornice fantasy…
Infatti sin dall’inizio il prof interagisce con una oscura presenza, con una entità
misteriosa, la F.A.T.A. (anagramma di fuoco, acqua, terra, aria). Nessuno può
vederla, nessuno può udirla, nessuno può percepirla eccetto il prof Corbino.
Ci si chiederà se Steve sia un visionario o un individuo risucchiato da una
psicopatologia degenerativa. Il dubbio è notevole, ma come ogni visionario fuori dal
tempo in cui vive, come ogni intelletto umano che si è sospinto oltre la cinta muraria
culturale dell’epoca anche Steve sarà sottoposto a duro processo e condannato da
una corte inquisitoria. Il prof subirà un internamento forzato in una clinica
psichiatrica in cui non mancheranno riflessioni su quella sottile linea di
demarcazione fra sanità ed infermità mentale. Quanti, ma quanti uomini e donne
sono stati giustiziati o condannati al rogo con l’unica colpa di aver scavalcato
pregiudizi o oscurantistiche e fin troppo basse credenze? Sarà così anche per il prof
Corbino? Condannato all’esilio nella fossa della pazzia?
Eppure qualcosa lungo la narrazione cambierà. Lo psichiatra, il dottor Enrico De Paoli
cambierà prospettiva di ragionamento avviando tutt’altre ricerche sulle orme e
ritrovamenti archeologici effettuati dal dottor Fulvio Silente.
E se Steve Corbino fosse davvero il prescelto?