Redazione- Cantava così Raf , al secolo Raffaele Riefoli, autore di successi come “Si può dare di più / Gente di mare (1987)” e tra i molti altri “Iperbole, Ouch e Tutto Raf (2001-2005)” :
Anni come giorni son volati via
brevi fotogrammi o treni in galleria
è un effetto serra che scioglie la felicità
delle nostre voglie e dei nostri jeans che cosa resterà.
Si riferiva agli anni Ottanta dello scorso secolo . Un brano ,poi pubblicato nel 1989 come singolo, contenuto nel terzo album del cantante di Santa Margherita di Savoia dal titolo “Cosa resterà degli anni ottanta … “ . Comprende otto brani, tra i quali “Cosa resterà degli anni ’80”, che ne ha ispirato il titolo, presentata dallo stesso Raf al Festival di San Remo di quell’anno. Ne sono stati estratti altri due singoli “Ti pretendo”, e “La battaglia del sesso”.
Di questi anni maledetti dentro gli occhi tuoi
anni bucati e distratti noi vittime di noi
ora però ci costa il non amarsi più
è un dolore nascosto giù nell´anima.
Cosa resterà di questi Anni Ottanta
afferrati e già scivolati via Cosa resterà e la radio canta una verità dentro una bugia.
Anni ballando, ballando Reagan-Gorbaciov
danza la fame nel mondo, un tragico rondò.
Ponendosi dunque una domanda fondamentale : “che cosa resterà di quegli anni “ scivolati via “ in un vortice di avvenimenti e di personaggi pubblici ,fenomeni come la fame nel mondo ormai entrati nella storia che animavano le cronache quotidiane di giornali e tele giornali. Un tormentone quel “ che resterà degli anni Ottanta …” che gira ancora nella testa di molti noi che vedemmo Raf sul sacro palcoscenico della canzone italiana , quello di San Remo, cantare appunto quella canzone.
Gli anni certamente di Gorbaciov che mette fine ad una Storia, quella del Partito comunista sovietico e quindi dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche , con le sue Perestrojka e Glasnost, riforme e governo trasparente per un immenso paese .
Un Gorbaciov che il 29 maggio del 1988 incontra Ronald Reagan a Mosca per ratificare il trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) siglato a Washington l’8 dicembre 1987, che sancisce la fine dell’uso di missili nucleari a medio raggio su territorio europeo . Un incontro sul quale oggi, specialmente oggi,soto i venti di guerra , si dovrebbe riflettere attentamente .
E dall’altra parte del mondo sicuramente gli anni anche di Reagan con quell’edonismo che dà il via ad una trasformazione della società americana che sarà completata , per arrivare ai nostri giorni , da un gruppo di neocon ,neo conservatori , che si conquistarono un’influenza decisiva nell’amministrazione Bush junior.
Un gruppo di intellettuali di destra alla riconquista del controllo dei valori culturali e dell’informazione. Una riappropriazione progressiva che parte dagli anni ’60 e che negli anni ’80 diventa nefasta quando i neocon e molti altri con loro formulano una equazione tutta inventata rispetto alla realtà : “ medio oriente uguale terroristi”. Un’equazione che funziona per molti .Una teoria che sfrutta anche la complicità delle reti televisive amiche che continuano a incentivare continuamente una campagna diodio e quindi di guerra. Un conflitto che Bush porterà in Iraq per abbattere il dittatore Saddam Hussein ma che viene giustificato da bugie circa il possesso di armi batteriologiche di quella amministrazione. Ma soprattutto dalla paura del terrorismo che con gli attentati all’antrace vede diverse vittime in America. Anche se in fin dei conti , secondo rivelazioni successive, quel terrorismo all’antrace non ha nulla a che fare con il medio oriente ma è per così dire terrorismo prodotto in casa americana.
Un Raf che dalla vita pubblica torna poi ad una intimità personale che sfiora appunto la storia del nostro privato quotidiano :
Noi siamo sempre più soli singole metà
anni sui libri di scuola e poi che cosa resterà.
Anni di amori violenti litigando per le vie
sempre pronti io e te a nuove geometrie
anni vuoti come lattine abbandonate là
ora che siamo alla fine, noi, di questa eternità .
Noi che abbiamo vissuto le nostre storie in quegli anni “allegri e depressi di follia e lucidità “ per dimenticare quel decennio precedente tutto votato alla violenza e al dolore per i morti ammazzati dal terrorismo rosso e nero.
Cosa resterà di questi Anni Ottanta
chi la scatterà la fotografia
Cosa resterà, e la radio canta
“Won´t you break my heart?”
“Won´t you break my heart?”
Anni rampanti dei miti sorridenti da wind-surf
sono già diventati graffiti ed ognuno pensa a sé
forse domani a quest´ora non sarò esistito mai
e i sentimenti che senti tu se ne andranno come spray.
Uh! Oh No, no, no, no
Anni veri di pubblicità, ma che cosa resterà
anni allegri e depressi di follia e lucidità
sembran già degli Anni Ottanta
per noi quasi ottanta anni fa
Che cosa dunque è rimasto degli anni Ottanta . E soprattutto è vero che che negli anni Ottanta dello scorso secolo abbiamo sbagliato tutto e le conseguenze le stiamo pagando ora . E’ una considerazione che qualche volta ho sentito ripetere e che vorrei in qualche modo mettere all’attenzione di una riflessione da proporre al lettore. Sugli anni Ottanta, appunto, quei favolosi anni Ottanta, ho già pubblicato su queste pagine alcune considerazioni. Quelle che seguono sono una rivisitazione di quegli anni sotto un’altra chiave di lettura specialmente per quello che riguarda il nostro paese. Cominciando in questa prima parte da tre momenti importanti : la nascita del debito pubblico, l’abbandono del nucleare e la comparsa di internet..
Anni Ottanta sul versante internazionale : gli anni di Gorbaciov ,della caduta del muro di Berlino ,di Chernobil . Solo a pensare a questi tre momenti della storia di un decennio si rimane sbalorditi per esempio della rapidità con cui viene archiviato il decennio precedente , gli anni Settanta, intrisi di piombo, di violenza e di sangue . Un susseguirsi di avvenimenti così repentini e decisivi per i cambiamenti della Storia e dei destini dei popoli che mai si sarebbe potuto pensare ad una accelerazioni del genere per le sorti della Germania per esempio o dei paesi dell’est europeo la cui condizione sembrava ormai cristallizzata . Avvenimenti che d’altra parte inaugurano quella accelerazione che in molti settori della nostra vita saranno determinanti per segnare obiettivi e cambiare spesso radicalmente la vita delle persone. Ma questo è un altro discorso che meriterebbe un approfondimento a parte.
«Io ne ho viste di cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire». Un monologo tra i più famosi e citati a livello mondiale. A pronunciarlo non è un umano bensì Roy Batty, modello da combattimento Nexus 6, al secolo Rutger Hauer, ed è rivolto al cacciatore di replicanti Rick Deckard (Harrison Ford). Blade Runner, questo capolavoro di Ridley Scott appare negli anni Ottanta come una profezia non solo sull’ipotetico destino dell’umanità minacciata da una crisi climatica, da una trasformazione ecologica ma soprattutto attanagliata nelle guerre che usano armi ormai micidiali. Pensiamo per esempio a quella che doveva essere una innovazione quasi per il tempo libero, per il diletto e il piacere di giocare con un oggetto volante , il drone. Usato per ricognizioni , per ammirare dall’alto un paesaggio senza salire su un aereo oppure per scopi scientifici o di protezione civile : ricerche di scomparsi, sguardo su luoghi inaccessibili azzerando quindi il tempo per raggiungerli materialmente. Ebbene quegli oggetti sono diventati un’arma micidiale. Caricati di esplosivo possono raggiungere qualsiasi luogo, si guidano a distanza da bunker ben riparati e non espongono nessun pilota ad eventuali abbattimenti. Tutto questo accade nel conflitto Russia Ucraina e nel recente scontro tra Iran e Israele . In quest’ultimo conflitto per ben due volte l’Iran ha diretto sul territorio di Israele lanci di droni , insieme anche a missili chiaramente tutti o quasi tutti intercettati da un sistema di difesa altrettanto sofiisticata come sono gli strumenti di offesa.
Infatti , non a caso in questi venti anni di questo secolo Duemila le armi hanno raggiunto una tale sofisticazione che si stenta a capire l’ulteriore sviluppo. Infatti la prima cosa che viene da pensare che oltre probabilmente non si può andare. Ma oltre una certa soglia si è andati. L’atomica di Nagasaki e di Hiroscima è solo un pallido ricordo nei confronti della proliferazione degli arsenali nucleari e delle attuali possibilità di distruzione con queste armi. Con una particolarità agghiacciante: non ci sono più eserciti che si fronteggiano; le azioni vengono decise e messe in atto da posizioni remote come nel caso dei droni, di cui ho detto, che portano con loro esplosivi o dei missili terra e terra aria. Con una conseguenza ancora peggiore. Spesso chi paga il prezzo di queste azioni belliche è la popolazione civile indifesa che vede città, campagne danneggiate, infrastrutture distrutte come centrali elettriche, acquedotti , strade e ferrovie.
Ma gli anni Ottanta sono popolati da alieni e spettri . Ecco perchè probabilmente bisogna fare riferimento agli avvenimenti di quegli anni per capire quelli attuali . Si perchè quel mondo è popolato da personaggi protagonisti di vicende e di avvenimenti che ci sembrano alieni .
Invito il lettore a consultare un motore di ricerca indicando anni Ottanta : 13 milioni e 800 mila voci. C’è da perdersi veramente e da perdere quella che è poi la bussola di un ragionamento che in sostanza ,per quello che riguarda questa breve riflessione, vuole solo mettere in evidenza come quegli anni furono un antefatto sia delle conquiste di cui oggi noi beneficiamo, sia dei guai ai quali dobbiamo continuamente mettere rimedio come , per esempio, il debito pubblico che proprio in quegli anni raggiunse cifre enormi e poi l’abbandono del nucleare e l’uso di internet. Cominciamo dunque per quello che riguarda il nostro paese dal debito pubblico .
Siamo certamente in buona compagnia a livello mondiale .Secondo Adnkronos :” E’ una corsa senza freni quella del debito mondiale che è aumentato di 1.300 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2024, raggiungendo un nuovo massimo storico a oltre 315 mila miliardi di dollari, pari al 333% del Pil mondiale “ Alla fine del primo trimestre del 2024, il rapporto tra debito pubblico lordo e Pil nell’area dell’euro si è attestato all’88,7%, rispetto alla fine del quarto trimestre del 2023.
Il debito italiano .Ad agosto del 2024 , appena due mesi fa arrivava a sfiorare i 2.960 miliardi considerato che bisogna far fronte al fabbisogno dello Stato (+6,5 miliardi) e della gestione della liquidità (+ 19,8 miliardi ). A fronte di un Pil che dovrebbe crescere nel nostro paese dello 0,8% nel 2024 (contro l’1% del 2023) per poi risalire all’1,1% nel 2025 come prospetta l’Ocse e nella zona euro dovrebbe crescere dello 0,7% nel 2024 e l’1,3% nel 2025. Tanto che appunto proprio l’Europa chiede a gran voce una rientro dal debito pubblico che rappresenta una palla al piede proprio per quella crescita che così stando le cose si annuncia esigua sia per l’Italia che per l’eurozona.
Un debito che pesa dunque sul prossimo documento di economia e finanza .Questo macigno debitorio dunque comincia a crescere in modo spropositato proprio dagli anni Ottanta . Tanto che nel decennio 70-80 il rapporto tra il debito pubblico e il Pil cresce dal 38 al 55 per cento del Pil. Non è difficile ricostruire la storia di questo indebitamento, è più arduo cercare di mettere rimedio ad un trend che va avanti fin dall’unità d’ Italia che vede momenti di crisi negli anni Settanta ,Ottanta e ancora più avanti dovuta alla sfiducia dei risparmiatori .Secondo i dati più aggiornati solo il 24,2 per cento del debito pubblico italiano è detenuto dalla Banca d’Italia, il 24 per cento da altre banche centrali o banche e il 12,2 per cento da altre istituzioni finanziarie, come la Cassa depositi e prestiti. Una sfiducia che ha provocato numerose crisi come quelle del 1976, e in particolare quella del 1992 quando l’Italia fu costretta ad abbandonare il sistema monetario europeo fino a quella del 2011. Debito pubblico equivale dunque a limitazione degli investimenti con conseguenze negative alla pari degli eventuali rimedi come misure restrittive quali l’incremento delle tasse e i tagli alla spesa pubblica.
Il secondo aspetto da considerare è legato all’abbandono del nucleare verificatosi proprio negli anni Ottanta . Sull’onda del disastro di Chernobil con un referendum si assume la decisione di rinunciare all’energia nucleare che pure nel nostro paese aveva avuto un certo sviluppo negli anni tra il 1963 e il 1990. Dopo gli ani Novanta le centrali nucleari italiane sono state tutte chiuse, o per raggiunti limiti d’età o in esecuzione del risultato del referendum del 1987. Sogin è responsabile del decommissioning delle quattro centrali nucleari italiane di Trino (VC), Caorso (PC), Latina e Garigliano (CE), e degli impianti legati alciclo del combustibile nucleare: Eurex di Saluggia (VC), ITREC di Rotondella (MT), Ipu e Opec a Casaccia (RM) e FN di Bosco Marengo (AL).
Inoltre con la Legge di Bilancio 2018, è stato affidato sempre a Sogin il decommissioning del reattore Ispra-1, situato nel complesso del Joint Research Center (JRC) di Ispra (Varese).
Nel 2010 ,tanto per fare un po’ di storia si volle riprendere il discorso del nucleare con il del D.Lgs n. 31/2010 sulla localizzazione dei siti nucleari. Purtroppo anche in quel caso sul prosieguo di questa iniziativa pesò moltissimo un altro incidente , quello di di Fukushima dell’11 marzo 2011 . Incidente che dette l’opportunità a quanti si dichiaravano contrari al nucleare di promuovere un referendum proprio nello stesso anno per iniziativa politica di Italia dei valori. Il Consiglio dei ministri, con un decreto legge aveva già sospeso gli effetti del D.Lgs n. 31/2010 sulla localizzazione dei siti nucleari, stabilendo una moratoria di 12 mesi del programma nucleare italiano. Il quesito referendario fu validamente approvato con un quorum di circa il 54% di votanti e una maggioranza di oltre il 94%. Le norme inerenti al nucleare del cosiddetto decreto Omnibus furono quindi abrogate, determinando la chiusura del secondo programma nucleare italiano.
E’ ancora nel 2017 a seguito di un altro referendum l’Italia abbandona definitivamente ogni progetto sul nucleare tanto che non ci sono più le specializzazioni nucleari nelle università e quella generazione di tecnici che aveva dato vita al nucleare italiano con risultati di eccellenza negli anni Sessanta è ormai quasi del tutto scomparsa.
L’abbandono del nucleare ha però creato problemi per l’approvvigionamento energetico fino agli attuali spropositati prezzi in rialzo di gas e petrolio dovuti alla guerra in Ucraina, e alle conseguenti sanzioni nei confronti dell’invasore russo al cui gas l’Europa ha rinunciato , oltre che per i timori giustificati sia per i cambiamenti climatici .
Con il risultato che forse l’Italia ci riprova. Il Sole24Ore riferisce che a Cernobbio, in chiusura del Forum Ambrosetti, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ha annunciato la convocazione di istituzioni e imprese per la prima riunione della “ Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile “”. (1 )
Debito pubblico e abbandono del nucleare. E arriviamo ad Internet. Dopo Norvegia ed Inghilterra, l’Italia fu il terzo paese europeo a connettersi alla rete: era il 30 aprile 1986. La connessione ebbe luogo nell’Università di Pisa, che ospitava uno dei gruppi europei di ricerca più avanzati anche grazie al lavoro di alcuni suoi membri con Robert Kahn e Vinton Cerf, considerati i padri di Internet. Alla fine degli anni Ottanta i computer in rete erano più o meno centomila.
Internet e il passaggio all’era digitale. Sembrava che internet dovesse essere per tutti e che quindi dovesse affermare una maggiore libertà. In realtà internet è diventata solo una gabbia e ha prodotto il fenomeno dei social che rappresentano spesso una croce e delizia del nostro vivere quotidiano.
Internet finita nelle mani di alcuni miliardari con uno strapotere che mette in pericolo democrazia e libertà di espressione. Un campo di intervento che avrebbe bisogno di una battaglia popolare per mettere un freno proprio a quello strapotere dei giganti dei social e dei loro sodali politici con pulsioni autoritarie.
La gabbia dei social che ci fanno assistere a fenomeni preoccupanti e negativi tra cui per esempio il linciaggio come nel caso di haters, shitstorm, cyberbullismo. Per non parlare di fenomeni più gravi, come il revenge porn. Fino ad annullare la vita reale. Secondo l’Osservatorio italiano sui diritti, guardando ai dati della Mappa dell’Intolleranza 2022, chi è più colpito dai messaggi d’odio (a cui va aggiunto sessismo e revenge porn) sul web sono le donne, col 43,2%. A seguire le con disabilità (34%), omosessuali (8,8%) migranti ed ebrei (rispettivamente 7,3% e 6,6%).
Un bel risultato insomma in presenza di una innovazione internet che dovrebbe offrire vantaggi e opportunità per lo studio, il lavoro, il tempo libero. Una conquista che richiama l’attenzione dunque anche su alcuni aspetti negativi della globalizzazione ma questo è argomento per una diversa riflessione mentre continueremo nella prossima quella sugli avvenimenti degli anni Ottanta che riguardano non solo il nostro paese . ( continua )