Redazione- Jorge Louis Borges ha un sogno. Sognato per tutta la vita fino a diventare, a secondo di come lo si vuole giudicare, una “ossessione” o una “erotica” fantasia onirica . Ce lo narra in La biblioteca de Babel , un racconto fantastico pubblicato nella raccolta Il giardino dei sentieri che si biforcano del 1941 e successivamente nel volume Finzioni nel 1944.
In estrema sintesi il racconto descrive una “ biblioteca “ ,definita di Babel in ricordo di quell’episodio biblico che ci parla della voglia degli uomini di costruire una torre , appunto quella di Babele , che raggiungesse in altezza , il cielo. Una costruzione spropositata o se vogliamo tale da riempire uno spazio enorme: dalla terra al cielo, per magnificare la potenza,la bellezza di cui è capace l’opera dell’uomo.
Secondo la Genesi 11,1-9 dell’Antico Testamento della Bibbia giudaico cristiana :Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. 2 Emigrando dall’oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. 3 Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. 4 Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». 5 Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. 6 Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. 7 Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro». 8 Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi essarono di costruire la città. 9 Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. “
Un tentativo fallito di arrivare fino alle porte dell’olimpo celeste degli dei, anzi del Dio babilonese Mmarduk che aveva creato il mondo proprio nel punto dove la costruirono i babiloneso che loro consideravano il centro esatto dell’universo.
Una scala altissima attraverso la quale raggiungere l’infinito . Fallito perchè ad un certo punto dei lavori di costruzione si confusero le lingue e il cantiere divenne un “ caos”. Fu in quella città che gli uomini cominciarono a non comprendersi più.
Anche la biblioteca di Babel pur se apparentemente ordinata è un allucinante caos. A partire dalla sua caratteristica fondamentale : un magazzino di libri disposti in uno spazio infinito che sembra riprodurre un universo composto da sale esagonali in cui 5 pareti sono occupate da 5 scaffali
In ogni scaffale ci sono 32 libri da 410 pagine ciascuno. Ogni pagina ha 40 righe da 80 simboli, che sono 22 lettere dell’alfabeto più lo spazio, il punto e la virgola. In definitiva la biblioteca raccoglie disordinatamente tutti i possibili libri di 410 pagine in cui si susseguono le sequenze dei 25 caratteri senza ordine, in tutte le possibili combinazioni. Un universo che gli uomini non riescono a comprendere perchè non riescono a comprendersi tra di loro come nella esperienza del racconto biblico della torre di Babele.
In realtà, in questa “ finzione “ Borges esprime però la grande potenzialità dei libri perchè al libro Borges assegna un compito fondamentale : quello di riassumere il mondo e e le sue potenzialità ,compreso la capacità di spiegare ogni vita e di ricomprendere tutti i libri in un unico libro . Un compito importante anche se venato di una certa malinconia in quanto una sola vita non basterà per trovare quello che si cerca.
Questo l’incipit del racconto borghesiano :“L’universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d’un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, orlati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile.
Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella d’una biblioteca normale. Il lato libero dà su un angusto corridoio che porta a un’altra galleria, identica alla prima e a tutte. A destra e a sinistra del corridoio vi sono due gabinetti minuscoli. Uno permette di dormire in piedi; l’altro di soddisfare le necessità fecali. Di qui passa la scala spirale, che s’inabissa e s’innalza nel remoto.
Nel corridoio è uno specchio, che fedelmente duplica le apparenze. Gli uomini sogliono inferire da questo specchio che la Biblioteca non è infinita (se realmente fosse tale, perché questa duplicazione illusoria?); io preferisco sognare che queste superfici ar-gentate figurino e promettano l’infinito… La luce procede da frutti sferici che hanno il nome di lampade. Ve ne sono due per esa-gono, su una traversa. La luce che emettono è insufficiente, incessante.”
Questa finzione di Borges , (1) ovvero il sogno di riunire tutti i libri del mondo senza eccezione in una biblioteca universale, al di là del moderno tentativo virtuale fatto dallo scrittore Jonathan Basile come riporto nella nota , divenne una realtà concreta, per la prima e unica volta, nel III secolo a.C.
Mi riferisco al progetto di Alessandro Magno di fondare una biblioteca nella città che porta il suo nome ma ne parlo di seguito . Qui voglio solo accennare che forse quello di una biblioteca è un progetto che sta tutto dentro altri due progetti, quello di scrivere e quello di leggere . Il liCosì come racconta Massimo Recalcati in “L’ora di lezione”.Un oggetto che diventa un’erotica dell’insegnamento. Ovvero il sapere e il desiderio di sapere messi assieme in un grande stordimento attraverso un trasfert , una erotizzazione del libro .L’incontro con un testimone, per Recalcati è l’insegnante , per me che scrivo queste note è il libro. Quello che deve essere scritto e quello che deve essere letto.
Quanto dunque è difficile leggere? Ed è altrettanto difficile quanto scrivere. Margherite Yorcenar diceva che “ scrivere è cercare di scoprire cosa scriveremmo se scrivessimo”. Passando dall’infinito al condizionale e al congiuntivo in realtà anche lei sembra raccontare una “ finzione” e istituire quel mondo di libri da biblioteca di Babele .Leggere poi è la stessa cosa. In fondo leggere è quella cosa che ci mettiamo a fare prima di saperla fare. Leggere e saper leggere . I libri di una biblioteca.
Leggere, che poi significa come ho brevemente accennato incontrare un testimone come un insegnante o come un libro . Che è poi amore e desiderio di sapere. Che è poi ricerca infinita.O aspirazione alla ricerca dell’infinito come fu il tentativo di costruire quella torre che arrivasse dalla Terra al cielo , protesa verso l’infinito del Dio che creò, secondo i babilonesi ,il mondo; del Dio che non li aiutò a mantenere la stessa lingua per comprendersi pienamente e fino in fondo .C he poi è la stessa ricerca dei libri che vivono dentro la realtà della biblioteca che è una realtà come quella della finzione raccontata da Borges, onirica, erotica , oggi sicuramente virtuale .
Una biblioteca pubblica o privata.
Una biblioteca dunque: ecco l’oggetto del desiderio. Ahimè un desiderio predatorio nella realtà che nel III secolo a.C. rappresentò la biblioteca di Alessandria d’Egitto. Un desiderio predatorio che in tema di biblioteche purtroppo molte volte si è ripetuto al contrario . Nell’esperienza di Tolomeo III e della sua biblioteca di Alessandria è quest’ultimo che promuove ogni acquisizione in molti modi. Nell’esperienza di molte altre biblioteche è il lettore che tenta di sottrarre i libri alla biblioteca per impreziosire la sua abitazione o la sua stessa biblioteca. O per una specie di ossessione a possedere un libro
E’ il caso dei furti in biblioteca; di falsari che sono capaci di riprodurre copie di libri presi in prestito e restituirli al posto degli originali o uomini che sono arrivati ad uccidere per possedere un libro .
Molti di questi episodi sono narrati in Aneddoti bibliografici di Giuseppe Fumagalli. Come si legge dalla presentazione su un venditore on line : “Citato in ogni dove e mai più ristampato dal 1939, “Aneddoti bibliografici” è un piccolo compendio di tutti quei volumi che in diverse nazioni e in diverse epoche sono stati dedicati al libro e alla sua aneddotica, insaporito da innumerevoli ricordi personali. L’autore ha letto i libri di Disraeli, di Lalanne, di Lumachi, di Amerigo Scarlatti, ma non si limita a citarli, bensì li usa per portarli in un territorio conosciuto, pieno di notizie di prima mano. Il libro è diviso in tre sezioni: la prima dedicata a “Il libro e i libri. Bibliofilia e bibliografia”, la seconda intitolata “Biblioteche e Bibliotecari”, la più cospicua e la più originale, e la terza sezione dedicata al “Commercio del libro. Editori e librai”, che bene completa il volume. Fumagalli ci racconta in queste pagine la passione che l’uomo ha sempre nutrito verso i libri, questi cari oggetti che tanto oggetti non sono. In appendice “Bibliografia sommaria dell’autore”.
Per non parlare delle spoliazione napoleoniche . Durante il Congresso di Vienna le potenze vincitrici ordinarono l’immediata restituzione di tutte le opere sottratte, «senza alcun negoziato diplomatico”, sostenendo come «la spoliazione sistematica di opere d’arte è contraria ai principi di giustizia e alle regole della guerra moderna». Venne infine affermato il principio di come non ci potesse essere alcun diritto di conquista che permettesse alla Francia di detenere il frutto di spoliazioni militari e che tutte le opere d’arte dovessero essere restituite
E poi ancora un moderno esempio al rovescio . Nella Lituania, occupata dai nazifascisti: un gruppo di bibliotecari ebrei riuscì a nascondere migliaia di libri, opere d’arte, manufatti, salvandoli dalla razzia e distruzione. Verranno scoperti e arrestati, deportati o uccisi. In un paese in cui il 90% degli ebrei non sopravvisse alla Shoah
Ma torniamo a Tolomeo III e alla biblioteca di Alessandria. In quella città a quel tempo porto nevralgico di una potenza economica , gli agenti doganali perquisivano tutte le navi in transito in quel porto. I libri trovati venivano requisiti per farne una copia. Anche se poi alla fine gli originali venivano trattenuti e le copie restituite. Quei libri finivano in una grande biblioteca con una breve annotazione che ne dichiarava la provenienza “fondo delle navi”.
Una acquisizione di libri attraverso il “ fondo delle navi” ma anche una ricerca dappertutto. La fame di libri di Tolomeo II per la sua biblioteca di Alessandria ,lo portò ad inviare emissari in tutto il mondo conosciuto, con una borsa di denaro, per comprare a qualsiasi prezzo libri e anche le copie più antiche di libri che riportavano opere in poesia e in prosa di oratori e filosofi, medici e indovini. Domandava poi Tolomeo a Demetrio Falereo, amico di Teofrasto , allievo di Aristotele , responsabile dell’organizzazione della biblioteca quanti libri possedesse. “Più di duecento migliaia,mio re. Ne acquisirà al più presto tanti altri così da arrivare a cinquecento mila”.
I libri, dunque, la voglia spropositata di possederne migliaia e migliaia,ma anche passione , non tanto per i libri ma soprattutto per una donna. Marco Antonio per esempio fece un regalo a Cleopatra del tutto inusitato , ovvero che si scostava totalmente dai regali che la regina era abituata ad avere : oro, gioielli, bamchetti, feste. Stese ai suoi piedi un tappeto di duecentomila volumi .
Al tempo di Tolomeo III probabilmente le biblioteche erano due : la più grande, all’interno del palazzo reale, adibita alla consultazione da parte degli studiosi del Museo, mentre la seconda, più piccola e destinata alla pubblica lettura, si trovava all’esterno della corte, nel tempio di Serapide ; comunque, si presume che al tempo di Filadelfo i rotoli conservati nella biblioteca maggiore fossero circa 490.000, mentre quelli della biblioteca del Serapeo ammontassero a circa 42.800, anche se l’esatta consistenza libraria della Biblioteca di Alessandria, come anche il numero degli autori dei libri, è sconosciuta, dato che molti rotoli potevano contenere più opere e molti di questi potevano essere duplicati.
Di quella biblioteca però rimangono solo i racconti e i resoconti coevi .Rimane come un esempio virtuoso e rimangono anche gli interrogativi di come fu distrutta. Fonti antiche e moderne identificano quattro possibili occasioni dove sarebbe potuta intervenire una distruzione parziale o totale della Biblioteca: l’incendio del 48 a.C. di Giulio Cesare ; l’attacco di Aureliano intorno al 270 d.C.; il decreto di Teodosio I del 391 d.C.; la conquista araba del 642 d.C.
La biblioteca di Alessandria dunque che sovrastava anche quella che divenne ben presto un faro della cultura romana, la terza per grandezza nell’impero, la Biblioteca di Celso a Efeso, in Turchia. 12.000 rotoli di pergamena contenevano un immenso patrimonio di conoscenza che andarono distrutti nel 262 dC.
La Biblioteca di Celso fu costruita, tra il 114 e il 117 dC, da Gaio Giulio Aquila, in onore del padre Giulio Celso Polemeano, proconsole d’Asia, del quale la biblioteca costituì il monumento funebre. Le rovine della Biblioteca di Celso a Efeso, si possono visitare ancora oggi a poca distanza dalla moderna città di Selçuk, nella regione dell’Egeo Centrale, Stando ai documenti dell’epoca, la biblioteca fu distrutta da un terremoto nel 262 d.C., e le sue pergamene bruciate da un incendio. Si trattò di un evento così potente da lasciare in piedi solo la facciata. La biblioteca fu ricostruita, ma venne distrutta da un nuovo terremoto quasi un secolo più tardi.
Ma di altre biblioteche del passato ci resta il patrimonio librario , specialmente nel nostro paese.
In Italia sono attive due Biblioteche Nazionali Centrali, di Roma e di Firenze. Assolvono, oltre a una funzione culturale, anche compiti bibliografici nazionali. La presenza di due biblioteche nazianli ha ragioni storiche in quanto Firenze, dopo l’unità d’Italia fu capitale d’ Italia, essendo Roma, ancora nello Stato pontificio annesso all’Italia dopo l’ingresso dei bersaglieri a Porta Pia nel 1870 .La Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, inaugurata il 14 marzo 1876 in un’ala dell’antico palazzo sede del Collegio Romano dei Gesuiti, in pieno centro storico, fu costituita con i fondi di 69 biblioteche di congregazioni religiose, oltre a quelli compresi nella Biblioteca Maior dei Gesuiti. Il costante incremento bibliografico fu assicurato alla nuova istituzione dalla legge sulla consegna obbligatoria degli stampati. La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze trae la sua origine dalla biblioteca privata dell’erudito Antonio Magliabechi: venne aperta alla città nel 1747 e situata in un’ala degli Uffizi. Incrementata con importanti fondi di conventi, famiglie e letterati fu unita alla Biblioteca Palatina e dal 1861 divenne Biblioteca Nazionale Italiana. Nel 1935 fu trasferita nella sede attuale, appositamente costruita presso S. Croce, ed ulteriormente ampliata nel 1962. Nel 1886 la Biblioteca inizia la redazione del “Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per ricevute per diritto di stampa”, che diventerà dal 1958 la “Bibliografia Nazionale Italiana”. La BNI corrente è organizzata in diverse serie a stampa e pubblicata anche in CD-rom che cumula tutti i dati dal 1958.
In realtà nel nostro paese le biblioteche storiche sono numerose di grande valore . Ne elenchiamo alcune che sono una scelta del tutto personale. A cominciare dalla Biblioteca apostolica vaticana voluta da papa Sisto IV nel 1475 ,la Biblioteca Hertziana fondata nel 1913 con più di 300 mila volumi è parte dell’Istituto di ricerca tedesco Max Plank. Conserva anche 800 mila fotografie.
La Biblioteca Malatestiana primo esempio di biblioteca civica in Europa con sede a Cesena feudo di Malatesta Novello , ideata e realizzata dall’architetto Matteo Nuti . Biblioteca Nazionale Marciana sorge tra il Campanile e la Zecca di Piazza S. Marco a Venezia . Conserva volumi provenienti dalla donazione del Cardinale Bessarione del 1468.Biblioteca Casanatense fondata dal cardinale Girolamo Casanatese e affidata ai padri domenicani del Convento di S. Mario sopra Minerva a Roma. Biblioteca Medicea Larenziana di Firenze edificata nel XVI secolo da papa Clemente VII e arricchita da Lorenzo il Magnifico . Fu progettata da Michelangelo e conserva una ingente raccolta di maniscritti. La Biblioteca Teresiana fondata da Maria Teresa d’Austria nel 1780.Biblioteca nazionale braidense anch’essa fondata da Maria Teresa d’Austria nel 1770 partendo dal fondo del conte Pertusati e situata nel complesso del palazzo di Brera .La Biblioteca civica Bertoliana, inaugurata agli inizi del XVIII secolo, è la più antica e importante biblioteca della città (la terza della Regione del Veneto per importanza dopo la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia e la biblioteca universitaria… Continua la lettura
La Biblioteca Capitolare di Verona è considerata la più antica biblioteca al mondo ancora in attività. E’ conosciuta ancora oggi per i preziosi ed antichi incunaboli e manoscritti raccolti e conservati.
Il breve elenco delle biblioteche sopra trascritto è una scelta tra le numerose istituzioni culturali che conservano un patrimonio librario ingente . Esse rappresentano una realtà solida e concreta e sono il risultato di quell’amore per i libri che nei secoli singole persone , municipalità, congreghe, accademie, scuole e università hanno dimostrato.
Ma tornando Borges dobbiamo dire che a questo mondo reale fatto di carta ,inchiostro, lettere, colori, odori, si affianca un mondo di sogno ovvero di generazioni che sognarono e sognano libri preziosi , biblioteche favolose, amori eterni. E dunque a questo proposito proprio in nome di Borges va ricordato un protagonista assoluto di questo mondo incantato : Franco Maria Ricci e appunto la sua Biblioteca di Babele. Una scelta di opere pubblicate da Ricci che è ormai un classico letterario. Diretta da Borges, è la traccia della sua biblioteca ideale, una raccolta dei gioielli della letteratura fantastica, arricchita in questa edizione dai ritratti di Tullio Pericoli in copertina.
Franco Maria Ricci (1937-2020) è stato un editore, bibliofilo, collezionista d’arte, oltre che ideatore del Labirinto della Masone a Fontanellato, il più grande del mondo. Nel 1982 . Insieme alla Biblioteca di Babele pubblica in Italia FMR, “la rivista più bella del mondo” o, come la definì Fellini, “la Perla nera”.
Si tratta di un rivista da collezione, naturale sviluppo della sua attività di editore d’arte; gli argomenti, da quattro a sei ogni numero, si presentano come altrettanti libri in nuce.
L’originalità delle scelte, l’eleganza della livrea, la qualità dei testi ne fanno in poco tempo la rivista d’arte più diffusa nel mondo.
Franco Maria Ricci e il libro ideale. Ovvero quell’oggetto d’amore incondizionato che oltre ai contenuti ha anche una sua bellezza visiva. Il bello ,la bellezza sono dunque creature che Franco Maria Ricci crea con ke sue mani ristampando per esempio il Manuale Tipografico, del tipografo Bodoni di cui fu un appassionato studioso , nei primi anni Sessanta, a un secolo e mezzo dalla prima pubblicazione con un imprevedibile successo editoriale.
Poi i volumi di La Biblioteca di Babele, di cui ho accennato, collana affidata alla curatela di Jorge Luis Borges e composta da sublimi volumi frutto di ogni ricercatezza. Ristampò l’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert, finché scoprì, pubblicandolo con l’introduzione di Italo Calvino, l’incredibile Codex Seraphinianus, bizzarra enciclopedia di “fantasie” scritta con l’invenzione di un linguaggio e illustrata con tavole di metamorfosi impossibili e di esseri viventi e invenzioni che non esistono.
Insomma un modo di dare al libro la capacità di volare nel sogno e dal sogno tornare alla realtà tra ossessioni e e realtà, tra amore per quello che i libri contengono ma anche per quello che dovrebbero contenere in un mondo parallelo a quello reale in cui rifugiarsi per essere e poter essere e non “ dovere” essere come capita nel mondo che viviamo ogni giorno .
(1)lo scrittore Jonathan Basile ha trasposto la finzione letteraria di Borges in una finzione virtuale, Libraryofbabel.info che da accesso potenziale a 104677 libri. Lo strumento ricerca del sito consente di trovare ogni singola pagina di opere mai scritte, così come dei maggiori capolavori della letteratura mondiale. Ma ogni singola pagina, appunto, slegata da quella successiva. La biblioteca, al momento, non consente di governare la combinazione delle pagine. Se questa restrizione fosse superata, la biblioteca – spiega Basile “conterrebbe qualsiasi libro mai scritto e tutti i libri che saranno scritti nel futuro, inclusi le canzoni, i testi scientifici, le costituzioni, i codici giuridici, le sceneggiature, tutto.”
Ma, anche se questo esperimento riuscisse, quante vite ci vorrebbero per leggere tutto? Fermandosi solo un secondo su ogni pagina, occorrerebbero 104668 anni. “Sfortunatamente, la terra sarà consumata dal sole in meno di 1010 anni, quindi in ogni caso non potremmo farcela” conclude Basile, con lo stesso pizzico d’ironia del bibliotecario protagonista del racconto di Borges. https://booktribu.com/la-biblioteca-di-babele-e-le-fantasie-di-borges-diventano-realta-virtuale/